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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Meraviglioso




 


 
 


... 
.Roma 14 Agosto.
Che bello oggi è il mio ultimo giorno di lavoro e poi le ferie. Un mese intero di riposo, non mi sembra vero! Oggi pomeriggio stacco la spina e raggiungo Giulia a Sabaudia. Soli, finalmente soli, nella nostra villetta in riva al mare.
Durante l’inverno per i miei tanti impegni di lavoro abbiamo poco tempo per stare soli e questo Giulia me lo rimprovera spesso: “Matteo tu mi trascuri…”
Non posso che darle ragione! Ma da questa sera non sarà così!!!
Già immagino abbondanti grigliate di pesce in giardino con gli amici, tanta attività sportiva, alle mie albe a pesca, alle nostre giornate in barca e poi sole e mare in quantità industriale, ovviamente senza trascurare il resto. Davvero non vedo l’ora!
Carlotta, nostra figlia è partita per una vacanza studio a Londra e ci raggiungerà con il suo ragazzo solo a fine mese, quindi io e Giulia saremo soli, penso al suo corpo abbronzato, a quanto tempo avremo per rilassarci e fare l’amore.

Ora mi sto preparando. Canto davanti allo specchio in bagno: “Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…” Mi vesto. Ancora e solo per oggi la cravatta! Da domani sarà tutto diverso. Scendo le scale di fretta, saluto la portiera: “Buongiorno Emma.”
Lei mi guarda sorridendo: “Buongiorno dottore. Ancora a Roma?”
“Oggi è l’ultimo giorno, poi raggiungo Giulia a Sabaudia.”
“Mi saluti tanto la sua bella signora.”
Oh sì è vero, Giulia è davvero bella, nonostante gli anni che passano è sempre più affascinante. Mi sento veramente fortunato e sono strafelice di averla sposata.
Esco.

È la prima volta che lavoro alla vigilia di Ferragosto, fuori Roma è praticamente disabitata, davanti a me un paesaggio a dir poco inquietante, parcheggi vuoti, negozi chiusi, solo un filippino che porta a spasso un fox-terrier. Faccio qualche passo a piedi, neanche un bar aperto per un caffè! Il termometro della farmacia segna già 31 gradi. Sono le nove del mattino e già fa un caldo tremendo! Mi rassegno. Vado in garage, Samir, l’addetto egiziano, mi saluta con un sorriso assonnato ed io canto: “Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…” Prendo l’auto. Accendo l’aria condizionata e poi la radio: “Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…” Percorro viale Europa, attraverso la Cristoforo Colombo, in cinque minuti sono sulla Via Laurentina. La strada è deserta. Accelero.

All’incrocio con Via di Vigna Murata rallento, ma dall’altra parte della strada, nonostante il semaforo rosso, un’auto nera di grossa cilindrata mi taglia la strada. Freno. Sbando. Freno di nuovo. Faccio per evitarla, ma inevitabilmente, dopo alcuni metri, ci urtiamo. Lo specchietto laterale sinistro della mia macchina va in frantumi. Oddio che spavento! Accosto e scendo prendendo a male parole il conducente dell’altra auto. Quasi lo aggredisco! Lui scende con le mani alzate in segno di scusa.
“Mi spiace, mi scusi, sono costernato…”
“Ma non vede cosa ha combinato? Potevamo ammazzarci!”
“Ero distratto e non ho visto il semaforo rosso. Sono desolato!”
Mi dice guardando i danni. La sua macchina però non ha nemmeno un graffio e la carrozzeria della mia auto è intatta. Mi calmo. Sono sollevato. Lui continua a scusarsi dicendomi che andava di fretta. È davvero amareggiato.
“Del resto uno specchietto laterale rotto è poca cosa, poteva andare peggio.” Penso. Lui mi sembra impaurito e non fa nulla per non addossarsi la colpa. È un uomo ben vestito, più alto di me e all’apparenza un tipo per bene. Gli chiedo i documenti per la denuncia all’assicurazione. Dopo un attimo di esitazione guarda l’orologio e mi dice, scusandosi, che non ha tempo, che è in estremo ritardo e non vuole fare alcuna denuncia.
Si guarda intorno come se avesse timore di qualcosa.
“Pagherò in contanti. Si fidi. Sa a quest’ora non dovrei essere qui, ma da tutt’altra parte! È una questione di riservatezza personale. Preferisco risolvere la questione amichevolmente.”
Lo guardo, mi sembra un signore a modo, non so quale segreto abbia, ma decido di fidarmi.
Poi dopo un momento dice: “Se vuole posso saldare ora. Lei sa più o meno a quanto possa ammontare il danno?”
“Oh no, non ho idea.” Dico allargando le braccia.
“Allora la prego, faccia verificare l’entità del danno e poi mi richiami. Risolviamo tutto in giornata.”
Così dicendo mi dà il numero del suo telefono personale e quello dell’ufficio.
“Mi scusi, ma ora non ho con me il biglietto da visita... Comunque sono Francesco Relli, sono Vice Direttore Esecutivo del Ministero Affari Esteri e lavoro in Piazza della Farnesina.”
Per essere più credibile dopo un attimo aggiunge: “Se vuole può fare una prova. Chiami ora questi numeri.”
Lascio stare. Riguardo meglio la mia auto ed in effetti la carrozzeria è intatta per cui si tratterà solo di ripagare il danno dello specchietto. Per sicurezza annoto il numero della sua targa e a quel punto decido di non chiamare i Vigili Urbani. Lui mi ringrazia.

Salgo in auto e riparto. “Ma sì, in fin dei conti non è successo nulla.” Penso. Alzo il volume dello stereo… “Meraviglioso…” Mi chiedo quale segreto personale possa avere il Vice Direttore del Mae. Sorrido e mi dico che sarà di sicuro una questione di corna!
Al primo semaforo guardo il telefono. Ci sono cinque telefonate senza risposta. È Giulia, mia moglie. Sicuramente mi vorrà chiedere quale ristorante prenotare per la cena e quale vestito indossare per me. Sarà già in fibrillazione, la conosco troppo bene, ma questo contrattempo mi ha fatto fare tardi, decido di chiamarla più tardi in ufficio.
Ah sì la devo assolutamente chiamare, le devo chiedere la cortesia di portare in tintoria il mio vestito bianco macchiato! Domenica scorsa mentre eravamo a pranzo con i nostri amici sbadatamente mi è caduta una fetta di melone sui pantaloni. Vorrei metterlo la settimana prossima per il compleanno di Claudio, il nostro maestro di tennis.

Riesco ad arrivare puntuale in ufficio, il parcheggio è deserto. Salgo le scale, saluto qualche collega e mi dimentico di Giulia. Dopo aver firmato una serie di documenti mi ricordo dell’incidente, accendo il pc e consulto l’elenco dei centri di assistenza qui a Roma. Poi inizio a chiamare, ma la maggior parte non risponde, immagino che siano chiusi per ferie. Ok desisto, ma vorrei davvero chiudere la questione in mattinata. Visto che si tratta solo del cambio dello specchietto faccio una ricerca più approfondita. Dopo due, tre siti quantifico il danno. Il Vice Direttore Esecutivo del Mae se la caverà con appena 350 euro compresa la manodopera!

Lo chiamo. la sua segretaria mi dice che il dottore è molto occupato. Insisto, alla fine riesco a parlarci, gli comunico il prezzo dello specchietto e lui non si scompone. Ha un tono di voce da attore e con estrema calma mi dice che è in riunione ed è molto indaffarato. Sbrigativamente mi chiede la cortesia di passare da lui. Ci penso un attimo, oggi c’è poco lavoro e poi è il mio ultimo giorno di lavoro, posso senza problemi uscire prima e allungare di qualche chilometro il tragitto per Sabaudia. Decido di uscire e gli do appuntamento alle 13 in punto davanti al piazzale della Farnesina. Lui mi ringrazia ancora. Sbrigo in fretta le ultime incombenze di lavoro e mi dimentico di mia moglie.

Roma è ancora più deserta ed assolata, penso che tra due ore al massimo sarò già in acqua: Guardo il cielo, neanche una piccola nuvola adombra questa stupenda giornata: “Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…” Ora risolvo il problema dello specchietto e poi mi godo le vacanze, il mare… Giulia! Oddio no! Mi ero completamente dimenticato di mia moglie! Devo assolutamente chiamare Giulia! Guardo di nuovo il telefono: ci sono altre tre telefonate senza risposta. Sarà successo qualcosa?

In pochi minuti arrivo alla Farnesina. Sono in anticipo di qualche minuto, rinuncio a chiamare Giulia perché lui è già lì che mi sta aspettando. Decido di chiamarla dopo. Esco dall’auto, ci salutiamo calorosamente come fossimo due vecchi amici. Gli dico che apprezzo la sua puntualità.
“Si figuri per me è un dovere, anzi mi scuso se oltre al danno che le ho procurato l’ho costretta ad arrivare fin qui.”
È una persona troppo perbene e istintivamente gli credo.
Immediatamente salda il conto. Poi si scusa di nuovo giurandomi che non è solito passare con il rosso.
Lo tranquillizzo: “Una distrazione può capitare.” Dico in fretta.
Ma lui ci tiene a ribadire che non è assolutamente un pirata della strada: “Oggi ho avuto una giornata molto, ma molto particolare e quell’incidente è stato solo il coronamento di un giorno da non ricordare. Pensi che questa mattina ero a casa di una mia amica al mare. Ho passato la notte lì da lei e non l’avessi mai fatto! Naturalmente mia moglie mi crede ad un convegno fuori Roma per questo le ho detto che avrei preferito non sporgere denuncia. Lei mi capisce vero? Se lei avesse chiamato i Vigili per me e per la signora sarebbe stato davvero imbarazzante spiegare l’accaduto.”
Si sta scusando è davvero addolorato.
“Anche la signora è sposata?” Chiedo senza alcun interesse.
“Ovvio ed oggi è la seconda volta che il destino mi aiuta.”
Si interrompe un attimo, si vede che ha voglia di parlare.
Riprende: “Davvero oggi è una giornata che cancellerei dal calendario, ma grazie a persone per bene come lei, mi è andata ancora bene.”
“Immagino, ma comunque ha passato una piacevole notte, no?” Dico tanto per complicità maschile e soprattutto per divincolarmi. Devo assolutamente chiamare Giulia.
Ci stringiamo la mano per salutarci, ma poi lui si sente in dovere di aggiungere qualcos’altro:
“Oh sì abbiamo passato una piacevole nottata, purtroppo però questa mattina, poco prima dell’alba, abbiamo sentito dei rumori in giardino e subito dopo tre delinquenti hanno divelto una finestra ed hanno fatto irruzione in casa. Ci hanno minacciati e imbavagliati. Poi hanno cominciato a frugare per tutta casa, ma c’era poco e niente da rubare per cui si sono accontentati del mio borsone con dentro gli effetti personali e il mio vestito. Poi quando sono andati via, io e la mia amica abbiamo deciso di non sporgere denuncia ai Carabinieri.”

Cerco nella mia mente qualche frase di circostanza. Gli dico che mi dispiace per la notte avventurosa e che di questi tempi non si può mai stare tranquilli, ma lui mi interrompe e malauguratamente prosegue: “Il vestito che indosso l’ho preso in prestito, è del marito della signora, e come vede è di due taglie di meno e i pantaloni hanno questa orrenda macchia arancione ben in vista. Oggi avevo una riunione con il corpo diplomatico ed è stato davvero imbarazzante...”
Sconcertato guardo la macchia!
Lui prosegue: “Immagino che le venga da ridere, ma le assicuro che la prossima volta cercherò un’amante con un marito che porti più o meno la stessa mia taglia…”
Lo guardo meglio, annuisco, ma sinceramente non ho alcuna voglia di ridere. Ci salutiamo definitivamente.
Mentre sto per andare guardo meglio il vestito, ma non dico nulla. Per un attimo penso a quale strana coincidenza… ma è solo un attimo…
La macchia è all’altezza della tasca sinistra esattamente nello stesso punto dove il mio nipotino domenica scorsa mi ha spalmato la fetta di melone e il vestito bianco incredibilmente è identico al mio…

Salgo in auto, guardo di nuovo il telefono, ora ci sono dodici chiamate di Giulia, immagino che vorrà dirmi della rapina, dell’irruzione, dello spavento e che poverina era tutta sola in casa…
Decido di non chiamarla.
Ingrano la prima ed accelero. Poi la seconda fino alla quinta. Sono incazzato. Le tempie mi battono. Sono pieno di rabbia. La mente è invasa da mille pensieri. Mi ripeto che non è possibile, che mai mi sarei aspettato questo tradimento.
Mi chiedo da quanto duri questa storia e dove cazzo abbia conosciuto quel tizio! Cerco nella mente qualche particolare: “È possibile che sia stato così coglione da non accorgermi?”
Mi ripeto che tra me e lei è tutto finito. Vado solo per lasciarla, per dirle che non ci può essere alcuna giustificazione al suo comportamento! Giulia a letto con un altro! Non ci voglio pensare, mi fa troppo male.

All’altezza di Pomezia, inchiodo, mi fermo in un bar sulla strada. Mi viene l’idea di fare marcia indietro, del resto cosa vado a fare? Non serve andare è tutto così maledettamente chiaro. Mi do dell’imbecille, del cretino, del cornuto!
Poi però ci ripenso, mi dico che merito e pretendo almeno una spiegazione. Risalgo in auto, i chilometri scorrono, accelero ancora, chissenefrega dell’autovelox! Dopo meno di un’ora arrivo a Sabaudia. Mi fermo nel nostro parcheggio privato, percorro di corsa il vialetto del giardino, entro, la casa è in subbuglio totale. Giulia è sul divano che piange disperata: “Ti chiamo da questa mattina, perché non mi hai risposto, cavolo!” Faccio finta di non sapere. Voglio da lei ogni spiegazione, voglio sapere cosa s’inventerà e dove arriverà la sua fervida fantasia. Mi preparo ad accogliere una serie infinità di falsità, ma cerco di stare calmo.
“Stanotte mentre stavo dormendo sono entrati i ladri. Ero a letto. Mi sono svegliata di soprassalto. Loro hanno chiuso a chiave la porta della camera da letto ed hanno iniziato a rovistare per tutta casa. Non puoi capire che spavento! Hanno spaccato tutto… Dio guarda che casino!”
“Ti hanno percosso? Ti hanno fatto del male? Hai chiamato i Carabinieri?”
“No, aspettavo te, ma credo ci abbiano pensato i vicini.”
“Scusa, ma cosa c’entrano i vicini?”
“Stanotte i delinquenti si sono fatte tre ville. Tutte e tre con lo stesso metodo entrando dalle finestre. Sono entrati anche in casa di Marta, la moglie del chirurgo. A lei è andata peggio perché l’hanno legata e imbavagliata a letto.”
“Scusa, ma tu eri sola quando sono entrati?”
“Che domande certo che ero sola.”

Sta tremando, le vado vicino e l’abbraccio.
“Mi sei mancato sai…”
“Dai è tutto passato, lunedì chiamo i tecnici e faccio installare un impianto di allarme così starai tranquilla.”
Lei mi prende la mano e la stringe forte: “È da questa mattina che ti cerco, perché non mi hai richiamata?”
Mi divincolo dalla presa, sono teso, aspetto la sua confessione e le dico una parte della verità: “Ho avuto un incidente con la macchina, un emerito cretino mi è venuto addosso passando col rosso.”
“Ti sei fatto male?”
“No, no nulla, ma comunque volevo chiamarti per ricordarti di portare in tintoria il mio vestito bianco.”
“Certo che me lo sono ricordato, ma poi ieri prima di andare in tintoria mi sono fermata da Marta. Lei stava aspettando qualcuno e non aveva molto tempo, ma sai come vanno queste cose, abbiamo preso un thè insieme e chiacchiera dopo chiacchiera mi sono completamente dimenticata del vestito, tanto che solo ieri sera quando sono tornata a casa mi sono ricordata di averlo lasciato da Marta.”
“Quindi questa notte il mio vestito non era qui, ma a casa di Marta?”
“Sì tesoro, perdonami, ma scusa perché mi fai questa domanda?”
Preso da un insolito entusiasmo, la bacio e la stringo forte a me: “Niente, niente.”
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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo     Alexander Ufimtsev


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