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Aleksandra Fëdorovna Romanova
Imperatrice consorte di tutte le Russie
«Sono solo una
donna che lotta per il suo sovrano, per il suo bambino, per i due
esseri più cari al mondo.» Aleksandra Fëdorovna Romanova in russo:
Александра Фёдоровна Романова è stata l'ultima imperatrice consorte
di Russia, come moglie dello zar Nicola II. (Darmstadt, Germania,
6 giugno 1872 - Ekaterinburg, Russia, 17 luglio 1918)

Fu in nubilato
una principessa del Granducato d'Assia e del Reno,
nipote della regina Vittoria del Regno Unito, ricevette
il nome di Aleksandra Fëodorovna dopo la sua conversione
alla Chiesa ortodossa russa, prima del matrimonio con
Nicola II di Russia e divenne infine Imperatrice
consorte di tutte le Russie. Era portatrice sana di
emofilia come la nonna materna Vittoria e trasmise la
malattia al figlio Aleksej Nikolaevič. La costante
preoccupazione per la salute dell'erede la portò ad
affidarsi a vari santoni e presunti guaritori, tra i
quali emerse Rasputin.
Scoppiata la rivoluzione
di febbraio, la monarchia dei Romanov fu dichiarata
decaduta e la famiglia imperiale venne fatta
prigioniera. Aleksandra fu fucilata, con il resto
della sua famiglia, a Casa Ipat'ev, il 17 luglio 1918.
Nel 2000 la Chiesa ortodossa l'ha canonizzata come
Santa Aleksandra Fëdorovna Portatrice della
Passione. Maestà le sue origini? Il mio nome
completo era Alix Viktoria Helena Luise Beatrice d'Assia
e di Renania, nacqui il 6 giugno 1872 nel castello
Marktplatz di Darmstadt, capitale del granducato
d'Assia, uno dei tanti Stati che componevano l'Impero
tedesco.
Chi erano i suoi genitori? Ero la
sesta dei sette figli del granduca Luigi IV
d'Assia-Darmstadt e della principessa Alice di Gran
Bretagna, a sua volta secondogenita della regina
Vittoria del Regno Unito e di Alberto di Sassonia.
Quindi nacque protestante… Fui battezzata con
rito luterano il primo luglio del 1872 e mi furono dati
i nomi di mia madre e quelli delle mie zie materne.
All’età di sei anni la disgrazia! Correva il mese
di dicembre dell’anno 1878 quando un'epidemia di
difterite colpì il granducato. Mi ammalai insieme alle
mie sorelle ed a mia madre. La piccola Maria, di due
anni più giovane di me, e mia madre, purtroppo non
superarono la malattia. Mia madre aveva 35 anni.
Come prese quell’evento tragico? Nonostante la mia
giovane età diventai introversa e riservata. Senza più
mia madre passai la maggior parte della mia infanzia nel
castello di Balmoral, in Scozia, e ad Osborne House,
sull'isola di Wight in Inghilterra da mia nonna materna.
A vent’anni persi mio padre e mio fratello Ernesto Luigi
prese il suo posto.
A vent’anni non pensava al
matrimonio? Per una donna del mio rango mi sposai
relativamente tardi. Anche perché avevo già rifiutato
una proposta del principe Alberto Vittorio, duca di
Clarence (il primogenito del principe di Galles quindi
erede al trono del Regno Unito), nonostante la forte
pressione della mia famiglia. Mia nonna, la regina
Vittoria avrebbe desiderato che la nipote diventasse la
futura sovrana del Regno unito, tuttavia rispettò la mia
decisione.
L’amore lo incontrò a Pietroburgo?
Oh sì era il 1889, trascorsi sei settimane a Pietroburgo
a casa dei miei zii. Conobbi Nicola in quel frangente.
Eravamo secondi cugini poiché entrambi nipoti di
Guglielmina di Baden, consorte del granduca Luigi II
d'Assia. Ci fu immediatamente una forte empatia tra di
noi.
La famiglia di lui non era d’accordo…
Inizialmente il padre di Nicola, lo zar Alessandro III,
si oppose alla prospettiva delle nostre nozze.
Perché? La società russa del tempo era permeata da un
forte odio antigermanico e ovviamente il sovrano
interpretando gli umori del suo popolo non vedeva di
buon grado che il futuro zar sposasse una principessa
tedesca. Lui avrebbe preferito come nuora la principessa
francese Elena, figlia di Filippo d'Orléans.
Perché non convolarono a nozze? Sicuramente per
mancanza di feeling e poi la stessa Elena resisteva in
quanto cattolica non desiderava abbandonare la sua fede
per diventare russa ortodossa.
Quindi nel 1894 vi
sposaste… Il padre di Nicola morì il primo novembre e
lui divenne zar di tutte le Russie. Aveva ventisei anni.
Ci sposammo nella cappella del Palazzo d’Inverno il 26
novembre del 1894. Naturalmente, dato che una zarina
russa non poteva essere osservante di altre religioni,
mi convertii alla religione ortodossa.
Come andò
la relazione con suo marito? L'unione che iniziò quel
giorno rimase tale e quale per tutto il resto delle
nostre vite: fu di tipo vittoriano esternamente e
nell’intimità serena e basata su un'intensa
affettuosità.
Nelle cerimonie solenni le spettava
l'appellativo di: Sua Maestà Imperiale … Acquisii
formalmente la dignità di imperatrice di Russia il
giorno delle nozze, ma solo il 14 maggio del 1896 fu
officiato il rito dell'incoronazione all'interno del
Cremlino a Mosca.
Le rimase sempre l’etichetta
della tedesca… In verità non riuscii mai a
conquistare il consenso né a corte né tra il popolo. In
pubblico sentivo quell’ostilità e rimanevo silenziosa,
tanto da apparire fredda, altezzosa e indifferente. Ero
dispiaciuta per quell'accoglienza poco entusiastica
della gente e soprattutto ero stanca della dissolutezza
privata e la severa etichetta pubblica della corte
russa.
Dicono che lei fece ben pochi tentativi
per farsi accettare dalla famiglia Romanov. Dicono tra
le altre cose che partecipò al minor numero possibile
degli eventi di corte. Questo in un certo senso era
vero fin dalla infanzia ero molto timida e non gradivo
le apparizioni in pubblico cercando di evitarle per
quanto possibile. Preferivo ritirarmi in disparte e
lasciare lo spazio a mia suocera Maria Feodorovna.
Facendo così subì la grande popolarità
dell’imperatrice madre… Guardi, il problema era un
altro. Il popolo e tutta la corte aspettavano da me
l’erede maschio. Purtroppo nei primi quattro tentativi
di dare un erede alla nazione nacquero altrettante
figlie femmine: Olga, Tatjana, Marija e Anastasija. Dopo
la nascita dell'ultima figlia passarono ancora tre anni
prima che partorissi il tanto atteso erede: Aleksej
Nikolaevič. Il piccolo nacque nella reggia di Peterhof
il 12 agosto 1904. Purtroppo, qualche tempo dopo,
scoprimmo che Aleksej era affetto da emofilia ed ero
stata io a trasmettergliela!
Ci racconti delle
bimbe… Con mia figlia maggiore Olga a volte nascevano
delle incomprensioni, dovute al suo carattere molto
simile al padre. Lei leggeva molto, soprattutto testi di
narrativa, spesso prendendo in prestito i volumi dalla
mia libreria prima che io stessa li avessi letti.
Tatiana invece, la secondogenita, era simile a me.
Indistintamente sia in pubblico che in privato mi
copriva di attenzioni ed affetto. Maria invece aveva una
sensibilità molto accentuata. Il suo romanticismo la
portava a fantasticare e parlare spesso di matrimonio e
di bambini. Anastasia, la più giovane era una ragazzina
molto vivace, si arrampicava sugli alberi e si rifiutava
di scendere. Quando erano bambine le vestivo come
fossero gemelle: le due più grandi e le due più piccole
indossavano abiti abbinati. Erano tutte e quattro
bellissime, le due più grandi avrebbero dovuto debuttare
ufficialmente in società nel 1914, dopo il compimento
dei diciannove anni della primogenita e dei diciassette
di Tatiana, ma scoppiò la prima guerra mondiale e il
progetto venne cancellato.
Capitolo a parte per
Aleksej? Aleksej era il centro di una famiglia molto
unita, il focus di tutte le nostre speranze. Le sorelle
lo adoravano. Era la gioia e l'orgoglio mio e di suo
padre. Quando stava bene era la luce del palazzo.
Inizialmente sembrava normale e in salute, ma in poche
settimane si notò che, quando cadeva o urtava qualcosa,
i suoi lividi non guarivano, anzi peggioravano e il suo
sangue si coagulava molto lentamente. Scoprimmo ben
presto che Aleksej soffriva di emofilia e che poteva
essergli stata trasmessa unicamente dal mio ramo
britannico. Quando nel 1912 annunciammo al mondo intero
la sua malattia diventai ancora più impopolare tra i
russi. Il mio passato tedesco tornò inevitabilmente in
auge.
All'inizio del XX secolo l'emofilia era
fatale… La malattia si era diffusa nelle case reali
d'Europa attraverso le figlie della regina Vittoria, lei
stessa portatrice sana della patologia. A causa della
malattia persi mio fratello Federico e mio zio, il
principe Leopoldo, duca di Albany. Io stessa ero
portatrice sana del gene ma non ero emofiliaca.
Le condizioni di salute di suo figlio peggiorarono…
Ero sempre più ossessionata dal pensiero di proteggerlo.
Lo tenevo sott'occhio continuamente e consultavo spesso
medici russi, ma i loro trattamenti generalmente
fallivano, visto che non esistevano rimedi conosciuti.
Oppressa dalla consapevolezza che ogni caduta o taglio
avrebbe potuto causare la morte di mio figlio, mi
rivolsi a Dio per cercare conforto. Familiarizzai con
tutti i rituali e i santi della Chiesa ortodossa e
trascorrevo molte ore a pregare nella mia cappella
privata. Disperata, come estremo rimedio, mi rivolsi
sempre più spesso a mistici e santoni: le cure di uno di
questi, Grigorij Efimovič Rasputin, sembravano avere
successo.
L’avvento di Rasputin a palazzo fece
nascere dicerie incontrollabili… Rasputin conduceva
uno stile di vita a dir poco dissoluto e, a mio parere,
molte di quelle chiacchiere erano alimentate
dall’invidia. Per quanto mi riguardava ero concentrata
esclusivamente sulla salute di mio figlio.
Suo
marito Nicola tentò più volte, contro la sua volontà, di
tenerlo a distanza dalla propria famiglia. A lui
Rasputin non piaceva, ma in coscienza non aveva la forza
di scacciarlo dal palazzo, perché se Alessio fosse morto
lo zar sarebbe stato considerato l’unico responsabile.
Comunque a dir poco era un personaggio
controverso… Alcuni rappresentanti del clero di San
Pietroburgo accettavano Rasputin come un profeta
vivente, altri lo classificavano come un eretico e un
ciarlatano.
Alcuni affermavano che nel suo
villaggio in Siberia lui celebrasse matrimoni per i
popolani in cambio della prima notte di nozze con la
sposa… Di storie di questo tipo ne ho sentite
parecchie. Era una persona molto affabile e molte donne
erano incantate dal suo modo di fare. Secondo me il
problema principale era tutto condensato sulla sua
dottrina teologica e cioè che ogni persona per poter
affrontare e liberarsi dal proprio peccato avrebbe
dovuto prima portarlo all’estremo.
Nel 1912 ci fu
un episodio significativo… Ero in Polonia con tutta
la famiglia quando Aleksej venne colpito da una forte
emorragia alla coscia che lo portò in punto di morte.
Sembrava che Dio non ascoltasse le nostre preghiere,
disperata inviai un telegramma a Rasputin. Egli mi
rispose immediatamente: «Dio ha visto le tue lacrime e
sentito le tue preghiere. Non essere addolorata. Il
piccolo non morirà. Non permettere che i dottori lo
infastidiscano troppo».
Quindi cosa accadde?
La salute di Aleksej migliorò a vista d’occhio e da quel
momento in avanti iniziai a fidarmi sempre più di lui e
a credere alle sue abilità di alleviare le sofferenze di
mio figlio.
Rasputin iniziò ad avere libero
accesso a corte ed anche un peso politico non
indifferente anche per l’assenza di suo marito… Lo
scoppio della prima guerra mondiale fu un punto di
svolta per me, per la mia famiglia e la Russia intera.
Entrammo in guerra contro la Germania ovvero contro la
mia famiglia! Al tempo il granducato d'Assia era
governato da mio fratello ed era parte dell'Impero
tedesco il cui imperatore era Guglielmo II, vale a dire
mio cugino! Nel 1915 mio marito fu costretto a recarsi
al fronte per prendere il controllo personale
dell'esercito e mi conferì la carica di reggente
governando al suo posto per due anni e mezzo.
Gli storici affermano che durante la sua reggenza il
potere del governo russo si deteriorò con una rapidità
stupefacente che non ha paralleli nella storia moderna.
Non avevo esperienze di governo, continuamente nominavo
e rinominavo nuovi ministri, ma ero decisa a continuare
anche se quella guerra di logoramento portò fame e
dolore dato che né le truppe né la popolazione civile
erano adeguatamente rifornite.
Lei comunque
continuava ad avvalersi dei consigli interessati di
Rasputin... e non solo… suo marito era distante ed i
pettegolezzi su una presunta liaison si fecero
estremamente pericolosi. Ovviamente non c’era nulla
di vero come del resto sull’infamante accusa di essere
una spia tedesca. Fu tuttavia un periodo buio che portò
all’assassinio di Rasputin da parte di un membro della
famiglia Romanov, il principe Feliks Jusupov.
La
guerra fu un peso che si rivelò insostenibile per
l'economia della Russia. Cosa potevo farci? I
razionamenti e la fame divennero una situazione
familiare per decine di milioni di russi. Quindici
milioni di persone vennero sottratte alla produzione
agricola per essere mandati a combattere e le
infrastrutture vennero convertite all'uso bellico. Tutto
ciò generò una grande rabbia e uno spirito di ribellione
tra il popolo a San Pietroburgo e nelle altre città
russe.
La situazione non era più gestibile e il
popolo accusava direttamente la dinastia Romanov per
quel fallimento… Purtroppo sì. Nel marzo 1917 le
condizioni peggiorarono ulteriormente. I lavoratori
delle acciaierie incominciarono a scioperare e folle
affamate iniziarono ad occupare le strade di San
Pietroburgo per protestare contro la scarsità di cibo e
la guerra. Dopo due giorni di sommossa, mio marito
sciolse il parlamento e ordinò all'esercitò di
ripristinare l'ordine sparando sulle persone.
Suo marito chiese consiglio a lei? Ovviamente sì ed
io ero assai consapevole nei confronti del ruolo di mio
marito come zar e ne difendevo attivamente i diritti di
governante autocratico. Ero infatti una fervente
sostenitrice del diritto divino dei re a governare e non
ritenevo necessario fare alcuno sforzo per assicurarmi
l'approvazione del popolo.
… ma i soldati si
ammutinarono e si unirono alla sommossa… Era in atto
la rivoluzione di febbraio a cui seguì quella di
ottobre… Il popolo si costituì in Soviet ed ordinò a mio
marito di abdicare. Venimmo arrestati senza avere alcun
aiuto dai regnanti di tutta Europa. Pensi che il re
Giorgio V del Regno Unito, nonostante fosse nostro
parente diretto e in particolare mio cugino si rifiutò
di concederci la possibilità di trasferirci in Gran
Bretagna.
Il governo provvisorio russo vi
trasferì in Siberia… Dicevano per tutelare la nostra
incolumità e scongiurare eventuali pericoli, ma in
realtà volevano allontanarci dalla capitale.
Come eravate trattati. All’inizio bene poi quando
fummo trasferiti a Casa Ipat'ev il 30 aprile 1918 ci
obbligarono ad aprire tutti i bagagli. Ovviamente mi
rifiutai. Nicola tentò di difendermi, ma venne
immediatamente messo a tacere minacciando che quel
rifiuto avrebbe portato al suo allontanamento dalla
famiglia. A quel punto mi arresi ed acconsentì alla
perquisizione.
E’ vero che le guardie la
chiamavano “Cagna tedesca”? Mai direttamente. La
famiglia era tutta riunita ma vivevamo giorni da incubo
non sapevo mai se l'indomani saremmo rimasti lì o se ci
avrebbero separati o addirittura uccisi. I privilegi
erano ridotti al lumicino: ogni pomeriggio, per un'ora
circa, potevamo uscire in giardino sul retro della casa
e sotto gli occhi attenti delle guardie.
Suo
figlio? Aleksej non era sempre in grado di camminare,
il più delle volte era trasportato in braccio da un
addetto.
Era la fine vero? Aspettavo solo
quel giorno, ogni mattina poteva essere l’ultima e
nonostante cercassi di rassicurare le mie figlie ed
anche i due uomini della famiglia sapevo che la storia
non aveva mani fatto sconti e quella della mia famiglia
si stava dirigendo inesorabilmente a grandi passi verso
il tragico epilogo. Avevamo vissuto un meraviglioso
romanzo aspettavo solo la parola fine.
Il
13 luglio il capo delle guardie Jakov Jurovskij
ricevette il comando direttamente da Lenin in persona e
con estremo scrupolo si apprestò ad eseguire l’ordine di
esecuzione dell’intera famiglia. Nessun membro escluso!
Martedì 16 luglio 1918 l'alba era calda e il giorno
trascorse normalmente per l'ex famiglia imperiale. Alle
16:00, Nicola e le figlie fecero la loro consueta
passeggiata. Una volta giunta sera Jurovskij convocò
tutti gli uomini nella sua stanza e ordinò loro di
prendere delle rivoltelle. Disse: «Stasera fucileremo
l'intera famiglia, tutti quanti». Di sopra Nicola e
Aleksandra trascorrevano il tempo giocando a carte e
alle 22:30 si recarono a letto.
Alle prime ore
del mattino del 17 luglio 1918 tutta la famiglia, dopo
essere stata svegliata bruscamente, venne condotta nella
cantina di Casa Ipat'ev. Nicola chiese ed ottenne dalle
guardie due sedie, per la moglie e il figlio Alessio
gravemente ammalato. Alcuni istanti dopo una squadra di
soldati, ognuno di essi armato di una rivoltella, entrò
nella stanza. Nicola fu il primo ad essere ucciso con un
colpo alla testa. Aleksandra assistette all'omicidio del
marito prima di essere raggiunta da un colpo di pistola
alla testa, mentre stava facendosi il segno della croce.
*****
La figura di Aleksandra
e la sua vita ispirarono molti film, tra i quali:
“Nicola e Alessandra”, del 1971, basato sul libro di
Robert K. Massie, in cui la Zarina è rappresentata da
Janet Suzman; “Rasputin and the Empress” del 1932,
Aleksandra è interpretata da Ethel Barrymore;
“Rasputin, il monaco folle” del 1966, Renée Asherson
recita la parte dell'Imperatrice; “Fall of Eagles”,
del 1974, Aleksandra è interpretata da Gayle Hunnicutt,
“Rasputin: Dark Servant of Destiny”, del 1996, Greta
Scacchi interpreta Aleksandra.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandra


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