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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Effie Grey
Storia di uno scandalo
Effie Grey è la sposa infelice del famoso critico d'arte John
Ruskin. Lui si invaghì di Effie quando aveva solo 12 anni e da
allora iniziò a corteggiarla; circa 5 anni più tardi divennero
marito e moglie. Il loro matrimonio durò sei anni e non fu mai
consumato (Perth, 7 maggio 1828 – Perth, 23 dicembre 1897)

Le sue origini Madame? Il mio nome vero è
Euphemia Chalmers Gray e sono nata a Bowerswell in
Scozia, in una villa sulle colline di Perth. Il
soprannome Effie mi fu dato dal mio primo marito John
Ruskin.
Chi erano i suoi genitori? Provengo da
una famiglia piuttosto benestante. Sono figlia di George
Gray, un facoltoso finanziere e azionista della società
di vaporetti che collegava Dundee a Londra, e
partecipazioni in banche, assicurazioni, imprese di
illuminazione a gas e ferrovie. Mia madre, Sophia
Margaret Jameson, proveniva anch'essa da una famiglia di
uomini d'affari.
Come trascorse la sua infanzia?
Nella spensieratezza tipica dell’età, godevo di
un'estrema libertà e potevo muovermi liberamente nella
vasta campagna intorno alla nostra casa. Insieme al mio
pony e a mio fratello George facevo lunghe passeggiate
fino a raggiungere il fiume Tay, nei pressi di Perth.
E da adolescente? I miei genitori avevano
previsto per me un'istruzione di prim'ordine per cui,
appena dodicenne, dovetti lasciare i paesaggi
dell'infanzia per recarmi a centinaia di chilometri di
distanza, nelle Midlands, a Stratford-upon-Avon. Dal
1840 frequentai la rinomata scuola delle sorelle
Byerley, che attirava ragazze da tutta la nazione.
Come andava a scuola? Oh benissimo grazie! Era
un'educazione adeguata agli standard dell'epoca e mi
cimentai con profitto in diverse discipline tipo il
francese, l’italiano, il tedesco, la scrittura, la
musica, il disegno e la matematica. Inoltre durante quel
periodo presi lezioni di ballo, pianoforte e arpa.
Poi cosa avvenne? Improvvisamente dovetti
interrompere gli studi a causa di una grave tragedia che
investì la mia famiglia.
Può dirla?
Nell'estate del 1841, tre mie sorelle morirono una dopo
l'altra a causa della scarlattina. Per sua fortuna io
non contrassi la malattia perché quell'estate ero
rimasta nelle Midlands, ospite di una mia amica. Dopo di
che per evitare il contagio, i genitori preferirono
farmi passare il resto delle vacanze estive con gli zii
materni a Londra. In autunno tornai a casa, mia madre
era di nuovo incinta.
Un attimo… mi perdoni…
prima di tornare a casa ci fu un incontro importante ….
Ah sì dimenticavo… Feci visita ai Ruskin, vecchi amici
di famiglia. Fu in quella occasione che incontrai per la
prima volta John, il figlio ventunenne dei Ruskin.
Lo trovò alquanto triste.. John, all'epoca, era
reduce da una cocente delusione d'amore. Aveva da poco
interrotto una relazione con la sua fidanzata Adèle.
Lei non sopportava di vederlo in quello stato
malinconico… Sinceramente non riuscivo a capire se la
causa fosse la storia d’amore o il suo temperamento
comunque tra noi nacque una certa simpatia e per tirarlo
su di morale gli lanciai una sfida. Visto che si
dilettava a scrivere gli proposi di dedicarmi uno dei
suoi scritti, cosa che John fece, scrivendo un racconto
fiabesco, intitolato “Il re del fiume d'oro”. Il
racconto riscosse, dopo la sua pubblicazione, un grande
successo. Fu in quel periodo che John iniziò a chiamarmi
con il soprannome di Effie.
Nel 1844 riprese gli
studi… Rimasi a casa tre anni perfezionando la
conoscenza delle lingue moderne e occupandomi della
casa, nel frattempo mia madre aveva avuto altre due
gravidanze…
Si parla di lei come una giovane
dotata di inusuale bellezza e di una personalità
affascinante… Avevo compiuto ormai diciassette anni e
non per vantarmi le posso dire che ricevetti ben
ventisette proposte di matrimonio.
Era fidanzata
quando incontrò di nuovo Ruskin… Nel 1847 mi recai pe
la seconda volta a Londra ospite della famiglia Ruskin.
In quel periodo eravamo entrambi fidanzati. Io con
William Kelty MacLeod, un giovane ufficiale del 74º
reggimento delle Highlands, mentre i genitori di John
avevano combinato per il loro figlio il fidanzamento con
una ricca ereditiera: Charlotte Lockhart.
Ed
allora perché andò a Londra? Per me, con la scusa
della visita ai Ruskin, era un’occasione per incontrarmi
con le mie vecchie amiche di Avonbank e i loro fratelli,
partecipare a balli, ricevimenti, mostre e altri
avvenimenti mondani.
Poca cosa rispetto al mondo
in cui si muoveva John Ruskin… Beh in effetti ebbi
modo di accorgermi che le amicizie di John, ormai
diventato una celebrità con la pubblicazione “Pittori
moderni”, erano di alto livello artistico del calibro di
William Turner, George Dunlop Leslie e George Richmond.
Senza contare i numerosi inviti che riceveva dalla Royal
Academy.
Nacque qualcosa tra voi? Ripeto
eravamo entrambi fidanzati e lui mi considerava non più
che una dolce sorella.
Cosa accadde al suo
rientro a casa? Appresi che il mio fidanzato sarebbe
stato destinato in Irlanda e che quindi le prospettive
di matrimonio si allontanavano di almeno un paio di
anni. Contemporaneamente Charlotte ruppe il rapporto con
Ruskin, e questa volta John anziché cadere in
depressione decise di fare un tour a piedi sulle colline
della Scozia, praticamente dalle mie parti.
Vi
incontraste? Inizialmente, quasi villanamente, non mi
fece visita, poi accettò l'invito di mia madre e forse
per timore di un coinvolgimento amoroso rimase scostante
nei miei confronti. Poi tornato a Londra ruppe gli
indugi e scrisse a mia madre chiedendo la mia mano.
A quanto pare lei era più entusiasta… John sapeva
che la sua vita di artista era particolare e forse
avrebbe preferito avere accanto a se una moglie dal
carattere più protettivo. Per quanto mi riguardava
credevo fermamente che insieme a John avremmo formato
una bella squadra e che avrei potuto essere di valido
supporto per le sue attività creative.
Ci furono
anche pressioni da parte della sua famiglia… Non
direi pressioni, diciamo che i miei avrebbero visto di
buon grado quel matrimonio. Gli investimenti di mio
padre nella ferrovia Amiens-Boulogne in Francia erano
diventati carta straccia, per cui attraversavamo un
periodo di seria difficoltà finanziaria.
Quindi
un'occasione difficilmente ripetibile…. Questo le fece
mettere da parte ogni esitazione... Le nozze vennero
celebrate il 10 aprile del 1848 nella residenza della
mia famiglia, ma il matrimonio non iniziò nel migliore
dei modi. La prima notte di nozze John non volle avere
rapporti. Ingenuamente credetti che fosse dovuto dal
fatto che nella decisione della data di nozze non avevo
tenuto conto del mio ciclo mestruale, ma in realtà anche
dopo quell'occasione il matrimonio non fu consumato.
Andaste ad abitare a Londra… immagino che lei fece
ogni tentativo per superare questa grave anomalia...
Mi comportavo come una normale giovane sposa, andavo a
mostre e ricevimenti, ricevevo le amiche ecc. ecc.
finché, dopo il primo anno, la mia salute ne risentì.
Iniziai a soffrire di insonnia e soprattutto della
perdita di capelli.
I medici cosa dicevano?
Non erano al corrente della causa. Per tutelare il buon
nome di mio marito non parlai della nostra astinenza
sessuale.
Sua madre la riportò in Scozia… A
casa riacquistai la mia serenità, il rapporto sembrava
ormai compromesso ed invece John per ravvivare il nostro
rapporto organizzò un viaggio a Venezia. Soggiornammo
per sei mesi all’hotel Danieli. Fu davvero una vacanza
incantevole anche se tra noi continuavano a non esserci
rapporti di alcun tipo.
Nella primavera del 1850
aveva finalmente una casa tutta sua… Dopo il viaggio
in Italia tornai a Londra. Mio suocero aveva
acconsentito a prendere un elegante appartamento nel
cuore della città a Park Street. Grazie a quella casa
iniziai una rapida ascesa sociale che fruttò la
presentazione a corte, al cospetto della regina
Vittoria. Nel contempo nel nostro salotto si potevano
incontrare le più celebri figure della cultura
dell’epoca tra le quali Thackeray e Dickens
E suo
marito? L'indole solitaria lo portava a ritirarsi
sempre più spesso a casa dei suoi, dove poteva
immergersi indisturbato nei suoi studi, così che finì
con il diventare uno dei tanti ospiti della casa di Park
Street.
E la sua salute? Continuavo ad essere
inquieta e tormentata da insonnia ed emicrania. John era
completamente assente dalla mia vita. Ogni tentativo di
avvicinamento risultò alla fine inutile. Lui non amava i
bambini e, tra mille scuse, rimandava il perfezionamento
della nostra unione. Questa volta un secondo viaggio in
Italia non migliorò la situazione.
E un bel
giorno, a sua insaputa, suo suocero vendette il vostro
appartamento… Noi dipendevamo economicamente, in
tutto e per tutto, dal padre di mio marito, e durante la
nostra assenza lui liquidò la casa di Park Street per
prendere un altro appartamento vicino alla sua
residenza, ma irrimediabilmente lontano dal centro e
dalla buona società londinese. Per mio suocero non aveva
senso quella casa visto che il figlio passava interi
giorni nella sua casa. Quindi venni confinata in
periferia, unica mia consolazione nel mio nuovo e
malinconico appartamento di Herne Hill, erano i fiori
coltivati nella piccola veranda.
Improvvisamente
suo marito le propose di far da modella ad un suo amico,
il pittore preraffaellita Everett Millais… L’opera
The order of release (L'ordine di scarcerazione) doveva
rappresentare una donna scozzese in procinto di
riaccogliere il marito, imprigionato dopo il fallimento
dell'insurrezione giacobita del 1745. Fui entusiasta
della proposta e ringraziai mio marito… Con Everett
Millais trascorrevamo lunghe giornate a lavorare al
dipinto. Pur rispettando i canoni di una irreprensibile
correttezza tra noi si insinuò inevitabilmente una
reciproca attrazione.
Complice la sua astinenza?
… e le buone maniere di Everett…
Il quadro,
presentato alla Royal Academy, riscosse un enorme
successo. Fu oggetto di maliziose interpretazioni da
parte dei critici i quali ignoravano che per quel quadro
avevo prestato solo l’espressione del mio volto. Il
resto dell'opera era stata realizzata nello studio
dell'artista, con l'utilizzo di altri modelli.
Comunque l’amicizia con Everett Millais diventò più
intima… Nell’indifferenza di mio marito cominciammo a
frequentarci e dopo qualche tempo finimmo per
innamorarci. Fu allora che decisi di confidare il mio
segreto in cui era confinato il mio matrimonio…
Aiutata da questa nuova situazione prese l’iniziativa…
Sì, in una lettera ai miei genitori decisi di svelare il
mio segreto e l’angoscia che mi avevano tenuta
prigioniera per ben sei anni.
Ma non si limitò a
questo… No, il 25 Aprile 1854 presi il treno per
Bowerswell e lasciai definitivamente John. Deposi
l'anello nuziale in una busta. Alla stazione successiva
mio padre era ad attendermi. Lui prese in consegna
l'anello da recapitare a mio marito e alcune lettere con
le quali informavo gli amici più cari e influenti
dell'accaduto.
La separazione suscitò grande
scalpore nei salotti del tempo. John era una
celebrità e l'opinione pubblica si divise. Il
procedimento giudiziario fu tenuto a porte chiuse.
Purtroppo dovetti sottopormi a sgradevoli visite mediche
che provarono la mia verginità.
Per sua fortuna
si era appena costituito un apposito tribunale per i
divorzi… Già, prima gli annullamenti potevano essere
accordati solo da un decreto parlamentare, con tempi e
costi pazzeschi. Con il nuovo tribunale il divorzio era
più accessibile, dentro i confini della morale
vittoriana.
Quale fu la difesa di suo marito?
Preparò un documento da cui emergeva che per
salvaguardare i nostri numerosi viaggi era stato
stipulato un patto in cui si prevedeva che il matrimonio
non sarebbe stato consumato fino a che non avessi
compiuto venticinque anni. Successivamente secondo il
documento fui io a rifiutare qualsiasi contatto.
Ovviamente era tutto falso.
E i suoi avvocati
cosa dissero? Portarono avanti la linea che sosteneva
che fosse stato mio marito a rimandare costantemente la
consumazione del matrimonio e che lui stesso
incoraggiasse deliberatamente amicizie che potessero
compromettere la mia reputazione alla ricerca di scuse e
ragioni per potersi separare.
La sentenza madame?
La corte ecclesiastica, dopo poco più di due mesi e
mezzo dalla separazione, il 15 Luglio del 1854 si
espresse contro mio marito e il matrimonio fu dichiarato
nullo, con la motivazione che "John Ruskin era incapace
di consumare il suddetto matrimonio a causa di
un'impotenza incurabile".
Comunque fosse andata
questi avvenimenti segnarono le vostre vite future…
Le maldicenze travisarono la realtà. Io dovetti subire
l’onta di essere considerata più alla stregua di una
divorziata, condizione disdicevole al tempo, che non
effettivamente vittima di un matrimonio non consumato,
considerato nullo dalla stessa Chiesa anglicana. Ruskin
dovette subire invece l'onta dell'accertata impotenza,
che condizionò il suo futuro relegandolo ad una vita da
scapolo.
L’anno seguente sposò John Everett
Millais Lui mi aveva dato il coraggio di andare fino
in fondo… Sì ci sposammo a Bowerswell lui si trasferì in
Scozia e ci stabilimmo ad Annat Lodge, in una residenza
adiacente alla tenuta dei miei genitori.
Come
andò? Dopo un primo periodo di completa
spensieratezza giunse la prima gravidanza e i doveri di
padre di famiglia portarono Everett a riprendere il suo
lavoro, dando inizio a un nuovo ciclo di dipinti. Negli
anni che seguirono la famiglia aumentò e nel 1860
avevamo già quattro figli. E mentre io ero
inevitabilmente assorbita dal ruolo di madre, Everett
diversificò la sua attività dedicandosi ad acqueforti e
acquarelli, dalle quali riusciva a ricavare una rendita
di 500 sterline all'anno.
Poi tornaste a Londra?
Nel 1861 ci stabilimmo a Londra al numero 7 di Cromwell
Road. Nacquero altri quattro figli. La nostra casa non
rappresentava solo la residenza di uno dei pittori più
stimati dell'epoca, ma era considerata un crocevia di
eventi culturali e divenne meta ambita di personalità e
persone famose, amici, artisti e musicisti.
La
sua reputazione tuttavia restava segnata dalla vicenda
della sua separazione … Purtroppo sì e le successive
iniziative, con l’aiuto del principe Edoardo in persona,
non riuscirono a far recedere la regina dalla sua
decisione. Nonostante fossi madre di ben otto figli,
secondo i rigidi canoni del puritanesimo vittoriano,
continuavo a essere considerata un'adultera e la
separazione anche se provocata da un matrimonio non
consumato, continuava a essere considerato un atto
deprecabile.
Agli inizi degli anni novanta del
XIX secolo una malattia degenerativa le fece perdere
quasi completamente la vista… Oltre a non poter più
aiutare mio marito nell'amministrazione della casa e nel
lavoro, non ero neanche più in grado di ammirare i suoi
quadri.
E suo marito? Anche lui stanco e
invecchiato, era afflitto da un male incurabile alla
gola. Tuttavia fino alla fine continuò a lavorare e nel
1896 ebbe il grande onore di essere nominato presidente
della Royal Academy.
In qualità di personaggio
pubblico fece una richiesta alla regina Vittoria…
Unico desiderio di mio marito, ormai in punto di morte,
era la mia riabilitazione. E così avvenne. Il 2 luglio
1896, in una cerimonia ufficiale, fui finalmente
ricevuta a corte. All'epoca avevo 67 anni.
Dopo
pochi giorni suo marito morì. Ognuno dei miei figli
aveva preso la propria strada e la residenza di Londra
fu messa in vendita. A quel punto lasciai
definitivamente Londra per ritirarmi in Scozia, nella
mia vecchia casa di Bowerswell.
Assistita
dalla figlia Mary, Euphemia Chalmers Gray detta “Effie”
morì prematuramente il 23 dicembre 1897. Fu sepolta nel
vicino cimitero di Kinnoull.
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IMMAGINE GENERATA DA IA INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA E' STATA REALIZZATA GRAZIE A:
http://angolodiestel.blogspot.it/ 2011/12/effie-gray-
https://it.wikipedia.org/wiki/Effie_Gray
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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