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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 
 

Paulette Goddard
Tempi moderni
Figura di rilievo nel cinema americano degli anni Trenta e Quaranta, la sua immagine è profondamente legata al cinema di Charlie Chaplin: con la grazia di un corpo esile e sottilmente provocante, è la fanciulla orfana che accompagna il vagabondo Charlot in Tempi moderni
 


 
  (New York, 3 giugno 1910 – Ronco sopra Ascona, 23 aprile 1990)


 
.Madame le sue origini?
Il mio vero nome è Pauline Marion Levy, sono nata a Long Island, unica figlia di Joseph Russell Levy e Alta Mae Goddard. Mio padre era ebreo e mia madre mormone, purtroppo divorziarono quando ero ancora piccola e rimasi con mia madre con la quale ebbi un intenso e stretto rapporto.

Come fu la sua adolescenza?
Nei primi anni vivemmo in gravi difficoltà economiche, mio padre ci aveva abbandonate e andammo avanti grazie all'aiuto di un mio prozio, Charles Goddard, fratello di mio nonno.

Suo padre che fine fece?
Ricomparve nella mia vita alla fine degli anni trenta, quando ero già un'attrice famosa. Lui tentò di ricucire il rapporto, ma in seguito mi fece causa per un articolo di giornale in cui denunciavo il suo abbandono quando ero bambina. Fu la rottura definitiva e alla sua morte, per sfregio, nel testamento mi lasciò solo un dollaro in eredità.

Sua madre invece fu una figura molto importante per lei…
Non faceva altro che spronarmi e convincermi che la bellezza che la natura mi aveva dato, poteva essere il lasciapassare per il mondo dello spettacolo e quindi su suo consiglio mi inventai quel look fatale tingendomi i capelli castani biondo platino e prendendo lezioni di ballo.

Iniziò presto a lavorare…
Mentre frequentavo la Washington Irving High School a Manhattan, trovai lavoro come modella. Indossando abiti aderentissimi cominciai a far parlare di me e ad attirare ammiratori già nel 1926 ad appena sedici anni quando mi proposi come ballerina per le Ziegfeld Follies. Poco dopo debuttai nello spettacolo No foolin al New Amsterdam Theatre poi l'anno seguente esordii come attrice di teatro, scegliendo il nome d'arte di Paulette e il cognome da nubile di mia madre.

Cos’erano le Ziegfeld Follies?
Erano una serie di spettacoli teatrali prodotti a Broadway ispirati alle Folies Bergère di Parigi, gli spettacoli comprendevano numeri musicali e sketch comici. Un genere molto semplice, tipico del vaudeville, ma l'alchimia tra il fasto delle scene, la verve delle musiche e il talento degli artisti era a dir poco esplosivo e molto coinvolgente.

Leggo che si sposò a sedici anni, è vero?
Oh sì, mi legai in matrimonio ad Edgar James, un ricco uomo d'affari e industriale del legno molto più anziano di me. Vivemmo nella Carolina del Nord conducendo una vita mondana. Divorziammo nel 1929, ossia tre anni dopo. Da quel divorzio ottenni 375.000 dollari e gli alimenti furono così generosi che avrei potuto vivere nel lusso per tutto il resto della mia vita.

Benestante e piena di fascino si trasferì a Hollywood…
La mia intenzione era quella di sfondare nel cinema, ma non volevo fare la fine delle tante attricette in cerca di successo. Andai con mia madre e pianificai il mio ingresso ad Hollywood in modo da far colpo. Guardaroba ben fornito, cameriera personale, auto di lusso e autista. Presi in affitto una villa da sogno e nel giro di pochi giorni fui invitata ad una serie di party ottenendo le prime particine fra cui alcuni cortometraggi di Stan Laurel e Oliver Hardy.

Si fece conoscere quindi…
Firmai un contratto per il produttore Samuel Goldwyn andando a far parte del gruppo di attrici note come le Goldwyn Girls.

Nel 1932 ebbe la sua grande occasione durante una festa esclusiva organizzata dal magnate Josep Schenk…
Oh sì, incontrai per la prima volta Charlie Chaplin, attore e regista geniale. Lui stava attraversando un periodo nero dopo il divorzio da Mildred Harris, da cui aveva avuto due figli Charles e Sidney, ancora sotto i dieci anni.

Lui aveva 43 anni e lei 21…
Dopo quel primo incontro, cominciammo a frequentarci anche se i nostri caratteri erano diametralmente opposti: io vivace, determinata, sempre allegra ed ottimista, mentre lui era introverso e costantemente malinconico. Comunque tra noi nacque un sodalizio sia artistico che sentimentale che durò otto anni.

Lavoraste insieme immagino…
Per lui tornai castana abbandonando il biondo platino dei miei capelli. Charlie mi scritturò come coprotagonista di Tempi moderni. In quel film interpretavo la fanciulla orfana Hanna che accompagnava tenendolo per mano il vagabondo Charlot al centro di una strada luminosa lontano dallo stress del moderno mondo tecnologico e dinanzi a un sole che mai tramonterà. Nonostante fosse un film muto fu un successo planetario ed io salii nell’olimpo delle star.

Come fu il rapporto con Chaplin?
Beh all’inizio fu un colpo di fulmine! Durante le riprese del film andammo a vivere insieme nella sua villa immersa nel verde di Beverly Hills. Circondati dal lusso davamo spesso cene e ricevimenti mondani. Divenni un'ottima padrona di casa e una compagna ed amica per i suoi due figli. Lui mi presentava come sua moglie, aggiungendo che ci eravamo sposati a Canton in Cina nel 1936, ma in realtà non ci sposammo mai.

Anche lei, come tante altre attrici del tempo, fu ad un passo per interpretare il personaggio di Rossella O'Hara in Via col vento…
Il provino andò più che bene, ma i produttori del film temevano uno scandalo in quanto non riuscii a dimostrare di essere realmente sposata con Chaplin.

Il successo di Tempi moderni non fu bissato subito…
Per mancanza di film direi… Chaplin in realtà aveva in mente altri progetti che mi vedevano coinvolta, ma era anche molto lento nella pianificazione. Temendo quindi di essere dimenticata velocemente dal pubblico preferii affidarmi al produttore David O. Selznick, grazie al quale ebbi modo di partecipare al film tutto al femminile Donne di George Cukor. Comunque con Charlie recitai quattro anni dopo nel film Il grande dittatore, primo film sonoro del regista e ultimo del vagabondo, interpretando una ragazza ebrea perseguitata.

Chaplin non aveva preso bene il fatto che lei recitasse con altri registi…
Direi di no. A lui non piacevano i film che interpretai senza di lui. Del resto non era facile vivere con il grande genio ed una sera mi ritrovai tra le braccia di Gary Cooper. Alla fine mi separai da Charlie ed andai a vivere nella casa al mare. Poi per un certo periodo frequentai il compositore George Gershwin. Anche in quell’occasione Chaplin mise in giro la voce di un fantomatico divorzio in Messico nel 1942, ma in realtà agli amici e alla famiglia diceva la verità, ovvero che non c’era stato alcun divorzio per il semplice fatto che non c’era mai stato un matrimonio.

Nel 1939 aveva firmato un contratto con la Paramount Pictures…
Recitai nel film Il fantasma di mezzanotte con Bob Hope, poi accanto a Fred Astaire nel musical Follie di jazz. Qui conobbi Burgess Meredith che divenne il mio terzo.... pardon secondo marito.

Poi ci fu la nomination…
Era il 1944 ed ottenni la mia unica nomination agli Oscar, come miglior attrice non protagonista, per l’interpretazione di un'infermiera di guerra nel film Sorelle in armi. In questo periodo ebbi la fortuna di lavorare per tre grandi produzioni: Giubbe rosse, Vento selvaggio e Gli invincibili, tutte sotto la direzione di Cecil B. DeMille.

Nel 1946 recitò di nuovo con suo marito nel meraviglioso film di Jean Renoir: Il diario di una cameriera.
Impersonai un'avvenente cameriera che alla fine dell'Ottocento provocava turbamenti erotici e scatenava alcuni conflitti nelle due case in cui era a servizio. Credo sia stata la mia migliore interpretazione e a detta dei critici assecondai alla perfezione le intenzioni del regista di realizzare una sorta di film noir, che rievocasse le atmosfere di certi classici del muto e soprattutto riprendesse l'eredità della migliore tradizione letteraria francese.

Nel 1947 fu la volta di Un marito ideale di Korda, tratto da una commedia di Oscar Wilde.
Ero la squisita e perfida Lady Cheveley, personaggio che interpretai con la dovuta malizia femminile.

Terminato il contratto con la Paramount accettò alcune proposte di lavoro in Gran Bretagna per poi ritirarsi definitivamente…
Negli anni cinquanta avevo superato i quarant’anni e mi offrivano ruoli sempre più modesti in film sempre meno importanti. Hollywood aveva necessità di svecchiare le sue dive ed io non ero fatta per accettare compromessi, quindi mi allontanai da Hollywood prima di essere messa in disparte.

Nel 1950 divorziò da suo marito Burgess Meredith…
Mi trasferii definitivamente in Europa e alcuni anni dopo conobbi in un negozio di fiori Erich Maria Remarque lo scrittore tedesco, autore del famoso Niente di nuovo sul fronte occidentale. Fu subito grande amore e da quel giorno non ci lasciammo più. Ci sposammo il 25 febbraio del 1958 e dopo il matrimonio viaggiammo molto in tutto il mondo acquistando case nei diversi continenti. Partecipammo a tutti gli eventi più importanti, assistendo alle prime alla Scala o al Metropolitan, per poi ritornare nel nostro rifugio ovvero nella quiete di Ronco sopra Ascona, nella Svizzera italiana, dove ci eravamo stabiliti.

Un paradiso che non lasciò più…
Era davvero un posto da sogno, mi allontanai solo una volta nel 1964 per andare in Italia e girare il mio ultimo film: Gli indifferenti di Francesco Maselli, tratto dal romanzo di Alberto Moravia.


Dopo la morte di Remarque nel 1970, la Goddard divenne una ricca vedova, ereditò dal grande scrittore gran parte del denaro e diverse proprietà in tutta Europa, tra cui inestimabili opere di arte contemporanea. Non abbandonò Ronco, paese tra l’altro molto vicino a quello in cui vivevano Chaplin e la moglie Oona. Nel 1989 venne operata di cancro al seno. L'intervento sembrò riuscito, ma con il tempo sorsero nuove complicazioni. L'attrice morì il 23 aprile del 1990, poco meno di due mesi prima del suo ottantesimo compleanno. Cremata, le sue ceneri sono tumulate nel cimitero di Ronco, accanto al corpo di Remarque e alle ceneri della madre. Non ebbe figli, nel mese di ottobre del 1944, aveva avuto un aborto spontaneo. Nel suo testamento, l’attrice lasciò più di 20 milioni di dollari alla New York University, che in suo onore le dedicò la Paulette Goddard Hall al 79 della Washington Square East in New York City. Per il suo contributo al cinema la sua stella brilla sulla Wlak of Fame al 1652 di Vine Street



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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://latampa.altervista.org/
https://en.wikipedia.org/wiki/
http://www.cinekolossal.com/
https://it.wikipedia.org/
http://www.treccani.it/
http://www.persinsala.it/

FOTO GOOGLE IMAGE


 



















 
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