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AMORE IN CHAT

Un Angelo incontrato per caso
"Buonasera mia cara. Mi auguro che abbia passato una piacevole giornata. Anche questa mattina, mi sono svegliato col desiderio della sua pelle. Percepivo il suo aroma, l'odore della sua intimità Simile ad un nocciolo di pesca che si crogiola dentro la sua morbida polpa."








Photo Tancrède Szekely







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Buonasera mia cara. Mi auguro che abbia passato una piacevole giornata. Anche questa mattina, mi sono svegliato col pensiero del suo corpo nel letto. Percepivo il suo aroma, l'odore della sua intimità che le inonda gli slip e come un nocciolo di pesca si crogiola dentro la sua morbida polpa. Per un attimo l’ho vista: si sveglia ed osserva suo marito. Un'espressione compiaciuta le disegna il volto mentre pensa: "Mio caro sapessi quanti uomini affollano i miei sogni e quanti osano di notte invitandomi nei suoi cunicoli viziosi alla luce del giorno.”
Lo sussurri a suo marito, glielo faccia capire che di giorno non ha altri pensieri che vagare dentro la sua macchina ed alzare la gonna cercando di comprendere fin dove è possibile aprire uno sportello e per farsi notare da uomini increduli, fin dove la sua indole accetti il compromesso tra la signora di classe e chi lo fa per mestiere. Glielo dica che ogni mattina gioisce quando supera quel limite, che c’è un posto vicino un lago tranquillo dove ci sono alberi ed un parcheggio, dove lei si isola ed aspetta che la gonna da sola abbia più coraggio del suo cuore che batte.
Lo so, ha paura di perdere la sua faccia e il suo onore, che qualcuno la possa riconoscere, non so il giardiniere o il figlio della sua donna di servizio. Se non fosse per questo avrebbe già visto gli occhi volgari d’un uomo di strada, proprio quello che si eccita nel dirle parole che lei mai potrebbe ripetere.
Il pensiero di quelle parole, mi percuote prepotente sopra ogni mia sensibilità. Sapesse quanta voglia ho di imbrattarle la sua gonna, mia cara, di ammirare il suo nettare che indecente scorre lungo le sue calze di seta, tra l’intimo che ancora s’illude di non fare nulla di male e che quel qualcuno ignaro possa ancora crederle che in fin dei conti è solo un innocente bisogno.
La penso e le mando un bacio proprio dove ora ristagnano i suoi desideri infiniti che con studiata raffinatezza spalanca. Il suo padrone

Stasera non si è ancora collegata. Che succede? Ieri sera mentre era con me suo marito l’ha vista in quella posizione? Spero di no. La prego si faccia sentire.


*****


Mio caro, quanta pena!!!
Ieri sera dopo cena sono rientrata, ma lei non c’era più. Sono stata più di un'ora ad aspettarla dalle 23 in poi. Ero pronta per lei. Ma nulla. Spero che anche lei mi abbia pensato con la stessa intensità! Mi sentivo sola e persa. Continuamente ricevevo messaggi di altri, lei può immaginare quanta volgarità c'era dentro quelle righe. Non sapevo cosa fare. E' orribile sentirsi sballottata, leggere quelle parole, essere desiderata ma sapere che non provengono da lei. Mi spiace per questo inconveniente, ma le assicurò mai e poi mai avrei pensato di non sentirla. Di non sentire quelle parole che ormai sono diventate il motore dei miei sogni, l'entusiasmo delle mie mattine.
Questa mattina prenderò la macchina e proverò, lo giuro, a sentirmi come lei mi chiama. Ho già individuato un posto tranquillo. Aprirò lo sportello ed attenderò. La vergogna di incontrare gente che conosco mi darà brividi, ma lo farò perché lei vuole, perché io ne ho bisogno. Ho già indossato quel completino a fiori che lei ben conosce, la gonna è bianca, così stretta che si intravede la forma delle stringhe del reggicalze. Le mutandine che porto hanno il sapore della grazia e dell’adolescenza. Le indosserò con malizia e spero davvero che qualcuno sia in grado di percepirla. Lei vuole vero? Perché io lo voglio. Aspetterò.
La prego non s'arrabbi, ma non sono sicura che riuscirò ad arrivare dove lei mi chiede, dove un rivolo bianco cola lungo i desideri dei miei non posso. Ci proverò, lo giuro.
Mi spiace che la sua ultima email fosse solo di due righe e non contenesse altro che parole piatte e banali, credo di non meritarlo.
La prego, si rivolga a me come lei sa, altrimenti non mi scriva, io sono degna soltanto d'essere chiamata con la poesia, con l'amore che la contraddistingue, altrimenti lasci perdere. Non voglio che questo rapporto rientri nella superficialità di amore e cuore, di sentimenti ordinari di cui ne faccio a meno. Non mi serve. Come già le ho detto, lei è il mio strumento, il mio percorso, il mio Virgilio nei meandri dell'anima. Quindi mi chiami come lei sa, mi faccia in ogni momento sentire quella che modestamente vorrei aspirare ad essere. Osi la prego osi.
La sua…….



*****


Buonasera mia cara.
Dispiace anche a me non averla sentita. Mi scuso per l'apparente freddezza della mia mail. Gradirei però un maggiore impegno da parte sua, a non fraintendere cosi facilmente certi miei gesti. Per un attimo l'avevo vista collegata. Ho scritto un messaggio breve nella sua posta, semplicemente nella speranza che lo potesse leggere in tempo per rientrare... Tutto qui.
Delle semplici casualità non ci hanno permesso di incontrarci, ma ora non mi permetterei mai di farle mancare l'attenzione che si merita. Riguardo l'amore... Io so di amarla, ma so di amarla nella misura in cui obbedisce alle mie richieste.
Ogni mattina provo un infinito piacere all'idea di quanti uomini presto godranno delle sue grazie. Penso a suo marito mentre la osserva mentre lei si veste e si trucca per improbabili occhi che non sono i suoi. Fantastiche le scuse che riesce a trovare una moglie quando il fuoco intimo la prende e la rende schiava.
Stia tranquilla mia cara… non mi arrabbierò se al momento non dovesse riuscire, la capisco. Ma sono sicuro che presto, si farà guidare, se non da me, dalla sua anima ormai consapevole di appagare la propria brama con le voglie di un perfetto sconosciuto più che con quelle di un banale marito dentro un altrettanto banale letto matrimoniale. Un bacio mia cara.




*****



Scuserà mio caro le mie insicurezze che mi portano per ogni contrarietà a dubitare. Da brava bambina farò tesoro dei suoi ammonimenti.
Come avevo promesso farò la brava e seguirò per filo e per segno i suoi insegnamenti.
La mia strada è una continua crescita, un continuo percorso accidentato dell'anima che mi conduce dove ho promesso, dove mi ordina la sua poesia. Vedo già tracce di bianco sulla mia camicetta, tracce d'amore sopra i miei "ora posso" e posso perché lei mi è accanto, perché senza di lei, mai potrei arrivare dove lei mi sta conducendo.
La sento responsabile per quello che mi sta accadendo, per tutti i vicoli neri dove mi vado infilando, purtroppo ancora solo nel sogno, dove i miei tacchi calpestano immondizia, dove tracce infeconde mi danno la dimensione di quella che sono, sì esatto, proprio come lei mi chiama. La prego, sia più duro con me, mi tolga le insicurezze, i timori che quello che faccio non sia la strada per il paradiso, per sentirmi l'essenza di quello che sento. Mi tratti da bambina, da povera scema che ha bisogno d'aiuto. Io, signore, le chiedo Aiuto, grande quanto il bisogno che è dentro le mie gambe.
Grazie per avermi fatto scoprire il mio essere, grazie davvero.
Luisa



*****


Salve mio stupendo fiore,
ieri sera è andata via di corsa, sono rimasto per ore ad attenderla. Cosa succede? Mi sono immedesimato nei suoi desideri e non le nascondo che ho provato una forte … sensazione. Vorrei davvero che lei desse seguito a quei pensieri. Sappiamo entrambi che questa sarebbe solo la prima tappa, che magari mentre le sto scrivendo avrà altri stupendi sogni da realizzare. La prego, non si vergogni, descriva le sue emozioni fino ai dettagli, non trascurando le sfumature delle sue calze di seta, il tono di rossetto, e quanto, più di ogni pioggia, potrà essere umido il suo tesoro. Per conto mio cercherò di darle consigli e darle quel senso che desidera. Anche se sa meglio di me che per essere quello che lei vuole essere non c’è bisogno di una suite di un albergo a cinque stelle, ma un lungo viale dove passeggiano solo donne di classe. La prego si colleghi, mi dica cosa è successo ieri. Mi dia sue notizie.
Luca



*****




Mi scusi mio caro,
ieri sera mio marito è entrato senza preavviso nella mia stanza ed io sono stata presa dal panico. Avrebbe potuto leggere quello che le stavo scrivendo! Mi spiace per il modo e perché avevo delle cose stupende da dirle. Se ne sarà accorto quanto le mie mani correvano veloci sulla tastiera, quanto sfacciate ripetevano suoni senza timore e vergogna. Mi spiace davvero, spero che non se la sia presa, se mi dà ancora l'opportunità cercherò di scusarmi ancora meglio.
Le stavo dicendo che ieri pomeriggio avevo voglia di un cioccolato caldo e sono andata in un bar all'Eur vicino al laghetto. Dopo qualche minuto dalla vetrata ho visto un ragazzo seduto su una panchina che tormentava il suo telefonino. Non le nascondo che la mia mente era già piena di oscuri pensieri. Da subito ho pensato che fosse l’occasione giusta, quella che da settimane io e lei andiamo cercando per cui ho consumato il mio cioccolato in fretta e sono uscita.

Indossavo un tailleur con una gonna corta ed un soprabito celeste. Come lei mi aveva suggerito indossavo un paio di guanti bianchi. Ho attraversato il vialetto e mi sono seduta di fronte a lui. Disinvolta ho preso dalla borsa un libro e mentre leggevo il soprabito magicamente si è aperto ed io ho accavallato le gambe mostrando le mie gambe fasciate da un paio di calze nere velatissime. Non le nego che avevo il fiatone, ma ero decisa a continuare per cui con un occhio scorrevo le parole e con l'altro tenevo a bada la mia povera vittima. Per circa cinque minuti non è successo nulla. Il ragazzo continuava ad avere gli occhi incollati al piccolo schermo ed io a leggere il mio libro. Già pensavo ad un penoso fallimento e stanca dell’attesa ho riposto il libro nella borsa e con maestria ho fatto in modo che la gonna salisse per un ultimo tentativo. Il nylon lucido del fiocchetto rosso e ribelle del mio reggicalze già sfarfallava alla luce, ma nulla! Il mio dirimpettaio era intento, credo, a scrivere messaggi.

Era una bella giornata di sole, ma faceva freddo per stare all'aperto. Intorno non c'era nessuno. La vista del lago mi dava brividi di freddo, la situazione invece vampate da dentro. Più decisa, ho tolto il soprabito ed ho sbottonato la mia camicetta. Solo a quel punto ho avvertito un sussulto in quegli occhi distratti. Continuavo a leggere il libro. Ma dopo alcuni minuti il ragazzo si è alzato, sicuramente per accertarsi di quello che aveva intravisto da lontano. Mi è passato vicino, guardando fisso la mia parte scoperta, poi dopo un giro è tornato al suo posto. Mi guardava ed io tenevo ben in vista le mie gambe, anzi, dopo qualche secondo ho acceso una sigaretta per dargli un segnale di disponibilità, semmai ci fossero stati ancora dei dubbi.

No, in effetti, non c’erano dubbi! il ragazzo si è alzato di nuovo. A quel punto, sicuro e strafottente, mi è venuto vicino e senza alcun corteggiamento o che so io una parola di presentazione mi ha chiesto se la mia mano fosse disponibile. Ho chiesto spiegazioni e lui ha fatto il segno della masturbazione.
Ero imbarazzata, stavo di certo superando il limite della mia dignità. Mai un uomo sconosciuto si era rivolto a me chiedendomi espressamente di soddisfarlo, ma pensando a lei ho risposto che i guanti che indossavo fossero la risposta affermativa al suo desiderio. Del resto il suo desiderio era quanto di più adatto per la mia prima volta.

Si è guardato intorno e mi ha indicato una siepe poco distante. Ormai era quasi sera. L'ho seguito con il cuore a mille. Passo dopo passo i miei tacchi alti rendevano ancora più precarie le mie insicurezze. “E se non si fosse accontentato?” Siamo passati sotto un ponte: cartacce, escrementi, due stranieri con una busta di vino e odori di pipì irrigidivano i miei sensi, fino a poco prima sfacciati e protesi.
Il ragazzo con la faccia da studente si è voltato e mi ha guardata. Mi ha detto che avevo un bel seno e indicando la fede mi ha chiesto: “Ma con tuo marito non ci fai l’amore?”.
Non ho risposto, in quel momento avrei voluto fuggire e allora gli ho chiesto se si fosse accontentato di vedermi. Aveva gli occhi buoni e credo che avvertisse le mie paure. Con voce rassicurante mi ha detto: “Non preoccuparti, facciamo quello che vuoi!”
Si è fermato di colpo e si è seduto su una panchina. Mi ha ordinato di andare verso la siepe e guardare il lago. Mi sono voltata dandogli le spalle. Sentivo la sua presenza da dietro, il rumore assordante del suo piacere.
“Alza la gonna.” Mi ha chiesto mentre tirava giù la lampo dei pantaloni. Ho obbedito, in fin dei conti era quello che volevo, ho alzato la gonna, i polacchi erano lontani e quel vento freddo dava brividi alla mia pelle nuda.
Alla vista del mio di dietro nudo aggraziato dai miei merletti, ha iniziato a toccarsi mentre mi diceva che ero bella, intrigante quanto una prostituta a pagamento. Mi ha chiamata come lei mi chiama ed io non potevo credere alla mie orecchie perché questa volta non erano sogni ma la cruda verità. Insomma sentivo di meritare quello che mi stava dicendo.

Allora ho sollevato la gonna fino ai fianchi e lui in estasi ha alzato la voce: “Vieni qui dai, fai in fretta, finiscimi tu! È quello che vuoi, no?” Mentre percorrevo quei tre metri che ci separavano ho sentito un forte calore, come se la mia anima stesse bruciando! Dovevo essere brava! Allora mi sono seduta accanto a lui, ho scoperto le mie gambe e il seno. Gli ho ordinato di guardarmi, di desiderarmi oltre quei guanti, mentre io ho stretto il suo piacere e senza fermarmi ho obbedito a ciò che intimamente avevo sempre desiderato.

Non so, in quel momento avevo la sensazione di sentirmi utile al mondo, di essere ciò per cui ero nata ovvero esaudire la voglia di chiunque ne avesse avuto bisogno. Lo so è un concetto complesso, forse lei uomo, non può capire, ma le assicuro che quel movimento, tramite il quale stavo dando piacere, era molto di più che un gesto meccanico. Ho continuato quasi rapita da quel ragazzo che mi incitava a fare meglio e di andare più veloce, come se non fossi all’altezza o come se la mia anima borghese non fosse in grado di esaudire quelle voglie così rozze. Sentivo la poesia di quel gesto ma in realtà stavo solo masturbando un ragazzo e se per caso qualcuno avesse assistito alla scena non avrebbe potuto che giudicarmi per quello che stavo facendo. Forse era proprio quel contrasto a farmi sentire ancora più disponibile, se me lo avesse chiesto in quel momento avrei fatto anche altro, ma dopo appena qualche secondo ho sentito il suo respiro ingrossarsi, i suoi gemiti più caldi, un urlo soffocato e la sua voglia esplodere.

Ecco mio caro, in quel momento mi sono sentita tale e quale alle sue parole, mi sono sentita in estasi, guardavo l’acqua piatta, guardavo il suo piacere appagato! Ora non c’era tempesta nel mio cuore, non c’erano sensi di colpa tra le mie gambe, non c’erano rimorsi nei miei occhi. Uno sconosciuto ragazzo aveva goduto delle mie grazie! Ed io ero stata perfettamente adeguata alla sua voglia. Mi ha chiesto, mentre mi accarezzava distrattamente il seno, se avessi voluto anch’io. Gli ho risposto che mi aveva fatto un grande regalo e stavo bene così!

Ovviamente non capiva. Secondo la sua mentalità il regalo glielo avevo fatto io! Siamo ritornati camminando lentamente, mi ha preso perfino sottobraccio.
Tra le ombre della sera mi ha sussurrato: “Se lo racconto ai miei amici non ci crederanno!”
Ed io: “Davvero ti è piaciuto?”
È stato un attimo in silenzio poi, forse rendendosi conto solo ora di ciò che era successo, mi ha detto: “Ho solo assecondato le tue voglie, no?”
Poi mi ha chiesto: “Posso chiederti il motivo? Una penitenza o lo hai fatto per qualcuno?”
Sicura ho risposto: “L’ho fatto per me stessa!”

Mentre ci salutavamo mi ha sussurrato: “Sei bella, tanto bella, mi piacerebbe rivederti e fare l’amore con te!”
“Tu sei un Angelo e gli angeli appaiono per caso e non danno appuntamenti!”
Ha sorriso e nel dubbio mi ha lasciato il suo numero di telefono.
Se ne è andato regalandomi un bacio con la promessa che lo avrei richiamato. Mentre la sua ombra scompariva tra l’oscurità della sera ho riposto i guanti imbrattati dentro la borsa. Per un attimo, lo confesso, ho sperato che quell’Angelo incontrato per caso, si voltasse o tornasse indietro.

Questo mio caro avrei voluto dirle ieri sera. Sono stata brava vero? Lo so forse lei avrebbe voluto di più, ma la prego, non mi sgridi, per me era la prima volta ed ora le posso assicurare che a breve sarò in grado di fare meglio. Quel numero di telefono l’ho conservato. Potrà servire vero?
Grazie, la sua …









 
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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale..
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