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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Teresa Ann Savoy
L’Anticonformista
Teresa Ann Savoy
è stata un'attrice britannica. Ha recitato per lo più in film e
sceneggiati italiani. “Voglio ritrovare il paradiso terrestre,
l’amore prima del peccato originale, al di là e al di fuori della
storia, ossia della religione, della morale e della famiglia.”
(Londra, 18 luglio 1955 – Milano, 9 gennaio 2017)

Teresa lei nasce a
Londra, ma a 16 anni fugge di casa direzione Italia.
Il nome Teresa non l’ho mai sopportato, mi chiami Terry
per favore. Sì scappai di casa ancora minorenne contro
il volere del miei genitori, avevo conosciuto solo da
qualche giorno, per strada, un fotografo italiano Carlo
Silvestro e insieme prendemmo il treno per l’Italia.
Pensi che non mi ero portata neanche una valigia, avevo
solo un sacchetto di carta nel quale avevo messo dentro
un po’ delle mie cose.
E i suoi? Li chiamai da
Parigi rassicurandoli. A Londra non c’era posto per me.
Finita la terza media facevo dei piccoli lavori e questo
incontro non so perché sentivo che sarebbe stato
l’occasione della mia vita.
Dove eravate
diretti? In una comune hippy in Sicilia a Terrasini,
dove tra l'altro conobbi l’attrice italiana Giuliana De
Sio.
Si diceva che il suo fascino da ragazzina
avesse qualcosa di antico. Forse prima non ne ero
consapevole ma a diciotto anni guadagnai l’attenzione
dei media dopo un’apparizione sul numero di ottobre 1973
del mensile Playmen.
In Inghilterra aveva già
fatto la modella? Assolutamente no. A tre anni avevo
partecipato ad uno spot pubblicitario per dei biscotti,
nulla più.
Visto il giornale immagino sia stata
una foto di nudo… Problemi? Assolutamente no! Lì in
comunità spesso si stava nudi per cui apparire su un
giornale con un seno nudo non fu per nulla imbarazzante.
Quella foto venne vista per caso da Alberto
Lattuada… Mi rintracciò e per me fu un fulmine a ciel
sereno! Avevo sempre desiderato fare l’attrice, ma lo
consideravo un sogno irrealizzabile. Ovviamente non
avevo fatto alcuna scuola di recitazione, ma partii
ugualmente per Roma e feci il provino.
Secondo
lei perché fu scelta? Beh ero avvantaggiata per la
conoscenza dell’inglese e poi perché il mio volto
corrispondeva perfettamente alla parte della ricca
quindicenne, bella, giovane, aristocratica Clotilde
protagonista del film Le farò da padre. Nel film dovevo
dire poche battute perché nel ruolo confezionato ad arte
da Lattuada dovevo comunicare solo facendo l’amore. E
l’amore doveva essere un gioco infantile, come non fossi
mai cresciuta e rimasta ancorata ai miei anni di bimba.
Quindi andò bene… Ero molto timida e sapevo poco
d’italiano, ma sul set mi sentivo coccolata, mi
mettevano a mio agio. Girata la prima scena sentivo ogni
volta gridare dagli addetti: “Bona la prima!” Non
conoscendo l’italiano chiedevo informazioni. La seconda
la giravamo sempre per sicurezza e se e non andavo bene,
mi dicevano che era sempre per colpa di qualcos’altro,
non mia: le luci, le riprese, il sonoro, gli atri…
Il film ebbe successo e non solo in Italia… Beh
fare la parte della protagonista senza aver mai lavorato
prima è di per se una cosa incredibile. Comunque sì, sui
giornali del tempo venivo definita la nuova Lolita anche
se io non ero affatto d’accordo. In me non c’era nulla
di provocatorio o di sfrontato, ripeto ero di un timido
patologico, diventavo rossa, viola in modo imbarazzante.
In una intervista al Messaggero nel febbraio del
1974 ebbe modo di dire: “Voglio ritrovare il paradiso
terrestre, l’amore prima del peccato originale, al di là
e al di fuori della storia, ossia della religione, della
morale e della famiglia.” Esattamente così intendevo
l’amore e la sua rappresentazione nei ruoli che mi
venivano affidati.
Poi tre film maledetti…
Direi tre ruoli memorabili vissuti in un gioco erotico
istintivo quasi in trance come la Margherita di Salon
Kitty di Tinto Brass, con l’incredibile scena lesbo con
Tina Aumont sotto gli occhi di Helmut Berger,
l’ermafrodita Mary di Vizi privati, pubbliche virtù di
Miklos Jancso e ultimo ma non ultimo la meravigliosa
Drusilla di Caligola dove presi il posto di Maria
Schneider che non ne voleva sapere di girare le scene di
nudo e sesso messe in piedi ad arte da Tinto Brass.
Come è stato il rapporto con Tinto Brass? Avevo
soggezione di Tinto, mi intimidiva, subivo il suo modo
piuttosto autoritario di presentarsi e di dirigere.
Sapeva il fatto suo. Non esistevano alternativa, la
scena era quella e così pretendeva che si facesse.
Punto!
Poi ha girato film minori… Non direi
minori, diciamo forse che non possono reggere al
confronto con i prima quattro, ma film come Sandokan di
Sergio Sollima, La disobbedienza di Aldo Lado, La
Certosa di Parma di Bolognini, D’Annunzio di Sergio
Nasca, La fabbrica del vapore di Ettore Pasculli non
possono essere considerati di serie B.
Contenta?
Direi felice, chi mai poteva immaginare che quella
ragazza sprovveduta partita da Londra senza neanche una
valigia e solo per il gusto dell’avventura potesse
arrivare dove sono arrivata io?
Grazie Terry.
Grazie a lei.
Teresa Ann Savoy si è spenta nel
2017 a sessantadue anni, ha vissuto a Milano e ha avuto
due figli.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_Ann_Savoy
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/
http://www.nocturno.it/teresa-ann-savoy-la-donna-


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