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BAGNI GIUDITTA

Che ti dico Luca?
"Fai in fretta Luca, perché l’amore non dura tanto e non è infinito ed io ho paura di non fare in tempo a dirti che ti amo. Davvero."







Photo Iraklis Makrigiannakis


 


Senti, sarà pure che stasera ho messo dei cerchi da zingara, che ho sciolto i capelli e li vedo più lunghi. Sarà che i miei seni non sono mai sazi e rimangono stasera caldi e insolenti ad aspettare saliva che sfami ed appaghi l’ardore, che mi faccia almeno sentire d’essere donna normale perché altro stasera sarebbe di troppo.
Sarà che c’è il mare, che sono distante dai Bagni Giuditta e mia madre da mesi non m’aspetta per cena. Sarà che ti ho cercato per anni dentro l’interstizi dei miei sogni al mattino, tra le cupole nere d’un viaggio mai fatto, tra le cupole bianche di tante mutande gonfie d’ogni misura.
Sarà che da oggi siamo insieme ed io questa sera non avrei potuto chiedere di meglio, a me stessa, alla luna che ci fa il filo e ci guarda e sembra godere al primo bacio sfiorato.
Sarà tutto questo, che sono tra le tue braccia e tu accarezzi il colore dei miei capelli che sono tornati d’incanto rossi, e tu dai contegno alle mie forme appassite, come questa gonna per scusa che il vento bizzarro ne divarica i lembi.
Ma mi dici come sarà l’alba domani? Di che colore la luce che mi troverà al tuo fianco? Come accavallerò le mie gambe, se ora, adesso, in questo momento, cedessi ai tuoi baci che scendono e mi divaricano il cuore e le gambe?
Ma mi dici che ci faccio a quest’ora dell’alba se da brava bambina dovrei già essere al letto e tu non ti domandi perché m’hai trovata truccata di rosa, di nero, come questi stivali che condensano voglie ed ridanno la vista a chi l’ha persa da tempo.

Ti prego non ridere! Se ora ti confesso che mai questa cosa che stringo l’ho sentita più preziosa. Che nessun uomo ha mai sentito il calore di questo respiro che ora s’ingrossa e mi dà ansia al cospetto della tua voglia che giuro e stragiuro è la prima volta che vedo. Ti prego non ridere! Anche se non t’immagini fino dove i miei dubbi possano avere un senso, fin dove sia vergine l’anima o inizi questo sesso bucato.
Che scema! Perché dovresti poi farlo, se mi credi inesperta, magari pensando che sia la prima volta, che tra le braccia di un uomo m’abbandono e mi scaldo al punto che ora basterebbe che niente, che meno, per risponderti ai tuoi baci. Come vorrei dirti che invece l’amore che sento mi vorrebbe già tua davanti a questo mare che ora m’accorgo è la prima volta che non lo guardo da sola.
Sarebbe facile dirti che non mi ci vorrebbe poi nulla a farmi montare su questo bagnasciuga e fingere amore per il solo bisogno di non farti scappare, per farti scoppiare tra queste ossa capienti, perché altro davvero non saprei cosa darti per sentirmi più tua.

Mi vuoi vero Luca? Desideri la mia bocca ora? Tu non lo sai, ma io saprei davvero come saziarti ed appagare le tue voglie, ma ho paura che tu ti accorga che sono troppo esperta.

Che strano destino che sento, che l’amore più intenso è dentro queste mani che mi cercano e rimangono incompiute e distanti dal mio sesso. E se ti confessassi d’un fiato che faccio la puttana? O che l’amore finora l’ho cercato dentro mutande dello stesso mio sesso? Che Marta mi completa e Fanny è un triste ricordo? Sapessi Luca a quanti uccelli ho fatto da tana, a quante voglie ho fatto da secchio mentre baciavo labbra che sapevano della stessa mia marca. Sapessi Luca quanto timore c’è dentro questo vuoto, quanta tristezza tra questa bocca che cerchi, dove tu, se ora rimanessi in silenzio, distingueresti il rumore della risacca dal rimbombo assordante di mille risucchi. Dai Luca avvicinati, avvicina l’orecchio sulla mia figa, lo senti il mare vero? Ma mi spieghi davvero dove ho nascosto negli anni la mia timidezza? Concentrandola tutta dentro questo sfondo di stelle, perché sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, m’avresti stretto il braccio sinistro sfiorandomi il seno.
Ma io stasera vorrei confessarti chi sono, davvero vorrei dirti quello che faccio mentre tu ascolti il mio cuore che batte, che trema e mi baci le labbra perché altro non potresti pretendere la prima sera che si esce.
Chissà se stai leggendo le mie parole, se hai avvertito da qualche parte delle mia voglia sincera il desiderio di ricominciare daccapo. Sei l’unico che non mi chiama Giuditta, l’unico uomo su questa terra che mi cerca leggero e crede che un incedere intenso possa offendere l’amore che offro a piccole dosi.

E’ vero Luca, non farlo! Se vai oltre ti fermo la mano, se tenti di sfiorarmi mi sposto di scatto perché non sia mai che tu possa accorgerti che non porto le mutande, che questa sera prima d’incontrarti mii hanno scavato la pelle addosso ad un muro della caserma di via Limone. L’ho baciato Luca, in ginocchio ed in fretta. Sapeva di muffa e di umido, ma l’ho infornato come pane caldo che fa poesia, come la faccia di bimba dentro un seno materno, perché il gusto di sentirlo che freme è più disarmante d’ogni tipo d’ingiuria che viene. Perché Luca, poi viene, è automatico Luca che quei fiati diventino volgari, e mi strozzano la gola e mi chiamano puttana, anzi mi ci fanno sentire se per caso distratta pensavo a tutt’altro.
Ed io sono brava sai, brava a finirli nel tempo che la ritirata impone, brava a farli rientrare leggeri prima che scada una qualunque licenza. Da quando i Bagni Giuditta hanno chiuso, passo le sere in cerca di loro, militari di truppa che ti chiamano con nomi diversi e sanno di meridionale e gelosia, di ragazze dai seni abbondanti che hanno lasciato a casa e non desiderano altro di prenderle in moglie. Poi m’apposto e cammino, struscio i miei tacchi e ricompongo le labbra dentro un minuscolo specchietto da trucco, dentro un budello di strada senza luci ed asfalto.

Che ti dico Luca? Tu mi chiedi di parlare, d’aprirti il mio cuore. Che ti dico Luca? Prendimi ora, senza presente e passato, immagina che sia nata stasera, da quella spuma, partorita da quello scoglio come una Venere perché p più forte la colpa di ferirti che quella di illuderti. Baciami Luca finché siamo in tempo! Chissà se davvero continueresti a sfiorarmi questi seni, a pretendere la mia bocca e sentirne il sapore se solo per un attimo incontrassi tra queste pieghe dell’alba i miei pensieri.
Cazzo, che ti dico Luca? Ti prego non guardare nei miei occhi, perché in fondo in fondo mi vedresti in ginocchio vicino a quella caserma che esperta do piacere mettendoci bocca, anima e fiati bollenti per fargli sentire indistintamente il sapore di casa e di meridione.
Baciami Luca dai, affondami la lingua e l’amore dentro questa bocca che spalanco, per tutto il tempo che viene e finché ne senti il candore, ma fai in fretta ti prego perché la cruda realtà è in fondo al mio palato dove di colpo un acre disgusto, troppo simile al tuo sapore di maschio, non ti faccia intravedere una caserma ed un muro e una sagoma in ginocchio non ti dia il sapore degli altri baci che offro.

Fai in fretta Luca, perché l’amore non dura tanto e non è infinito ed io ho paura di non fare in tempo a dirti che ti amo. Davvero.






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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale..
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