|
|
|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY

IL RACCONTO E'
ADATTO AD UN PUBBLICO ADULTO

Adamo Bencivenga
Amore, ma che dico?
(Confessioni di una cameriera)
"Amore, ma che dico? Che stronza questa
parola che mi tormenta e m'accompagna,
nelle notti silenziose quando sento
scricchiolare, il tuo letto, il pavimento
proprio sopra la mia testa. Sono colpi
addosso al muro, lamenti come schegge,
di moglie assetata, che mai paga si rivolta
che mai paga chiede ancora e geme senza
grazia"

Photo Danny
Portieous
|
|
Ti prego, dammi ancora l'illusione che tu sia qui vicino, mentre
adesso sei con lei, mia signora e padrona, proprio sopra la mia stanza,
nei vostri appartamenti, proprio sopra la mia testa ed
io sola nel mio letto. Ti prego, dammi ancora l'illusione d'esser sazia di
carezze, nei miei incavi che si aprono al vapore dei tuoi fiati,
all'incuria che devasta fegato e polmoni, e consuma nell’attesa pieghe
secche e sesso spoglio, di carne che calpesti come grano a mezzogiorno.
Amore? Ma che dico! E' solo una parola che bagna la mia bocca, sputo
che non esce, che dicono saliva, come fosse già domani o peggio nel mio
ventre, pazza nel bisogno di sentirmi cosa tua, la sola che t’appaga
mentre graffi i miei seni, e slabbri la mia luna infeconda tra le gambe.
Ti prego fa che tutto sia normale, questa notte come sempre, io accetti
la tua assenza, come l'inverno quando è freddo e s'insedia e sembra
eterno, e tu nel sogno fitto mi inondi di piacere, nei mattini appena
sveglia di neve sopra i pini, quando alzi la mia gonna sopra il tavolo in
cucina e scaldi la mia pelle come fosse un
regalo.
Amore ma che dico? E' solo una parola che rimane e
m'accompagna, nelle notti silenziose quando sento scricchiolare, il tuo
letto eil pavimento, proprio sopra la mia testa. Sono colpi addosso al
muro, lamenti come schegge, di moglie assetata, di cagna in mezzo al
branco, che mai paga si rivolta come un cencio alla fontana, che mai paga
chiede ancora e geme senza grazia. Io sì che ti darei la parte calda che
tu cerchi, che sa d’amante persa, che brucia lungo un viale, bacerei il tuo
orgoglio anche quando mi rifiuta, leccherei le tue voglie anche dentro
questa pancia, che ora bolle e si riempie di incuria e di mancanza, di
sere accovacciate che si perdono nel nulla, e muta stringo il vuoto
inconsistente tra le gambe.
Amore, ma che dico? Che stronza questa
parola che mi scorre tra le vene, mentre la mia pelle, ti scongiura e ti
reclama , tra i questi brividi bollenti che tu sapresti governare, se solo avessi
tempo e ti potessi liberare, se ora tu scendessi nelle stanze di servizio
e ammirassi questa donna che nuda si concede. Amore, ma che dico? Mentre ora mi riduco a
immaginare le tue voglie, i baci, i gesti e le carezze che m’illudo solo
mie e seguo con la mano quel tonfo di spalliera, quella rete che ora
sbatte, le urla più scomposte, e non posso non capire che sono gemiti di
donna, che mi frantumano le ossa e mi devastano il cuore.
Allora sai cosa
faccio? Mi sfioro e m'accarezzo, come se tu fossi mio e obbediente seguo i
tempi, perché il mio piacere sia almeno puntuale, alle urla senza freno
che ora invadono la casa, come se tu fossi qui, disteso nel mio letto, e
spartissi le mie labbra che non chiedono poi altro, che ora cedono alle dita
che m’illudo più callose. Oh sì ci sono, ci sono come sempre, e tu se vuoi
scendi anche dopo la tempesta, ed entra e non bussare perché lo so che sei
sazio, perché mi basta una carezza per potermi addormentare, perché mi
basta un sussurro per sentirmi ancora tua. Ma ti prego non scusarti,
davvero non mi serve, perché in fondo in fondo anche questo è vero amore,
quando t'affanni e poi vieni, urlando di piacere, perché so che in
quell’istante mi pensi e poi mi baci, e mi cerchi dentro l'altra, e annusi altro odore, e sazi quelle gambe come faresti con le mie, come se tu
fossi in grado di soddisfarne due insieme, perché ora nel tuo letto la
guardi e m'assomiglia e tra poco per incanto riposo e si riposa.
FINE
|
|
|
|