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MUSICA PASSIONE
Le AutoInterviste

FRANCESCO
GUCCINI
Dio è morto
"Dio è morto, nei
bordi delle strade, nelle auto prese a rate, nei
miti dell'estate, nei campi di sterminio, coi
miti della razza, con gli odi di partito,
Dio è morto."

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Adamo a proposito di canzoni
censurate mi parli di “Dio è morto” dei Nomadi?
E’
una canzone del marzo 1965 scritta da Francesco Guccini. Appena
uscita fu bandita dall’etere e i Nomadi bollati d'infamia.
Motivo?
I versi recitavano che "Dio è
morto, nei bordi delle strade, nelle auto prese a rate, nei miti
dell'estate". A nulla servirono le proteste dell'autore, che si
prodigava a spiegare che si trattava di un testo ripreso da un
incipit del poeta beat Allen Ginsberg, "L'urlo" pubblicato nel
1958. Recitava all’incirca così: «Ho visto le menti migliori
della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude
isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di
droga rabbiosa... » in originale: «I saw the best minds of my
generation destroyed by madness, starving hysterical naked,
dragging themselves through the negro streets at dawn looking
for an angry fix. »
La genesi della canzone?
In realtà lo slogan "Dio è morto" riprendeva un motto
di Friedrich Nietzsche e girava negli anni '60 nei campus
universitari e negli ambienti alternativi americani. In Italia
La prima incisione dei Nomadi aveva il punto interrogativo in
fondo al titolo ovvero “Dio è morto?”
L’autore
Francesco Guccini la eseguì più volte in pubblico…
Esatto a partire dal 1975 fu uno dei suoi cavalli di battaglia
nei concerti live, ma non la registrò mai in sala di incisione.
Comunque è stata inserita in diversi dischi nelle versioni live
ed è di sicuro è la prima canzone che scrisse in assoluto
depositandola in Siae con il suo nome e cognome.
Parla apertamente di corruzione, falsi miti e falsi dei…
E’ la canzone più rappresentativa di un sentimento
molto diffuso tra i giovani italiani alla fine degli anni
sessanta. Direi una canzone di protesta tipica italiana.
Rispetto alle canzoni estere, prettamente pacifiste, apriva a
temi ulteriori tipo l'opposizione radicale all'autoritarismo,
all'arrivismo, al carrierismo, al conformismo."
Con una speranza finale…
Già, Dio muore nelle auto
prese a rate... nei campi di sterminio... coi miti della
razza... ma risorgerà dopo tre giorni in seno ad una generazione
diversa, più consapevole e convinta dentro ideali nuovi, dentro
la novità di "ciò in cui crediamo e vogliamo", dentro "il mondo
che faremo"... Ebbe modo di dire lo stesso Guccini: "Aggiunsi
una speranza finale non perché la canzone finisse bene, ma
perché la speranza covava veramente".
Una canzone
molto attuale nonostante abbia compiuto cinquanta anni…
Anche qui ti rispondo con le parole dell’autore: "A
volte mi chiedo come Auschwitz o Dio è morto, canzoni scritte
nel 1964-66, piacciano ancora così tanto e appaiano sempre
attuali... Il merito però, devo dire, non è del tutto mio ma
degli sponsor di queste canzoni, i razzisti e gli imbecilli che,
a quanto pare, tornano periodicamente alla ribalta".
Dio è morto ma esiste!
Esatto, al contrario
di Nietzsche il quale riteneva che Dio fosse morto
definitivamente ucciso dall’uomo. Ovvio che per Nietzsche
riconoscere quella morte significava la decadenza e la
dissoluzione di tutti i valori. Dio è stato ucciso dall’uomo
quando ha esaltato le scienze e il positivismo e senza Dio non
c’è alcun punto di riferimento assoluto ed eterno. Come vedi un
discorso filosofico che porta da tutt’altra parte rispetto alla
canzone di Francesco Guccini.
Chi la censurò si
era fermato al titolo…
In effetti mi viene questo
dubbio. Praticamente la Rai censurò il brano con il sospetto di
blasfemia. In realtà la canzone non celebra la morte di Dio anzi
è un’invocazione alla sua presenza, alla rinascita spirituale
rispetto al vuoto cosmico del consumismo e dell’edonismo.
La Radio Vaticana continuò a trasmetterla…
Forse avevano capito il vero significato o forse
l’avevano ascoltata per intero…. Tieni conto che addirittura
papa Paolo VI, in piena epoca conciliare, definì il testo un
lodevole esempio di esortazione alla pace e al ritorno a giusti
e sani principi morali. Del resto era il periodo delle beat e
l’intero establishment della Chiesa di Roma aveva individuato la
musica come mezzo per avvicinare i giovani.
C’è
un episodio particolare che coinvolge Paolo VI, vero?
I Nomadi organizzarono un "blitz" con l'intenzione di
regalare una copia del disco al Santo Padre, mischiati alla
folla che faceva ala ad una sua uscita dalla residenza estiva di
Castel Gandolfo.
Come andarono le vendite
del disco?
I Nomadi presentarono la canzone al
Cantagiro del 1967 e anche se oscurata dalla RAI e dalla hit
parade ebbe un buon successo. Nello stesso anno il gruppo
modenese la inserì nell’album "Per quando noi non ci saremo".
Altre versioni?
Nella versione dei
Nomadi, il brano subì delle piccole modifiche ad opera del
tasterista dello storico gruppo, Beppe Carletti mentre
l'originale venne proposta una sola volta da Caterina Caselli
che la pubblicò a pochi mesi di distanza nell'album "Diamoci del
tu". Altri interpreti furono I Profeti, Luciano Ligabue in
Tributo ad Augusto nel 1995 in omaggio ad Augusto Daolio, prima
storica voce dei Nomadi, Ornella Vanoni nel 2001 nell'album "Un
panino, una birra e poi...", Fiorella Mannoia nel 2007 in
"Canzoni nel tempo" e recentemente Gianna Nannini.
Testo e musica di Francesco Guccini
Ho
visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade
che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce
alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel
mondo che hanno già
dentro le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da pastiglie trasformate
dentro le nuvole di
fumo nel mondo fatto di città
essere contro od ingoiare
la nostra stanca civiltà.
È un Dio che è morto
ai bordi
delle strade, Dio è morto
nelle auto prese a rate, Dio è
morto nei miti dell'estate, Dio è morto.
M'han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso
han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e
dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto
ciò che è falsità
le fedi fatti di abitudini e paura
una
politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto.
È un Dio che è morto
nei
campi di sterminio, Dio è morto
coi miti della razza, Dio è
morto con gli odi di partito, Dio è morto.
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a
una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni
e poi risorge.
In ciò
che noi crediamo Dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo Dio è
risorto,
nel mondo che faremo Dio è risorto!

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