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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Gertrude Bell
Queen of the Desert
Nata nel 1868 da una famiglia di industriali dell'Inghilterra
del Nord, Gertrude Bell fu archeologa, politica, scrittrice,
cartografa, linguista, abile alpinista e agente segreto britannico.
Ebbe una vita unica, straordinaria e piena di contraddizioni. Si
conquistò sul campo i favori delle tribu arabe e del popolo del
deserto, nonché il soprannome di Khatun, titolo onorifico
equivalente a nobildonna, regina, ed è forse ancora oggi più nota
nel Vicino e Medio Oriente che in patria. (Washington Hall, 14
luglio 1868 – Baghdad, 12 luglio 1926)

Madame le sue origini? Il mio nome è Gertrude
Margaret Lowthian Bell, sono nata a Washington Hall
nella contea inglese di County Durham da una famiglia
benestante. Mio nonno era l'industriale Isaac Lowthian
Bell e mio padre un magnate dell’acciaio di
Middlesbrough, filantropo e innamorato della cultura.
I suoi studi? All'età di 16 anni mi iscrissi
al Lady Margaret Hall di Oxford, in un'epoca in cui lo
statuto stesso dell'università scoraggiava la presenza
femminile, tollerandola a malapena. Comunque mi diplomai
in Storia Moderna con il massimo dei voti in soli due
anni. Fu un evento eccezionale messo in risalto anche da
un articolo del Times.
Perché fu membro
dell'Anti-Suffrage League? Non era più o meno una
questione di estendere il diritto di voto alle donne ma
credevo fermamente che i diritti si acquisissero con il
lavoro e le capacità e non per legge.
Lei era una
giovane donna istruita… L’Inghilterra non era adatta
a me. Non c’era un uomo interessante nel raggio di mille
chilometri. Nessun marito buono! Troppo sveglia,
curiosa, e troppo poco disposta a nascondere queste
caratteristiche per accasarmi.
Comunque al tempo
la descrivono ricca, infelice, sola e con un carattere
ribelle ed impaziente…. Per me la libertà era
sinonimo di viaggio e conoscenza. Non solo popoli,
immensità e luoghi, ma anche esseri umani con le loro
diversità e la loro forza intellettuale.
Cosa
amava del viaggio? Amavo la neve e ogni forma di gelo
raggiante. Amavo le alte vette, la possibilità di
scalare, di non pormi limiti, ma amavo anche le onde, e
i venti, e le tempeste. Amavo tutto ciò che appartenesse
alla Natura, e che non era contaminato dalla miseria
dell'uomo.
Grazie a suo zio iniziò a viaggiare…
Mio zio Sir Frank Lascelles, era stato diplomatico
britannico a Teheran. Avevo circa trenta anni quando mi
recai in Persia. Dopo una storia d'amore tragica con il
diplomatico e giocatore d'azzardo incallito Henry
Cadogan, decisi di rinunciare alla mia vita privata e
scoprire la regione in veste di esploratrice. Passai
gran parte del decennio successivo a viaggiare per il
mondo, a sviluppare la mia passione per l'archeologia e
le lingue. Dapprima iniziai a parlare l’arabo e il
persiano poi appresi il francese, il tedesco, l’italiano
e il turco.
Grazie alla conoscenza delle lingue
riuscì ad esplorare posti inaccessibili ed ad
accattivarsi i favori delle popolazioni indigene… Non
era facile per una donna al tempo viaggiare e
soprattutto in quelle regioni, per cui dovetti adattarmi
ai loro usi vestendomi come loro, parlare come loro,
mangiare come loro e pensare come loro, infatti
appoggiai tra le altre cose le loro rivolte contro
Costantinopoli.
Esplorò e prese contatto con
luoghi e popoli a cui nemmeno l'intelligence britannica
aveva accesso… Nel 1899 visitai il Medio Oriente, la
Palestina e la Siria ottomane, e nel 1900 mi trasferii a
Gerusalemme. Presi contatto con i Drusi e avviai
rapporti amichevoli con il loro signore Yahya Bey.
Quei viaggi non erano fini a se stessi…
Assolutamente no, imparai la fotografia, studiai
epigrafia e archeologia, desiderosa di scoprire qualche
ignorato gioiello del deserto, e per questo motivo
lasciai una marea di documenti, di rapporti e di
dettagliate memorie.
Grazie a lei il mondo
occidentale conobbe questi posti… e soprattutto le tribù
che popolavano quei deserti… Pubblicai le mie
osservazioni in un libro intitolato Syria: The Desert
and the Sown, uscito nel 1907. Vi descrissi in dettaglio
il mio viaggio nelle città della Grande Siria, quali
Damasco, Gerusalemme, Beirut, Antiochia e Alessandretta,
documentandolo con le mie foto.
Immagino le
difficoltà di quei viaggi… La maggior parte di quelle
tribù del deserto non avevano mai visto una donna
occidentale, per salvaguardarmi mi facevo accompagnare
da un piccolo gruppo molto fidato di fattorini e
servitori locali.
Quali erano le modalità di
viaggio? Imparai a cavalcare dieci ore al giorno, non
montando all’amazzone mi ero fatta confezionare
indumenti appositi. Imparai a bere l’acqua sporca del
deserto, a calmare la fame, a sopportare il caldo
torrido e il freddo. Nelle lunghe sere nel deserto
imparai a fumare il narghilè pieno di tabacco, marijuana
oppure di oppio.
Il suo bagaglio? Non mi
facevo mancare nulla! Portavo con me abiti da sera,
camicette di batista e gonne-pantalone di lino, camicie
di cotone e pellicce, maglioni e sciarpe, stivali di
tela e di cuoio.
L’essere donna l’ha sicuramente
penalizzata… Non sempre, proprio in quanto donna,
potevo raccogliere inosservata notizie e riprendere
installazioni militari con la scusa delle foto d’arte.
Sotto strati di sottovesti di pizzo nascondevo
fotocamera e pellicola, binocoli e armi da fuoco. I capi
tribù mi rispettavano e si confidavano quanto più
esibivo sfarzo e ricchezza.
Mise mai a
repentaglio la sua vita? Oh si ricordo la volta che
fui fatta prigioniera da un gruppo di predoni, dopo
essere riuscita a fuggire, mi trovai a vagare da sola
per tre giorni. In un’altra circostanza fui segregata
per settimane ad Hail, nell’oasi di Najad.
Un
percorso interiore… Sulla strada mi imbattevo in
fortezze cristiane, resti assiri, lande di deserto
interminabili e costruzioni romane, incontravo musulmani
ortodossi, sceicchi e umili cammellieri, parlavo di
poesia araba e di tattica militare con i miei ospiti,
scattavo fotografie, prendevo appunti.
La Siria
le è rimasta nel cuore… Visitai quel paese in lungo e
largo, Damasco era la vera capitale del deserto. Poi
rimasi affascinata da Baalbek tra gli scavi di una
missione archeologica tedesca. Proseguii per Homs con le
sue facciate decorate. Poi una tappa al castello
crociato del Krak dei cavalieri, lì passai una serata
distesa sui tappeti a fumare narghilè insieme alle donne
del palazzo. Un incontro tutto al femminile, uno dei
privilegi di essere donna in quelle terre.
Nel
marzo del 1907 la troviamo nella Turchia ottomana e poi
in Mesopotamia. Il viaggio fu abbastanza faticoso,
sia per le condizioni climatiche sia perché ero la prima
donna occidentale a visitare quei posti. Lavorai fianco
a fianco con l'archeologo biblista Sir William M.
Ramsey. Due anni dopo raggiunsi la Mesopotamia. Visitai
la città ittita di Carchemish, lavorando in quell'area
con Thomas Edward Lawrence.
Nel 1913 conobbe il
tenente colonnello Charles Doughty-Wylie… Lo conobbi
molto prima all’ambasciata di Amman. Già al tempo era
sposato ma il suo matrimonio era infelice. La nostra
relazione iniziò nel ’13, ovviamente fu un rapporto
clandestino e segreto. Frequentavo la sua casa, penso
che la moglie sospettasse qualcosa, io e Charles ci
incontravamo nel suo ufficio. Poi lui andò al fronte e
venne ucciso da eroe in battaglia.
Poi scoppiò la
Prima guerra mondiale… Chiesi alla mia Patria un
posto operativo ma la mia richiesta fu inizialmente
respinta. Diffidavano che una donna potesse occupare in
guerra un posto di comando. Allora ripiegai come
volontaria per la Croce Rossa, finché non venni
convocata al Cairo dal generale Gilbert Clayton. Grazie
alle mie informazioni e il mio supporto le popolazioni
arabe si allearono con le forze britanniche in funzione
anti-ottomana.
Com’era accolta dai colleghi
maschi… Fin dai tempi di Oxford mi ero abituata ad
essere malvista in quanto rappresentante del gentil
sesso, comunque per usare un eufemismo diciamo che non
erano generosi con me. Mi descrivevano come quella dal
seno piatto, minuscolo esserino che si diceva fosse
donna ecc ecc. Generali, funzionari e diplomatici
britannici mi detestavano letteralmente ed avrebbe fatto
a meno volentieri delle mie informazioni se non fossero
state di vitale importanza.
Era davvero come
veniva descritta? Loro lo dicevano in senso di
disprezzo, ovviamente io andavo fiera della mia figura
slanciata, gli occhi verdi, il naso a punta, i capelli
di un meraviglioso rosso rame.
Comunque non ebbe
un incarico formale… Questo avvenne nel marzo del
1916 quando divenni la prima donna a ricevere
formalmente l’incarico di funzionario politico nelle
forze britanniche a Bassora. Grazie alle mie carte
topografiche l'esercito di Sua Maestà britannica
raggiunse in relativa sicurezza Baghdad.
Fu una
vittoria e un suo successo personale… Quando le
truppe britanniche presero Baghdad nel marzo 1917, fui
presentata come "Segretaria Orientale" partecipando al
ristretto gruppo di "orientalisti" convocati da Winston
Churchill per prender parte alla Conferenza del Cairo
del 1921. Nel corso della conferenza, lavorai con
Lawrence per promuovere la nascita della Transgiordania
e dell'Iraq tracciandone i confini.
Da lì in poi
visse a Baghdad, vero? Gli iracheni mi
soprannominarono "al-Khatun" ossia la dama di corte che
con occhi e orecchie ben aperti lavorava per il bene
dello Stato. Collaborai in piena fiducia con re Faysal
tanto che qualcuno sottovoce mi chiamava «la regina
senza corona d'Iraq».
Durante quel periodo si
diede molto da fare… Fondai a Baghdad il museo
d'archeologia iracheno, creai una Scuola Britannica di
Archeologia, per preparare esperti di scavi che
avrebbero seguito le mie indicazioni e sempre a Baghdad
fondai le prime scuole per donne musulmane.
La
salute purtroppo iniziò ad abbandonarla… Le bronchiti
croniche, nonché il vizio del fumo, senza tralasciare i
ricorrenti attacchi di malaria e il clima caldo-umido
dell'estate a Baghdad ebbero alla fine la meglio sulla
mia tempra, tanto che divenni sempre più emaciata e
sofferente.
E’ al corrente di "The queen of the
desert", un film del 2016 di Werner Herzog con Nicole
Kidman che parla di lei… Oh finalmente! Ero stanca di
essere seconda al mio “collega” Lawrence entrato
nell'immaginario popolare grazie al suo interprete
cinematografico Peter O'Toole, protagonista del film
Lawrence d’Arabia di David Lean del 1962.
Gertrude Bell morì il 12 luglio 1926, a 58 anni forse
per suicidio con un'overdose di sonniferi. Infatti sul
suo comodino venne ritrovato un tubetto vuoto di
sonniferi. «La regina senza corona dell’Iraq», aveva
scelto di scomparire senza tornare in patria. Fu sepolta
nel cimitero britannico di Baghdad, nel distretto di Bab
al-Sharji.
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IMMAGINE GENERATA DA IA INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA E' STATA REALIZZATA GRAZIE A:
https://it.wikipedia.org/wiki/Gertrude_Bell
http://www.nationalgeographic.it/
popoli-culture/2013/01/08/news/chi_era_
gertrude_bell_la_regina_del_deserto_del_
prossimo_film_di_herzog_-1451434/
http://www.lastampa.it/2015/09/21/cultura/
gertrude-bell-la-mamma-delliraq-LhWEmASBN
CoIAncZ1Dc6tN/premium.html
http://www.ilsole24ore.com/art/viaggi/2015-02-02/
viaggio-deserto-gertrude-bell-regina-d-iraq-
141458.shtml?uuid=ADFYp19
http://www.cineblog.it/post/55909/queen-of-the-
desert-primo-trailer-del-biopic-con-nicole-
kidman-e-robert-pattinson
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