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GIALLO PASSIONE



Tutte le veneziane di Lord Byron
Il periodo veneziano di Lord Byron durò dal novembre 1816 al dicembre 1819. Nei tre anni di sesso sfrenato  incontrò intellettuali raffinate e meretrici di bassa lega




 
La lista delle fortunate è praticamente illimitato, tra le quali una disperata che si gettò in acqua, un'altra che fuggì con lui lasciando il marito, una terza che invecchiò malinconicamente dalle parti di Campo Sant'Angelo. Alcune erano celebri e lo considerarono come un eccentrico inglese, altre ancora erano delle perfette sconosciute e lo fecero per mero denaro. Tutte lo amarono. Si narra che il famoso Lord trentenne spese più di cinquemila sterline per i suoi amori e, quando fu a corto di denaro contante, arrivò addirittura a vendere il suo titolo di barone.


Adamo, ma che fece realmente Byron a Venezia?
George Gordon Byron, figlio di un capitano chiamato Jack il Pazzo, cresciuto in Scozia assieme alla madre, Catherine Gordon, trascorse a Venezia tre anni di geniale follia ed erotismo sfrenato, un periodo che segnò la sua vita e soprattutto l'immagine della letteratura romantica.

Arte e sesso un connubio inscindibile…
Byron all’epoca era un giovanotto di trent’anni e spese per le donne veneziane oltre cinquemila sterline, poi una volta a corto di denaro vendette il suo titolo di barone. Fu anche però preso dal desiderio d'imparare il veneziano e l'armeno, alternando le lezioni a lunghe cavalcate lungo la spiaggia del Lido e a percorrere a nuoto tutto il tratto di laguna che va dal Lido a Venezia e quindi l’intero Canal Grande, oltre ovviamente a scrivere il quarto canto del Childe Harold's Pilgrimage e soprattutto i primi canti del Don Juan. In pratica tre anni di genio e scandalo, trascorsi a Venezia dal novembre 1816 al dicembre 1819.

Il suo arrivo a Venezia nel novembre 1816 fu accompagnato da una serie di pettegolezzi…
Si era lasciato alle spalle una figlia Augusta Ada, un matrimonio andato a male con Anna Isabelle Milbanke, maldicenze di un rapporto incestuoso con la sorellastra Augusta Leight, figlia di un precedente matrimonio del padre, e accuse di omosessualità, severamente perseguitata in Inghilterra, ma anche a Venezia.

Dove alloggiò?
Principalmente a Palazzo Mocenigo nel sestiere di Santa Croce. Lì ospitava le sue conquiste alternando incontri salottieri come con l'Albrizzi o la Benzoni, a rapporti mercenari, pagando sventurate e donne del popolo. Praticamente un catalogo di ospiti molto variegato tra popolane, contesse, virtuose, prostitute, intellettuali, mogli di ciabattini, alcune nobili, alcune di basso ceto, altre borghesi e analfabete, altre di poco conto, alcune discrete, che il buon Byron nel Don Juan, prosaicamente riassunse in un misogino «finte sante, ma tutte puttane».

A Venezia si diceva che a Palazzo Mocenigo vi fossero due entrate in modo che le ospiti non si incontrassero…
Lo stesso Byron fece un elenco impressionante di belle signore che lo andarono a trovare nelle sue stanze private in quel periodo. E così tra le altre vediamo emergere la cantante Arpalice Tarruscelli, “la più graziosa baccante del mondo”; la nobildonna Da Mosta, della quale Byron diceva che gli aveva dato l’unica gonorrea per la quale non avesse dovuto pagare. Ma anche una Lotti, una Spineda, una Rizzato, e poi “l’Eleonora, la Carlotta, la Giulietta, l’Alvisi, la Zambieri, l’Eleonora Da Bezzi, che è stata l’amante, o almeno una delle amanti del re di Napoli Gioacchino”. L’elenco continua con “La Teresina di Mazzurati e sua madre, la Glottenheimer e sua sorella, la Santa, la Caligari, la Portiera, la Bolognese figurante, la Tentora e sua sorella, e molte altre.

Tra le sue preferite?
Molte donne si contesero il suo cuore durante il suo soggiorno veneziano: tra queste si ricorda Marianna Segati, giovane moglie di un mercante di stoffe di cui Byron fu ospite per alcuni mesi prima di traslocare a Palazzo Mocenigo. E poi la bella e aggressiva Margherita Cogni, chiamata la Fornaretta, una ragazza di campagna che convisse con lui proprio a Palazzo Mocenigo e che, una volta abbandonata, tentò di suicidarsi gettandosi in Canal Grande.

Ma tutta questa attività veniva tollerata dai veneziani?
Diciamo che Byron si faceva perdonare con le sue larghe beneficenze ed elargizioni di ogni tipo che contribuirono a rendere il poeta famosissimo tra i veneziani.

Perché nell’aprile del 1819 interruppe di colpo la sua attività?
Perché andando di fiore in fiore incontrò il più bello, quello che gli fece perdere letteralmente la testa. E quel fiore aveva un nome: Teresa, ed un’età: 18. E Teresa, bella come il sole, era la figlia del conte Gamba di Ravenna e sposa del vecchio cavaliere Guiccioli. Con lei se ne andò a Ravenna, adattandosi ad una vita quasi borghese e ormai lontana mille miglia dai giorni della dissolutezza veneziana.


 










 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://venezia-emilia.blogspot.it/2010/11/lelenco-delle-amanti-veneziane-di-lord.html
http://nuovavenezia.gelocal.it/regione/2007/07/13/news/tutte-le-veneziane-di-byron-1.1330447

FOTO GOOGLE IMAGE


 












 







 
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