Non vorrei scandalizzare i vostri lettori,
ma io non ho
storie di uomini e donne intrecciate e morbose da raccontare, di relazioni
che hanno perso un senso semmai lo abbiano avuto. Sono una donna slegata e
senza vincoli, cerco il benessere dove gli altri ci vedono un’anima
informe e alle volte trovo la mia bellezza negli occhi del destino, per
sentirmi meglio, per sentirmi libera…
Allora esco di casa
con il solo soprabito che copre le mie nudità. Si esatto sono un
po’ esibizionista, mi piace andare oltre la regola ma non oltrepassarla
del tutto. Allora dicevo prendo la macchina, faccio un giro senza una meta
precisa ascoltando un po’ di musica. Penso agli imprevisti di qualsiasi
genere, non so se bucassi la ruota o comunque se fossi costretta ad uscire
dall’auto. Poi, ad un tratto, sento chiaro un richiamo simile ad un
sussurro, e allora cerco una strada deserta, una qualunque, l’importante
che sia in penombra e poco frequentata dove io possa rimanere indisturbata
nell’auto con il mio soprabito slacciato e sfidare il destino. Sono solo
cinque minuti, non di più, cinque minuti per sentirmi preda negli occhi di
qualche curioso che passa. Ecco è quello il momento durante il quale mi
domando se il curioso abbia visto e cosa abbia visto. Insomma è un gioco
banale e per nulla peccaminoso se non fosse per il fatto che nel mio
intimo non avvenisse qualcosa di strano ed io non mi sentissi sciogliere
come in un atto d’amore.
L’altra sera, durante il mio
solito giro, mi sono ritrovata dietro un centro commerciale, in
una stradina di alberi frondosi, credo di tigli, in auto l’ho percorsa
lentamente finché mi sono accorta che era senza uscita e moriva dentro un
parco con accanto una cancellata di una villa stile ottocento. Mi sono
guardata intorno curiosa, in lontananza vedevo le luci della città e
vicino a me due cani che abbaiavano ed un vecchio inserviente che non si
curava del mondo, estirpava erbacce e emetteva dei suoni comprensibili
soltanto ai due grossi animali.
Ho fermato la macchina di traverso
sopra un marciapiede di foglie secche. Mi sono guardata nello specchietto,
sentivo una leggera apprensione e per sentirmi leggera mi sono guardata
nello specchietto ed ho riallineato le mie labbra, nella certezza d’essere
degna al sussurro ossessivo che mi aveva invitata in quel posto. Mi sono
accesa una sigaretta e come al solito ho sorriso al pensiero che avrei
potuto essere scambiata per una signora in cerca di altro. Ma quel gesto
era spontaneo e istintivo, come se la mia strada interiore passasse per
una banale sigaretta.
Ho preso un libro comprato a caso e
ho iniziato a leggere per non destare sospetti, l’ho sfogliato
distrattamente, ma in realtà guardavo il mio soprabito aprirsi
magicamente. Non c’era nessuno, ma mi piaceva l’idea di essere sola al
mondo, mi piaceva lo strofinio delle mie gambe nude, insomma mi avvolgeva
i sensi e ne ero estasiata. Fuori c’era penombra e c’era freddo, c’era
tramontana che tirava e che soffiava attraverso le maglie di quel
silenzio.
Dentro quella magia sono rimasta immobile nella
stessa posizione per alcuni minuti, ma tutto ad un tratto ho
visto dallo specchietto un ragazzo con una tuta da operaio che si
avvicinava a passi svelti. Non mi ha dato tempo di allacciare il
soprabito, ma chissà se davvero lo avrei fatto! Lui è passato vicino
all’auto e mi ha guardata. Poi si è fermato quel tanto per rivolgermi una
sola parola, ma volgare. Ha sorriso ed io ho sentito un brivido di paura
lungo la schiena, ma continuavo a leggere il mio libro senza cedere
all’istinto di coprirmi. Poi il ragazzo si è allontanato ed io ho
cominciato a sperare che invertisse il suo passo e che magari ci
ripensasse. Ovvio avrei acceso il motore e sarei andata via, ma il suo
desiderio avrebbe saziato la mia intimità. Ho continuato a leggere, ma
quella parola mi rimbombava nel cervello, sapeva di amore orale, di labbra
che si schiudono e trattengono sapori. Faceva tremare le mie viscere
perché brutale, perché forse, nel mio intimo più remoto, era quello che
volevo sentirmi dire. L’ho ripetuta sottovoce guardandomi allo specchio e
rifacendomi le labbra perché lasciasse i segni d’un proibito sopra il mio
rossetto.
Saranno passati altri cinque minuti, pensavo
ancora a quel ragazzo e cosa sarebbe accaduto se ci avesse
ripensato, ma ad un tratto una voce morbida e discreta spuntata chissà da
dove mi ha detto: “Buonasera signora!”
Era un uomo molto
anziano con il cane a passeggio, ad occhio e croce avrà avuto
settant’anni. Senza mezze parole mi ha chiesto se avessi avuto tempo da
dedicargli. Senza aspettare risposta mi ha detto che per quarant’anni
aveva lavorato al cinema facendo l’attrezzista e in vecchiaia qualche
particina di secondo ordine.
Ha detto: “Mai negli anni ho visto
gambe più belle!”
Poi è rimasto in piedi aspettando una mia
risposta.
L’ho guardato con una certa soggezione pensando
che avrebbe potuto essere mio padre, ma lui ha continuato a
parlare dicendomi che aveva una figlia che si era persa per strada. A quel
punto, cosa che non avevo mai fatto finora, ho aperto lo sportello
pregandolo di salire nella mia auto. Avevo voglia di farmi raccontare la
sua vita ed allora lui mi ha sorriso, ha legato il cane al palo più vicino
ed è salito.
Beh sì lo confesso, ero in imbarazzo, in quel momento
avrei voluto essere vestita, ma lui senza pensarci due volte ha poggiato
con delicatezza la sua mano sulla mia gamba chiedendomi se fossi in cerca
d’amore.
“Sto cercando soltanto me stessa.” Ho risposto.
Ecco la frase è uscita proprio in questi termini e con quella enfasi. Lui
a quel punto dubbioso mi ha chiesto se avessi parcheggiato altre volte lì,
ma sapendo già benissimo la risposta:
“Io faccio spesso questa
strada con il cane, ma non l’avevo mai vista.”
Poi come per
scusarsi mi ha detto che non poteva darmi nulla, che la sua pensione gli
bastava appena per vivere.
“Non sono qui per soldi!”
Ho
subito precisato mentre sentivo la sua mano salire lentamente verso le mie
intimità.
“Mi creda, se lei mi offrisse qualcosa per me sarebbe la
prima volta.” Ho precisato ancora.
Lui ha sorriso.
“Lei ha
delle bellissime gambe.”
“Oh grazie, lei è molto cortese, ma
lei mie gambe hanno un solo difetto e cioè il timore d’essere considerate
più di quanto sanno fare.”
“Non credo ci sia molta
differenza, tra l’aspettativa e la bellezza.”
Sono
piccoli segni del mio percorso, sono grandi passi che mi portano dove da
sola mi sto portando, ma in quel momento mi sono resa conto di
non essere nella condizione di scegliere. Il destino aveva voluto
quest’uomo, che per quanto anziano mi sembrava affidabile e non era poco
per una donna che mostrava le sue gambe lungo una stradina buia. Poi ha
iniziato a parlare della sua vita raccontandomi che aveva perso la moglie
da sei mesi, che gli mancava tanto, che non sentiva i suoi figli da un
mese e l’unico suo affetto era quel cane che docile attendeva paziente il
suo padrone.
“Sa signorina, io non desidero fare l’amore con lei,
non avrei neanche il diritto di chiederglielo, ma vorrei solo guardarla,
ammirare le sue fattezze.”
“Come vede non ho detto nulla
quando mi ha toccato la gamba.”
“Oh sì, me ne sono accorto e
la ringrazio, ma mi farebbe un piacere immenso se ora lei scendesse dalla
macchina e camminasse lungo il marciapiede con quell’atteggiamento tipico
delle signore di notte.”
L’ho guardato esterrefatta,
era decisamente una richiesta insolita ed io non ero mai uscita
dalla mia auto, ma lui aveva capito esattamente quello che volevo.
“Non sono pazzo mi creda, è solo il desiderio di ammirare una donna
consapevole della sua bellezza che offre la sua merce più rara.”
Credendo di aver esagerato, è rimasto per qualche secondo in silenzio, ma
poi senza arretrare dal suo desiderio mi ha chiesto di fare uno sforzo e
scendere.
“Vorrei che lei mostrasse al mondo tutta la femmina che
c’è sotto il suo soprabito e provare a misurare quanto questo gioco possa
diventare così intimo da immedesimarsi nel ruolo fino al punto di credere
di essere ciò che non sarà mai.”
“Forse lei non mi crederà,
forse mi crederà pazza o che sto solo alzando il prezzo che lei non può
darmi, ma davvero sono inesperta e non mi verrebbe poi tanto bene!”
“Sei lei fosse una professionista non glielo avrei chiesto. Lei capirà che
il gusto sottile è proprio nella disubbidienza del proprio essere, ciò che
una donna di mestiere non potrà mai avere.”
A quel
punto ho cercato di essere disinvolta, di calarmi nella parte.
Lui ha continuato a sorridermi sicuro che la sua richiesta combaciava in
tutto e per tutto al mio desiderio. Allora mi ha aperto lo sportello ed io
sono scesa. Mi sono accesa un’altra sigaretta e ho iniziato a camminare
lungo il marciapiede. Sentivo il rumore dei miei tacchi e mi faceva
piacere mostrarmi a quell’uomo come se lui fosse un’immensa platea ed io
una diva. Ero sola con i suoi occhi che non perdevano il minimo dettaglio
e allora senza pensarci due volte ho aperto il soprabito per fargli e
farmi piacere. Ero nuda!
Ho pensato a cosa avrebbe detto la portiera
del mio stabile se mi avesse vista in quel momento, ho pensato ai miei
colleghi di lavoro che non avrebbero desiderato altro che portarmi a letto
con il pretesto di una cena romantica. Ho pensato a me stessa, a quanto
l’amore carnale non avesse mai toccato le mie corde più intime. Ho pensato
a quella strada sulla quale non passava un’anima viva e allora sono
tornata vicino all’auto e appoggiandomi sul cofano ho accavallato le
gambe, ben in vista, in modo che lui non perdesse alcun particolare del
mio sesso nudo.
Sentivo la sua voce che mi diceva:
“Brava!” E mi sussurrava che davvero avrei
potuto fare invidia a chi lo faceva per mestiere. Mi ha invitata a
togliermi completamente il soprabito ed io ho obbedito con tutta la poesia
che sentivo. Stavo bene, non sentivo freddo e mai nessuno era riuscito a
farmi sentire così bene. Da dentro l’auto sentivo i suoi gemiti, respiri
strozzati che mi davano la forza di aspettare il destino, di essere
cosciente che quello che cercavo non era altro che la bellezza,
l’ammirazione di due occhi, la poesia di un gesto, la stessa che ora mi
faceva respirare intensamente la serata, i suoi colori in chiaroscuro, i
suoi vapori umidi, le sue luci in lontananza, i rumori ovattati di quella
vita frenetica e falsa da cui fuggivo anzi, da cui in quel momento stavo
fuggendo pur rimanendo ferma seduta sul cofano della mia auto mentre
quell’uomo qualunque consumava il suo piacere.
Avrei
voluto dirgli di aspettare, che quella serata sarebbe potuta finire in
modo diverso, non so, se mi avesse invitata nella sua casa, avrei
potuto preparargli la cena, rimanere con lui anche per tutta la notte, ma
sapevo benissimo che due solitudini non avrebbero mai fatto una compagnia
e che per entrambi l’amore non sarebbe potuto andare mai oltre quella
strada. Per cui sono rimasta lì, estasiata da quella voce che mi invitava
a non smettere, che mi incitava ad aprire le gambe ed appagarmi del solo
pensiero di essere guardata ed ammirata. Ero bella e desiderata ed
ansimavo respirando la magia di quella serata, finché un brivido più forte
ha diluito il mio desiderio, proprio nel momento in cui ho guardato
quell’uomo che ormai altrettanto soddisfatto richiudeva compiaciuto la sua
lampo.
LETTERA FIRMATA