Madame il suo nome?
Mi chiamo Isabelle, ma per ovvie ragioni non dico il mio
cognome. Sono nata a Parigi da padre italiano e madre ungherese.
Ora ho all’incirca quarant’anni e vivo in Italia.
Perché ha deciso di contattarci tramite email e
raccontarci la sua storia?
Prima di tutto perché mi
avete garantito l’anonimato, secondo perché sono un pochino
tanto esibizionista e terzo perché mi sono resa conto che, sui
giornali e su internet, non si spendono molte parole sulla
dipendenza dal sesso come succede invece per l’alcool e la
droga. Nelle rare volte in cui si affronta, l’argomento della
dipendenza dal sesso viene sempre visto sotto una forma di
perversione psichica. Anche la parola ninfomania è un termine
del tutto desueto e sta ad indicare erroneamente che l’assidua
ricerca del piacere sessuale è patologica solo nel caso di una
persona di sesso femminile.
E invece?
Beh io parlerei più di una forma di ipersessualità sia
maschile che femminile ed è ovvio che la continua ricerca di
partner, per ottenere nuove sensazioni e piaceri, si accompagna
alla perdita di inibizioni e a continue manifestazioni di
seduzione, provocazione, desiderio sessuale, tanto da assumere
caratteristiche fuori dall’ordinario, ma non per questo
patologiche.
Lei non crede che sia
un’insoddisfazione più psichica che fisica?
Ovvio
che per raggiungere il proprio piacere la componente mentale è
fondamentale, e il più delle volte ci si autoconvince che il
motivo del frequente passaggio da un uomo all’altro e quindi
dell'insoddisfazione sia legato al compagno e non a una
situazione interna di disagio.
Quando ha
scoperto di essere una ninfomane? (Uso questo termine per
comodità).
Faccia pure, non sono una bigotta, ma le
ripeto credo sia un termine inesatto anche perché, fino a prova
contraria, gli uomini sono ossessionati dal sesso più delle
donne.
Grazie per la precisazione… Il suo primo
segnale?
Il mio primo orgasmo lo ebbi a dodici anni.
Stavo giocando alla lotta nella mia stanza con un mio compagno
di giochi, vicino di casa. Strusciando il mio corpo sui suoi
jeans iniziai a tremare tutta e dopo un po’ ebbi un piacere
immenso durato credo una trentina di secondi. Mi bagnai
completamente e superata la vergogna per quello che mi era
accaduto caddi in uno stato di benessere mai avvertito prima.
Da quel momento immagino prese coscienza della
sua inclinazione…
Esatto, salutai il mio compagno di
giochi, mi chiusi in bagno e cercai di provare lo stesso piacere
con l’aiuto delle sole mani. Il risultato fu incredibile perché
oltre al piacere avvertii un senso smisurato di libertà ovvero
potevo liberamente e senza alcun freno, in qualsiasi momento e
in qualsiasi luogo, provare quel tipo di sensazioni.
Immagino ci riprovò anche nei giorni successivi…
Non dovevo chiedere nessun permesso o pagare qualcosa, tuttavia
cercavo di limitarmi, ma con scarsi risultati. A fine giornata
ero davvero esausta.
Poi cosa successe?
A scuola non riuscivo a concentrarmi su niente altro. Ogni
ricerca in internet, sia se si trattasse di un forum su Manzoni
o di algebra diventava per me un motivo valido per conoscere
ragazzi. Poi scoprii le chat.
Cosa succedeva in
quelle chat?
Scoprii un mondo diverso, ovvero quello
degli adulti, in cui il sesso era associato a qualcosa di sporco
e di peccaminoso. Quelle chat traboccavano di parole sconce, io
fingevo di essere molto più grande e gli uomini non si
risparmiavano a farmi volare con la fantasia, ma anche ad
insultarmi per il solo fatto che provassi piacere. Durante
quelle chat, a casa o nella stessa biblioteca della scuola,
bastava che mi sfiorassi per raggiungere l’orgasmo.
Cosa faceva? Andava in bagno?
Spesso e
volentieri i miei orgasmi li consumavo nei bagni della scuola,
anche perché a casa avevo timore che i miei genitori mi
scoprissero.
Si sentiva diversa dalle sue
coetanee…
Sì, mi vantavo con me stessa di avere un
bellissimo segreto ovviamente da non svelare. Comunque credevo
fosse un gioco che le mie compagne non avevano ancora
conosciuto. Insomma mi ritenevo più grande di loro e non credevo
fosse un problema, o meglio non lo consideravo tale.
Quando ebbe il primo rapporto vero?
Frequentavo già il liceo quando un ragazzo della quinta, io
facevo la seconda, mi offrì un passaggio. Fermò la sua macchina
vicino alla ferrovia, ci baciammo e poi successe. Forse perché
avevo posto molte aspettative o forse perché ci pensavo da molto
tempo quell’incontro non fu una esperienza eccezionale. Rimasi
piuttosto delusa. Naturalmente ci incontrammo il giorno dopo e
il giorno dopo ancora, ma l’effetto non cambiò, per cui, per
capire se ci fosse in me qualcosa che non andasse, adocchiai
altri ragazzi della stessa sua età. Bastava poco per andarci a
letto, a volte una pizza, ma anche una birra, un invito a casa a
studiare insieme, o un semplice sorriso.
Con
tutti faceva sesso completo?
Oh no, al tempo bastava
molto poco per raggiungere il benessere. A volte un bacio, una
parola complice oppure il pensiero che due mani sconosciute
stessero toccando le mie intimità e il più delle volte
raggiungevo l’orgasmo pensando che stavo donando qualcosa mi me
stessa, ossia che stavo offrendo qualcosa di prezioso e di
segreto.
Erano molti i fortunati?
Come dire… preferivo la quantità alla qualità. Parecchie volte è
successo di dare due e anche tre appuntamenti nella stessa
giornata. Il risultato fu che alla fine del liceo le mie amiche
avevano avuto quattro/cinque partner mentre io viaggiavo oltre i
cento. Ogni occasione era buona per incontrare, tipo nei locali,
nelle birrerie, ma anche nei musei.
Che età
avevano?
Durante il liceo soprattutto coetanei o
poco più grandi. Poi però sceglievo gli uomini maturi
ritenendoli a torto più passionali e altruisti durante l’atto.
Per non farli fuggire avevo imparato a non chiedere loro nulla
che potesse comprometterli, tipo nome, età, indirizzo e se
fossero sposati. Ricordo come se fosse oggi quando mi concessi
al mio professore di filosofia, lui stravedeva per me e
impazziva quando a scuola indossavo le gonne corte. Mi faceva
sempre i complimenti. Poi un giorno mi invitò a casa sua per
regalarmi un libro su Kant, io accettai. Salii quelle scale col
fiato in gola, lui appena mi vide mi fece accomodare in sala e
chiuse la porta. E nonostante in casa ci fosse la moglie, iniziò
a baciarmi e ancora col piumino indosso lui mi prese all’istante
e facemmo l’amore in piedi. Fu tutto così veloce, non più di
cinque minuti, ma non lo dimenticherò mai.
Era
sempre in una fase di costante ricerca?
Affinai i
miei metodi e quindi iniziai a mandare mie foto dove apparivo
completamente nuda o in posizioni provocanti tramite Twitter,
Facebook e siti di incontri, accompagnate da richieste esplicite
di incontri estemporanei. Non ponevo condizioni, tranne che
fossero totalmente sconosciuti e che, per muovermi rapidamente,
abitassero a pochi chilometri da dove risiedevo. Ormai pensavo
solo al sesso, era diventato il mio “sine qua non” della
giornata. Alle volte mi alzavo molto presto e cominciavo a
chattare finché non prendevo appuntamento con qualcuno. Era la
mia priorità. Non mi bastava più un semplice incontro. Cercavo
emozioni estreme. Dal cilindro sceglievo gli uomini più grandi e
sposati perché così non c’era il rischio che si innamorassero.
Li incontravo in posti pubblici, la scusa era bere un caffè
insieme, per non fallire mi presentavo con minigonne da urlo e
tacchi altissimi e inevitabilmente si andava subito al sodo.
La sua vita, diciamo reale, come proseguiva?
Col professore di filosofia ci feci l’amore cinque o sei volte,
ma anche col quello di matematica e col vice preside. Poi la
scuola finì e mi diplomai a pieni voti. All’università sul mio
libretto iniziarono a comparire i primi trenta con qualche lode,
ma fondamentalmente la mia vita sociale era uno schifo. Non
avevo un ragazzo fisso ed ero sola e senza amiche.
Non ha mai avuto ripensamenti?
Mia madre si
accorse che c’era qualcosa in me che non andasse. Mi portò dal
medico di famiglia. Lui mi visitò e si limitò a prescrivermi un
ansiolitico. Del resto i medici non sono assolutamente
preparati, non essendo una malattia non riescono a capire
veramente cosa sia la dipendenza dal sesso e come possa
influenzare ogni istante della tua vita. Poi rimasi ancora più
sola quando i miei si separarono e mia madre si trasferì negli
Stati Uniti.
Non si confidava mai con qualcuno?
Mai. Questo tipo di dipendenza ti porta gioco forza ad
estraniarti da parenti ed amici. Anche se a dire il vero avevo
una fitta rete di conoscenti occasionali. Certe sere era
sufficiente scendere nel bar sotto casa, ordinare da bere ed
attendere. Difficilmente concludevo la serata da sola. Ebbi solo
un attimo di sconforto quando presi una malattia venerea, ma
dopo la cura ero più in forma e vogliosa di prima.
Poi da quanto mi ha detto convolò a nozze. Come mai?
Persi mio padre per un brutto incidente stradale, ero figlia
unica e all’età di ventisei anni rimasi a vivere da sola in
Italia. A quel punto, anche su consiglio di mia nonna paterna,
visto che ero una bella e appariscente ragazza, accettai i
corteggiamenti di un amico di famiglia. Lui aveva dieci anni più
di me e ci sposammo dopo appena sette mesi dal tragico evento.
Lui sapeva?
Eravamo già stati insieme.
Le voci nella città dove abitavano correvano per cui qualcosa
sapeva.
Come andò il matrimonio.
Fondamentalmente per me non cambiò nulla. Mio marito aveva
un’impresa di esportazioni e viaggiava molto anche all’estero.
Per cui rimanevo settimane intere da sola. Anzi il fatto di
essere sposata aumentò il mio desiderio e le mie frequentazioni
a causa della consapevolezza di fare una cosa ancora più
proibita e soprattutto perché, se fossi stata scoperta, avrei in
qualche modo dovuto rinunciarci, almeno per un po’ di tempo. Per
cui, quando rimanevo da sola, la ricerca diventava ancora più
frenetica. Bastava uno sguardo, un tacco alto, un rossetto
intenso e alle volte un semplice bottone slacciato del mio top
per attirare l’attenzione. Nei bar, tra i banchi del
supermercato e quelli della chiesa, in stazione aspettando il
treno o nelle stazioni di servizio. Mi creda non c’era luogo non
adatto!
Dove andava … a consumare di solto?
Il più delle volte nelle auto, ma anche nei bagni, al parco,
oppure quando avevo tempo in un motel lungo la strada
provinciale. Sempre lo stesso, credo davvero che mi avessero
preso per una prostituta! Mi vergognavo non poco e quindi in
assenza di mio marito iniziai ad ospitare i miei partner a casa.
Ma non c’erano rischi?
Con mio marito
vivevamo in una villetta isolata e poi il pensiero che lui
potesse scoprirmi in flagrante aumentava la mia eccitazione.
Ormai l’attività era diventata quotidiana e un giorno di
dicembre, poco prima di Natale, raggiunsi il top: feci sesso
durante la giornata con quattro uomini diversi.
Ma era amore quello?
Ovviamente no! Non mi
interessava nulla di loro, giovani o vecchi, belli o brutti,
gentili o rudi tutti indistintamente avevano qualcosa che mi
faceva scattare una voglia incontrollabile. Non mi preoccupavo
delle conseguenze, non pretendevo tecnica o chissà quale
esperienza tranne il fatto di avere le attenzioni necessarie per
raggiungere l’orgasmo.
Lo raggiungeva?
Non sempre, oramai non ero più la ragazzina che si bagnava con
uno sguardo o un bacio. Ma per me non era importante vincere, io
volevo giocare! Ripeto bastava che un uomo mi guardasse per
andarci a letto. E ci andavo quasi sempre. Tutti erano ben
disposti a possedermi e io non vedevo l'ora che lo facessero.
Ebbe anche incontri con più uomini
contemporaneamente?
Il fuoco che ardeva in me era
più forte di qualsiasi possesso, qualsiasi degrado e qualsiasi
umiliazione. Mi illudevo che la quantità potesse spegnere quel
fuoco. La prima volta successe a casa di un mio partner. Lui mi
bendò, mi distese sul letto, iniziò ad accarezzarmi finché mi
resi conto che le mani erano più di due… Poi una sera toccai
davvero il fondo. Mio marito era a Berlino per lavoro ed io a
casa da sola. Mi stavo annoiando a morte allora decisi di
uscire. Andai in una discoteca molto distante dal mio paese per
non fare incontri compromettenti, ma il caso volle che proprio
lì incontrai il figlio ventiduenne di una coppia di amici di mio
marito. Lui era in compagnia di altri quattro ragazzi. Forse
sapevano, forse no, comunque iniziarono a farmi i complimenti
per come mi ero vestita, a dirmi che ero bella e provocante, poi
i discorsi si fecero più espliciti e qualcuno mi disse senza
mezzi termini che mi avrebbe scopato volentieri nella toilette
del locale. Feci finta di niente, ma qualcosa dentro me iniziava
a ribollire. Tra quei ragazzi mi sentivo una regina, una dea del
piacere. Ballai con tutti loro a turno e tutti indistintamente
insinuavano le mani procurandomi un enorme piacere finché al
culmine della mia perversione li invitai tutti a casa mia. Forse
sarà stato l’alcol o qualche spinello di troppo, oppure solo la
mia voglia di trasgredire e provare fin dove mi sarei potuta
spingere. Quella notte feci l’amore con tutti loro raggiungendo
l’orgasmo infinite volte.
Ma lei cosa pensava di
se stessa? Credeva che questa ossessione fosse normale?
Mi rendevo conto di aver sviluppato una vera e propria
dipendenza, mi consideravo come una giocatrice alle slot machine
oppure una obesa che non smette di mangiare. Ero cosciente che
quella pratica mi stesse avvelenando l'anima. Stavo scivolando
in un abisso e capivo di non essere normale rispetto agli
standard imposti dalla società, ma non mi consideravo malata. Di
certo avrei preferito un sesso più maturo e qualitativo, ma non
riuscivo a smettere.
Poi cosa è successo.
Forse perché qualcuno lo mise in guardia o forse perché era
estremamente difficile mantenere segreta quella mia
iperattività, mio marito nel tempo iniziò ad intuire. Divenne
sospettoso facendomi ogni volta domande strane, ma non fu questo
a fermarmi. Ero diventata brava a inventare scuse e a togliermi
da situazioni imbarazzanti. Uno dei problemi era che, non
vivendo in una metropoli, la maggior parte degli uomini,
indirettamente o direttamente sapeva di me. Si creavano
situazioni non sopportabili ed era facile incontrare per strada
o nei locali pubblici gente con cui ero stata.
Ci faccia un esempio.
Durante una serata di gala,
alla presenza del sindaco, un amico, che avevo conosciuto tempo
prima, si avvicinò e mi fece delle avances così dirette che, per
non creare scandalo, misi una scusa a mio marito e mi feci
guidare in bagno dove lui fece il proprio comodo.
E poi?
Non erano solo le situazioni
imbarazzanti che iniziarono a frenarmi, ma anche il fatto che,
quando capivano il mio bisogno di sesso, diventavano violenti e
pretendevano che soddisfacessi tutti i loro desideri, anche i
più bassi, sporchi e dominanti. Ormai erano continue umiliazioni
nelle quali a poco a poco non riuscivo più ad avvertire il senso
di libertà che aveva sempre caratterizzato il mio piacere.
Quindi?
Una sera di due anni fa tornai a
casa con il vestito stracciato e piena di lividi per tutto il
corpo. Stavo per inventare a mio marito l’ennesima bugia, quando
lui mi bloccò e mi disse che se avessi avuto voglia di parlare,
mi avrebbe ascoltata e capita, qualunque cosa gli avessi
confessato. E allora presi il coraggio con due mani e iniziai a
raccontare, non gli dissi tutto subito, ma lui fu molto
comprensivo e nel giro di qualche giorno riuscii a liberarmi
completamente.
E lui?
Fu magnifico,
mi accolse nella culla calda della sua comprensione e della sua
età matura. Mi disse che mi avrebbe guidata in qualunque posto
desiderassi andare perché aveva capito che la mia ricerca
solitaria mi avrebbe riportata a chiudermi in me stessa e
ributtata nel degrado più assoluto.
Adesso?
Sono passati due anni da quella confessione, direi una bugia se
le dicessi che tutto appartiene al passato e non ho avuto più
problemi, del resto una confessione non è una terapia, ma posso
sicuramente dirle che oggi, nella mia consapevolezza di donna e
moglie, apprezzo molto il sesso coniugale come del resto mio
marito ha iniziato ad apprezzare la mia indole calda… Nei nostri
momenti intimi il sesso è diventato più gratificante, pieno di
gioia e di emozioni e addirittura appagante. Avendo lui compreso
che non sono ammessi limiti fisici o mentali nel nostro sesso
c’è molta più fantasia e creatività e soprattutto la complice
disponibilità da parte sua a soddisfare ogni mio desiderio
compreso quello che a volte ci porta insieme a cercare altri
partner.