2 September 1891
Poulton-le-Fylde, Wednesday
Mia cara Marchesa,
vi invio questa mia a
suggello del nostro primo incantevole pomeriggio
insieme. Vi prego di scusare la mia temerarietà, ma
ho dato precise istruzioni al mio servitore di
consegnarla esclusivamente nelle vostre preziose
mani. Ah le vostre mani! Mai, nella mia vita, avevo
avuto modo di apprezzare siffatta morbidezza, mai
quel velluto sulla mia carne addolcita da un’unica
inconsueta cedevolezza femminile.
Madame, la
vostra fama era già ben nota in tutta la contea del
Lancashire e la vostra eccellenza aveva di gran
lunga superato i confini della nostra amata terra,
avvolgendosi di un alone d’afrodisiaco mistero e
d’inusitato fascino. Mai avrei immaginato che quel
passaparola di bocca in bocca, d’albero in albero,
di fiore in fiore avesse riportato così fedelmente
le vostre doti, le vostre grazie così genuflesse e
così superbe al cospetto del nostro vizioso ardire
nel fine ultimo del solenne e appagante godimento
reciproco.
Mentre vi scrivo mi par ancora di
sentire le vostre parole esperte, dissolute d’amore,
i silenzi delle pause sospese, il profumo licenzioso
del vostro seno, le essenze lascive dei vostri
copiosi orgasmi al sapore denso e corposo di frutta
esotica.
Mia cara marchesa,
in questo
preciso istante sto annusando i miei polpastrelli,
il dorso della mia mano alla ricerca insperata di
tracce di quell’effluvio che, se non fosse
un’uggiosa giornata di inizio Settembre, crederei
davvero di essere tra i germogli ed i peschi in
fiore di un Aprile alle porte.
Guardo dalla
finestra e ammiro ancora il vostro viso apparire,
scontornato tra le foglie delle grandi magnolie,
degli arbusti umidi sempre verdi che al vento cedono
alle sfumature grigie dell’orizzonte, alle
moltitudini di tonalità di un tardo pomeriggio,
all’imbrunire. Seguo con il dito indice il vostro
profilo dolcemente increspato al piacere e mi sembra
impossibile averlo condiviso dietro queste tende che
ondeggiavano leggere alle carezze degli spiri
autunnali dentro questa alcova, sopra quella seta di
pelle e lenzuola.
Mi guardo allo specchio,
trattengo il respiro e non ho timore di dirvi che in
un impeto animalesco di maschio mi sento orgoglioso
di essere stato l’artefice di quei continui sussulti
che ancor ora riecheggiano distinti tra queste
pareti.
Mia cara marchesa,
avverto un
impercettibile sgomento nel vostro cuore, non vi
preoccupate, i patti sono patti, e vi prego di
credermi, non mi sto innamorando di voi, ma non
posso fare a meno di pensare al prossimo incontro
che, se dipendesse solo dalla mia persona, sarebbe
già avvenuto o quanto meno prossimo, lungo queste
ore che volgono all’incupire di una sera che ahimè
passerò in assenza della vostra gradita compagnia.
So bene che sono passate solo alcune ore, come
so che dovrò pazientare per riavervi, perché altri
contendenti sono già in tacita coda, muta e
fremente, in attesa di un vostro cenno, di un vostro
fugace capriccio che ne sentenzi e ne regoli l’umore
e le voglie.
Fate attenzione Madame, anche se
so che la vostra proverbiale accortezza non ha
bisogno di consigli! In giro ci sono molti
millantatori che si vantano di ricchezze, titoli e
terre che non hanno mai posseduto, ma per avervi,
per portarvi fra le loro vane lenzuola, sono
disposti a giocarsi l´onore e la reputazione.
Conosco le vostre momentanee difficoltà finanziarie
e sarei onorato di poter accettare ogni vostra
richiesta. Perdonatemi se ne faccio cenno, ma
sappiate che il vostro corpo, la vostra sensualità
valgono molto più delle mille ghinee pattuite e che
volentieri raddoppierei per farvi comprendere tutto
il mio interesse.
So che siete sposata, che
siete madre di due maschi poco più che adolescenti e
nel mio cuore immagino quanto ogni giorno vi
spendiate affinché la conoscenza della vostra
condotta non travalichi quei letti che magicamente
scaldate.
Vi prego di rispondermi a breve e
di avanzare per lettera la richiesta di quel favore,
solo accennato per mancanza di tempo, e sarò ben
lieto di esaudire ogni vostra preghiera, voglia o
capriccio che sia.
Vostro George
Duca di
Rutiland
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Poulton-le-Fylde, Wednesday
Caro Duca di
Rutiland,
quelle ore le ricordo ben volentieri,
ma, mi perdoni, non è una missiva che possa
suggellare quell’incontro. Spero a breve di rendermi
nuovamente disponibile in modo da fortificare nelle
nostre carni quelle sensazioni ancora vive.
Anche la vostra fama era giunta alle mie orecchie e
piacevolmente ho avuto modo di riscontrare le vostre
doti amatoriali davvero inconsuete in tutta la
contea di Essex.
Come voi ben sapete, i doveri di
madre e la cura maniacale dell’etichetta di mio
marito Maurice non mi consentono di essere
pienamente libera di muovermi esaudendo solo le mie
esigenze. La tacita e fremente coda non sarebbe un
ostacolo ed i vostri generosi doni annullerebbero la
maggior parte dei miei impegni o li collocherebbero
nel giusto ordine.
Guardo anch’io fuori
dalla finestra la sterminata landa uggiosa e sento
tangibile l’odore delle grandi magnolie e della
nebbia che penetrava leggera nella vostra stanza e
magicamente faceva da culla e da nuvola alle nostre
effusioni in balia della nostra passione. M’illudo
di scorgere oltre la grande siepe che divide i
nostri domini, la vostra casa e la finestra di
quella stanza dove a breve, non temiate, saprò
essere nuovamente il vostro desiderio fatto di carne
e di forma, fatto di femmina che tanto e tanto avete
magicamente e sorprendentemente apprezzato
nonostante la mia età sia di gran lunga più esperta
delle tante fanciulle che allietano i vostri giorni.
Mi sembra ora di vedere il vostro ghigno di
disapprovazione, ma non temete mio caro Duca, sono
io ad essere orgogliosa per aver potuto conoscere la
vostra casa, la discreta e zelante servitù e
soprattutto la vostra euforia al cospetto della mia
persona. Sarà ben difficile dimenticare la vostra
espressione di giubilo alla vista delle mie
trasparenze e l’impazienza delle vostre dita
incredule che indugiavano sulla mussolina e il
pizzo.
Ho notato anch’io un coinvolgimento
che andava oltre i nostri ruoli, il nostro patto, e
non c’è pudore da parte mia, chiamarlo amore o
comunque voi vogliate.
Non c’è indecenza
sentirlo se, mio caro Duca, è inteso come desiderio
di essere irresistibilmente desiderati oltre
qualsiasi convenzionale morigeratezza. Voi lo avete
fatto ed io ripagherò presto la vostra esuberanza,
l’abbondanza dei vostri gesti, ricchi e dotti
d’esperienza vissuta.
Mio caro Duca, le
mille ghinee erano il giusto dono per entrare nelle
mie grazie, ma voi ben sapete che la mia richiesta
aveva una premura più impellente. Orbene, vista la
delicatezza dell’argomento, sarà mia cura spiegarvi
in sintesi la mia richiesta, rimandando ad un
successivo incontro la cura dei dettagli che tanto
amate. Per ora consegnerò al vostro servitore queste
poche righe.
Seguirà altra mia.
Con
affetto
Clotilde Anyworth
Marchesa di Essex
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Poulton-le-Fylde,
Wednesday
Mia cara marchesa Clotilde,
anche a me fa piacere chiamarlo amore perché noi
siamo certi che l’amore che vantiamo come la causa
dei nostri piaceri, non è in realtà che il pretesto
per l’abbandono delle nostre carni, desiderose di
una coltre di sentimento che veli la vera essenza
dell’istinto e rechi con sé quella leggiadria che
effimera ci investe ogni qualvolta la passione arma
la mano dell’attrazione. E non ci sono vittime e
carnefici quando la chiarezza del letto scontorna le
ambiguità della sfera affettiva lasciando
all’impulso l’intero campo di battaglia.
Chiedo il vostro perdono madame, se mi sono lasciato
andare a questa breve riflessione che libera il
campo da qualsiasi altra mira se non le mille ghinee
e la voglia del maschio di nuovo intatta.
Non vi
nascondo che ora, al cospetto della penombra di
questo meraviglioso giorno ormai alla fine e in
barba all'effervescenza di qualsiasi altra giovane
donna, la tensione del mio corpo prende la sola
direzione di sud-ovest e con euforica vigoria si
ferma al primo piano della vostra incantevole casa,
le vostre colonne neoclassiche di vittoriano stampo,
i vostri appartamenti affacciati sulle conifere
sempreverdi, dove ora credo voi stiate scrivendo.
Domani sarà luna nuova e dalla mia terrazza vedo
nitidamente l’alone che tondo ospiterà notte dopo
notte le biancastre forme morbide e sensuali. Ecco
madame, seppure dovessi aspettare ventotto giorni,
mi accontenterei di una sua parola che marcasse sul
nostro calendario la certezza di un giorno.
Aspetto con impazienza vostre nuove.
Con
smisurata devozione Vostro George
Duca di
Rutiland
4 September 1891
Poulton-le-Fylde, Friday
Caro George,
perdonatemi questa licenza di chiamarla solo per
nome. Ho riletto la vostra prima lettera che
conservo gelosamente da due giorni tra la morbidezza
del mio seno. Ebbene, il solo contatto mi fa
rivivere quelle vostre maschie irrequietezze e le
nostre effusioni corrisposte di baci e carezze lungo
le nostre sete. E’ inutile negarvi che mai prima
d’ora m’era accaduto di serbare nella mia mente e
nel mio corpo il pensiero fisso di un pomeriggio.
Ancora sorpresa dalla vostra resistenza e dal vostro
vigore credo sia necessario rivedervi al più presto
sempre che il Cielo sia benevolo e gli avvenimenti
possano offrirci l’occasione sperata.
Nonostante
mio marito Maurice sia sempre indaffarato e molto
lontano dai miei appartamenti, non credo sia
ragionevole invitarvi qui nel mio salotto,
nonostante apprezzi con tutta me stessa la vostra
esuberanza e l’arsura d’amore nonché la temerarietà
che noto nella vostra missiva.
Orbene mio
Duca, vengo ai fatti, mio marito Maurice ha perso la
testa per una sguattera da quattro soldi,
perdonatemi il termine, ma non trovo altra parola
che descriva fedelmente la sua condizione e il mio
giudizio. Dicevo, mio marito non trova di meglio che
passare con questa signorina, figlia del popolo, le
sue ore migliori. Lei accetta volentieri la sua
corte e ahimè chissà quant’altro, ottenendo in
cambio ori, vestiti, cavalli e perfino una carrozza.
Da qualche tempo i due rasentano l’impudicizia
facendosi tranquillamente vedere in pubblico.
Ebbene, ho saputo che la prossima domenica voi avete
organizzato una caccia alla volpe nelle vostre terre
mettendo a disposizione degli invitati la vostra
stupenda scuderia equestre e la famosissima muta di
Beagle. La signorina Marianne accompagnerà mio
marito. Ed ecco la mia umile richiesta mio caro
George...
Visto che in qualità di padrone di
casa non parteciperete alla gara, dovreste
avvicinare questa figlia del popolo e lasciarvi
andare ad una conversazione piacevole mantenendo
sempre chiaro l’obiettivo. E’ inutile ripetervi che
si tratta esclusivamente di etichetta nel preciso
intento di mantenere sempre in alto il buon nome del
mio casato. Non si tratta di gelosia, me ne
guarderei bene!
Con affetto
Clotilde
Anyworth
Marchesa di Essex
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Poulton-le-Fylde, Friday
Cara amica,
conosco la signorina in questione
ed ho avuto modo di apprezzarla al ricevimento della
Festa di Primavera negli splendidi giardini di
Wherthouse.
Marianne, anche in quell’occasione,
era accompagnata da vostro marito e da suo fratello
Julien. Sfoggiava un importante decolté oltre ogni
lecita misura ottenendo il doppio scopo di far
rabbrividire le numerose ospiti ed accentrare su di
sé sorrisini, pettegolezzi e attenzioni varie. Evito
di riferire i commenti succulenti e piuttosto
diretti delle signore presenti e dei loro rispettivi
consorti.
Ricordo lo stupore mio e dei miei
conoscenti alla vista dell’anello che ingentiliva la
mano della ragazza dal valore inestimabile oltre a
un meraviglioso collier di antica fattura.
Ben
inteso sia il collier che l’anello erano di
raffinata lavorazione, ma le movenze goffe della
signorina, direi consone al suo ceto sociale, la
facevano apparire, come dire, più una di quelle che
una concubina.
Mia cara,
come potrei mai
non rispondere ad una vostra richiesta di aiuto?
Inavvertitamente ero a conoscenza dei fatti e vi
giuro in varie occasioni, se non fosse stato per le
nostre riservatezze, ero sul punto di riferirvi ogni
particolare. Se voi vorrete, e se il mio ardire non
infrange l’etichetta dei nostri confini, sarò lieto
di farne oggetto di conversazione nel nostro
prossimo incontro, tra i piaceri della carne ed i
diletti dell’intrigo.
Dunque madame,
ogni
vostro desiderio è un ordine, per cui mi attiverò
sin da ora, inviando un telegramma di invito diretto
alla signorina Marianne in qualità di gradita
ospite, anziché di accompagnatrice di vostro marito.
Vostro George
Duca di Rutiland
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Poulton-le-Fylde,
Friday
Mio caro Duca,
non avevo dubbi che
voi, uomo sopraffine e di mondo, ne foste a
conoscenza, sapendo addirittura i dettagli intimi.
Vi ringrazio anticipatamente per la intrigante
proposta con il dichiarato obiettivo di trasformare
quei dettagli da oggetto di cruccio a stuzzicante
materia di piacere.
Adoro il vostro ardire e
sinceramente credo che le nostre anime abbiano avuto
modo di incontrarsi molto prima di quando sia
successo realmente ed abbiano avuto in sorte la
medesima educazione al diletto del piacere effimero.
Vi prego mio Duca, non vi irrigidite (è
consentita la diretta allusione nonché il vostro
sardonico sorriso), so che quando si parla di anime
si entra in un terreno paludoso, ma mi sento in
obbligo di rassicurarvi… i patti sono patti.
A presto
Clotilde
Ps. Aspetto con ansia
vostre nuove. Vi prego di scrivermi sin da domenica
sera dopo la caccia alla volpe. In assenza di mio
marito passerò tutta la giornata in compagnia di un
amico. Da dopo l’imbrunire metterò a disposizione un
servitore per il recapito della mia missiva.
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Poulton-le-Fylde,
Friday
Madame, perdonate il mio ardire,
so ben chiaramente che a quest’ora non dovrei mai
scrivervi ed è assolutamente sconveniente farvi
recapitare questa mia dal servitore, ma dopo due ore
di passeggiate nel parco non ho potuto fare a meno
di farlo.
Orbene madame, il mio stato d’animo mi
impone di farvi partecipe e dirvi senza tanti giri
di parole, che la presenza di un altro uomo, nonché
l´assenza di riferimenti, mi rendono inquieto,
impedendo soprattutto alla mia mente di vagare su
ali più sicure.
Spero con tutto il cuore che
l’amico in questione faccia già parte di quella coda
muta che aspetta pazientemente il turno e che non
sia una nuova conquista.
Vi prego Clotilde
non me ne vogliate, ma dopo quel pomeriggio mi
assale, quando penso a voi, un senso impellente e
irrefrenabile di possesso di carne e d’anima. In
questi casi, come ritengo voi sappiate, l’esclusiva
è una componente imprescindibile.
Come un fedele
servitore, ho giustappunto esaudito il vostro
desiderio, pur sapendo che le vostre attenzioni in
quel momento saranno dirette verso altri occhi ed
altra muscolatura che spero bene siano all’altezza
della vostra meravigliosa sete e delle vostre
incommensurabili grazie.
Orbene, Marianne scrive
che si sente onorata per l’invito diretto e che si
rammarica di non poterlo estendere al fratello
Julien, precedentemente occupato in altri impegni
non prorogabili.
Quindi come da vostri
ordini Madame, la signorina sarà oggetto delle mie
più calde e minuziose attenzioni.
Vostro
George
Ps. Comunque andrà, desidero sappiate
che vi volevo ancor prima di conoscervi, lo esigeva
la mia presunzione. Tutte le volte che ci siamo
visti e voi eravate immancabilmente accompagnata da
vostro marito vi desideravo oltre misura ed alla
vostra vista mi sentivo ogni volta dominato dal mio
desiderio. Il vostro seno, il vostro sorriso,
perfino il vostro ventaglio non sono mai e poi mai
passati indifferenti ai miei occhi. Ora posso dirvi
senza alcun timore di apparire ridicolo, che mai ho
provato a limitarmi quando il pensiero di voi mi
accoglieva nel mio letto solitario.
CONTINUA