Sono in bagno, mi libero dei vestiti, quelli che ancora indosso. È
maledettamente tardi, sono le sette e un quarto, a casa mi staranno
aspettando: “Dove sarà andata la mamma?” Immagino la voce di mio figlio
Samuele. Già dove sarà andata la mamma? Già dove sono ora? Mi guardo
intorno smarrita. Oh sì sono in un bagno, il bagno del Motel Aurora, due
stelle, in estrema periferia. Sono ancora confusa, mai avrei creduto che
fosse così bello fare l’amore in un tardo pomeriggio di un giorno feriale.
Apro la doccia, chiudo la cabina alle mie spalle, l'acqua bollente scivola
sulla mia pelle, cerco di togliermi il marchio dell’amore o peggio quello
ancora più profondo dell’infedeltà! Insapono i seni, lentamente mi
accarezzo le cosce con la spugna. Avverto ancora il suo odore e quel
profumo mi fa vibrare ancora, un brivido mi percorre lungo la schiena.
Ancora mi tremano le gambe. Se avessi tempo andrei di là e farei l’amore
di nuovo…
Esco dalla doccia, mi guardo allo specchio, oh sì sono
un’amante, ora so che faccia ha un’amante! Tutto è successo così
improvvisamente, o meglio no, era tanto che ci pensavo. Un caffè al bar
dell’ufficio.
“Che fai all’uscita?”
L’ho guardato indecisa… “Le
solite cose.”
“Se vuoi possiamo fare due passi insieme.” Ma non erano
solo due passi…
Perché questa volta dopo anni di corteggiamento
sfrenato ho accettato senza esitazione. Lui strada facendo mi ha chiesto
il motivo, ma sinceramente non lo so.
“Oggi vale ieri.” Gli ho detto
sorridendo.
E lui non si è lasciato sfuggire l’occasione. Erano anni
che aveva pianificato quell’incontro e quando da lontano è spuntata quella
scritta viola “MOTEL AURORA” mi ha detto: “Andiamo.”
Io non ho
risposto, ma si sa che chi tace il più delle volte acconsente. E lui
sapeva che avrei accettato quell’invito, da come ero vestita, da come ero
truccata…
Mi guardo allo specchio. “Dio ma come fa a vedermi
bella?” Eppure me lo ha detto centinaia di volte mentre facevamo l’amore!
Lui ha vent’anni meno di me, è giovane e bello, chissà quante donne
potrebbe avere! Socchiudo la porta, lo vedo, si sta gustando la classica
sigaretta dopo l’amore, è ancora disteso sul letto, lo sento sta
telefonando a sua moglie. La sua bella stupenda giovane moglie. L’ho
conosciuta l’anno scorso ad una festa aziendale. È bionda, delicata, ha la
pelle chiara, diafana, mi ricorda molto Grace Kelly.
“Sì cara,
traffico permettendo, tra mezz’ora sarò a casa?” Mi chiedo come faccia ad
essere così disinvolto.
Non più di dieci minuti fa era dentro di me
urlando: “Che bello amore! Finalmente!” Come sono strani gli uomini, ma
certo che noi donne non siamo da meno. Anch’io dovrei chiamare casa, è
maledettamente tardi, non ce la faccio, ho paura che la mia voce mi
tradisca. Aspetto. Intanto mi vesto.
Lui bussa alla porta, entra.
“Ma ti sei lavata?”
Lo guardo dubbiosa. Mi bacia.
“Volevo che
conservassi il mio odore fino a casa.”
Rimango muta. Lui mi accarezza
il seno.
“Sei mia, mia, mia… Sono pazzo di te, non ci speravo più e
invece oggi mi hai fatto una meravigliosa sorpresa. Sai cosa sto pensando?
Voglio che l’odore del mio piacere rimanga su di te e ti accompagni per
tutto il tempo fino a quando non ti rivedrò domani mattina. Come un gatto
voglio tracciare i miei confini…”
Si avvicina, lo sento, è di nuovo
eccitato. “Luca, ti prego è tardi.”
Mi bacia il collo, mi stringe
i seni, poi mi volta, sono sua, divento rossa, e già anche io sono di
nuovo eccitata e i miei capezzoli rispondono immediatamente alla sua
saliva, alle sue stupende labbra di velluto. “Non puoi andare via con
questo profumo anonimo di sapone scadente, voglio che tu sappia di me. Lui
deve sapere che sei mia…”
“Sei pazzo.”
“Sai quanti anni sono che
ti volevo mia?”
Cerco di contare, forse dodici, era un ragazzino
quando è stato assunto, ricordo ancora i primi giorni quando mi diedero il
compito di insegnargli il lavoro. Intanto però chiudo gli occhi e sento le
sue mani sui miei fianchi, oddio no, le sento dappertutto. M’infila una
mano sotto la gonna e tocca le mie intimità.
“Ma sei bagnata?” Mi
slaccia la camicetta, la gonna è già scivolata sul pavimento.
“Sei la
mia bambola, come abbiamo fatto a resistere tutto questo tempo, ti
voglio…”
“Luca è tardi.” Ma la mia voce ormai è un sospiro, un
richiamo, un invito a prendermi ancora.
Le sue mani esplorano
parte di me, si impossessano della mia anima, di nuovo, non mi era mai
successo di eccitarmi così dopo un pomeriggio intenso d’amore.
Appena
sussurro: “Dai andiamo a letto, ti voglio ancora, ma facciamo presto.”
Lui sorride: “No, ti voglio qui. Lasciati andare.”
Mi afferra, mi
sbatte contro la parete tra la porta e il lavandino, sulla mia schiena
sento il freddo della ceramica. Mi afferra, mi stringe, è una morsa
d’acciaio, sono sua, di nuovo, mi prende. Scivola dentro come se fosse
conoscesse a memoria quel tragitto. Il suo ritmo è frenetico…
Mi urla:
“Lo senti, vero? Godi, ti prego, godi…”
“Anche tu, sì Luca, questa
volta vieni dentro di me.” Ma non resisto, il piacere mi avvampa, mi
contorce, cerco di essere ancora più capiente…
“Oddio Luca si più
forte, ci sono!” Sono passati solo dieci minuti e sto godendo un’altra
volta come se fosse la prima, anzi meglio di prima, più intenso!
“Sei
magnifico Luca!” Dico.
Ma Luca pensa ad altro, vuole marchiare il suo
territorio, esce da me e mi dice di mi inginocchiarmi e prenderlo tra le
labbra. Obbedisco.
Grida: “Ti amo…” Mentre sento nella mia bocca il
caldo del suo piacere.
“Dio che bello!” Sbanda dal piacere, si
sostiene afferrando la maniglia della porta.
Mi alzo: “Davvero sono
stata così brava?”
“Sei magnifica!”
Ma quando sto per
sciacquarmi la bocca, lui mi ferma. “Ti prego rimani così, voglio che il
mio sapore ti rimanga sul palato per tutta la sera.”
“Non capisco.”
“Sei mia vero?”
“Lo sono.”
“Allora non lavarti la bocca e
quando torni a casa voglio che baci tuo marito. Lo farai per me?”
Sono
incredula, lo guardo, è giovane e bello, il suo fisico è sublime, penso
davvero che sia un dono inaspettato alla mia età e non voglio deluderlo.
Abbasso la testa per l’imbarazzo: “Sì, tesoro, se tu lo desideri, lo
farò.”
*****
“Sei già a casa? Non ti ho sentita
rientrare. C’era traffico?” È la voce di mio marito, è seduto sul divano,
la tavola è perfettamente apparecchiata.
“Samuele, l’ho fatto mangiare,
aveva sonno, ora dorme!”
Mi sento in colpa, mi prometto che non lo
farò mai più come ora giuro che non gli darò quel bacio.
Lui mi
chiama: “Dai siediti un attimo sul divano!”
“Claudio è tardi. Vado un
attimo in bagno.” Sento ancora l’odore di Luca, il suo sapore in bocca,
devo assolutamente lavarmi, voglio di nuovo essere quella che lui crede
una brava moglie e una madre premurosa. Poi andrò da Samuele, gli darò il
bacio della buonanotte, se vuole gli racconterò anche una favola, la cena
può aspettare.
Ma lui insiste. Allora gli vado vicino e lo bacio sulla
guancia, è un attimo, anzi meno di un istante, ma la sua faccia cambia
espressione, il suo sguardo diventa perplesso. Mi chiedo se davvero abbia
intuito o se sono solo i miei sensi di colpa.
Mi libero dal suo
abbraccio. Scivolo lungo il corridoio, sto per entrare in bagno, ma sento
Claudio dietro di me. Mi afferra per un braccio, mi ferma, mi abbraccia,
il suo corpo massiccio mi si struscia contro. Le sue labbra sono a pochi
centimetri dalle mie. Sento il suo fiato. Penso: “Claudio non farlo!”
Serro le labbra. E invece lo fa, mi bacia, e poi ancora, la sua lingua ora
è completamente dentro la mia bocca, contro il mio palato, mi assapora di
gusto. Chissà se capisce che l’ho tradito mentre mi chiedo quanto possa
essere acido il sapore del tradimento. Sono sconvolta, non l’ha mai fatto.
Allora ha capito! Ma non è arrabbiato, mi dice solo di lasciarmi andare,
che Samuele sta dormendo ed abbiamo tutta la serata a disposizione.
Continua a toccare. Ma non s’accorge quanto siano immorali queste mani
che non mi lasciano in pace? Non può chiedermi ora, in questo momento, di
essere una donna capace di tutto, perfino di accogliere due uomini nella
stessa serata, di mischiarne sapori diversi. Passiamo settimane senza
toccarci, notti intere che trascorro in terrazza per raffreddare le
voglie. Perché ora dovrebbe essere tanto diverso? Forse ha capito qualcosa
e vuole rendersi conto! Chissà se la pelle di una donna cambia al tatto
dopo l’amore? Vorrei dirgli che troverebbe soltanto scorie d’orgasmi
ripetuti e violenti. Perché davvero prima ho goduto!
Lui insiste e mi
cerca con un dito, un innocuo dito, che filtra, che sonda, ma ho paura che
da un momento all’altro esploda la rabbia! Chissà se per prima mi dirà
troia o puttana, se per filo e per segno vorrà sapere i dettagli, la bocca
o le gambe. O mi chiederà soltanto se mi sono pentita oppure quando ci
torno ad inorgoglirmi di nuovo mentre spalanco le gambe.
Ora
scende, s’inginocchia davanti a me ed infila la sua faccia tra le mie
gambe, oddio non l’ha mai fatto, sono sicura che è in cerca d’odore, di un
indizio qualunque. Ma lui non se ne cura, apre la bocca, annusa le mie
mutandine, poi le scosta e comincia a succhiarmi, passa la lingua e
sospira un “tesoro”. Dio come posso farlo smettere! Non è possibile che mi
baci e mi lecchi proprio nel posto dove un altro m’ha posseduta a riprese.
Ma lui lecca, sembra quasi che voglia pulirla dal peccato. Non smette!
Succhia e risucchia come se stesse cercando tra le pieghe scomposte
l’amore. Poi tutto ad un tratto s’arresta. Oddio Avrà sentito i miei
pensieri? Risale e mi bacia come per ringraziarmi di avergli fatto sentire
il sapore di una donna infedele. Mi guarda e con un sospiro di voce mi
dice che gli sono mancata, che sono più lunghe di ore, le ore, quando sono
distante, che sono più vuote come se esistesse un vuoto meno pieno di un
altro! Ancora mi bacia, mi chiama per nome come se mi volesse strappare da
qualche sogno che teme.
Il suo respiro è pesante, le sue dita mi
frugano tra le gambe. Ma non posso rifiutarlo, conosco quel gesto, allora
allargo le cosce per non creare altri sospetti. Mi spinge contro la
parete, mi volta, mi scosta di nuovo il perizoma, sento il suo sesso
scorrere, è duro e deciso. Non mi dà tregua, entra prepotente come se
sapesse. Mi stringe i fianchi e mi tira a sé, allungo le braccia e punto
le mani alla parete. Oddio sono sua, sua e di un altro nel giro di un’ora,
è una sensazione strana, non riesco ad abbandonarmi completamente. Forse
ha capito, forse ha sentito l’odore delle mie labbra, e già l’odore
dell’amore, quello inconfondibile del tradimento. Per questo mi cerca,
affonda, preme, perquisisce come fosse un controllo di polizia, fruga come
se stesse cercando qualcosa, oh sì qualcosa che mentalmente non è più
tutto suo, che irrimediabilmente dovrà spartire. Mi faccio più capiente
cerco di rassicurarlo, lui sente l’attrito, forse ha capito. Mi sfugge una
specie di lamento, lo sente che non è piacere, sono sgradevolmente aperta,
professionalmente fredda ad accoglierlo come una prostituta.
Allora esce, mi guarda, mi dice che sono bella, troppo bella per essere
solo sua, penso, poi con gesto mi fa inginocchiare. Oddio non è possibile.
È la seconda volta oggi! Lui si masturba velocemente, con l’altra mano
stringe la mia carne, adora le mie forme, impazzisce per le mie labbra. È
a meno di un niente dalla mia bocca. Allora lo prendo, lui urla che mi
ama, che sono solo sua. Ora mi è tutto chiaro, sento ancora il sapore
dell’altro, anche lui lo sente, è troppo forte per non essere una
minaccia, troppo evidente per non avvertirlo. Troppo sfacciato per non
annientarlo e renderlo innocuo. Allora mi dice di restare ferma, di non
disperdere neanche una goccia, di accoglierlo, e allora sì che viene, vedo
la sua faccia soddisfatta, i suoi muscoli rilassati, l’espressione
trionfale, mentre nella mia bocca sento il caldo sapore del suo piacere.
Quello unico, quello di marito.
FINE