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RACCONTO

LIBERAEVA
BAGNI GIUDITTA
Che ti dico Luca?
"Fai in fretta Luca, perché l’amore non
dura tanto e non è infinito ed io ho paura di non fare in tempo a
dirti che ti amo. Davvero."

Senti, sarà pure che stasera
ho messo dei cerchi da zingara, che ho sciolto i capelli
e li vedo più lunghi. Sarà che i miei seni non sono mai
sazi e rimangono stasera caldi e insolenti ad aspettare
saliva che sfami ed appaghi l’ardore, che mi faccia
almeno sentire d’essere donna normale perché altro
stasera sarebbe di troppo. Sarà che c’è il mare, che
sono distante dai Bagni Giuditta e mia madre da mesi non
m’aspetta per cena. Sarà che ti ho cercato per anni
dentro l’interstizi dei miei sogni al mattino, tra le
cupole nere d’un viaggio mai fatto, tra le cupole
bianche di tante mutande gonfie d’ogni misura. Sarà
che da oggi siamo insieme ed io questa sera non avrei
potuto chiedere di meglio, a me stessa, alla luna che ci
fa il filo e ci guarda e sembra godere al primo bacio
sfiorato. Sarà tutto questo, che sono tra le tue
braccia e tu accarezzi il colore dei miei capelli che
sono tornati d’incanto rossi, e tu dai contegno alle mie
forme appassite, come questa gonna per scusa che il
vento bizzarro ne divarica i lembi. Ma mi dici come
sarà l’alba domani? Di che colore la luce che mi troverà
al tuo fianco? Come accavallerò le mie gambe, se ora,
adesso, in questo momento, cedessi ai tuoi baci che
scendono e mi divaricano il cuore e le gambe? Ma mi
dici che ci faccio a quest’ora dell’alba se da brava
bambina dovrei già essere al letto e tu non ti domandi
perché m’hai trovata truccata di rosa, di nero, come
questi stivali che condensano voglie ed ridanno la vista
a chi l’ha persa da tempo.
Ti prego non ridere!
Se ora ti confesso che mai questa cosa che stringo l’ho
sentita più preziosa. Che nessun uomo ha mai sentito il
calore di questo respiro che ora s’ingrossa e mi dà
ansia al cospetto della tua voglia che giuro e stragiuro
è la prima volta che vedo. Ti prego non ridere! Anche se
non t’immagini fino dove i miei dubbi possano avere un
senso, fin dove sia vergine l’anima o inizi questo sesso
bucato. Che scema! Perché dovresti poi farlo, se mi
credi inesperta, magari pensando che sia la prima volta,
che tra le braccia di un uomo m’abbandono e mi scaldo al
punto che ora basterebbe che niente, che meno, per
risponderti ai tuoi baci. Come vorrei dirti che invece
l’amore che sento mi vorrebbe già tua davanti a questo
mare che ora m’accorgo è la prima volta che non lo
guardo da sola. Sarebbe facile dirti che non mi ci
vorrebbe poi nulla a farmi montare su questo bagnasciuga
e fingere amore per il solo bisogno di non farti
scappare, per farti scoppiare tra queste ossa capienti,
perché altro davvero non saprei cosa darti per sentirmi
più tua.
Mi vuoi vero Luca? Desideri la mia
bocca ora? Tu non lo sai, ma io saprei davvero come
saziarti ed appagare le tue voglie, ma ho paura che tu
ti accorga che sono troppo esperta.
Che strano
destino che sento, che l’amore più intenso è dentro
queste mani che mi cercano e rimangono incompiute e
distanti dal mio sesso. E se ti confessassi d’un fiato
che faccio la puttana? O che l’amore finora l’ho cercato
dentro mutande dello stesso mio sesso? Che Marta mi
completa e Fanny è un triste ricordo? Sapessi Luca a
quanti uccelli ho fatto da tana, a quante voglie ho
fatto da secchio mentre baciavo labbra che sapevano
della stessa mia marca. Sapessi Luca quanto timore c’è
dentro questo vuoto, quanta tristezza tra questa bocca
che cerchi, dove tu, se ora rimanessi in silenzio,
distingueresti il rumore della risacca dal rimbombo
assordante di mille risucchi. Dai Luca avvicinati,
avvicina l’orecchio sulla mia figa, lo senti il mare
vero? Ma mi spieghi davvero dove ho nascosto negli anni
la mia timidezza? Concentrandola tutta dentro questo
sfondo di stelle, perché sapevo che prima o poi sarebbe
accaduto, m’avresti stretto il braccio sinistro
sfiorandomi il seno. Ma io stasera vorrei
confessarti chi sono, davvero vorrei dirti quello che
faccio mentre tu ascolti il mio cuore che batte, che
trema e mi baci le labbra perché altro non potresti
pretendere la prima sera che si esce. Chissà se stai
leggendo le mie parole, se hai avvertito da qualche
parte delle mia voglia sincera il desiderio di
ricominciare daccapo. Sei l’unico che non mi chiama
Giuditta, l’unico uomo su questa terra che mi cerca
leggero e crede che un incedere intenso possa offendere
l’amore che offro a piccole dosi.
E’ vero Luca,
non farlo! Se vai oltre ti fermo la mano, se tenti di
sfiorarmi mi sposto di scatto perché non sia mai che tu
possa accorgerti che non porto le mutande, che questa
sera prima d’incontrarti mii hanno scavato la pelle
addosso ad un muro della caserma di via Limone. L’ho
baciato Luca, in ginocchio ed in fretta. Sapeva di muffa
e di umido, ma l’ho infornato come pane caldo che fa
poesia, come la faccia di bimba dentro un seno materno,
perché il gusto di sentirlo che freme è più disarmante
d’ogni tipo d’ingiuria che viene. Perché Luca, poi
viene, è automatico Luca che quei fiati diventino
volgari, e mi strozzano la gola e mi chiamano puttana,
anzi mi ci fanno sentire se per caso distratta pensavo a
tutt’altro. Ed io sono brava sai, brava a finirli nel
tempo che la ritirata impone, brava a farli rientrare
leggeri prima che scada una qualunque licenza. Da quando
i Bagni Giuditta hanno chiuso, passo le sere in cerca di
loro, militari di truppa che ti chiamano con nomi
diversi e sanno di meridionale e gelosia, di ragazze dai
seni abbondanti che hanno lasciato a casa e non
desiderano altro di prenderle in moglie. Poi m’apposto e
cammino, struscio i miei tacchi e ricompongo le labbra
dentro un minuscolo specchietto da trucco, dentro un
budello di strada senza luci ed asfalto.
Che ti
dico Luca? Tu mi chiedi di parlare, d’aprirti il mio
cuore. Che ti dico Luca? Prendimi ora, senza presente e
passato, immagina che sia nata stasera, da quella spuma,
partorita da quello scoglio come una Venere perché p più
forte la colpa di ferirti che quella di illuderti.
Baciami Luca finché siamo in tempo! Chissà se davvero
continueresti a sfiorarmi questi seni, a pretendere la
mia bocca e sentirne il sapore se solo per un attimo
incontrassi tra queste pieghe dell’alba i miei pensieri.
Cazzo, che ti dico Luca? Ti prego non guardare nei miei
occhi, perché in fondo in fondo mi vedresti in ginocchio
vicino a quella caserma che esperta do piacere
mettendoci bocca, anima e fiati bollenti per fargli
sentire indistintamente il sapore di casa e di
meridione. Baciami Luca dai, affondami la lingua e
l’amore dentro questa bocca che spalanco, per tutto il
tempo che viene e finché ne senti il candore, ma fai in
fretta ti prego perché la cruda realtà è in fondo al mio
palato dove di colpo un acre disgusto, troppo simile al
tuo sapore di maschio, non ti faccia intravedere una
caserma ed un muro e una sagoma in ginocchio non ti dia
il sapore degli altri baci che offro.
Fai in
fretta Luca, perché l’amore non dura tanto e non è
infinito ed io ho paura di non fare in tempo a dirti che
ti amo. Davvero.
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Questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
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