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INTERVISTA
IMPOSSIBILE 
Lou Andreas Salomè
Al di là del bene e del male
Chi lotta con i mostri deve stare attento a non diventare anche
lui un mostro. E se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso
guarderà dentro di te.. (San Pietroburgo, 12 febbraio 1861 –
Gottinga, 5 febbraio 1937)”

"La vita dell'uomo, sì, la vita è in sé Poesia.
Noi la viviamo ignari, giorno dopo giorno, un poco alla
volta, e intanto, nella sua sconfinata vastità, essa
vive di noi, compone con noi la sua poesia."
Caffè Greco (Via Condotti 86) Sono seduto sul
divanetto rosso che porta alla sala interna. Aspetto.
Aspetto pazientemente Lou. Ma so che non verrà. E’ la
terza volta che mi dà buca. Mi guardo intorno estasiato
da questo vero e proprio museo d’Arte al centro di Roma.
Sulla parete destra leggo la storia. Il Caffè è stato
aperto da "Nicola di Maddalena, caffettiere levantino",
appunto greco. Era però tanta l'affluenza di pubblico
tedesco che i romani per secoli lo hanno chiamato "Caffè
dei Tedeschi". Sulle pareti sono in bella mostra foto,
scritti, dipinti di celebri avventori. Non c’è
artista romano o forestiero che non sia passato da
queste parti. L’anno ufficiale di apertura è il 1760, ma
sicuramente esisteva già prima visto che Giacomo
Casanova nelle sue celebri "Memorie" ricorda che nel
1743, quando era al servizio del cardinale Troiano
Acquaviva e anche della sua bella nipote, entrò insieme
ad alcuni amici romani nel "Caffè di strada Condotta".
Ma il primo documento ufficiale risale proprio al 1760.
Si tratta di una nota del censimento di quell'anno
contenuta nel "Libro dello Stato delle Anime della
Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina in cui risulta il
nome di "Nicola di Maddalena, greco". Guardo fuori,
ma di lei nessuna traccia. Lou non verrà. Il cameriere
mi dice che ultimamente viene di rado. Mi viene un’idea,
lo prego cortesemente di far recapitare alla bella russa
i due fogli di carta stropicciati. Contengono tutte
le domande dell’intervista che avrei voluto realizzare
direttamente. Vado via credendo che anche questo
tentativo sia l’ennesimo buco nell’acqua. Ma una
settimana dopo, ripassando per caso da queste parti, il
cameriere gentile mi riconosce e quasi clandestinamente
mi passa da sotto il banco questa preziosa intervista:
Lou lei nacque il 12 febbraio 1861 a San
Pietroburgo, immagino che fu grande festa in famiglia?
Eh già, venni accolta come si accoglie una figlia
femmina dopo cinque maschi!
La sua famiglia era
di origini tedesche, perché eravate in Russia? Mio
padre, Gustav von Salomé, era un generale nell’esercito
dei Romanov.
Una famiglia benestante…
Abbastanza... Mia madre, Louise Wilm, veniva da una
ricca famiglia di industriali dello zucchero.
Dicono di lei una ragazza molto ribelle… Vivevo in un
ambiente spiccatamente maschile. Ero la cocca di papà,
ma con mia madre non avevo un buon rapporto.
Sin
da piccola si appassionò allo studio della filosofia e
delle religioni. Prendevo lezioni private da Hendrik
Gillot, pastore dell'ambasciata olandese a S.
Pietroburgo. Dopo quelle lezioni abbandonai la chiesa
protestante riformata. In Russia in quel periodo
ci fu un evento storico importantissimo: l’emancipazione
dei servi della gleba. Ne fu influenzata? Nacqui
sotto la stella della libertà e per questo motivo non
avrei mai potuto seguire alcun credo religioso.
Gillot era una brillante oratore, affascinante e dalle
idee liberali. Un vero scettico e in cuor suo ateo. Tra
voi due nacque qualcosa di importante? Gillot, era
più vecchio di me di 25 anni, sposato con figli.
Involontariamente provocai la dissoluzione del suo
matrimonio. Mi chiese addirittura in sposa! Naturalmente
rifiutai.
Poi … Zurigo A sedici anni,
accompagnata da mia madre, andai a studiare in Svizzera.
La mia vocazione comunque era fare la scrittrice.
Perché proprio Zurigo? L'università di Zurigo era
una delle poche che permetteva l'accesso alle donne.
Ma il clima di Zurigo non era adatto a lei... Eh
già, per via delle mie cattive condizioni di salute
dovetti lasciare la Svizzera. Ci trasferimmo a Roma, poi
mia madre tornò in Russia ed io rimasi da sola. Iniziai
a frequentare Malwida von Meysenbug, che mi accolse tra
le sue amicizie più ristrette. Lei era
un’anticonformista liberale e vide in me la
continuatrice dell'opera di tutta la sua vita.
In
casa di Malwida conobbe Paul Ree Fu una sera di
marzo. Ben presto si innamorò di me, tanto che decidemmo
di andare a vivere insieme Nel 1882 vi raggiunse
Friedrich Nietzsche. Fu invitato da Paul, forse per
evitare che io tornassi in Russia, come voleva mia
madre. Friedrich era un filosofo non ancora famoso.
Appena mi vide esclamò: “Da quali stelle siamo stati
portati insieme fin qui?" Io ero indubbiamente attratta,
ma nello stesso tempo c’era in lui qualcosa che mi
respingeva.
Fra voi tre nacque una “fraternità
ideale”, una sorta di progetto di studio e convivenza.
Il nostro piano andava contro le consuetudini sociali
allora in vigore, ma fu un semplice sogno notturno. Mi
apparve infatti un grazioso e confortevole studio pieno
di fiori e di libri, affiancato da due camere da letto.
Doveva essere una specie di comune aperta nella quale
andavano e venivano compagni di studi, artisti,
intellettuali, poeti, appartenenti ad una ristrettissima
cerchia d'elite. Perfino il luogo della nostra futura
trinità venne ben presto stabilito: doveva essere a
Parigi,
Questa trinità intellettuale rimase
nelle vostre intenzioni…. Realmente non si realizzò
mai. Sia Paul che Friedrich erano innamorati di me ed io
non potevo far altro che opporre il mio rifiuto ad
entrambi. Ben presto mi accorsi di essere il centro di
questo pseudo gioco sovversivo, il perno dell'azione,
l'incarnazione dell'ideale nietzschiano, una specie di
"superuomo" bisessuale, che ha raggiunto un proprio
equilibrio esistenziale e sessuale al disopra delle
regole, delle convenzioni e delle ipocrisie della
società.
La descrivono una donna intrigante e
bella. Vede, io ero abituata a ricevere complimenti
dagli uomini! Ero una donna completamente diversa dallo
stereotipo del tempo, e mi dispiace essere considerata,
seppur involontariamente, la causa di quel fallimento.
Si potrebbero ipotizzare chissà quali rapporti
trasgressivi fra voi. Liliana Cavani nel film Al di là
del bene e del male ipotizza una scena dove Nietzsche si
mostra in una vasca da bagno e chiede a Lei di orinare
in un vaso di fiori. Vivevamo come fratelli. Anche
recentemente è stato pubblicato un carteggio relativo
alla nostra convivenza che lascia delusi i cacciatori di
gossip ad ogni costo. La Santa Trinità che invocavo,
piuttosto che un accomodamento di natura sessuale, era
l'aspirazione al raggiungimento di una dimensione
esistenziale perfetta, al di sopra della nozione del
Bene e del Male. Come fu il rapporto con
Nietzsche? Ci fu un intenso scambio intellettuale e
spirituale…. Era innamorato pazzo di me, mi propose
addirittura di sposarlo, sebbene avesse all’epoca 38
anni, ben 17 più di me.
Tra voi non ci fu mai
niente? Solo un intensissimo bacio, che ancora
ricordo, sul Monte Sacro, presso il lago d’Orta. Anni
dopo lessi questi bellissimi versi: «...quella volta a
Orta avevo deciso in cuor mio di fare partecipe Lei per
prima della mia intera filosofia. Ah, lei non immagina
quale decisione fosse quella: credevo che non si potesse
fare dono più grande..».
Nel 1884 Nietzsche
giungerà addirittura a scrivere: «...di tutte le
conoscenze che ho fatto, una delle più preziose e
feconde è quella con Lou. Soltanto dopo averla
frequentata sono stato maturo per il mio Zarathustra».
Che dire ne sono commossa. Peccato che tutto finì
con un burrascoso addio.
Ma nel 1894 lei pubblicò
un libro su di lui: Níétzsche, Una biografia
Intellettuale, che, ancora oggi, è considerata l'opera
che più ha penetrato lo spirito del filosofo. Lo
descrissi come un musicista di grande talento, un
pensatore dallo spirito libero, un genio religioso e un
poeta nato. Azzardai la suddivisione dell'itinerario
speculativo del filosofo in tre fasi che coincidevano
con le fasi della sua vita: Fase schopenhaueriana.
Passaggio alla fase positivistica che coincide con
l’amicizia con Paul Rée. E la terza fase che coincide
con l'allontanamento di Rée e con il dominio
dell'impulso religioso, che si risolse con un tragico
conflitto: aver bisogno di Dio e doverlo negare.
A seguito di quel litigio con Níétzsche lei tornò a
Berlino vero? Paul mi seguì e rimanemmo insieme per
cinque anni!
Per quale motivo lasciò Paul? La
causa fu il mio matrimonio con Friedrich Carl Andreas.
Paul non riuscì mai a superare questo abbandono e nel
1901 morì tragicamente in un fiume. Un
matrimonio atipico… mai consumato... Lui aveva 41
anni ed io solo 26, era un professore di lingue
orientali. Fu una specie di "matrimonio bianco". Rimasi
per molti anni vergine, un’unione basata più su un piano
intellettuale che fisico. E nonostante le alterne
vicende, i miei numerosi viaggi e le relazioni
sentimentali che avevamo con terzi, durò molto a lungo.
Venne anche il momento del sesso.. L’occasione mi
fu data da Friedreich Pineles, un fisico viennese.
Doveva essere una storia poco impegnativa, ma dopo una
vacanza con lui nel Tirolo, mi accorsi, con grandissima
gioia, di essere incinta.
Il bambino di Pineles
non nacque, vero? Fu un aborto spontaneo che comunque
mi evitò problemi in quanto ero tuttavia una donna
sposata. Da quell’esperienza decisi di non diventare mai
madre.
In quegli anni lei era nel pieno della
sua carriera di scrittrice… Scrivere per me
significava vivere. Era una sorta di espediente
attraverso il quale "la vita diventa conscia di se
stessa". Scrivevo di ogni cosa: recensioni, testi di
filosofia della religione e di psicologia, romanzi e
racconti.
In "Erotismo" lei delineò il suo
pensiero portante sull’amore sessuale….. Ribadivo con
forza che la creazione artistica, il fervore religioso e
appunto l’amore sessuale, sono tre aspetti differenti
della medesima forza vitale. Coniugando insieme i due
aspetti fondamentali della vita: eros e conoscenza.
Nel saggio "L'umano come donna" lei difese
l'autonomia e la libertà delle donne, anche se in un
passo scrive: "La donna deve assoggettarsi all'uomo con
umiltà, spontaneamente e prontamente”. Perché? Ero
convinta che la donna avesse una forza interiore
superiore rispetto all’uomo, tale da poter esercitare
pienamente entrambi i ruoli. Io stessa cercai di vivere
la mia vita secondo questo convincimento, ma mi rendevo
conto che stavo solo anticipando i tempi.
La sua
intensa attività intellettuale la portò a spostarsi
spesso nelle grandi città d’Europa dove si respirava lo
spirito di fine secolo e soprattutto a conoscere uomini
che rimarranno pietre miliari del suo percorso
intellettuale... Nel 1897 conobbi il poeta Rainer
Maria Rilke, con il quale vissi un intenso rapporto
sentimentale e spirituale.
Nel 1911 l’incontro
con Freud… Fu in occasione del congresso della
società psicoanalitica di Vienna. Diventai sua amica e
confidente tanto che mi dedicai totalmente alla
psicoanalisi, sia con il lavoro terapeutico che con
quello di ricerca.
Jung dice anche amante… Al
tempo avevo compiuto 50 anni, e devo dire che
quell’incontro lasciò un segno indelebile nella mia
vita. Le sue idee mi coinvolsero moltissimo, soprattutto
nella mia aspirazione di conoscenza profonda di me
stessa. Sebbene dopo l’avvento del nazismo la
psicoanalisi vivesse un momento difficile, essendo
considerata ‘scienza giudea’, la Salomé continuò ad
esercitare la psicoanalisi fino all’ultimo, restando
accanto al marito Andreas. Nel 1937, a 76 anni, morì nel
sonno. Fu tumulata nella tomba del marito a
Göttingen. Poco tempo dopo la Gestapo sequestrò tutte le
sue pubblicazioni.
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