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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Adelina Tattilo
La donna che cambiò
i costumi degli italiani
Pioniera dell'eros patinato fu la fondatrice di varie riviste
erotiche tra le quali Men e Playmen (Manfredonia, 13 novembre
1928 – Roma, 1º febbraio 2007)

Buongiorno Madame, iniziamo dalle sue origini?
Sono nata a Manfredonia il 13 novembre del 1928.
Provengo da una famiglia cattolica e sin dall’infanzia
venni indirizzata ad una scuola religiosa di suore a
Ivrea in provincia di Torino. Frequentai tutti e tre i
cicli scolastici conseguendo la maturità classica.
Lei è ricordata per aver fondato la rivista Playmen…
Sono stata un’editrice di riviste erotico patinate e per
questo motivo conquistai la ribalta per le mie
iniziative contro il bigottismo e falsi moralismi
d’allora cercando con le mie battaglie di trasformare i
costumi sociali e sessuali dell’Italia e proponendo
quindi la liberazione dei comportamenti.
Prima di
Playmen aveva già pubblicato altre riviste… Iniziai
negli anni sessanta con Menelik, una rivista settimanale
di fumetti erotici che riscosse molto successo, in cui
spiccava il personaggio di 'Bernarda'. Arrivammo a
stampare circa 100.000 copie alla settimana. Nel 1965
insieme a mio marito, Saro Balsamo facemmo scalpore
lanciando il settimanale Big, un magazine per ragazzi
adolescenti, che rispondeva alle domande e alle
curiosità riguardo al sesso, arrivando a vendere 450.000
copie alla settimana.
Nel 1966 arrivò Men…
Agli inizi era sostanzialmente una collezione
settimanale di foto di donne nude comprate dalla
Scandinavia o procurate da agenzie italiane di modelle,
ma di erotico aveva ben poco, c’era tanta pelle sì, ma
nulla di peccaminoso. Poi col passar del tempo lo
trasformai in un vero e proprio rotocalco di attualità,
costume e società destinato ovviamente ad un pubblico
adulto.
Comunque non ebbe vita facile! I primi
8 numeri furono sequestrati. Ci piovvero addosso denunce
di timorati di Dio, che dopo aver comprato e ben
guardato MEN, lo giudicavano un giornale pericoloso
perché tentava i giovani a turpi pensieri e…toccamenti.
Il Vaticano e la DC, allarmatissimi, ci paragonarono
alla droga definendo Men una volgarissima e nauseante
stampa pornografica, insomma una vera porcheria. E
pensare che quelle foto non mostravano mai i genitali ma
un sesso simulato che alludeva e illudeva.
Men fu
il primo a pubblicare le foto scandalose della Casati…
Non furono le foto di Anna e Camillo Casati Stampa a
fare scandalo, ma il fatto che il marito godeva a
guardare e fotografare la moglie posseduta da altri
uomini, fino al tragico epilogo con l’omicidio suicidio.
Con quelle foto toccammo l’apice del milione di copie
vendute.
Poi arrivò Playmen… Fu fondato nel
1967. Ci ispirammo alla rivista americana Playboy, che
all'epoca era bandito in Italia. Fu un successo
incredibile! Più volte censurato mi assunsi ogni
responsabilità compresa la scelta delle ragazze di
copertina.
… come quando pubblicò le immagini di
Brigitte Bardot che prendeva il sole in topless…
Venni in possesso di quelle foto e decisi di
pubblicarle, fui ovviamente inquisita, ma non rivelai
mai il nome dei paparazzi che avevano scattato quelle
foto.
Nel 1969 Playmen realizzò un vero e proprio
scoop internazionale… Pubblicammo la foto di
Jacqueline Kennedy, da poco moglie di Aristotele
Onasiss, mentre nuotava nuda nella piscina della villa
dell'armatore greco nell'isola di Skorpios.
Cosa
aveva di particolare Playmen? Il nostro era
decisamente un erotismo di classe in contrasto con le
tante riviste hardcore del tempo. E comunque non era
solo fatto di nudi femminili e donne in pose sexy.
All’interno vi erano vignette erotiche di maestri del
fumetto e servizi di cultura e spettacoli, affidati a
nomi importanti del giornalismo e della narrativa.
A proposito di cultura… Oltre a mostrare senza
veli innumerevoli attrici e cantanti tra le quali Pamela
Villoresi, Brigitte Bardot, Ornella Muti, Teresa Ann
Savoy, Lilli Carati, Patty Pravo e Amanda Lear,
pubblicammo articoli di Alberto Moravia, Italo Calvino,
Mario Soldati e addirittura inediti di Henry Miller,
Eugene Ionesco, Allen Ginsberg e Ernst Hemingway nonché
disegni di Salvador Dalí, Pablo Picasso, Guido Crepax e
Milo Manara!
Negli Usa arrivò a fare concorrenza
a Playboy... La rivista conquistò vari mercati
internazionali tra cui quello americano. Quando Playmen
sbarcò in America, ci fu un’immediata reazione
dell’editore di Playboy che, con il suo stuolo di
avvocati, si rivolse alla magistratura per bloccarne la
diffusione. Ci riuscì nel 1982 dopo una lunga battaglia
legale.
Cosa aveva di diverso Playmen da Playboy
secondo lei? Non nego che iniziammo imitando la
rivista americana, ma in seguito prendemmo uno stile
tutto nostro, riflettendo il gusto europeo. Del resto
gli uomini americani preferivano ragazzine con seni
esagerati, voluminosi e dall’aspetto materno. Le nostre
donne erano più magre e più mature.
Oltre a
collezionare foto lei collezionava anche denunce e
provvedimenti penali… Nei primi anni, ogni mese, la
magistratura, in diverse città, ordinava un ritiro di
massa della rivista e subivamo frequenti sequestri
addirittura in tipografia ed eravamo costretti a
stampare in tipografie di fortuna.
Lei però
continuava imperterrita… Tenga conto che Playmen
rappresentò per l’Italia una vera e propria sfida
culturale, trattandosi di un Paese dominato fortemente
dalla cultura catto-comunista, specie a quei tempi, ma
io lottai sempre per una visione libertaria, radicale e
socialista dell’Italia, affiancandomi al Partito
Radicale e coltivando una meravigliosa amicizia con
Bettino Craxi. Nel ’76 in piena campagna politica per
l’aborto produssi il film “Stato interessante.”
Pellicola che affrontava l'allora dibattuto tema
dell'aborto, mettendo in scena tre situazioni similari
in tre diversi strati sociali e il modo in cui ognuna
affrontava una gravidanza indesiderata.
Comunque
nonostante la sua visione progressista lei rappresentava
un vero e proprio nemico per il movimento femminista.
È vero, ma posso tranquillamente affermare che senza
gli articoli di “Playmen” dedicati alla liberazione
sessuale, al divorzio e all’aborto, la stagione delle
‘battaglie civili’ in Italia sarebbe cominciata molto
tempo dopo.
Non si fermò lì… Assolutamente!
Negli anni novanta, seguendo l'evolversi dei costumi e
della morale comune, creai una rivista di nudo maschile,
non rivolta alle donne, bensì al mondo gay. La chiamai
“Adam” e uscì per cinquanta numeri mensili. Durò cinque
anni ed ebbe un successo clamoroso!
Playmen
continuò a pubblicare fino al 2001… Sin dall’inizio
degli anni Novanta la rivista, che vendeva mediamente
200.000 copie con un giro di affari di oltre tre
miliardi l’anno, entrò in crisi. Con l'arrivo sul
mercato delle videocassette erotiche e internet dietro
l’angolo ormai la carta era fuori tempo. I nostri
lettori gradualmente scomparvero attirati dai video e
dai computer, insomma un porno diverso che arrivava con
un click. Quindi un porno immediato, sicuramente più
reale, ma meno suggestivo del nostro, che ti faceva
godere lasciandoti ancora sognare.
Rifarebbe
tutto questo? Certo che i tabù sono stati tanti e io
ero una donna sposata, di famiglia cattolica osservante,
e con tre figli da crescere. Non fu certo facile, ma non
cambierei una virgola della mia vita. Sono stata per un
lungo periodo una delle donne più famose del mondo e nel
mio piccolo credo di aver contribuito a svecchiare la
società di allora.
Sposata due volte, ha
avuto tre figli, Adelina Tattilo è morta per
l'aggravamento di una malattia incurabile a Roma, presso
la casa di cura Villa Flaminia, il 1º febbraio 2007
all'età di 78 anni, lasciando tre figli, che già da
tempo seguivano l'impresa editoriale di famiglia.
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IMMAGINE GENERATA DA IA INTERVISTA A
CURA DI ADAMO BENCIVENGA REALIZZATA GRAZIE A:
https://it.wikipedia.org/wiki/ Adelina_Tattilo
http://www.repubblica.it/2007/ 02/sezioni/persone/
adelina-tattilo/adelina-tattilo /adelina-tattilo.html
http://www.dagospia.com/rubrica -2/media_e_tv/noi-
facciamo-giornali-porno-nostra- notizia-figa-men-137466.htm
http://letteremeridiane.blogspot .it/2016/02/adelina-tattilo-la-
foggiana-che-cambio.html
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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