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GIALLO PASSIONE

Paul Bern e
Jean Harlow
GIALLO HOLLYWOODIANO
Siamo nell'America
degli anni '30. Lei è una famosa sexy
girl, lui un produttore del
cinema, si conoscono e nasce
un grande amore, ma due mesi
dopo lui muore con un colpo di
pistola alla nuca

Beverly Hills, estate 1932. L’aria è densa del profumo
di papaveri arancioni e dell’ambizione che permea
Hollywood. Le ville bianche con i loro prati impeccabili
si stagliano contro il cielo terso, mentre le star del
cinema, con i loro sorrisi smaglianti, nascondono
segreti che farebbero tremare gli studios. In una di
queste ville, al numero 9820 di Easton Drive, si consuma
l’ultimo atto di una storia d’amore tragica e torbida,
quella tra Paul Bern, produttore di successo della MGM,
e Jean Harlow, la bionda platinata che incarna il sogno
proibito di un’intera nazione.
Paul Bern, 42
anni, è un uomo dal volto segnato, con occhi profondi e
un’eleganza discreta. È arrivato a Hollywood da New
York, portando con sé il sogno di plasmare il cinema, e
ci è riuscito! La MGM lo venera: è un uomo che sa
trasformare idee in pellicole di successo. Ma dietro la
facciata di produttore impeccabile, Paul nasconde
un’insicurezza che lo divora.
Jean Harlow, 21
anni, è il suo opposto: un’esplosione di vitalità, con
capelli color platino e un sorriso che brucia la
pellicola. È la star di Hell’s Angels, la femme fatale
che fa perdere la testa agli uomini. Eppure, quando i
loro sguardi si incrociano per la prima volta, sul set
di un film MGM, è Paul a catturare lei, con la sua calma
apparente e il suo modo di parlare, colto e
appassionato.
I due iniziano a frequentarsi e una
sera al Coconut Grove, il leggendario nightclub
dell’Ambassador Hotel, Paul si dichiara. La pista da
ballo è affollata di star e produttori, mentre
un’orchestra suona melodie swing. Paul e Jean sono
seduti a un tavolo d’angolo, lontani dal caos. Lei
indossa un abito di seta verde che mette in risalto i
suoi occhi, lui un completo grigio impeccabile.
Jean sorseggia un Martini. Paul si sporge verso di lei:
“Jean, non riesco a smettere di pensare a te.” Le sue
parole sono esitanti, ma cariche di emozione. “Dal primo
giorno che ti ho vista sul set di Hell’s Angels, ho
capito che eri speciale. Non solo per la macchina da
presa, ma per me.” Jean lo guarda, sorpresa. Non è la
prima volta che un uomo le fa complimenti, ma c’è
qualcosa di diverso in Paul: non è il solito dongiovanni
di Hollywood. È sincero e questo la spiazza. “Paul, tu…
dici sul serio, vero?” Lui annuisce, prendendo la sua
mano. Le sue dita tremano leggermente. “Jean, so che
sono più vecchio di te. So che il mondo là fuori
parlerà, dirà che non sono alla tua altezza. Ma non mi
importa. Voglio passare il resto della mia vita con te.
Vuoi… vuoi sposarmi?”
Il silenzio cala tra loro,
rotto solo dal suono dell’orchestra in sottofondo. Jean
sgrana gli occhi, il bicchiere fermo a mezz’aria. Poi,
lentamente, il suo volto si illumina di un sorriso.
“Paul, sei matto!” Dice ridendo. “Ma sai una cosa? Credo
di essere matta anch’io. Sì, voglio sposarti anche se ci
conosciamo da poco tempo…” Paul sembra quasi non
crederci. “Davvero? Non stai scherzando?” Lei si sporge
sul tavolo, posando una mano sulla sua guancia.
“Davvero. Ma a una condizione: niente più facce serie.
Se dobbiamo farlo, voglio che sia una festa, non un
funerale!” Paul la guarda come se fosse l’unica persona
nella sala, e Jean, per la prima volta, sente che
qualcuno la vede davvero, oltre la facciata della diva.
La notizia del fidanzamento si diffonde come un
incendio. I giornali scandalistici già parlano della
“coppia improbabile”: la giovane star e il produttore
maturo. La MGM, preoccupata per l’immagine di Jean,
cerca di controllare la narrazione, ma i due sono
inarrestabili. Passano le giornate a pianificare il
matrimonio, anche se le loro vite frenetiche lasciano
poco spazio.
Una sera, nella villa di Paul a
Beverly Hills, i due sono seduti sul divano, circondati
da campioni di stoffa e inviti. Jean, scalza, con i
capelli raccolti in una coda disordinata, ride mentre
sfoglia una lista di invitati. “Paul, davvero vuoi
invitare quel pallone gonfiato di Mayer? Mi guarda
sempre come se fossi una bambola da mettere in vetrina.”
Paul, con un bicchiere di whisky in mano, sorride.
“Louis B. Mayer è il capo, tesoro. Se non lo invitiamo,
ci farà girare un film in Alaska per punizione.” Jean
gli lancia un cuscino. “Sei terribile! Ma sai, non
riesco a credere che stia succedendo davvero. Mi sto per
sposare ti rendi conto? La mamma dice che sono pazza,
che sono troppo giovane.”
Paul si fa serio,
posando il bicchiere. “E tu cosa pensi? Sei sicura di
questo, Jean? Di me?” Lei lo guarda, percepisce la sua
insicurezza. Si avvicina, sedendosi sulle sue ginocchia.
“Paul, smettila di preoccuparti. Non mi importa di
quello che dicono gli altri. Mi importa di come mi fai
sentire. Come se potessi essere me stessa, non solo la
‘bionda platinata’. Con te non devo recitare.” Lui la
stringe, ma nei suoi occhi c’è un’ombra. “Non voglio
deluderti, Jean. Mai.” “Non lo farai.” Risponde lei,
posandogli un bacio sulla fronte. “Siamo tu e io contro
il mondo, no?”
2 luglio 1932, il giorno del
matrimonio. Il matrimonio è intimo, celebrato nella
villa di Paul, lontano dai flash dei paparazzi. Jean è
radiosa in un abito bianco semplice ma elegante, Paul è
nervoso ma non riesce a smettere di guardarla. Quando
pronunciano i voti, la voce di lui trema, mentre quella
di lei è chiara, decisa. Gli invitati – pochi amici,
qualche collega della MGM applaudono, ma i sussurri già
circolano: “Durerà? Lui è così… diverso da lei.”
Quella notte, mentre brindano sotto le stelle, Jean
sussurra a Paul: “Abbiamo fatto la cosa giusta, vero?”
Lui le stringe la mano, il cuore pesante di un segreto
che non ha ancora confessato. “Spero di sì, amore mio.
Spero di sì.” Sono sposati da poche ore, e il mondo
già parla di loro: il produttore maturo e la giovane
diva, un’unione che sembra scritta per le riviste
scandalistiche.
Jean si avvicina a Paul, il
bicchiere di champagne in mano. “A noi, tesoro. Al
nostro futuro.” Paul sorride. “A noi, Jean.” Risponde
lui, alzando il calice. Ma il brindisi è interrotto da
un’ombra che gli attraversa il viso. Beve un sorso, poi
posa il bicchiere con troppa forza. “Jean, io… devo
parlarti.” Lei lo guarda, sorpresa. “Cosa c’è, Paul?
Sembri un gatto che ha visto un fantasma.” Lui si passa
una mano tra i capelli, nervoso. “Non è facile da dire.
Io… non sono l’uomo che pensi. Non sono… completo.” La
sua voce si incrina, e Jean aggrotta la fronte, confusa.
“Che stai dicendo? Sei il mio Paul, no? Jean cerca di
alleggerire l’atmosfera, ma Paul non ride.
“Jean,
io… non posso essere un marito per te. Non nel modo in
cui meriti.” Le parole gli escono a fatica, come pietre.
“Io… non riesco a fare l’amore con una donna. Capisci
ora?”. Si volta verso di lei, il volto rosso di
vergogna. Jean resta in silenzio, il bicchiere ancora in
mano. Poi, con un gesto lento, lo posa sul tavolo.
“Paul, guardami.” Dice, la voce ferma ma dolce. “Non mi
importa. Non ho sposato un uomo per il sesso. Ti ho
sposato perché mi fai sentire viva. Perché mi guardi
come se fossi l’unica donna al mondo.” Ma Paul non la
guarda. Si allontana, verso il patio, dove l’oscurità
della notte sembra inghiottirlo. Jean lo segue, ma
qualcosa in lui è cambiato. È come se un muro si fosse
alzato tra loro.
Paul, preso da un’ira che Jean
non aveva mai visto, la colpisce. Non con le mani, ma
con un bastone, come se volesse sfogare su di lei tutta
la sua frustrazione, la sua impotenza. Jean urla,
piange, implora: “Perché mi fai questo?” Ma lui non si
ferma. Lei cade a terra e lui infierisce. I colpi le
segnano il corpo: petto, gambe, schiena. Lei lo implora
di fermarsi e quando finalmente Paul si ferma, è come se
si svegliasse da un incubo. La guarda, inorridito da ciò
che ha fatto, e scappa.
3 luglio 1932, mattina
presto. Jean, tremante, è al telefono con il suo agente,
Arthur Landau. “Arthur, vieni subito. Ti prego. Non ce
la faccio più.” Quando Arthur arriva, trova Jean
accasciata su un divano, il corpo coperto di lividi.
“Mio Dio, Jean, cosa ti ha fatto?” Esclama,
inginocchiandosi accanto a lei. “Non so cosa gli sia
preso. Era come posseduto. Mi ha colpita, Arthur, e non
smetteva. Poi stamattina… mi ha dato un bacio e se n’è
andato al lavoro, come se niente fosse.”
Arthur
stringe i pugni. “Devi andartene, Jean. Non puoi restare
con lui.” “Ma lo amo.” Sussurra lei in lacrime. “Non
capisco perché l’abbia fatto. Dice che si sente…
sbagliato. Che non può essere un uomo fino in fondo.”
Arthur la guarda, impotente. “Jean, quest’uomo ti
distruggerà. Vieni via con me, ti porto da tua madre.”
5 settembre 1932, notte. Due mesi dopo, la villa
è silenziosa. Jean è fuori città, sul set di un nuovo
film. Paul è solo, seduto nel suo studio, una pistola
posata sul tavolo davanti a lui. Accanto, un foglietto:
“Cara, carissima, purtroppo questo è il solo modo per
riparare lo spaventoso torto che ti ho fatto e
cancellare la mia abietta umiliazione. Ti amo, Paul.”
Ma quella notte, un’ombra si muove nella villa.
Dorothy Millette, l’ex moglie di Paul, una donna fragile
e tormentata, è arrivata a Los Angeles. Nessuno sa con
certezza se sia entrata in quella casa, ma le voci
parlano di una telefonata disperata, di minacce di
scandalo, di un matrimonio mai sciolto. Dorothy, con la
sua mente instabile, potrebbe aver premuto il grilletto?
O Paul, schiacciato dal peso della sua vergogna, ha
deciso di porre fine a tutto?
Quando il corpo di
Paul viene trovato, con un foro in fronte, Hollywood
trattiene il fiato. Jean, devastata, torna a casa e
trova il biglietto. Legge quelle parole e scoppia in
lacrime. “Perché, Paul? Perché non me l’hai detto?”
Sussurra, stringendo il foglio al petto.
Lo
scandalo esplode, nonostante gli sforzi della MGM di
insabbiarlo. I giornali parlano di bigamia, di
impotenza, di violenza. Dorothy Millette viene trovata
morta due giorni dopo, annegata nel fiume Sacramento, un
altro suicidio che aggiunge mistero al mistero. Jean,
distrutta, si getta nel lavoro, cercando di seppellire
il dolore. Ma i lividi sul suo corpo, e quelli
nell’anima, non svaniscono mai del tutto.
Nel
1934, sposa Harold Rosson, un uomo che le ricorda Paul:
più vecchio, gentile, ma incapace di colmare il vuoto.
Il matrimonio dura meno di un anno e a Harlow torna a
vivere con la madre. Poi nell’ultimo periodo della sua
vita si lega sentimentalmente all'attore William Powell
che aveva appena divorziato da Carole Lombard. Nel 1937,
durante le riprese di Saratoga, Jean collassa. Portata
in ospedale, muore di nefrite acuta a soli 26 anni.
Qualcuno sussurra che le percosse di Paul abbiano
lasciato un danno irreparabile ai suoi reni. Altri
dicono che sia stato il peso di una vita sotto i
riflettori a spezzarla.
Hollywood continua a
brillare, ma l’ombra di Paul e Jean rimane, un giallo
irrisolto, una passione che ha bruciato troppo in
fretta.
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A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.cinekolossal.com/star/g_h_i/harlow/
http://www.ciakhollywood.com/biografie/jharlow/


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