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GIALLO PASSIONE
 
Loretta Young e Clark Gable
Quel fattaccio sul treno per Hollywood...
La tragica storia di Loretta Young, violentata nella cuccetta di un treno da Clark Gable, al tempo sposato con Maria Langham. Quella notte concepirono una figlia…



 
 
Quella notte sul treno per Hollywood, il vagone oscillava dolcemente, il ritmo delle rotaie faceva da sottofondo e accompagnava la troupe del film “Il richiamo della foresta” nel loro viaggio di ritorno. Era l’inverno del 1935, e il freddo pungente di Mount Baker, nello Stato di Washington, sembrava ancora aggrapparsi ai finestrini appannati.

Loretta Young, appena ventiduenne, sedeva nella sua cuccetta, avvolta in una coperta leggera, il volto illuminato dalla luce fioca di una lampada. Il suo profilo etereo, con quegli occhi grandi e profondi, avrebbe potuto appartenere a un dipinto preraffaellita, ma quella notte il suo cuore era inquieto.

Sul set, le giornate erano state lunghe e intense. Loretta, già una stella nascente, si era trovata a dividere la scena con Clark Gable, il divo per eccellenza, l’uomo che con un sorriso poteva far tremare le ginocchia a qualsiasi donna.

Lui trentatreenne, sposato con la ricca e matura Maria Langham, emanava un fascino ruvido ed arrogante che lo rendeva irresistibile. Tra loro, durante le riprese, c’era stato un gioco di sguardi, battute sussurrate, un flirt sottile che non aveva mai oltrepassato il confine dell’innocenza. O almeno, così aveva creduto Loretta.

Quella sera, mentre il treno attraversava la notte, Loretta ripensava a quei momenti. Si sentiva lusingata, certo, ma anche a disagio. La sua fede cattolica, radicata e severa, le imponeva un codice morale che contrastava con l’atmosfera libertina di Hollywood. Si alzò per chiudere la tenda della cuccetta, cercando di isolarsi dal brusio del vagone. Fu allora che sentì un rumore leggero, un fruscio appena percettibile. La porta della sua cuccetta si aprì piano, e la sagoma di Clark Gable si stagliò contro la luce del corridoio.

“Clark?” Sussurrò Loretta, il cuore che le balzava in gola. “Che ci fai qui?” Lui sorrise, quel sorriso sghembo che aveva conquistato milioni di spettatori. “Non riuscivo a dormire, Loretta. Troppi pensieri. Posso entrare un momento?” Lei esitò. La sua mente gridava di dire no, ma la stanchezza e il fascino di quell’uomo la tradirono. “Solo un momento.” Rispose, la voce incerta. “Non è appropriato, lo sai. Qualcuno potrebbe averti visto…”

Clark chiuse la porta dietro di sé e il piccolo spazio della cuccetta improvvisamente divenne soffocante. “Appropriato…” Ripeté lui, con un tono che oscillava tra il sarcasmo e la seduzione. “A Hollywood nessuno si preoccupa di cosa è appropriato. Lo sai meglio di me.

”Loretta si irrigidì, stringendo la coperta al petto. “Io non sono come le altre e poi tu sei sposato.” Lui si avvicinò, ignorando il tono di rimprovero. “Maria è lontana, e questo è solo un momento tra noi. Non c’è niente di male, no?” Le sue mani si posarono sulle spalle di lei, e Loretta sentì un brivido, non di desiderio, ma di paura.

“Clark, ti prego, vai via.” Disse, cercando di mantenere la voce ferma. Ma lui non si fermò. La sua presenza, così imponente, sembrava inghiottire ogni possibilità di resistenza. Clark non si mosse. “Andiamo, Loretta.” disse. “Non fare la santarellina. Sai che c’è qualcosa tra noi. L’ho visto nei tuoi occhi sul set.” Si avvicinò di un passo, il suo corpo alto e imponente che occupava quasi tutto lo spazio tra loro. “Non c’è niente, Clark.” Le sue parole erano ferme. La sua mente correva, cercando una via d’uscita. Avrebbe voluto urlare, chiamare qualcuno, ma il vagone era silenzioso, la troupe addormentata o troppo lontana per sentirla. E poi, c’era quella parte di lei che si sentiva intrappolata dal fascino di Clark, dal mito dell’uomo che tutte desideravano.

Lui allungò una mano, sfiorandole il braccio. Il contatto la fece sobbalzare. “Clark, no.” Disse, questa volta più forte, spingendo via la sua mano. Ma lui era troppo vicino, troppo deciso. La afferrò per i polsi, non con forza brutale, ma con una fermezza che non lasciava spazio a discussioni. “Loretta, ti prego, ti desiderio…” Mormorò, il suo volto a pochi centimetri dal suo. Lei sentì il suo respiro caldo, l’odore di tabacco e whisky. Cercò di liberarsi, ma le sue braccia erano deboli contro la stretta di lui.

“Non voglio farti male.” Continuò Clark, ma le sue parole suonavano vuote, un’eco di una promessa che non aveva intenzione di mantenere. “Rilassati. È solo una notte.”
“No!” Gridò Loretta singhiozzando. Spinse contro di lui con tutta la forza che aveva, ma Clark era più forte, più grande, e la sua determinazione sembrava inarrestabile. La spinse contro il letto della cuccetta. Loretta chiuse gli occhi, pregando in silenzio, implorando San Giuda, il santo delle cause perse, di salvarla. Ma non ci fu salvezza quella notte.

Il tempo sembrò dilatarsi, ogni secondo un’eternità di impotenza e terrore. Loretta si aggrappò alla sua fede, recitando mentalmente preghiere mentre il suo corpo si arrendeva alla passione di Clark. Non era seduzione, non era desiderio: era un’invasione, un furto della sua volontà, della sua dignità.

Quando tutto finì, Clark si alzò, sistemandosi la camicia con una calma che la fece rabbrividire. “Non dirai niente, vero?” Disse, più un’affermazione che una domanda. “Non c’è bisogno di fare drammi. È Hollywood, piccola. Succede.”

Loretta non rispose. Rimase immobile, raggomitolata sulla cuccetta, il viso rigato di lacrime silenziose. Clark si voltò e uscì senza un’altra parola, lasciandola sola con il rumore delle rotaie e il peso di un segreto che avrebbe portato con sé per decenni. Si avvolse nella coperta, il corpo scosso da tremiti, la mente un vortice di vergogna, rabbia e senso di colpa. Come aveva potuto lasciarlo entrare? Perché non aveva urlato più forte? Ma più di ogni altra cosa, si chiese come avrebbe potuto convivere con ciò che era appena successo. Quella notte, il confine tra vittima e colpevole si confuse nella sua mente, un fardello che l’avrebbe accompagnata per il resto della vita.

Quando scoprì di essere incinta, Loretta fu travolta dal terrore. Era una giovane donna non sposata, in un’epoca in cui le clausole morali dei contratti hollywoodiani potevano distruggere una carriera in un batter d’occhio. La sua fede cattolica le impedì di considerare l’aborto, ma il peso della vergogna e del giudizio sociale era insopportabile. Decise di nascondere la gravidanza, ritirandosi in Europa per mesi, lontana dai riflettori e dalle chiacchiere di Hollywood.

Nel novembre del 1935, in una clinica discreta, nacque una bambina. Loretta la chiamò Judy, in omaggio a San Giuda Taddeo,. Ma anche quella scelta, così carica di significato, non alleviò il senso di colpa che la tormentava. Non poteva tenere la bambina con sé. Con il cuore spezzato, la affidò a un orfanotrofio, promettendosi che sarebbe tornata per lei.

Diciannove mesi dopo, Loretta, ormai tornata a Hollywood, adottò ufficialmente Judy, presentandola al mondo come una figlia adottiva. Nessuno sospettò la verità, nemmeno Clark Gable, che non mostrò mai alcun interesse per la bambina. Loretta si chiedeva se lui sapesse, se avesse mai sospettato che Judy fosse sua. Ma non glielo chiese mai. Il silenzio divenne il suo rifugio, e il senso di colpa il suo compagno costante.

Passarono gli anni, e Loretta costruì una carriera straordinaria, culminata con l’Oscar nel 1947 per “La moglie celebre”. Si sposò con il produttore Tom Lewis, e Judy prese il suo cognome. Ma il segreto continuava a pesare. Ogni volta che guardava sua figlia, Loretta vedeva gli occhi di Clark, un ricordo che la trafiggeva come una lama.

Una sera, negli anni Sessanta, mentre Judy, ormai adulta e attrice a sua volta, sedeva con lei nel salotto della loro casa a Los Angeles, in un momento di fragilità la verità emerse. “Mamma.” Disse Judy, con un tono che tradiva anni di domande represse. “Perché non mi hai mai parlato della mia adozione? Chi erano i miei veri genitori?”

Loretta abbassò lo sguardo, le mani che tremavano leggermente. “Judy, io… io sono tua madre. Non sei stata adottata. Ma tuo padre…” La voce le si spezzò. “Tuo padre era Clark Gable.” Judy sgranò gli occhi, incredula. “Clark Gable? Ma… come? Voi due eravate…?”
“No.” Tagliò corto Loretta, il volto contratto dal dolore. “Non eravamo niente. È successo, e io non ho potuto fermarlo. Perdonami non volevo che lo sapessi, almeno non così.” Judy rimase in silenzio sotto il peso di quella rivelazione. Non era il frutto di un amore, ma di una violenza.

Quel giorno, il rapporto tra madre e figlia cambiò per sempre, segnato da un misto di amore, rabbia e incomprensione. La verità rimase sepolta fino al 1994, quando Judy Lewis pubblicò Uncommon Knowledge, rivelando al mondo che Clark Gable era suo padre. Loretta, inizialmente, smentì, terrorizzata dall’idea che il suo segreto fosse esposto. Ma dopo la sua morte, nel 2000, la sua autobiografia postuma, Per sempre giovane, confermò tutto. Scrisse del dolore, della vergogna, della fede che l’aveva sostenuta, ma anche della forza che le aveva permesso di andare avanti.

Quella notte sul treno, un istante di violenza, aveva segnato tre vite: quella di Loretta, costretta a vivere con un segreto insostenibile; quella di Judy, che aveva cresciuto il peso di un’identità nascosta; e quella di Clark, che forse non seppe mai di essere padre. Hollywood, con il suo glamour e i suoi scandali, aveva inghiottito la loro storia, lasciandola emergere solo decenni dopo, come un’eco lontana di una notte che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare.

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IMMAGINE CREATA DA IA

ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.dailymail.co.uk
https://www.dagospia.com/r
https://www.nanopress.it/spettacoli/2015/07/
https://it.wikipedia.org/wiki/Loretta_Young
https://velvetcinema.it/2015/07/1
https://www.corriere.it/spettacoli/


 







 
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