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I RACCONTI DI ARTE PASSIONE

Flora
La Musa di Tiziano
Tiziano quando vide per la prima volta Violante,
folgorato dalla sua bellezza, pensò che quel ritratto doveva
racchiudere in sé ogni sfaccettatura della sua emozione ossia una
cortigiana, la Dea della Primavera, un’amante, una nubenda che
viveva il conflitto tra la pudicizia e l’abbandono dei sensi. Per
questo motivo la ritrasse con un seno coperto e l’altro nudo, a
fatica ricoperto e la chiamò Flora!

Il sole
pomeridiano di Venezia danzava sulle acque dei canali,
riflettendosi in mille bagliori dorati che penetravano
nello studio di Tiziano attraverso l'ampia finestra.
L'aria profumava di colori e della fragranza delicata
della giovane modella Violante.
Quando la giovane
apparve sulla soglia, Tiziano sentì il cuore sussultare.
I suoi occhi, di un azzurro intenso ricordavano il cielo
terso dopo un temporale. I capelli, con riflessi
ambrati, le incorniciavano il viso ovale, dalle guance
appena rosate. Aveva un’aria eterea, quasi irreale e la
semplice veste che indossava non riusciva a celare la
morbidezza delle sue forme, accendendo nell'animo del
pittore un desiderio impetuoso di catturare quella
bellezza non per nulla effimera.
"Maestro
Tiziano." Disse Violante con un sussurro musicale. "Mio
padre… mi ha parlato a lungo del vostro genio."
Tiziano, solitamente circondato da belle donne, le quali
prestavano volentieri le proprie forme per farsi
ritrarre, si ritrovò per un istante senza parole, quasi
intimidito da quella presenza. Si inchinò con deferenza.
"Mademoiselle Violante. È un onore immenso accogliervi
nel mio atelier. Le parole di Palma sono sempre troppo
generose, ma in questo caso… vedo che non ha esagerato
nel descrivere la vostra… splendida persona."
La
bella Violante era figlia di Palma il Vecchio al secolo
Jacopo Negretti, pittore bergamasco nato alla fine del
XV. Un sorriso timido illuminò il suo volto, rendendola
ancora più affascinante. "Spero che questa 'splendida
persona' possa ispirare la vostra arte. Desidero
ardentemente un vostro ritratto." Un’onda calda
percorse il corpo di Tiziano. Immaginò subito il gioco
di luci e ombre sulla sua pelle diafana, la morbidezza
delle sue labbra, la luce che si rifletteva nei suoi
occhi. Visualizzò i colori che avrebbe usato per rendere
la sua carnagione vellutata e non di meno la delicatezza
delle sue mani. Era una sfida artistica che lo eccitava
profondamente, ma al contempo lo turbava. Quella
bellezza non era solo estetica, era viva, e la vicinanza
di Violante risvegliava in lui un desiderio fisico
inatteso e potente.
"Mademoiselle." Esordì
Tiziano, cercando di mantenere un tono professionale,
mentre la invitava ad entrare. "Sono lusingato dalla
vostra fiducia. Ma devo essere sincero… la vostra
bellezza è… disarmante. Temo che la mia mano possa
tremare, che la mia attenzione possa essere distratta
dalla… dalla vostra presenza."
Violante si entrò
nella bottega con un’andatura quasi regale e si fermò a
pochi passi da lui. "Maestro." Rispose con una sicurezza
spiazzando Tiziano. "Io non desidero solo un ritratto.
Voglio che voi catturiate la mia essenza, ciò che sono
veramente. E se per fare questo… se per permettervi di
vedere oltre l'apparenza… devo offrirvi la mia completa
fiducia… allora sono pronta a farlo."
Le sue
parole, cariche di una sensualità innocente, ma al
contempo provocatoria, fecero breccia nelle difese di
Tiziano. Il pittore sentì il suo respiro farsi più
affannoso. Il desiderio di immortalare quella bellezza
sulla tela si intrecciava indissolubilmente con
un’attrazione fisica crescente, quasi insopportabile.
Sapeva che varcare quella soglia, accettare quella
tacita offerta, lo avrebbe condotto in un territorio
pericoloso, minacciando il suo equilibrio e il suo
rispetto per l'amicizia con Palma.
"Violante."
Disse Tiziano con un filo di voce. "Siete… siete
consapevole di ciò che state chiedendo? Questo atelier…
è un luogo intimo. La pittura richiede una vicinanza…
una… osservazione ravvicinata. Durante il ritratto
saremo solo io e voi… Temo che… che io possa essere
sopraffatto dal vostro fascino."
Un’ombra di
malizia velò lo sguardo di Violante. "E se io lo
desiderassi, Maestro? Se volessi che la mia bellezza non
fosse solo ammirata, ma sentita, percepita in ogni suo
dettaglio? Voi siete un artista di anime, non un uomo di
pietra. Non credete che la vera essenza di una donna
risieda anche nella sua sensualità?"
Tiziano
sentì il sangue ribollire nelle vene. Le parole di
Violante erano un invito esplicito, una sfida alla sua
integrità. Ma la tentazione era troppo forte. L'idea di
poterla studiare da vicino, di cogliere ogni sfumatura
della sua pelle, ogni curva del suo corpo, ogni tonalità
del suo seno, lo eccitava all'inverosimile.
"Voi
siete… audace, Mademoiselle." Rispose Tiziano con un
sorriso amaro che tradiva il suo conflitto interiore.
"Troppo audace per la vostra età." "E voi, Maestro…"
Replicò Violante, avvicinandosi di un altro passo.
"Siete un artista troppo grande per aver paura della
bellezza."
Tiziano la guardò negli occhi,
smarrito. La sua innocenza apparente nascondeva una
consapevolezza e una sensualità sorprendenti. Capì che
non poteva resistere a quella sfida, a quella promessa
di bellezza assoluta, sia esteriore che interiore.
"Sia come desiderate, Violante." Disse infine Tiziano.
"Preparerò la tela." Un sorriso sensuale si dipinse
sulle labbra di Violante. "Sono pronta a prendermi ogni
responsabilità, Maestro. In fondo… l'arte non è forse un
atto di audacia?"
In quel momento, nell'aria
densa di attesa e di un desiderio appena dissimulato,
Tiziano seppe che quel ritratto sarebbe stato molto più
di una semplice opera d'arte. Sarebbe stato un incontro
di anime e di corpi, un'esplorazione audace della
bellezza in ogni sua forma, un segreto sussurrato tra
pennellate e sguardi rubati. Beh sì il ritratto di
Violante doveva racchiudere in sé ogni emozione, ogni
sfaccettatura destinata a vivere per sempre sulla tela.
La chiamò Flora pensando ad una cortigiana, alla Dea
della Primavera, ad un’amante, a una nubenda che viveva
il conflitto tra la pudicizia e l’abbandono dei sensi.
Per questo motivo la ritrasse con un seno coperto e
l’altro nudo, a fatica ricoperto. Un’immagine che,
nonostante il richiamo alle immagini classiche delle
statue greche, emanava una sensualità modernissima.
Flora non era ferma: il movimento della mano che porgeva
i fiori sembrava indicare la predisposizione della
fanciulla a perdere la verginità mentre con l’altra
cercava di ricoprire il seno. Quel movimento dava al
dipinto un’idea di armonia, concetto anche artistico
molto in voga al tempo e ricercato attraverso la scelta
dei colori e della morbidezza dei toni.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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