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IMPOSSIBILE 
Rose Bertin
La sarta di Maria Antonietta
"Aprii Le Grand Mogol, in rue
Saint-Honoré, all’inizio vestivo attrici, mantenute e ricche
borghesi poi ottenni l'apprezzamento delle nobildonne francesi.
Grazie a loro due anni dopo fui presentata alla delfina, Maria
Antonietta d'Asburgo-Lorena, la quale si innamorò delle mie
creazioni e mi scelse come propria modista personale. Lei aveva
intuito la mia creatività e la mia voglia di rinnovare la moda."
(Abbeville, 2 luglio
1747 – Épinay-sur-Seine, 22 settembre 1813)

Madame lei è famosa per essere stata la stilista
personale di Maria Antonietta… Sicuramente sono stata
una creatrice di moda ma non direi proprio una stilista
in quanto questa professione nacque solo dopo la
rivoluzione francese ovvero quando furono abolite le
corporazioni ed i sarti poterono esprimere liberamente
la propria creatività.
Dove nacque madame? Ad
Abbeville, in Piccardia nel 1747, da una famiglia di
commercianti umile e di scarsa istruzione. A nove anni
una zingara osservò attentamente la mia mano e mi disse:
“O bambina mia! Voi farete una grande fortuna;
porteranno il vostro mantello a corte.” Da quel momento
queste parole non mi uscirono più di mente e non trovai
pace finché i miei genitori non consentirono a mandarmi
a Parigi.
Parigi come l’accolse? Ero una
giovane donna ambiziosa e iniziai a lavorare come
apprendista crestaia presso Mademoiselle Forgel, che
aveva a Parigi un negozio di abbigliamento, il 'Trait
Gallant' in rue Saint-Honoré.
Ed è proprio qui
che si fece conoscere… Cominciai a lavorare creando
cappelli ed acconciature per la nobiltà cosa che mi
consentiva di dare libera espressione al mio estro
creativo ed a procurarmi le prime soddisfazioni
professionali.
In cosa consisteva esattamente il
suo lavoro? In realtà operavo in maniera molto
semplice: davo disposizioni al sarto, il quale mi
restituiva un modello disadorno, su cui davo libero
sfogo alla mia fervida immaginazione.
Nel 1770
aprì una boutique in proprio… Aprii Le Grand Mogol,
sempre in rue Saint-Honoré, all’inizio vestivo attrici,
mantenute e ricche borghesi poi ottenni l'apprezzamento
delle nobildonne francesi come la Principessa di Conti,
la Duchessa di Chartres e la Principessa di Lamballe,
tutte molto vicine alla futura Regina. Grazie a loro due
anni dopo fui presentata alla delfina, Maria Antonietta
d'Asburgo-Lorena, la quale si innamorò delle mie
creazioni e mi scelse come propria modista personale.
Lei aveva intuito la mia creatività e la mia voglia di
rinnovare la moda.
Quali erano i gusti della
Regina? Quando era ancora una Delfina, si era
limitata a seguire la moda ufficiale indossando solo
abiti consigliati dalla sua dama di corte. Non aveva mai
azzardato alcuna stravaganza nell'abbigliamento. Persino
sua madre la criticò in una lettera per essersi lasciata
andare alla "sciatteria". Una volta regina fu la prima a
vedere nella moda, che comprendeva non solo abiti ma
acconciature e trucco, una vera e propria arte ed un
modo per distinguersi dalle altre nobildonne.
In
realtà lei non era solo una stilista… Direi di no,
creavo anche acconciature, accessori di moda e bambole
di cera e porcellana, chiamate Pandora, che la regina
utilizzava come regali.
Nacque tra voi un
rapporto molto stretto… Dopo l'incoronazione del 1774
la nuova regina di Francia volle incontrarmi due volte
alla settimana per farsi mostrare e scegliere le mie
creazioni. Maria Antonietta era una persona molto
creativa e nei suoi appartamenti privati ci lasciavamo
andare a lunghi conciliaboli per inventare creazioni
ancora più bizzarre. I nostri colloqui si protraevano
talmente che avevo dovuto affittare un appartamento a
Versailles, vicino alla reggia, dove rimanevo per giorni
senza riuscire a tornare nel laboratorio di rue
Saint-Honoré.
Ha parlato di creazioni bizzarre….
Tipo? I miei “pouf” ad esempio ebbero molto successo.
Sistemati sopra la testa venivano cosparsi di fiori,
frutti, verdure ed uccelli. La regina gradì l’idea e un
giorno indossò allegramente tutto un giardino
all'inglese, con prati, colline e ruscelli argentei.
Poi? Ciò che più interessava Maria Antonietta
però erano i pouf aux sentiments, cappellini sui quali
si premeva una molla e sbocciava una rosa, oppure le
piume così alte che un giorno le fu impossibile montare
in carrozza.
Lei creò quasi tutti gli abiti della
regina fino al 1792… Esatto, anno in cui Maria
Antonietta fu detronizzata. Era un compito a dir poco
gravoso. Dovevo confezionare all’incirca una sessantina
di abiti ogni tre mesi! Poi ovviamente c’erano cappelli,
accappatoi, corsetti, scialli, cuffie e cinture, guanti,
calze e sottovesti. Parecchie volte alla settimana si
poteva vedeva arrivare a Versailles uno sciame di mie
fanciulle con grandi scatoloni alti anche quattro cinque
metri pieni di nuove creazioni.
Diventò una
figura decisamente potente… Nacque tra me e la Regina
una intensa amicizia durata quasi venticinque anni.
Fatto davvero insolito, visto che ero una donna del
popolo, unica del seguito di Maria Antonietta a non
essere nobile o aristocratica. Frequentavo assiduamente
la corte di Versailles tanto che i miei detrattori mi
soprannominarono Ministro della moda.
Com’era la
Regina? Aveva un colorito niveo abbagliante mescolato
alle sfumature delle rose primaverili, grandi occhi
color azzurro profondo, una fronte incoronata da una
massa di capelli biondi. La sola imperfezione nel viso
era il labbro inferiore leggermente sporgente, comune
alla Casa d'Austria che ricordava a tutti ch'era figlia
di Maria Teresa. La statura, piuttosto considerevole per
la sua età, era ben conformata, il collo e il petto
erano perfetti, la mano leggiadra, i piedi e le gambe
degne della Venere medicea. Aveva una grazia, una
flessuosità nei movimenti e soprattutto un'armonia in
tutta la persona che incantavano. Così non si poteva
vederla senza adorarla, anche perché la Regina non
incontrava alcuno senza desiderare di piacergli.
Come vestiva? Maria Antonietta avvertiva il bisogno
di affermarsi e di farsi notare in un paese non suo,
voleva comunicare attraverso la moda. Pensi che si
cambiava d'abito almeno tre volte al giorno: indossava
una veste formale in seta o velluto per recarsi alla
Santa Messa, poi un abito più leggero in mussola,
batista o cotone dallo stile meno sobrio per il giorno
ed infine un abito da sera splendidamente elaborato per
la cena, i concerti oppure i balli.
Quali colori
prediligeva? Soprattutto leggerissime tinte pastello
come il giallo limone chiaro, il verde chiaro, il lilla,
il tortora. Per lei creai colori nuovi tipo le Cheveux
de la Reine, un oro chiaro ispirato al colore dei suoi
capelli, oppure l’Incendie de l'Opera, un rosso arancio
piuttosto acceso.
Ma la sua attività non si
fermò a Versailles… Le mie creazioni ebbero successo
e cominciarono ad essere esportate a Vienna, Londra,
Venezia, San Pietroburgo e Parigi e la mia boutique
divenne il principale centro della moda europea.
Questo è un aspetto davvero interessante visto che ogni
artista che lavorava a corte era obbligato
dall’etichetta a non lavorare all’esterno. Vero sì,
ma Maria Antonietta era una grande donna e sapeva che
lavorare all’esterno significava migliorare il mio
lavoro ed essere sempre aggiornata sulla moda del tempo.
E tenga anche conto della nostra grande amicizia, sta di
fatto che mi permise di continuare a lavorare anche
nella mia boutique per le altre nobildonne francesi.
Ovviamente le mie creazioni erano sempre originali ed
esclusive.
Per svolgere questa attività doveva
avere molti collaboratori… Alle mie dipendenze
lavoravano una settantina di persone. Ovviamente il mio
impegno personale era quasi esclusivamente per la Regina
mentre per le altre mi affidavo ai miei collaboratori e
svolgevo soltanto un’attività di guida.
Qualcuno
le attribuì la frase: “Mai le donne di Francia hanno
speso tanti denari per rendersi ridicole…” La frase
non la ricordo ma le posso assicurare che alcune dame
arrivarono a corrompermi con forti somme perché
confezionassi loro un modello che la regina stessa non
avesse ancora portato.
E’ vero che continuò a
ricevere ordini da Maria Antonietta anche durante la sua
prigionia? Sì è vero anche se erano molto modesti
tipo nastri neri e semplici ritocchi.
Cosa fece
durante la rivoluzione? Purtroppo dovetti emigrare a
Londra. Lì continuai a lavorare e servire i miei vecchi
clienti, tramite gli émigrés.
Rose Bertin si
ritirò dall'attività all'inizio del XIX secolo,
lasciando l'attività ai nipoti. Morì nel 1813 all’età di
66 anni.
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IMMAGINE GENERATA DA IA INTERVISTA A
CURA DI ADAMO BENCIVENGA REALIZZATA GRAZIE A:
http://lehameaudemarieantoinette.
blogspot.it/2015/06/il-ministro- della-moda.html
http://www.secoloditalia.it/2013/06/i
-segreti-della-corte-di-parigi-nelle-
memorie-della-sarta-di-maria-antonietta/
http://sweetlydreamingofthepast.blogspot.it
/2013/09/le-memorie-di-rose-bertin- ministro.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Rose_Bertin
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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