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RACCONTI 
Adamo Bencivenga
Caffè Italia

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I mmagina una città, Roma, vista dall’alto, immagina una piazza, non tanto
grande, una fontana al centro, dei palazzi stile umbertino, dei portici.
Ecco, scendi, lentamente, ora riesci a vedere dei dettagli, delle
fioriere, degli ombrelloni, dei tavolini all’aperto di una grande
caffetteria. Un’insegna: “Caffè Italia”. Le tovaglie sono di un giallo
frumento, sì c’è un po’ di vento, sopra ogni tavolo un menu di ottima
pasticceria e un calice di vetro: orchidee, bianche, lilla, rosa…
E’ una bellissima giornata di settembre, sono le 10, forse qualcosa in
più. Nell’aria gli odori di una città già sveglia, si intuisce poco
lontano il vociare di un mercato di frutta, più distanti i rumori di una
falegnameria. Li senti?
Ecco, ora immagina un uomo seduto ad uno dei tavoli di quel bar che guarda
verso la piazza. Guarda con attenzione due facchini sopra un camion che
stanno scaricando con estrema cura un pianoforte a coda. Il tizio se ne
intende, sa che è uno Schimmel di fine ottocento. Ora qualcuno grida, ma
dietro quella vetrata ornata da vasi di alloro arriva appena il rumore di
un motorino che sta girando freneticamente attorno alla fontana.
Dicevo, l’uomo ha un cappello di paglia color crema, è vestito di lino
chiaro con un magnifico Ascot di seta amaranto. Ha una barba folta e
completamente bianca, un velo di abbronzatura non ricercata. Sta
sorseggiando un analcolico color arancio, ogni tanto rosicchia lentamente
un’arachide. Sa che gli fa male, per via dei diverticoli che si infiammano
regolarmente ad ogni cambio di stagione. Sul tavolo un porta tabacco di
metallo e cuoio e la sua inseparabile Moleskine. Ha l’aria soddisfatta e
rilassata, i suoi occhi vispi e curiosi non perdono alcun dettaglio di ciò
che accade intorno e sicuramente neanche il bel cappellino giallo antico
della signora seduta al tavolo accanto al suo.
Immagina ora lei, indossa un tailleur di Fendi, color canarino, di un tono
più acceso rispetto al cappello. Un filo di perle ingrazia il suo decolté.
Porta un paio di guanti ocra di rete. Non porta la fede, solo un anello
con un topazio giallo imperiale. Guardala, la vedi? Sta gustando il suo
cappuccino chiaro e il suo croissant senza glassa. Sul tavolo giacciono
distrattamente l’ultimo numero di Vogue e un libro con una copertina
beige, forse Mr Gwyn di Alessandro Baricco.
L’uomo apprezza l’eleganza ambrata della calza, sa che è per vezzo e
distinzione non essendo propriamente adatta al clima della stagione. Ecco,
immagina lei, immaginala con gli occhi di lui, sta guardando
distrattamente nella stessa direzione dell’uomo, rivolta verso la fontana.
Non credo ora stia pensando a qualcosa di particolare. Il tavolo della
donna è leggermente più indietro, non può non vedere l’uomo. Anzi lo vede,
anche se solo in parte, e gioca ad indovinare. Forse un architetto, oppure
uno scrittore, forse vedovo. Di lei sappiamo poco e niente, tranne che è
vedova, di lei ne siamo sicuri, è benestante, ha un figlio emigrato ad
Amburgo, una sorella con problemi di salute e passa le giornate dietro un
velo di noia.
Ecco, immagina ora, un trambusto nei pressi della fontana. Una coppia di
turisti russi, il motorino di prima con a bordo due ragazzini con il
casco. Praticamente uno scippo. La donna strattonata cade a terra, i due
con violenza inveiscono contro finché non le strappano dalle mani la
borsa. Il marito grida qualcosa in russo, tenta di rincorrere i due
delinquenti, ma inutilmente.
Ok, torniamo sotto i portici, è inevitabile che i nostri protagonisti,
tranquillamente seduti all’ombra dei portici, si parlino. Frasi di
circostanza certo, e anche di rassegnazione su come va il mondo. Poi
vengono distratti dall’arrivo di una pattuglia di Vigili Urbani. La donna
comunque è rimasta colpita dalla scena, è molto scossa, con un gesto della
mano chiama il cameriere. Chiede un bicchiere di acqua minerale liscia con
una fettina di limone. L’uomo, nonostante debba voltare leggermente il
collo, la guarda, forse ne è attratto, forse solo curioso. Sulla piazza è
tornata la calma, la donna russa si è sbucciata un ginocchio, ma è
soddisfatta, la pattuglia in divisa ha recuperato la borsa.
Ecco, immagina ora lui, l’unico scopo in questo momento è di non far
cadere irrimediabilmente la conversazione. Quello scippo è stata
l’occasione sperata, una grande ricchezza da non perdere assolutamente. Rimanendo seduto al suo tavolo si presenta, poi imbastisce
due frasi sul tempo e sul fascino di Roma in questa stagione. Lei risponde
con cortesia a monosillabi. Poi riceve una telefonata. L’uomo non può fare
a meno di ascoltare, anche se sfoglia con finto interesse il suo giornale.
Ecco immagina la donna annuire e poi dire solo poche frasi: “Vermeer”
e “Ok ci vediamo domani alle 11,00 in punto alle Scuderie del Quirinale”,
una manna per l’uomo. Lui è appassionato d’arte e non può non prendere la
palla al balzo. L’uomo volta interamente la testa e lei si accorge solo
ora di quella barba candida e quel leggero velo di abbronzatura.
Decisamente un bell’uomo, decisamente interessanti i suoi pareri sul
realismo olandese del Settecento.
Ora lui è più vicino, ha sfruttato quell’attimo di interesse e chiedendo
cortesemente il permesso si è portato al tavolo di lei il giornale, la
Moleskine, l’analcolico color arancio e il porta tabacco in metallo. Lui
ora parla di sé. E’ un argomento che conosce e lo rende sicuro.
Ascolta. Ora sappiamo che è uno scrittore di racconti. La sua rubrica
giornaliera su un giornale di nicchia riscuote un discreto interesse. Si
definisce un minimalista perché racconta nei minimi dettagli quello che
accadrà il giorno dopo. Così dicendo le porge il suo taccuino invitandola
a leggere i suoi appunti.
La donna legge qua e là, salta pezzi e poi riprende. Ecco alcune frasi:
- … Immagina ora lei, indossa un tailleur di Fendi, color canarino, di un
tono più acceso rispetto al cappello. Un filo di perle ingrazia il suo
decolté. Porta un paio di guanti ocra di rete. Non porta la fede, solo un
anello con un topazio giallo imperiale. Guardala, la vedi? Sta gustando il
suo cappuccino chiaro e il suo croissant senza glassa. Sul tavolo
giacciono distrattamente l’ultimo numero di Vogue e un libro con una
copertina beige, forse Mr Gwyn di Alessandro Baricco…….. -
Immagina l’espressione di lei, guarda lui incuriosita, non capisce, o
meglio capisce, lui aveva già scritto esattamente quello che sarebbe
successo. Ripassa con la mente quegli ultimi minuti. Il taccuino è sempre
stato sul tavolo, l’uomo non ha mai scritto! Inevitabile il suo stupore,
inevitabile cercare una spiegazione. Le si forma una ruga di espressione
sotto l’occhio sinistro. In quegli appunti si parla di uno scippo, di una
signora russa, di una meravigliosa donna in tailleur color giallo, di un
incontro.
Vorrebbe chiedere, ma non le viene alcuna domanda, sente solo un leggero
tremore al dito medio della mano sinistra. Sa che non può essere vero, ma
come ha fatto a prevedere lo scippo in quella piazza? E come sapeva che
una donna alle dieci del mattino vestita in tailleur giallo si sarebbe
seduta proprio in quel bar? Domande senza risposte.
Lui, con aria sicura, tenta un’improbabile spiegazione. Ecco sì, guarda la
teatralità del suo viso quando dice: “Non sono io che prevedo il
futuro, ma è la realtà che si comporta esattamente come scrivo.” Ma
naturalmente la frase è carica di ironia. Anzi è lei che lo crede, perché
l’uomo sta dicendo esattamente la verità!
La donna ora guarda verso la piazza, l’espressione del suo volto passa
dall’inquietudine ad un velo di benessere, in fin dei conti è estremamente
rilassante abbandonarsi in una culla dove il tutto è già previsto. E come
previsto lui approfitta del suo smarrimento. Le parla di un ristorante
sopra una terrazza di Piazza Farnese, poi di una villa sull’Appia Antica.
Non è un vero e proprio invito a pranzo, come non è un vero e proprio
invito al tè del pomeriggio.
Ecco ora guarda lei. Quasi non lo ascolta. Vuole solo sapere, è curiosa di
leggere ciò che succederà da lì a breve. Ha interrotto la lettura, ma ora
vorrebbe continuare a leggere quella Moleskine. Non osa chiedere, ma è già
oltre ed altrove… Oltre quella piazza, in un altrove già scritto. Vuole
sapere quale luce inonderà l’alba appena sveglia e quale finestra, e quale
stanza… Decisamente non osa chiederlo. Ma in realtà non serve, è già tutto
scritto nelle parole di lui, dentro quell’invito. Per un attimo si
ribella, fa per alzarsi, salutare cortesemente l’uomo e finirla lì, ma ne
è affascinata. Sa che non può essere vero, sa che c’è un trucco,
l’intrigo, sente l’adrenalina salire. Dentro la sua bolla di noia non le
era mai capitato un fatto così. Sente che deve andare in fondo, sfidare
l’inganno semmai ce ne fosse.
Ecco la vedi? Ora lei guarda l’uomo, fissa intensamente i suoi occhi di
cielo, è davvero un bell’uomo. Non le resta che attendere, non serve
affannarsi, tanto tutto è scritto. La ruga di espressione si è dissolta,
la pelle del suo viso è un velo di pesca. Nella sua anima solo una
compiaciuta disponibilità. Annuisce alle parole di lui, a volte sorride,
altre stringe le palpebre in segno di interesse. Si adagia sulla sedia,
toglie il cappello, respira profondamente e mentre ordina un altro
croissant si chiede se anche questo è scritto nella Moleskine.
******
Ecco siamo all’epilogo della storia, o meglio a ciò che era
scritto sul taccuino. La scena nel frattempo è cambiata, non siamo più su
quella piazza incantevole, sotto quei portici, è Roma certo, ma in
lontananza si sente un armonioso canto di uccelli ed un forte odore di
campagna settembrina. Eh sì esatto, siamo al primo piano della villa
sull’Appia Antica, è la mattina del giorno seguente.
La donna è nel letto avvolta in lenzuola di seta avorio. Non ha freddo,
forse è pudore, sicuramente sensualità. Desidera che, quando l’uomo uscirà
dal bagno, la veda in quel modo, tra quelle onde leggere che la rendono
dea. Sì certo, vorrebbe ancora! E’ stata una notte magnifica, ricorda la
terrazza di Piazza Farnese, la cortesia dell’uomo, il suo abbandono a quel
destino già scritto. E poi la corsa in taxi.
Ferma un attimo i ricordi, pensa. Mai le era successo di essere
acconsenziente già al primo invito.
Ecco immaginala così, sempre dentro quella stanza, su quel letto. La vedi?
Una meravigliosa donna coi i capelli sciolti, lasciva e soddisfatta dopo
una notte d’amore e allo stesso tempo piacevolmente sorpresa da
quell’alone di trascendenza alla quale nessuno può opporsi. In effetti lei
non si è opposta a quel destino già scritto nei minimi particolari.
L’uomo tarda ad uscire dal bagno. Lei si gira nel letto, ad un tratto vede
la Moleskine accuratamente aperta sul comodino. E’ troppo forte la
curiosità, la prende, la apre, la sfoglia. Ma c’è solo un racconto, quello
vissuto sotto i portici, descritto nei minimi dettagli. Lo legge e lo
rilegge, è delusa. Immaginava di trovare quello che le sarebbe accaduto
oggi, oppure la notte d’amore passata, invece c’è solo quell’unico
racconto, nient’altro.
Allora, si alza, si veste, scende al piano terra, apre la porta, un odore
di parco la invade, infondendole un senso di pace, che le sembra di buon
auspicio. Non c’è nessuno, l’uomo sembra scomparso. Rientra in casa, solo
ora si accorge che sopra il tavolo in sala giace una rosa gialla ed un
biglietto. “Buongiorno tesoro, spero che il tuo risveglio sia stato
incantevole, perdonami per averti lasciata sola , anche se solo per poco.
Appena fuori dal cancello della villa ti sta aspettando il mio autista
Anselmo. Lui ti porterà qui. Ti aspetto al Caffè Italia… Un bacio.”
Lei non capisce, ma esce, chiude delicatamente la porta. Anselmo è lì che
l’aspetta. Anselmo sa, lei non deve dire nulla.
Durante il viaggio pensa, sembra tutto incredibile, una notte passata con
uno sconosciuto, che aveva previsto tutto. Pensa, sa che c’è la
spiegazione, deve solo scovarla, pensa ancora finché, come succede a
volte, dentro un lampo accecante trova la soluzione!
Ecco ora è di nuovo su quella piazza, davanti al Caffè Italia. Anselmo ha
accostato l’auto, lei scende, vede l’uomo, lui è lì seduto al suo solito
posto, barba candida e un leggero velo di abbronzatura. Lei si avvicina,
vorrebbe correre. L’uomo accenna ad un sorriso, lei prova un fugace
disagio, sapendo di indossare lo stesso tailleur color giallo, lo stesso
cappello. Anche lui ha lo stesso vestito, sul tavolino lo stesso giornale,
lo stesso porta tabacco. e... un bellissimo mazzo di rose gialle. Ecco, li
vedi? Guardali al rallentatore, lui si alza e lei sta salendo i tre
gradini del porticato. Ora lui apre le braccia per accoglierla in una
dolce stretta ed un lungo bacio pieno di promesse, sussurrandole piano: “La
mia lunga e solitaria attesa è finita e la mia costanza …. premiata.”
FINE
.Ps. Mio caro lettore, so che non è ancora chiaro, ma nella vita prima o
poi accadrà un qualcosa che hai sempre desiderato. L’importante è avere
costanza ed aspettare… tornare per anni ogni giorno al solito posto…
Vedrai che prima o poi s’avvererà quello che hai scritto su un blocco
notes nei minimi dettagli, ovvero una piazza di Roma, una fontana, uno
scippo, una turista russa che cade a terra, una pattuglia di Vigili Urbani
e una signora affascinante, vedova, con un tailleur giallo che si siederà
esattamente accanto a te, ai tavolini all’aperto del Caffè Italia..
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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