|
HOME
CERCA
CONTATTI
COOKIE POLICY

INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Eleonora de Fonseca Pimentel
Per amore della Rivoluzione
.Nella
Napoli di fine 1700 una ragazza nobile portoghese, sfida le
tradizioni della società abbracciando gli ideali rivoluzionari
francesi. Si tratta di Eleonora de Fonseca Pimentel ed è stata una
patriota, politica e giornalista italiana; fu una delle figure più
rilevanti della breve esperienza della Repubblica Napoletana del
1799.
((Roma, 13 gennaio 1752 – Napoli, 20 agosto 1799)).

Madame le sue origini? Sono nata a Roma il
13 gennaio 1752 da nobili portoghesi. A dieci anni, a
seguito della rottura dei rapporti diplomatici fra il
Regno del Portogallo e lo Stato Pontificio la mia
famiglia si trasferì a Napoli e, grazie allo zio,
l’abate Antonio Lopez, studiai greco e latino e scrissi
poesie giovanili di gusto arcadico.
A 18 anni
inviò i suoi primi componimenti a Metastasio… Mi
dedicai allo studio delle lettere e sin da adolescente
ero in gradi di scrivere e parlare diverse lingue
moderne. Iniziai così con lui una corrispondenza durata
fino alla morte del poeta e nel contempo intrattenni
rapporti e corrispondenze epistolari con i maggiori
letterati europei del tempo, da Voltaire a Goethe.
Scrisse anche testi legali e finanziari… In
particolare tradussi dal latino all'italiano la
dissertazione dell'avvocato napoletano Nicola sui
pretesi diritti dello Stato Pontificio sul Regno di
Napoli.
Lei frequentò il salotto di Gaetano
Filangieri. Gaetano era uno dei massimi giuristi e
pensatori italiani. Nella sua casa conobbi diversi
intellettuali e letterati come Domenico Cirillo,
Ferdinando Galiani, il massone Antonio Jerocades ecc.
Per i suoi meriti letterari venne ricevuta a Corte,
vero? In occasione del matrimonio di Ferdinando IV e
Maria Carolina d'Austria avevo scritto una poesia “Il
tempio della gloria” e per la nascita del loro primo
figlio maschio, La nascita di Orfeo. Il re mi concesse
un sussidio come bibliotecaria della Regina ed io mi
abbonai all’Encyclopédie di Diderot.
Nel 1778 il
matrimonio. A 26 anni sposai presso la Chiesa di
Sant'Anna di Palazzo il capitano dell'esercito
napoletano Pasquale Tria de Solis. Lui aveva diciassette
anni più di me e purtroppo non fu un matrimonio felice.
Nel giugno del 1779 persi il mio primo figlio Francesco
di appena otto mesi, e poco dopo, persi un altro bimbo
per aborto procurato dalle percosse di mio marito.
Gli storici dicono che ci fu anche un secondo aborto
sempre a causa dei maltrattamenti di suo marito e
nonostante questo gli dedicò cinque sonetti, pervasi di
disperato amore materno… Riuscii a separarmi da lui
solo otto anni dopo nel 1786.
Intanto morì suo
padre Clemente e lei rimasta sola andò incontro a gravi
difficoltà economiche vero? Fui costretta a ricorrere
alla Corte con una "supplica" al Re che bontà sua mi
concesse un sussidio di dodici ducati al mese.
Per dimenticare le sue infelicità private si dedicò
all’impegno politico. Abbracciai gli ideali della
rivoluzione Francese e mi impegnai politicamente per
l’affermazione della libertà e per il progresso delle
classi meno fortunate.
Cosa fece? Introdussi
segretamente, durante un ricevimento a Corte, alcune
copie in italiano del testo della Costituzione approvata
dall’Assemblea francese e nel dicembre del 1792, quando
giunse a Napoli la flotta francese per ottenere il
riconoscimento della recente Repubblica Francese, ero
tra gli ospiti del comandante La Touche-Treville e
inevitabilmente finii per essere schedata sui registri
della polizia borbonica.
Lei aveva avuto un buon
rapporto con la regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.
In un primo tempo la regina aveva sostenuti i circoli
illuministi ed aveva lavorato con noi per una monarchia
moderna, ma poi interrompemmo i nostri rapporti con il
sopraggiungere, dalla Francia, delle notizie che
facevano conoscere i drammatici sviluppi della
Rivoluzione e, segnatamente, la morte della sorella
Maria Antonietta. Lei si sentì tradita e ci combatté
inflessibilmente, spinta anche dall'odio verso i
giacobini responsabili della morte della sorella.
Non fu un buon periodo per lei. Il 5 ottobre del
1798 la polizia perquisì la mia casa e, poiché vennero
rinvenute alcune copie dell’Encyclopédie, mi arrestarono
e mi portarono nelle carceri della Vicaria. Rimasi
prigioniera per tre mesi e venni liberata proprio nel
periodo di anarchia popolare. Dopo la fuga del Re e
della Corte a Palermo partecipai alla conquista del
forte di Castel Sant’Elmo e alla proclamazione, il 21
gennaio 1799, della Repubblica Napoletana “Una e
indivisibile”.
Le venne affidata la direzione del
primo periodico politico di Napoli, Il Monitore
Napoletano… Per diffondere gli ideali della
rivoluzione accettai l’incarico su invito del Governo
Provvisorio. Si trattava di un foglio assolutamente
indipendente, riuscimmo a stampare 35 numeri
bisettimanali dal 2 febbraio all’8 giugno 1799.
Poi però la gloriosa Repubblica Napoletana capitolò…
Quando le truppe del Cardinale Ruffo giunsero alle porte
di Napoli mi rifugiai in S. Elmo e finii nella lista dei
condannati. Fui arrestata e portata su una delle navi
ancorate nel golfo di Napoli in attesa della sentenza
definitiva. Vennero compilate due liste distinte per
reati più o meno gravi. Ai primi gli veniva risparmiata
la vita con la possibilità di partire per Tolone previa
sottoscrizione di una "obbliganza penes acta", in
sostanza un contratto ed una sentenza insieme, con cui
il giudice ed il condannato rinunciavano al processo ed
il secondo giurava, pena la morte, di mai più rientrare
nel Regno. Io purtroppo venni fatta scendere dalla nave.
All’età di 47 anni Eleonora venne condannata a morte
per avere osato parlare e scrivere contro il Re. Salì al
patibolo nella storica Piazza Mercato per ultima dopo
aver assistito all'esecuzione dei suoi compagni, era il
20 agosto del 1799 e prima di morire citò Virgilio: ”
Forsan et haec olim meminisse juvabit ” ( Forse un
giorno gioverà ricordare tutto questo).
A
testimonianza dello spirito plebeo, fedele alla
monarchia, che si contrapponeva all'esperienza della
Repubblica napoletana del 1799, si diffuse dopo la morte
della Fonseca una satira anonima che così recitava:
«A signora 'onna Lionora che cantava 'ncopp' 'o
triato mo abballa mmiez' 'o Mercato Viva 'o papa
santo ch'ha mannato 'e cannuncine pe' caccià li
giacubine Viva 'a forca 'e Mastu Donato!
Sant'Antonio sia priato»
|

IMMAGINE GENERATA DA IA INTERVISTA A
CURA DI ADAMO BENCIVENGA REALIZZATA GRAZIE A:
https://it.wikipedia.org/wiki/ Eleonora_Pimentel_Fonseca
https://allascopertadelledonne.wordpress.com/
2016/09/15/eleonora-de-fonseca-pimental/
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
LEGGI LE ALTRE INTERVISTE
IMPOSSIBILI


Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti

|
|