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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Bette Davis
Il brutto anatroccolo
AAttrice
statunitense di cinema, televisione e teatro è considerata come una
delle più grandi attrici della storia di Hollywood. Il suo mito sarà
per sempre legato al personaggio di Margo Channing nel film Eva
contro Eva ed a quello di donne dal carattere forte e deciso a cui
aderì perfettamente con le sue grandi doti recitative. (Lowell,
5 aprile 1908 – Neuilly-sur-Seine, 6 ottobre 1989)

Madame iniziamo
dalle sue origini? Sono la primogenita di Harlow
Morrel Davis, un avvocato di origini inglesi
specializzato in brevetti e Augusta Ruth Favor, di
origini francesi. Nacqui nel quartiere Highlands di
Lowell, nel Massachusetts.
Bette non è il suo
nome… Mi chiamo Ruth Elizabeth Davis e fui
soprannominata Bette da mia madre. Lei quando era
incinta di me aveva letto il romanzo La cugina Bette di
Honoré de Balzac e ne era rimasta colpita.
La sua
infanzia? Serena fino all'età di sette anni, poi però
mio padre abbandonò la famiglia. Mia madre fu costretta
a lavorare per vivere ed io insieme a mia sorella
andammo in collegio. Lì iniziai a studiare danza con la
celebre coreografa e ballerina Martha Graham, e ben
presto scoprii una grande passione per la recitazione.
Mia madre era una discreta fotografa e nel 1921, insieme
a mia sorella ci trasferimmo a New York City.
I
suoi studi come proseguirono? Purtroppo dopo essermi
diplomata alla Cushing Academy, non riuscii ad essere
ammessa alla scuola di recitazione "Eva Le Galienne's
Manahattan Civic Repertory". Mi dovetti accontentare
della meno prestigiosa "John Murray Anderson's Dramatic
School" e, per pagarmi gli studi, posavo nuda per la
scultrice Anne Coleman Ladd, trovando qui e là anche
lavoretti come cameriera.
La sua vita per l’arte?
Già, all’accademia mi guadagnai l'approvazione dei miei
insegnanti. Pensi che avevo come compagne di corso
addirittura Katharine Hepburn e Lucille Ball. Comunque
il debutto ufficiale avvenne, sempre a Broadway, verso
la fine degli anni venti, con Broken Dishes, nel quale
ottenni un grande successo di pubblico e di critica.
Il suo problema è che non possedeva la bellezza
classica delle grandi star… Infatti, nonostante
avessi vinto nel 1930 un premio come "migliore attrice
giovane dell'anno", il produttore Samuel Goldwyn si
rifiutò categoricamente di scritturarmi, considerandomi
"troppo brutta". Sa cosa disse ai suoi collaboratori
dopo avermi vista? "Non è il tipo che possa interessare
ad un uomo, neppure se va nuda in strada!"
Lei
andò avanti con il suo talento… Avevo un fisico che
di hollywoodiano non aveva proprio nulla. Era l’epoca
delle grandi vamp, delle “bambole al platino” Jean
Harlow o la “rossa incendiaria” Clara Bow. “La bellezza,
nel cinema, conta assai più del cervello”, era lo slogan
dei produttori. Ed io potevo contare solo sul cervello.
Tuttavia, nel 1931, venne scritturata… La casa
produttrice Universal mi fece un contratto a termine e
feci il mio debutto cinematografico come protagonista
nel film The Bad Sister al fianco di un emergente
Humphrey Bogart.
Com’era Bogart? Humphrey
aveva 32 anni, nove più di me ed era al suo terzo film.
Sicuramente un uomo interessante, ma puzzava d’alcol già
al primo mattino ed era un odioso maschilista! Come
attore però era un grande, un professionista serio,
scrupoloso e perfezionista come me.
Si era già
trasferita ad Hollywood, vero? Andai ad Hollywood in
treno con mia madre. Quando arrivammo fui sorpresa che
nessuno dello studio era lì alla stazione. In seguito un
dipendente della casa di produzione dichiarò di aver
aspettato invano e poi aveva deciso di andare via perché
nessuna tra le donne scese dal treno "sembrava
un'attrice".
Come andarono i provini? Un
disastro, indossai un vestito con una profonda
scollatura e il direttore artistico vedendomi disse ad
alta voce ad un collega: “"Cosa ne pensi di queste dame
che mostrano il petto e pensano di poter ottenere posti
di lavoro?" Comunque stipulai un contratto di sette anni
con la Warner Brothers. Pensi che il patron Jack Warner,
al momento della firma, mi disse: "Hai il fascino di
Stanlio e Ollio messi assieme, ma ti prendo per il tuo
talento".
Andò bene immagino…
Professionalmente fu il mio periodo migliore ma dovetti
ugualmente combattere non poco per ottenere dai
produttori la meritata attenzione.
Nel 1932 il
suo primo matrimonio… Sposai Harmon Oscar Nelson il
18 agosto 1932 a Yuma, Arizona. Lo avevo conosciuto ai
tempi del collegio Cushing Academy. Quando ci sposammo
Ham direttore di orchestra guadagnava appena 100 dollari
a settimana mentre io arrivavo tranquillamente ai mille.
La stampa gridò allo scandalo ed io un’intervista
sottolineai che molte mogli di Hollywood guadagnavano
più dei loro mariti. Ma Ham non prese bene quella
situazione tanto che mi proibì di comprare una casa
finché non ebbe la possibilità di contribuire
all’acquisto. Durante quel matrimonio ho avuto diversi
aborti, non volevo compromettere la mia carriera!
Nell’ambiente la descrivevano spigolosa, testarda,
irascibile, graffiante, provocatrice… Volevo sempre
il meglio da me stessa e dagli altri. Del resto gli
attori veri si vedono alla distanza, mentre i mediocri
si perdono per strada. William Wyler, che mi diresse al
mio secondo Oscar, raccontava dei tanti posacenere che
aveva visto volare, alcuni dei quali diretti proprio a
lui. Lui raccontava divertito: “Ero diventato abilissimo
nella pratica della schivata. Riuscii a schivare anche
un vaso di fiori, piuttosto pesante: Bette doveva
posarlo su un tavolino, in una scena di Piccole volpi;
ed invece, stizzita perché insistevo per un certo
movimento che lei non voleva assolutamente fare, non ci
pensò due volte a scagliarmelo addosso”.
Nel 1936
lei aveva 27 anni quando arrivò il suo primo Premio
Oscar Alla metà degli anni trenta, avevo consolidato
il mio successo. Vinsi il premio come miglior attrice
protagonista per il film Paura d'amare ma quello fu un
atto riparatorio poiché l'Oscar mi era stato negato
l'anno prima, per la mia interpretazione in Schiavo
d'amore.
Ormai era una stella di prima grandezza…
Iniziavo a selezionare i copioni più adatti al mio
talento e al mio temperamento, rifiutando ruoli
convenzionali. Tra le proposte che rifiutai ci fu anche
quella di Rossella O'Hara in Via col vento perché non
volevo avere come partner Errol Flynn. Poi la scelta
definitiva cadde su Vivien Leigh e Clark Gable.
Rimpianti per quel rifiuto? Oh direi proprio di sì,
pensi che per una sorta di ripicca, mi feci costruire
una parte su misura, quella di una testarda donna del
Sud, nel film Jezebel Figlia del vento, diretto da
William Wyler con il quale, per la mia interpretazione,
ricevetti il mio secondo Oscar. Addirittura mi feci
modellare un vistoso abito di colore rosso, stretto in
vita, scollato e molto seducente. Jezebel ottenne un
grande successo. Lo volli io quell’abito rosso. Mi
impuntai sul colore, e alla fine ottenni quello che
volevo. Mi dicevano che il pubblico non avrebbe mai
accettato una ragazza al suo primo ballo in vestito
rosso. E il gradimento del pubblico fu la mia grande
vittoria. Andò di moda, per decenni, l’abito rosso per
le giovani debuttanti in sala da ballo. Chiesi di
poterlo portare a casa poi, quell’abito di scena, a
conclusione delle riprese. Non lo indossai in privato,
ma lo conservai per anni in guardaroba, come si conserva
un oggetto prezioso. E' tra i ricordi più belli della
mia vita di attrice.
Lei era ancora sposata
quando si innamorò del regista William Wyler… Durante
le riprese del film persi letteralmente la testa per
lui. Fu senza dubbio il più grande amore della mia vita,
quello che non ho sposato! Litigammo e ci amammo. Fummo
anche ad un passo dal matrimonio. Lui era divorziato, io
lo avrei fatto se lui me lo avesse chiesto… Un giorno
Wyler mi fece arrivare a casa una lettera che sapeva di
ultimatum: “Se non ci sposiamo entro ventiquattr’ore,
sposo un’altra”. Ma quella busta, per una delle abituali
impennate del mio carattere, la aprii soltanto una
settimana dopo, quando Wyler si era già “infelicemente
risposato”. Anche io mi risposai ma solo un paio d’anni
dopo. Mariti del resto ne collezionai quattro. Tornando
a quel periodo mio marito Ham venne a sapere della
nostra relazione e chiese il divorzio descrivendomi sui
giornali come una donna disumana e crudele.
Poi
fu la volta di Howard Hughes… Ero sconvolta per la
cattiveria di mio marito, sapevo di essere colpevole ma
avrei voluto un altro tipo di addio. Comunque sì mi
trovai tra le braccia di Howard ma quella fu una
relazione esclusivamente sessuale.
Gli anni
quaranta furono un vero trionfo… Fui una moglie
fedifraga e assassina in Ombre malesi nel 1940, una
perfida donna del Sud, avida di denaro in Piccole volpi
del 1941, entrambi diretti da William Wyler.
Un'aristocratica, prima bruttina ed insicura poi bella e
disinvolta, in Perdutamente tua del 1942 di Irving
Rapper.
Nel decennio successivo la sua stella
iniziò ad oscurarsi… Diciamo che la Warner Brothers
mi proponeva solo film di modesta levatura, cosicché
decisi di lasciare definitivamente lo Studio presso cui
avevo lavorato per ben diciotto anni.
Quelli
furono anni duri vero? C’erano problemi familiari che
mi affliggevano: tre matrimoni finiti nel nulla, due per
divorzio, uno per la morte di mio marito e poi il dramma
di mia figlia adottiva apparentemente sana alla nascita
ma poi gravemente handicappata per un male al cervello.
Dopo il divorzio da Harmon mi legai ad Arthur
Farnsworth, un industriale che aveva 18 anni più di me,
purtroppo morì stroncato in strada da una emorragia
cerebrale. Lo avevo sposato due anni prima. Il terzo, fu
un ex pugile, William Sherry, mediocre pittore e pessimo
marito, che avevo sposato nel 1946 per divorziare nel
1950. Con lui ebbi una figlia, Barbara. L’unica mia
gioia, nei drammatici quattro anni che ho passato con
lui.
Nel 1950 tornò alla ribalta… La mia
interpretazione di Margo Channing, una passionale e
arguta diva teatrale sul viale del tramonto in Eva
contro Eva di Joseph L. Mankiewicz, fu molto apprezzata
tanto che mi valse una nomination all'Oscar e una Palma
d'oro al festival di Cannes.
In quel set incontrò
il suo quarto marito… Oh sì, Gary Merrill, lui aveva
cinque anni più di me. Riuscimmo ad andare avanti
insieme per otto anni.
Ma fu un caso solitario…
Pensi che negli anni 60, non riuscendo a trovare una
scrittura decente, feci pubblicare un amaro e ironico
annuncio in una rivista cinematografica: «Madre di tre
bambini di 10, 11 e 15 anni, divorziata, americana,
trent'anni di esperienza come attrice cinematografica,
versatile e più affabile di quanto si dica, cerca
impiego stabile a Hollywood. Bette Davis, c/o Martin
Baum, G.A.C. Referenze a richiesta».
Quell’annuncio le portò fortuna però… Lavorai nel
1962 nel film Che fine ha fatto Baby Jane? diretto da
Robert Aldrich. Il film ottenne un grandissimo successo
internazionale, tanto da meritarmi un’altra nomination
all'Oscar. Poi nel 1964 fu la volta di Piano... piano,
dolce Carlotta, sempre per la regia di Aldrich, in cui
impersonai un'anziana bellezza del Sud che si credeva
colpevole dell'omicidio del suo ex-fidanzato.
Nel 1972 venne in Italia e lavorò nel film Lo scopone
scientifico con Alberto Sordi, ma i rapporti con
l'attore italiano non furono idilliaci… Alberto si
dimostrò antipatico, maleducato e provinciale. Trovai
imperdonabile il suo rifiuto di parlare in inglese con
me, visto e considerato che parlava un ottimo inglese».
Bette Davis si è sposata quattro volte: con
Harmon Nelson (dal 1932 al 1939). Nel 1933 abortì per
non compromettere la sua carriera; con Arthur
Farnsworth (dal 1940 fino alla morte di lui nel 1943);
con William Grant Sherry (dal 1945 al 1950), da cui ebbe
una figlia, Barbara (1947): con l'attore Gary Merrill
(dal 1950 al 1960), con cui adottò due figli, Michael e
Margot.
Novanta film, dieci nomination per
l’Oscar, due Oscar vinti, una coppa Volpi a Venezia.
L'American Film Institute ha inserito la Davis al
secondo posto tra le più grandi star della storia del
cinema. Può essere sintetizzata così la straordinaria
carriera di Bette Davis, durata esattamente cinquantotto
anni. Nel 1985, la figlia Barbara scrisse il libro My
Mother's Keeper, descrivendo la madre come
«...un'isterica alcolizzata». Nell'ultimo periodo
della sua vita la Davis fu afflitta da diversi problemi
di salute: dapprima sviluppò una osteomielite, che
riuscì a curare; nel 1983 venne operata per un tumore al
seno, mentre in rapida successione fu colpita da un
ictus e poi da un infarto. Morì a Parigi il 6 ottobre
1989, all'età di 81 anni, per l'aggravarsi del suo male.
Pochi giorni prima aveva ritirato un premio alla
carriera al Festival cinematografico di San Sebastian.
Le sue spoglie riposano presso il Forest Lawn Memorial
Park "Hollywood Hills" di Los Angeles. La sua stella
nella Walk of Fame per il cinema brilla al 6225 di
Hollywood Blvd
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Bette_Davis
https://gaetanosaglimbeni.jimdo.com/
attori-stranieri/bette-davis/
http://biografieonline.it/biografia.htm
http://www.ciakhollywood.com/biografie/bdavis/


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