Adamo chi era Lucio Dalla?
Lucio Dalla era un cantautore bolognese, figlio di
Giuseppe Dalla, direttore in città del club di tiro a volo, e
della modista e casalinga bolognese Jole Melotti. Dalla
trascorse la prima parte dell'infanzia nella sua Bologna.
Quando, nel 1950, il padre morì, stroncato da un tumore, la
madre decise di istruirlo presso il Collegio Vescovile Pio X di
Treviso, dove fece le scuole elementari iniziando ad imparare a
suonare la fisarmonica.
Poi?
Dalla
ha sempre detto che sua madre, “una stilista che non sapeva
attaccare un bottone”, sospettava che suo figlio fosse un genio.
Comunque dopo vari tentativi di scuole istituzionali, passò da
ragioneria al liceo classico e infine al liceo linguistico,
decise di intraprendere la carriera del musicista. Suo zio gli
aveva regalato un clarinetto, lui da assoluto autodidatta imparò
a suonare lo strumento e a sedici anni si ritrovò a suonare con
il leggendario Chet Baker, trombettista statunitense ed
autentico monumento del jazz mondiale.
A
diciassette anni era già a Roma, vero?
Dopo varie
esperienze alla fine del 1962 firmò il suo primo contratto da
professionista entrando a far parte, anche come voce solista,
dei Flippers, gruppo che accompagnava Edoardo Vianello nelle
varie rassegne canore.
Inizia a diventare famoso…
Si fece conoscere per i suoi estemporanei gorgheggi
scat, che diverranno in seguito una sua caratteristica vocale.
Durante un’esibizione nel Cantagiro del 1963 lo notò Gino Paoli
il quale lo convinse a lasciare il gruppo ed intraprendere una
carriera da solista. Ma gli inizi furono tragici, durante le
serate del Cantagiro dell’anno successivo, nelle quali
presentava la canzone “Lei”, Dalla tra i fischi veniva fatto
oggetto di lancio di ortaggi e pomodori. Fu un vero fiasco, ma
Lucio non si lasciò abbattere.
Poi vennero i
primi successi…..
Si fece conoscere al grande
pubblico sul palco di Sanremo e soprattutto al Festival delle
Rose con brani tipo: “Quand'ero soldato”, “Pafff...bum!”, “Il
cielo”, "Lucio dove vai" e "Sylvie". L'allora Festival romano si
svolgeva all'hotel Hilton, e la leggenda vuole che i portieri
gli impedirono di partecipare alla serata finale perché non
aveva un aspetto presentabile.
Arrivano gli anni
70…
Direi che arrivò il successo vero e proprio. Al
Festival di Sanremo del 1971 presentò insieme al gruppo degli
dall'Equipe 84 la canzone 4/3/43 arrangiata del maestro Ruggero
Cini. Il brano gli valse il terzo posto assoluto e rappresentò
la sua svolta professionale e la sua consacrazione artistica.
Come nacque la canzone?
Secondo Dalla fu
scritta di getto con la sola chitarra nel corso di una vacanza
in Puglia assieme a Paola Pallottino, autrice del testo, fu
composta in pochi minuti e senza ausilio del pianoforte.
E qui Dalla conobbe gli strali della censura…
Esatto, conobbe la censura, ma anche la sua
testardaggine ad andare fino in fondo scendendo a compromessi.
Dalla inizialmente aveva intitolato il brano Gesubambino, tutto
attaccato, come ha ricordato la coautrice Paola Pallottino.
Ovviamente il titolo fu giudicato irrispettoso e blasfemo dalla
giuria e dalla Rai, ed a quel punto Dalla fu costretto a
cambiarlo in 4/3/43, ovvero la sua data di nascita.
Ma non è una canzone autobiografica!
Assolutamente no, tranne per il fatto che Dalla era orfano di
padre e che quindi crebbe con la madre. Il nuovo titolo fu
suggerito dai discografici senza che ci fosse alcun nesso con la
canzone. Il testo infatti narra di una ragazza madre che
partorisce un figlio avuto da un ignoto soldato alleato morto
poco dopo. La stessa autrice del testo dichiarò: "Mi misi a
scrivere un testo sull'assenza del padre, poi però scrivi scrivi
è venuta fuori una canzone sulla madre".
E
il testo subì censure?
Guarda qui si affrontano
almeno tre argomenti scottanti ovvero un figlio nato da un amore
senza nome, gli effetti della guerra e il tema religioso….
Troppo per l’italiano medio del tempo. Quindi le forbici della
censura furono inevitabili anche nel testo. Alcune parti furono
giudicate inadeguate per il pubblico televisivo dell'epoca e
quindi vennero modificate.
Quali?
Ad
esempio: "Mi riconobbe subito proprio l'ultimo mese"
divenne "Mi aspettò come un dono d'amore fino dal primo mese";
"Giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare" mutò in
"Giocava a far la donna con il bimbo da fasciare"
"E
ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino... per i ladri e le
puttane sono Gesù Bambino" venne cambiato in "E ancora
adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi
chiamo Gesù Bambino"
Grandi tagli allora…
Beh direi di sì. Comunque la si voglia vedere
rappresenta una metafora sugli effetti collaterali della guerra
quando molti bambini nascevano da incontri di giovani italiane
con soldati alleati (“Dice che era un bell’uomo e veniva dal
mare, parlava un’altra lingua però sapeva amare”) che poi
morivano in battaglia o tornavano nel loro paese e soprattutto
c’è un’evidente allusione alla vicenda evangelica della nascita
di Gesù, il cui vero Padre è lontano e cresce con sua madre.
L’ambiente è quello da taverna…
Beh si
gioca a carte e si beve vino ed il posto è frequentato da ladri
e da puttane. Del resto anche Gesù, quello storico, era solito
frequentare peccatrici e diceva: «Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori». In tutto questo, nel verso “con
l'unico vestito ogni giorno più corto” si desume che la ragazza
sia incinta.
L’arrangiamento musicale?
Direi abbastanza semplice, rispettoso del cliché del
cantautorato d’allora, presenta le caratteristiche di una
ballata popolare, con quattro strofe uguali, introdotte da un
orecchiabile refrain di violino.
Ebbe successo…
Il brano, ottenne un successo incredibile con quindici
settimane di permanenza in hit parade. Lui stesso ne fu subito
consapevole: «Ebbi subito la sensazione di aver fatto
qualcosa di veramente grosso, mi commuovevo e per due anni mi
sono sempre commosso ogni volta che la cantavo.» La canzone
venne interpretata in francese dalla cantante e attrice Dalida e
portata al successo oltreoceano da Chico Buarque de Hollanda.
Ricorda Dalla «Gliela cantai in un ristorante a Campo de'
Fiori. Lui la memorizzò ad orecchio e tornato in Brasile ne fece
una sua versione. Un successo pazzesco!»
In
Italia?
Pubblicata prima in un singolo insieme a "Il
fiume e la città" e successivamente nell'album "Storie di casa
mia", la canzone, divenne il suo cavallo di battaglia e tra le
più apprezzate del suo ricco repertorio. Un successo che dura
ancora oggi e che è solo una delle tante dimostrazioni
dell'enorme patrimonio artistico che Dalla ci ha lasciato.

Ecco il testo
Dice che era un bell'uomo e veniva,
veniva dal mare
parlava un'altra lingua,
pero' sapeva amare
e quel giorno
lui prese a mia madre
sopra un bel prato
l'ora piu' dolce
prima di essere ammazzato
Cosi' lei resto' sola nella
stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito ogni
giorno piu' corto
e benche' non sapesse il nome
e neppure
il paese
mi aspetto' come un dono d'amore fin dal primo mese
Compiva 16 anni quel giorno la mia mamma
le strofe di
taverna,
le canto' a ninna nanna
e stringendomi al petto
che sapeva,
sapeva di mare
giocava a fare la donna con il
bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come nostro Signore
Della sua breve
vita e' il ricordo piu' grosso
e' tutto in questo nome
che
io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' bambino
e ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente
del porto
mi chiamo Gesubambino
e ancora adesso che gioco
a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo
Gesubambino
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