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RACCONTO

LIBERAEVA
La favola del principe e
della rosa
"Alle volte capita che una donna uscendo
di casa, ogni mattina sotto il tergicristallo, trovi una rosa e un
biglietto che dice: “Signora, la prego, accetti la rosa, perché mai
le giuro m’è capitato negli anni, d’apprezzare la grazia, l’armonia,
la bellezza…"

Alle volte capita che una
donna uscendo di casa, ogni mattina sotto il
tergicristallo, trovi una rosa e un biglietto che dice:
“Signora, la prego, accetti la rosa, perché mai le giuro
m’è capitato negli anni, d’apprezzare la grazia,
l’armonia del suo corpo, la bellezza del viso che ogni
sera dipingo!” E lei ogni volta si guarda intorno e
pensa ad un pittore, ad un uomo galante, e si chiede chi
mai la conosca a quel punto di indovinare il colore di
quel giallo che ama, d’indovinare l’odore che la inebria
ogni volta.
Alle volte capita che in un
ristorante di lusso, suo marito continui a parlare di
affari, e lei si distragga pensando a tutt’altro,
all’intimo rosso che sotto fibrilla, al reggicalze di
strass che nessuno ha mai visto, alle mutandine di seta
inutilmente bagnate, al vestito di seta che la fa
femmina bella. E capita che pensi che nessuno di
certo, l’apprezzi a quel punto di notare quanta cura ci
mette, la stessa purtroppo che rimarrà nello specchio,
la sera che in bagno si spoglia da sola, e si offre alle
mani uniche amiche da tempo.
Alle volte capita
che pensi a quell’uomo, a un pittore che dipinge
bellezza, a cavaliere romantico che non avrebbe che
occhi, che mani e respiri per accorgersi quanto, un
fiato più ardente e un vapore più intenso, fanno di un
colore la seta più morbida, di una donna una femmina
calda, di una cena una notte da sogno.
Ma capita
anche, in un giorno speciale, come il compleanno di sua
figlia Elisa, lei vada a comprare dei fiori, e la
fioraia guardi l’auto in sosta, guardi quel fiore sul
parabrezza e riconosca il biglietto e sottovoce le dica
che è fortunata davvero, e cosa darebbe lei per avere un
marito, che ogni giorno le dica buongiorno, con un
biglietto e una rosa sotto il tergicristallo.
Capita allora che lei sorrida e pensi quanto il Cielo
volesse che lo fosse davvero, che fosse suo marito
quell’uomo romantico, comunque la ringrazia perché è
stata gentile, ma poi pensa che lei potrebbe svelarle il
segreto, chi sia quel cavaliere entrato nei suoi sogni,
gli stessi che a sera si fanno reali da sola nel letto.
Capita, sì che capita, che si sbarazzi della
vergogna e chieda alla fioraia chi sia davvero
quell’uomo e lei le sveli il suo nome, che così detto
non produca nessun effetto, fino a che non le dica che è
un principe azzurro, che viene a cavallo e se ne va in
carrozza, e ogni mattina all’alba ordina una rosa, dal
gambo più lungo, dall’essenza più fresca.
Lei
stupita non crede a quelle parole, ma sa che solo i
sogni irreali sono i più veri ed occorre crederci per
averne sostanza ed avere fede perché a volte succede. E
succede, certo che succede, passare una intera notte
insonne, come succede di alzarsi molto presto, mentre
suo marito placido dorme, e capita di vestirsi,
truccarsi e farsi bella, per poi scendere le scale ed
affidarsi al destino, aspettando il suo principe vicino
alla sua auto.
Poi sì, mentre la luce rischiara
il nuovo giorno, certo che avviene, perché capita che
arrivi lui in persona, e capita di vederlo col suo
mantello azzurro, con gli occhi di mare, giovane e bello
come quello delle favole che raccontava sua nonna. E
capita che lui le sorrida mentre agile scende con un
salto da cavallo, e le offra la rosa e le dica ti amo, e
capita che lei rapita dal sogno le porga la mano, e lui
la inviti per sempre nella sua carrozza.
E così
capita, in quella carrozza dorata che scivola leggera
come un sogno sul selciato dell’alba, che lei si
abbandoni, rapita, al calore di quegli occhi di mare che
brillano come stelle cadute. Lui le stringe la mano, e
ogni tocco è un fremito, ogni sguardo un incendio.
E capita che il mondo fuori sfumi in un vortice di
colori con il grigio della città che si dissolve,
lasciando spazio a prati smeraldini e cieli di seta.
Dentro, l’aria è densa di profumi: la rosa, ancora
fresca tra le sue dita, si mescola all’odore di lui, un
misto di cuoio, vento e desiderio.
Lei ride,
certo che ride, una risata che sgorga come acqua di
fonte, e lui la guarda, incantato, come se ogni suono di
lei fosse una melodia da dipingere. “Sei tu,” le
sussurra, “sei tu la musa che ho cercato in ogni sogno.”
E lei, che per anni si è specchiata da sola, si sente
finalmente femmina, desiderata e viva.
Poi capita
che le mani del principe scivolino audaci sul vestito di
seta, e il tessuto morbido si scioglie sotto il calore
del suo corpo. Il reggicalze di strass scintilla nella
penombra, e lui, con un sorriso che è promessa, lo
sfiora appena, come a voler custodire quel segreto che
lei ha tenuto per sé troppo a lungo. “Non c’è specchio
che possa contenere la tua bellezza,” le dice, e ogni
parola è un bacio che non ha ancora posato.
Ma
poi i baci arrivano, eh sì che arrivano, sono ardenti,
lenti, come se il tempo si fosse fermato. Le labbra di
lui trovano il collo di lei, il suo seno, il suo ventre,
le sue cosce obbedienti e ogni tocco è un’esplosione di
sensi, ogni bacio un piacere che la fa tremare, che la
fa sentire femmina, dea e sogno mentre la carrozza
sobbalza accompagnando il loro amore.
Capita,
certo che capita! Persi, avvinghiati in un abbraccio che
è fame, gioia e liberazione. Lei gli accarezza il viso,
i capelli, e si meraviglia di quanto sia reale, di
quanto quel principe sia carne e respiro, non solo
favola. “Portami via,” gli sussurra, e lui risponde con
un bacio come a sigillare un patto che non ha bisogno di
parole.
Le loro mani si cercano, si intrecciano,
e ogni carezza è un viaggio, ogni respiro un canto. La
seta del suo vestito scivola, lasciando spazio alla
pelle, alla femmina, e il calore di lui la avvolge, la
completa.
Dentro la carrozza ridono, si parlano
con gli occhi, si amano con l’urgenza di chi ha
aspettato una vita intera. Lei pensa alle notti
solitarie, agli specchi freddi, e si rende conto che
tutto, ogni attesa, ogni sogno, l’ha portata qui, in
questa folle corsa verso l’infinito. Lui le prende il
viso tra le mani, la guarda come se volesse dipingerla
ancora, e le dice: “Non c’è tela che possa contenere ciò
che sei, ma io passerò la vita a provarci.”
E la
carrozza continua a correre, verso un orizzonte che non
ha fine, portando con sé il loro amore, i loro sensi, il
loro piacere, la loro gioia. E lei, per la prima volta,
non si chiede cosa accadrà domani. Sa solo che, in
questo momento, è felice, è viva, è sua. E mentre il
sole sorge, tingendo il cielo di rosa e d’oro, la
carrozza scompare nella luce, come un sogno che,
finalmente, si è fatto realtà.
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Questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale.
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