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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Adieu Cherì
 


 
 


 
Cherì prendi un caffè? Quanto zucchero? Dai non rimanere lì in piedi, siediti qui con me… Dio come sei bello, non ti vedo da tanto tempo, ti sta bene la barba, sai. Questo vestito non lo conosco, è nuovo? Ti sta bene il verde mela. Dai siediti qui. Cherì mi trovi invecchiata? Chissà cosa ti aspettavi, e cosa pensavi salendo queste scale, chissà quanto affanno dentro i tuoi polmoni, quale tremolio nelle le tue mani.
Invece eccomi qui col tempo che passa e lascia segni indelebili. Guarda la pelle del mio viso, guarda le mani! Oddio com´è vecchia, secca come un ramo d’inverno, ingiallita come carta da parati. E tu magari sei venuto qui pensando a quella che ero. Io e te insieme per la prima volta e poi le tante altre volte qui nel paradiso di questa alcova. Io e te, vent’anni e il mondo fuori. Vedi non è cambiato niente qui, i mobili, gli stessi, questo divano, quel letto… Il quadro con Luigi XIV e lei... Dio non ricordo il nome, Cherì. Ah sì, la sua concubina, la Marchesa di Maintenon…

Dai Cherì prendi il caffè e siediti, non essere timido! Davvero credevi che non ti ricevessi… l’ho fatto tante volte, ma oggi è diverso. Ascoltami e non guardarmi così… Cherì! Lo so e ti capisco sai, l’immaginazione è senza tempo e purtroppo non invecchia, non ha rughe e non ha trucco e come l’anima rimane tale e quale.
Ricordi vero lo sciabordio del Canal Grande? Dai fammi ricordare, mi fa piacere Cherì. Chiudi gli occhi ora, ascolta e guarda le barche illuminate da quella luna italiana. Era la prima del nostro amore nel gran teatro di quella suite. Ricordo ancora i drappi rossi e oro e i mobili bianchi in stile veneziano. Dio com’eri acerbo! Poco più che un ragazzo! Ed io, com’ero pazza! Ma posso assicurarti che per quella volta non avevo previsto repliche, ma solo un’unica bella notte da riempire d’ore lente, da riempire di ricordi annidati dentro il cuore, finché un’alba più vicina m’avesse colta alla stazione. Mi vedevo già con la valigia e l’ombrello per ripararmi da quel sole, inseguita dal profumo indelebile dell’amore.

Cherì te lo ricordi vero? Ero lì tutta sola ed era l’ultimo dei miei giorni di vacanza, le ultime delle ore, quando ti vidi tutto solo, vestito in alta uniforme, Dio quanto eri bello! Sapevo chi fossi e per quale motivo stessi lì a Venezia. Conoscevo tua madre e soprattutto tuo padre.
Cherì che tristezza, avevo appreso la notizia dell’incidente da un’amica in comune. Dovetti farmene una ragione, tuo padre era morto, svanito per sempre. Per mesi vissi quel dolore segreto e clandestino, del resto come avevo fatto per anni con l’amore. Andavo a trovarlo regolarmente al cimitero nelle ore più impensate per evitare sguardi indiscreti. Ricordo che coprivo la foto di tua madre, Cherì. Non avermene, ma quell’immagine in bianco e nero aggiungeva dolore al dolore.
Poi una volta ti vidi Cherì, tu piangevi, ma eri tale e quale a tuo padre, eri in alta uniforme. Avrei voluto avvicinarmi, coccolarti, almeno asciugarti le lacrime, ma poi cosa ti avrei detto, come mi sarei presentata? Ti immagini Cherì. “Salve sono l’amante di vostro padre…” Ma quel giorno decisi che mi sarei affidata al destino e prima o poi ti avrei rincontrato. E così avvenne…

Dov’eravamo Cherì? Ah sì a Venezia. Fu facile sai in quella hall al primo piano, sedermi su quel divano ed aspettare un tuo cenno, che venne, prima di quanto fosse lecito aspettarsi e la rigida etichetta facesse il proprio corso, nonostante i miei quarant’anni e i tuoi venti o poco meno.

Cherì tu non sapevi e non c’entravi niente, eri solo il desiderio incontrollato dello stesso sangue, la tragedia che tempestava giorno e notte il mio cuore. Tu eri il molo, l’approdo e la salvezza, ed a te non pareva vero, perché ero bella e donna fatta, corteggiata e vezzeggiata, e non c’era occhio mondano che non si poggiasse sul mio seno, per poi chiedere anche il prezzo di una notte d’abbandono. Ed invece io ero lì davanti a te, soltanto per te, pronta ad offrirmi senza nulla in cambio, almeno all’apparenza, almeno il seno e le mie gambe che ad arte accavallavo, che in parte poi scoprivo.

Dai Cherì non guardarmi ora! Mi trovi vecchia vero? Scusa se te lo chiedo ogni volta. Chissà come m’avrai pensata! Nella tua lettera mi hai scritto “come ai vecchi tempi!” E di sicuro avrai pensato a quale bel vestito adornasse ancora le mie forme! Quale bel cappello, e guanti, e velo, e sete nuove fatte venire da Parigi! Invece no Cherì, invece niente, hai solo trovato una vecchia signora, buona forse per intrattenere, per sorseggiare un the allo zenzero, con poco limone, come sempre. L’ho visto sai, dalla tua espressione, dalla tua sorpresa. Appena sei arrivato, dopo tanti anni… Li ho contati, ma non posso farci nulla, il tempo è inesorabile come furono le tue mani quella sera, la tua bocca sul mio seno, il tuo orgoglio tra le mie gambe, quando ti confidai la vera ed unica ragione che mi aveva spinto lì a Venezia e a diventare la tua amante.

Cherì certo che ricordo, eri identico a tuo padre, la tua bocca aveva lo stesso sapore, i tuoi occhi lo stesso sguardo, se avessi chiuso gli occhi dentro quell’alcova avrei potuto giurare che nulla era cambiato, nessuna differenza, nemmeno la voce calda, nemmeno la passione che colava densa sulla pelle. Cherì tuo padre era lì, dentro me, non c’era stato nessun incidente, ancora amanti, ed io godevo del suo profumo, come sempre.

Cherì temevo la tua reazione, forse nei riguardi di tua madre, forse per rispetto della sua memoria, ma tu non mi cacciasti ed io te ne fui grata. Mi confidasti che per te era la prima volta e per giunta con una donna matura. Eri davvero innamorato di me. Io ad occhi aperti ci misi un po’ di tempo, ma poi iniziai ad apprezzare le vostre diversità. Tu eri più paziente, tu m’adoravi come mai lui aveva fatto! Quella notte hai aspettato che godessi, due, tre, quattro volte. Naturalmente il giorno dopo non partii. Rimanemmo una settimana ancora, ricordi vero? Dio com’era bello! Passeggiare insieme per calli e ponti, San Marco e Rialto, sentire quel dialetto incomprensibile e respirare l’aria fredda del mare al Lido. Dio com’eri bello ed insistente! Nelle pause dell’amore non mi lasciavi il tempo di pensare, se davvero ti stessi amando come uomo o solo di riflesso, come l’acqua del Canal Grande e noi due affacciati a riempirci di baci buoni, intermittenti, a respirare quegli odori, d’autunno inoltrato, di muffa all’imbrunire.

Prendi un altro caffè, Cherì? Non mi guardare così, dai! Sei bello sai. Dio come sei ancora giovane, per me sei sempre stato un fanciullo! Chissà quante altre donne ora, potrebbero godere dei tuoi servigi e sono sicura che le sazieresti di presenza e le invoglieresti di mancanza. Se succedesse ancora Cherì non far sì che loro commettano lo stesso mio errore, e cioè quello di legarti abbandonandomi al presente, della tua giovinezza e del tuo amore, senza far di te un uomo adulto. Guardami Cherì! Sono io la colpevole, ho fatto di questa casa il tuo nido e il tuo letargo, ho pensato solo alla mia felicità ed al mio godimento, invece avrei dovuto farti da madre, avrei dovuto crescerti, e non renderti così vulnerabile! Tu avevi sostituito tuo padre… dovevamo solo essere amanti, ma sono stata debole sai, avida ed ingorda della tua presenza e questo ora è il risultato. Dio come sei bimbo Cherì, hai quasi quarant’anni, te ne rendi conto? E soprattutto non hai mai avuto un’altra donna! Negli ultimi anni ho cercato solo di allontanarti, mi sono negata, ti ho fatto credere di non essere più innamorata e di avere altri amanti. Beh sì uno c’è stato, doveva essere solo un gioco per staccarti da questo latte, poi la cosa si è fatta seria e ti ho tradito veramente. Con lui sono scappata Cherì, una fuga in giro per il mondo, ma non è servito a niente.

Niente è cambiato, come sempre hai bisogno di me! Non ti rendi conto che invece io non sono quella che vedi, guardami bene Cherì, testardo, pazzo, amore mio, apri bene gli occhi, ora te lo ordino! Quella donna non esiste più, mai nessuno e niente potrà più farla tornare.
Oddio Cherì cosa fai? Aspetta per l’amor del Cielo, non spogliarmi. Ti prego, lascia stare questi lacci. No, non farlo, apprezza la seta di questo corpetto, apprezzane la morbidezza, ma non andare oltre, ti prego. Parliamo ancora Cherì, ora o mai più. Ti ho dato il permesso di salire qui, ma solo per parlare. Non so sai, da quale fonte stia prendendo questa forza, tutto questo coraggio. Ce ne vuole molto sai. Non credere che non abbia voglia di abbandonarmi, di sentirti sopra di me, sentire il tuo ardore che vibra e mi cerca! Non so se ci riuscirò, ma giuro che ce la metterò tutta, nonostante questi assalti. Dio come mi fai sentire giovane! Femmina preda e calda qui davanti a te che chiedi di dissetarti, di seno e di pelle, di labbra e di carezze.

Aspetta Cherì, aspetta ancora un attimo, ho bisogno di parlare, di arrivare alla fine del mio proposito. Fammi dire quello che ho in mente da tempo! Non farmi perdere il filo, ti prego, lascia stare questi fiocchetti. Non continuare, ti prego, non sono di ferro, Dio no, lascia stare il collo. Dicevo, è solo mia la colpa! Ti ho amato ogni giorno come se fosse l’ultimo dei nostri giorni insieme, di più, come se dovessimo morire da un momento all'altro. Lo pensavo sai, ogni qualvolta eri dentro di me e mi riempivi di piacere, di passato e presente. Ed ogni volta piangevo, involontariamente piangevo, te ne accorgevi, vero? Non c’era orgasmo senza lacrime perché Cherì volevo proteggerti, ma la scomparsa di tuo padre mi aveva reso fragile e insicura.

Cherì, ancora del caffè? E’ freddo. Se vuoi ne faccio ancora, ma ti prego non toccarmi, dai buono rimani sul divano, oppure adagiati sul letto, ma rimaniamo distanti dai. Dicevo… se fossi stata così buona, sei fossi stata altruista, se non mi fossi innamorata avrei fatto di te un uomo, ma io ero innamorata di te come amante e questo è stata la rovina. Non sono stata mai capace, mi lasciavo saziare dal tuo ardore e non pensavo al tuo futuro, perdonami! Non riuscivo ad accettare che un giorno avresti dovuto assumerti la tua parte, una giovane moglie e magari anche dei figli. Non ho fatto nulla perché andasse così nonostante la differenza dei nostri anni, nonostante non potessi più avere figli. E quando finalmente l’ho capito non c’era più tempo e sono fuggita.

Guardami ora Cherì, sono vecchia, amore mio, porto dentro di me solo la saggezza degli anni, e fuori di me i segni della vita! E tutta la fragilità che non ti ha reso adulto, e con tutto questo tu non puoi fare l’amore! Cherì quando ti risveglierai vedrai davvero chi hai di fronte, io non sono quei giorni, non sono Venezia, Cherì io sono oggi, dolore e sofferenza, ed anche il sesso non è quello di una volta, ti prego non spogliarmi, ti prego risparmiati questo spettacolo.

Fermo Cherì, il tuo è solo un cruccio, è solo un momento, ti prego guardami come vedresti un’altra donna, giudicami come se non mi conoscessi. Lascia stare Venezia, le barche, il Lido, scorda quegli anni insieme e la tua adolescenza. Avrei dovuto chiuderti la porta in faccia, allora, come sto facendo ora.
Fermati Cherì, anche se la mia pelle è vecchia, sento questi brividi sotto i tuoi polpastrelli, sento la schiena arcuarsi ai tuoi baci, e sento te, il tuo ardore, come un bimbo che chiede latte, protesta e ne rivuole, fermati ti scongiuro Cherì, anche le donne della mia età sono fatte di carne e il piacere non è esclusiva delle più giovani. Mi chiedi se ho desiderio di baciarti? Ma che domande fai? Non costringermi ad allontanarti, decidilo tu per primo, dimostrami che sei cresciuto e comportati da vero adulto.

Fermati Cherì, è solo un capriccio ed io devo fare i conti con la tua esuberanza. Lascia stare i fiocchetti, lascia stare i merletti, questi sono di donna che copre i suoi difetti, ma non servono più all’amore. Se cedessi ora… entreresti in me, nei miei malanni, nelle mie stanchezze, in questo nido che credi ancora caldo e protettivo, ma non è così Cherì. Non c’è niente di umido, di vivo, è tutto secco, brullo e ingrigito, come un viale d’autunno. Sentiresti il calpestio delle foglie gialle e rosse, l’odore di muffa e di funghi, di chiuso amore mio, perché l’amore non l’ho più fatto. Cherì renditi conto, non potrà più essere com´era. Devo cacciarti fuori da questo nido, insegnarti a volare, come fanno gli uccelli. Non importa se ancora non sanno volare, impareranno, come impareranno a conoscere i rischi della vita. Con te ho sbagliato!

Giuro che se tu volessi Cherì, potrei perfino aiutarti a cercare un’altra donna, una tua coetanea. Come la vuoi Cherì, rossa come me oppure castana come tua madre? Oppure bionda senza un filo di trucco e la pelle eterea? Dio quanto dolore, ma lo farei sai! In questo ultimo periodo davanti alle tue insistenze, ho riflettuto tanto, sai. Di giorno affacciata alla finestra cerco di indovinare quale tra le tante fanciulle potrebbe andarti a genio, quale esserti fedele, come lo sono stata io in tanti anni prima che t’allontanassi, e quale tra le tante appagarti di femmina e di sesso. Oppure cerchi solo un’amante che ti riempia la notte e ti lasci stare di giorno? Ma quelle le hai, sono sicura che avrai le più belle, le più costose. Cherì perdonami, ma non parlare, lasciami solo pensare che non sia così, come del resto credo. Hai avuto solo me, vero?

Cherì devo confessarti una cosa. Ascoltami dai! Tempo fa avevo ripreso i rapporti con una mia vecchia amica, solo perché ha una figlia non più tanto giovane ma ancora da sposare. No Cherì so cosa stai pensando, ma non è zitella ed è a dir poco affascinante. So che ha già fatto l’amore, è il tipo che fa per te! Che dici la invito? Ci parlo prima da sola oppure vuoi l’indirizzo? Oppure organizzo una cena a tre… Lo so Cherì, lo so! Non è facile, sento già gli aghi dentro le mie ossa, ma io devo distrarti, mostrarti il tuo futuro che è in un'altra direzione rispetto a me, perché Cherì se ora io cedessi, tu già domani sentiresti la mia mancanza e vorresti sempre tornare, per avermi di nuovo, averne di più, come sempre.

Lascia stare Cherì! Non è il mio sesso che ti potrà più saziare, ora hai bisogno d’altro! A questa età vent’anni sono tanti, troppi e li sento tutti! Questo tuo folle impeto è perché sai che non potrai più avermi. Sono vecchia Cherì. Non potrò vivere ancora per molto. Preferisco sia io a dirtelo, che fartelo sapere. Fidati Cherì, non venirmi più a cercare. Fidati Cherì, davvero ti voglio un bene immenso.

Ora Cherí ti prego. Cerca di non volermene, lo sai quanto ti amo, ma è troppo tardi ormai, guardami come sono e renditene conto: abbiamo vissuto un sogno che mai più potrà ripetersi. È bene che tu ora vada, ti prego, non parlare! Esci da questa casa... Adieu Cherí, mio amore...

 


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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo Muna Nazak
Model Idda van Munster









 
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