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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Adriana Ivancich
Quell’amore
impossibile
Nobile italiana, nota per aver avuto una relazione sentimentale
con Ernest Hemingway. Discendeva da una famiglia di armatori di
origine dalmata trasferitasi nel corso del XIX secolo a Venezia. Lo
scrittore statunitense conobbe Ivancich nel dicembre del 1948,
durante una partita di caccia nel Veneto. La contessina aveva 18
anni e lui quasi cinquanta (Venezia, 4 gennaio 1930 – Orbetello,
24 marzo 1983)

“Qualcuno penserà questo e qualcuno penserà
quello e soltanto tu e io sapremo e saremo morti.”
Madame le sue origini? Sono la terza figlia di
Carlo Ivancich e di Dora Betti. Mio padre era di origini
nobili e discendeva da una famiglia di armatori di
Lussinpiccolo nel Quarnero in Dalmazia.
Quindi
benestanti? Possedevamo fondi agricoli e immobili a
Venezia. La mia famiglia rimase leale al re fino all’8
Settembre del 1943, mio fratello maggiore Gianfranco fu
eroe della guerra d’Africa e della Resistenza. Io stessa
aiutai un aviatore australiano e feci da staffetta ai
partigiani.
Come passò l’adolescenza?
Purtroppo persi mio padre assassinato da criminali
pseudo partigiani. Nonostante la mia famiglia uscì
impoverita dal conflitto, vennero distrutti sotto i
bombardamenti Villa San Michele al Tagliamento e i
palazzi veneziani Ferro e Fini, fui mandata al
Brillantmont di Losanna in Svizzera, per migliorare il
mio francese. Le vacanze estive le trascorrevo invece a
Cortina e a Capri.
Dicono di lei che a diciotto
anni fosse una bellissima ragazza da marito… Vivevo
la mia vita serenamente, la guerra era finita e mi
occupavo di iniziative caritatevoli e frequentavo la
migliore società veneziana.
Quando incontrò
Ernest Hemingway? Avevo quasi diciannove anni e lui
cinquant’anni. Ci incontrammo per la prima volta alle
Quattro Strade di Latisana, nel dicembre del 1948. Pensi
che quello è anche il luogo dove il grande scrittore fa
aprire, e chiudere, la vicenda del romanzo Across the
River.
Galeotto fu un piccolo pettine… Fuori
pioveva. Ernest era andato a caccia di pernici con il
conte Carlo Kechler, nella una riserva di caccia del
barone Nanyuki Franchetti, appunto vicino a Latisana. Io
ero rimasta in casa e quando tornarono lui, vedendomi
per la prima volta, si innamorò all’istante di me e mi
sedusse spezzando il suo pettine e dandomene la metà.
Un incontrò che segnò le vostre vite… Ernest
ritrovò nell’amore la forza ispiratrice che si era
inaridita sette anni prima con l’entrata in guerra degli
Stati Uniti. Lui continuava a ripetermi: “Quando ti ho
conosciuta non riuscivo più a scrivere, è grazie a te
che ho ricominciato!” Spesso mi scriveva: «Per me fu
come essere stato colpito dal fulmine». Dentro me invece
sbocciò una vena artistica inaspettata. Scrissi tempo
dopo un volumetto di poesie: “Ho guardato il cielo e la
terra”.
Nacque un amore travolgente… Da quel
giorno ci frequentammo assiduamente sia a Venezia che a
Cortina. Poi nell’aprile del 1949 Ernest dovette
ritornare a Cuba, ma alcuni mesi dopo era di nuovo a
Venezia. Lui mi parlava di un ritrovato spirito e di una
nuova giovinezza incagliata per anni nel fondo della sua
anima…
Lei lo andò a trovare a Cuba vero? Era
la fine del 1950, insieme a mia madre Dora affrontai un
viaggio faticosissimo, rimasi a Cuba per tre mesi e
mezzo. Ero estremamente felice di essere la sua musa, in
quel periodo prese forma “Il vecchio e il mare” romanzo
che ricevette il premio Pulitzer seguito dal Nobel. Poi
ci vedemmo ancora a Venezia tra il marzo e il maggio del
1954. Nei periodi di assenza mi scriveva numerose
lettere.
Cosa le scriveva? Era molto
contraddittorio, manifestava il suo profondo sentimento
nei miei riguardi anche se mi augurava di trovare presto
un marito sostenendo di non potermi sposare «perché sono
una merda e perché sono bloccato dalle difficoltà di un
regolare matrimonio con Miss Mary, che pure amo». Poi
però si pentiva e mi scriveva subito dopo: «Tu sei la
mia vita, mi manchi!»
Nel 1955 si interruppero i
rapporti… Prendemmo atto di vivere un amore
impossibile, ci restava quel bellissimo romanzo Di là
dal fiume e tra gli alberi, ambientato in Veneto, in cui
Ernest si ispirò chiaramente a me per il personaggio di
Renata.
Hemingway per tutelarla dal possibile
scandalo ha sempre dichiarato che la Renata del libro
non fosse lei e ne vietò la traduzione e la
pubblicazione in Italia. Non voleva sbandierare al
mondo la nostra storia, tra le altre cose nei capitoli
XIII e XIV la giovane protagonista del romanzo ha un
intermezzo erotico in gondola col colonnello Cantwell,
di trent'anni più vecchio. Comunque il romanzo fu
pubblicato in Italia solo nel 1965, quattro anni dopo la
sua morte, ma la vicenda, a causa dei numerosi
riferimenti, suscitò comunque scalpore, scatenando le
malelingue e i pettegolezzi dei rotocalchi dell'epoca,
già prima della pubblicazione.
Posso chiederle
come fu quel legame? Fu un amore fatto di rinuncia, a
quell’epoca impossibile per la differenza d’età, per le
vicende passate di Ernest, coniugato e pluridivorziato,
per il pesante pregiudizio sociale e per la mia
condizione di ragazza appartenente alla più austera
nobiltà.
I libri dicono che, dopo la vostra
separazione, Hemingway cadde in depressione. Avevamo
perso entrambi la speranza di vivere insieme. Lui minato
dalla salute per il doppio incidente aereo in Uganda si
chiuse lentamente nell’introversione, nella depressione
e nella psicosi, fino al suicidio. Il 2 luglio 1961
rivolse contro sé stesso la canna del suo fucile.
Adriana Ivancich nel 1963 sposò il conte tedesco
Rudolph von Rex col quale ebbe due figli, Carlo e
Nicola. Dopo la morte di Hemingway, per il suo disagio
psichico venne sottoposta a elettrochoc e il 24 marzo
1983 a soli 53 anni uscì a piedi nudi sul prato della
sua tenuta in località Giardino, tra Capalbio e
Orbetello e si impiccò a un albero seguendo la stessa
sorte del suo amato Ernest. I medici dell’ospedale di
Orbetello non riuscirono a salvarla. Adriana von Rex
Ivancich riposa nel cimitero di Porto Ercole al Monte
Argentario, nel campo riservato agli stranieri. Tre anni
prima aveva pubblicato il libro di memorie “La torre
bianca”: vi raccontava i dettagli della sua amicizia con
lo scrittore, dichiarando di essere lei la Renata del
romanzo veneziano.
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https://it.wikipedia.org/wiki /Adriana_Ivancich
http://www.anvgd.it/rassegna- stampa/7538-la-storia-di-hemingway-
e-adriana-ivancich-il-piccolo-20-gen
http://www.enciclopediadelledonne.it/
biografie/adriana-ivancich-biaggini/
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media
_e_tv/adriana-39-ultima-musa-hemingway-
ndash-libro-storia-170258.htm
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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