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ALLA CORTE DEI RE
INTERVISTA IMPOSSIBILE A
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Rosa Vercellana
La Bela Rosin
La moglie del re che non divenne mai regina

Rosa fu dapprima l'amante e in seguito la moglie  morganatica del re d'Italia Vittorio Emanuele II di Savoia, che le concesse i titoli nobiliari minori di Contessa di Mirafiori e di Fontanafredda





(Nizza, 11 giugno 1833 - Pisa, 26 dicembre 1885)


 

Madame le vostre origini?
Sono nata a Nizza l'11 giugno 1833. Sono figlia del militare di carriera Giovanni Battista Vercellana e di Maria Teresa Griglio. Fui battezzata nella chiesa di San Giacomo a Nizza con il nome di Maria Rosa Chiara Teresa Aloisia.

Chi era suo padre?
Mio padre faceva parte della Guardia imperiale napoleonica, ma nel 1814 rifiutò di seguire Napoleone, all'epoca fuggito dall'Elba, ed entrò nei granatieri di Sardegna con il grado di tamburo maggiore.

Lei è famosa per essere stata l’amante di Vittorio Emanuele II, quando lo incontrò la prima volta?
Ci conoscemmo nel 1847, quando con la famiglia mi trasferii presso il Castello di Racconigi. Avevo 14 anni e il futuro re d'Italia, ancora principe ereditario, ne aveva 27. Era sposato con l'austriaca Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena e aveva già quattro figli. Mi vide la prima volta affacciata a un balcone di Racconigi, al termine di una battuta di caccia.

Secondo lei da cosa venne attratto l’allora principe?
Beh forse dal mio aspetto rigoglioso, dalla mia bellezza mediterranea, la folta capigliatura bruna. Le assicuro che non passavo di certo inosservata.

I primi incontri?
Beh ovvio erano clandestini, ci vedevamo segretamente perché suo padre Carlo Alberto era contrario a simili rapporti e sia perché nel Regno di Sardegna vigeva una legge secondo cui era punito con durezza il "rapimento" di ragazze minori di anni 16 dalle loro famiglie.

Quindi pensavate già al vostro futuro…
Per me Vittorio Emanuele rappresentava il sogno. Pensi, io ero una ragazza analfabeta, come del resto il 90% della popolazione dell'epoca e nessuno credeva che quella relazione potesse continuare, considerandomi solo una delle tante ragazze belle che Vittorio Emanuele II era solito incontrare al rientro da una battuta di caccia.

Invece non fu così…
Dopo le prime voci per sfuggire ad altri pettegolezzi, per le differenze di rango sociale, venni trasferita nella residenza della palazzina di caccia di Stupinigi, in una dipendenza del parco.

Si parla anche di dissapori con la sua famiglia…
Dopo le prime voci la mia famiglia sollecitò il sovrano ad assegnarmi una liquidazione, affinché potessi rifarmi una vita sposando un militare di carriera. La risposta non si fece attendere ed il malcapitato pretendente fu spedito in Sardegna, mentre io come detto fui sistemata in fretta e furia a Torino, in modo che Vittorio Emanuele potesse farmi visita non appena gli impegni glielo consentissero.

Sette anni dopo morì la regina Maria Adelaide...
La nostra relazione si consolidò e gli diedi due figli: Vittoria ed Emanuele. La nostra unione suscitò scandalo e ostilità a corte e da parte di Cavour, e la maggior parte dei consiglieri avrebbe voluto un altro matrimonio per gli evidenti vantaggi di un’alleanza dinastica, ma Vittorio Emanuele, anche se non ci sposammo, non cedette alle pressioni e l'11 aprile 1858 mi nominò Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, regalandomi anche il castello di Sommariva Perno.

Si dice che Vittorio Emanuele II avesse altre numerosi amanti, avventure occasionali coronate da un numero davvero impressionante di figli illegittimi.
Non lo so e non mi interessa, quello che so è che lui mantenne viva la nostra relazione per tutta la vita. Lui mi faceva visita negli Appartamenti Reali di Borgo Castello poiché Vittorio Emanuele II amava rifugiarsi lì per cacciare e sfuggire alla vita di corte. Tra l’altro ero un’ottima cuoca per cui sapevo prenderlo per la gola preparando gustosi manicaretti innaffiati dai corposi e nobili vini locali.

Però visse sempre isolata a causa dell’ostracismo della corte.
Direi disprezzata, ma fui invece sempre amata e benvoluta dal popolo per le mie origini contadine. Pensi che mi dedicarono anche la canzone popolare risorgimentale La bella Gigogin.

Nel 1869 addirittura convolaste a nozze…
Era il 1869 il re si ammalò e, temendo di morire, mi sposò con un matrimonio morganatico, ovvero senza l'attribuzione del titolo di regina. Ma a me di quel titolo non importava nulla. Lo volevo mio. Il rito religioso si tenne il 18 ottobre di quell'anno. Successivamente ci unimmo civilmente, il 7 ottobre 1877, a Roma. Purtroppo Vittorio Emanuele morì tre mesi dopo, il 9 gennaio 1878.

Il resto della sua vita?
Trascorse il resto della mia vita presso palazzo Beltrami di Pisa, che il re aveva acquistato per nostra figlia Vittoria.

Rosa Vercellana morì nel 1885. Il suo atto di morte, nei registri dell'ufficio dello stato civile di Pisa, la indicò come "nubile". Casa Savoia vietò che Rosa venisse sepolta al Pantheon, non essendo mai stata regina: per questo motivo, e in aperta sfida alla corte reale, i figli fecero costruire a Torino Mirafiori Sud una copia del Pantheon in scala ridotta, poi soprannominata il "Mausoleo della Bela Rosin".




















 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA GRAZIE A
https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Vercellana
https://www.vanillamagazine.it/la-bela-rosin-la-sposa-morganatica-del-1-re-ditalia-che-non-divenne-mai-regina/
https://www.lastampa.it/cultura/2011/02/28/news/bruna-sensuale-rubacuori-br-la-bela-rosin-1.36981084


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