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MUSICA PASSIONE 
Alla fiera dell'est
.l canto della Pasqua ebraica
Adattamento di un canto pasquale ebraico dal titolo Chad Gadyà è
in realtà un richiamo alla fragilità di ogni tipo di forza e
all’ineluttabilità del giudizio divino (Angelo Branduardi, 1976)

. Ciao Adamo che ne dici della canzone “Alla fiera
dell'est”? È un brano del 1976, pubblicato
nell’omonimo album da Angelo Branduardi.
Le
origini? Il brano è un adattamento di un canto
pasquale ebraico dal titolo Chad Gadyà, ed è stato
utilizzato nella cover cantata dall'israeliano Shlomi
Shabat, in uno spot per la compagnia telefonica
Pelephone. Ha una curiosa somiglianza con la filastrocca
inglese "The House That Jack Built", pubblicata nel
1797. Nel 1999 gli Ethnics Beats realizzarono un'omonima
versione Italodance.
Come arrivò all’autore?
Appassionato di cultura ebraica fin da giovane
Branduardi conosceva il canto del Chad Gadyà, ovvero il
canto del capretto. Un capretto che mio padre comprò per
due susim, ma poi venne il gatto, che mangiò il
capretto, che mio padre comprò per due susim, e venne il
cane, che morse il gatto, che… ecc ecc.
Un grande
successo per Branduardi L’album è rimasto per 36
settimane tra i 25 dischi più venduti e alla fine
dell’anno risultò il quinto tra i più venduti. L’anno
dopo è stato insignito del Premio della Critica
Discografica Italiana e tutti i brani sono di Angelo
Branduardi, i testi della moglie Luisa Zappa e gli
arrangiamenti sono a cura di Maurizio Fabrizio. Visto il
successo seguirono a ruota la versione francese (“A la
foire de l’est”) e inglese (“Highdown Fair”), grazie
alle quali il cantautore lombardo acquistò lo status di
star internazionale.
Addirittura Branduardi a suo
tempo dichiarò: “È un pezzo importantissimo per me, è il
mio passaporto verso l’immortalità.” È un brano che
vive di vita propria ed appartiene di fatto alla cultura
popolare. Sicuramente rimarrà scolpito nella mente di
tutti e in special modo dei bambini anche se è un
delitto considerarla una storiella per piccini.
Perché? In realtà si tratta di un richiamo alla
cultura ebraica, alla fragilità di ogni tipo di forza e
all’ineluttabilità del giudizio divino. Ciascuna delle
dieci strofe del canto, recitato durante la cena della
Pasqua ebraica, ha un suo preciso significato. Il testo
originale, apparso per la prima volta a Praga nel 1590,
è scritto in un misto di aramaico e ebraico.
Come si svolge la cena della Pasqua ebraica? In
occasione del Seder di Pesach si ricorda l’Esodo del
popolo eletto dalla terra e dalla schiavitù degli Egizi.
Al termine della lettura del libro della Hagada',
interrotta come vuole la tradizione dalla cena pasquale,
dopo aver mangiato l’ultimo pezzo di azzima che
rappresenta il pane dell’afflizione assaporato nel
deserto, tutti gli ebrei del mondo intonano le dieci
strofe dell’Had Gadya (un capretto).
La storia?
Sebbene sia un testo molto semplice è in realtà
un’allegoria il cui significato principale è che la
giustizia di Dio si esercita sempre, anche quando non ce
ne rendiamo conto. Dio punisce chi fa del male. In
un’interpretazione morale, più in generale, il racconto
illustra la tragedia e i pericoli di una spirale di
odio.
Anche un’allegoria sulle diverse
dominazioni che il popolo d'Israele ha subito nel corso
dei secoli. Il padre rappresenta Dio, il bambino o
la capra, che simboleggia il popolo ebraico; la fiera
dell’est è il luogo da cui proviene la voce di Dio. E
poi il gatto Babilonia, il cane l’Egitto, il bastone
Mosè che divise il Mar Rosso annegando gli eserciti del
Faraone e salvando Israele, il fuoco l'Impero Macedone,
l'acqua la Persia, il bue la Grecia, il macellaio
l’Impero Romano, l'Angelo della Morte Roma. Infine Dio
ritorna per condurre Israele alla salvezza.
Come
si conclude? Direi in modo rassicurante: dopo
l’intervento dell’Angelo del male, che può rappresentare
le catastrofi mondiali o anche l’odio, il Signore crea
finalmente l’armonia tra le genti, e la storia finisce
nella circolarità delle cose, cioè ricongiungendosi con
il momento iniziale in cui c’erano solo l’agnello e la
Legge.
Chi era Angelo Branduardi? Angelo
Branduardi è sicuramente un personaggio atipico rispetto
al panorama musicale d’autore. Durante la sua carriera
ha dato di sé l’immagine di menestrello e cantastorie ma
soprattutto un favolista moderno che guarda ai trovatori
di corte francesi e alla musica prerinascimentale. Nel
1976 quando divenne celebre, nonostante fosse un
perfetto sconosciuto, aveva alle spalle già due album
incisi sotto l’etichetta RCA. David Zard che era a tutti
gli effetti il suo impresario credette in lui e dopo
qualche porta sbattuta in faccia approdarono alla
Polydor. Fu una scommessa compresa l’elegante e lussuosa
confezione che conferiva al LP un aspetto prezioso:
“Quel disco poteva vendere mille o un milione di copie!
E andò bene!”
Diventò popolare, ma la sua musica
non si discostò mai dai suoi gusti raffinati. Di
Branduardi spesso si dice che sia stato un
intellettualoide, un musicista troppo barocco, ma quel
che è certo è che è un uomo interessato alla storia
delle religioni come ad esempio gli approfondimenti
riguardanti il Concilio di Nicea, l’eresia dei Catari
ecc.
Dopo Alla fiera dell’est? Furono anni di
successi, l’album successivo fu La pulce d'acqua che
rimarrà per molte settimane al primo posto in
classifica, risultando tra i primi cinque album più
venduti in Italia del 1978. Nel 1979 un altro colpo
azzeccatissimo con Cogli la prima mela, che oltre ad un
ennesimo enorme successo in Italia, viene premiato dalla
critica tedesca e francese come disco rivelazione
dell'anno. Tutti brani di ottima fattura, ma Alla fiera
dell’est rimarrà stampato per sempre nella mente della
storia musicale.
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L'ARTICOLO E' A CURA DI ADAMO BENCIVENGA E' STATO
REALIZZATO GRAZIE A: .http://www.bergamopost.it/chi-e/alla-
fiera-dellest-spiegata/ http://www.fabule.it/dutuffi/2011/07/23/i
l-circolo-dellodio-e-la-storia-del-capretto/
http://www.e-brei.net/articoli/attcul/ amosvit/capra.htm
https://music.fanpage.it/alla-fiera-del
l-est-l-album-cardine-di-angelo-branduard i-ha-quarant-anni/.

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