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Adamo Bencivenga
Adieu Cherì

.Cherì prendi un caffè?
Quanto zucchero? Dai non rimanere in piedi, siediti qui
con me… Dio come sei bello, sono tre anni che non ti
vedo, ti sta bene la barba, sai. Questo vestito non lo
conosco, è nuovo? Ti sta bene il verde mela. Dai siediti
qui. Cherì mi trovi vecchia? Sono passati tanti anni,
chissà cosa t’aspettavi, e cosa pensavi salendo queste
scale, chissà quanto affanno dentro i tuoi polmoni,
quale tremolio nelle le tue mani. Cherì è tempo che
passa e lascia segni indelebili. Guarda la pelle del mio
viso, guarda le mani! Oddio com´è vecchia, Secca come un
ramo d’inverno, ingiallita come carta da parati. E tu
magari sei venuto qui pensando a quella che ero. Io e te
insieme per la prima volta e poi le tante altre volte
qui nel paradiso di questa alcova. Io e te, vent’anni e
il mondo fuori. Vedi non è cambiato niente qui, i
mobili, gli stessi, questo divano, quel letto… Il quadro
con Luigi XIV e lei.. Dio non ricordo il nome, Cherì. Ah
sì, la sua concubina, la Marchesa di Maintenon…
Dai Cherì prendi il caffè e siediti, non essere timido!
Davvero credevi che non ti ricevessi… l’ho fatto tante
volte, ma oggi è diverso. Ascoltami e non guardarmi
così… Cherì! Lo so e ti capisco sai, l’immaginazione è
senza tempo e purtroppo non invecchia, non ha rughe e
non ha trucco e come l’anima rimane tale e quale.
Ricordi vero lo sciabordio del Canal Grande? Dai fammi
ricordare, mi fa piacere Cherì. Chiudi gli occhi ora,
ascolta e guarda le barche illuminate da quella luna
italiana. Era la prima del nostro amore nel gran teatro
di quella suite. Ricordo ancora i drappi rossi e oro e i
mobili bianchi in stile veneziano. Dio com’eri acerbo!
Poco più che un ragazzo! Ed io, com’ero pazza! Ma posso
assicurarti che per quella volta non avevo previsto
repliche, ma solo un’unica bella notte da riempire d’ore
lente, da riempire di ricordi annidati dentro il cuore,
finché un’alba più vicina m’avesse colta alla stazione.
Mi vedevo già con la valigia e l’ombrello per ripararmi
da quel sole, inseguita dal profumo indelebile
dell’amore.
Cherì te lo ricordi vero? Ero lì
tutta sola ed era l’ultimo dei mie giorni di vacanza, le
ultime delle ore, quando ti vidi tutto solo, vestito in
alta uniforme, Dio quanto eri bello! Sapevo chi fossi e
per quale motivo stessi lì a Venezia. Conoscevo tua
madre e soprattutto tuo padre. Cherì che tristezza,
avevo appreso la notizia dell’incidente da un’amica in
comune. Dovetti farmene una ragione, tuo padre era
morto, svanito per sempre. Per mesi vissi quel dolore
segreto e clandestino, del resto come avevo fatto per
anni con l’amore. Andavo a trovarlo regolarmente al
cimitero nelle ore più impensate per evitare sguardi
indiscreti. Ricordo che coprivo la foto di tua madre,
Cherì. Non avermene, ma quell’immagine in bianco e nero
aggiungeva dolore al dolore. Poi una volta ti vidi
Cherì, tu piangevi, ma eri tale e quale a tuo padre, eri
in alta uniforme. Avrei voluto avvicinarmi, coccolarti,
almeno asciugarti le lacrime, ma poi cosa ti avrei
detto, come mi sarei presentata? Ti immagini Cherì.
“Salve sono l’amante di vostro padre…” Ma quel giorno
decisi che mi sarei affidata al destino e prima o poi ti
avrei rincontrato. E così avvenne…
Dov’eravamo
Cherì? Ah si a Venezia. Fu facile sai in quella hall al
primo piano, sedermi su quel divano ed aspettare un tuo
cenno, che venne, prima di quanto fosse lecito
aspettarsi e la rigida etichetta facesse il proprio
corso, nonostante i miei quarant’anni e i tuoi venti o
poco meno.
Cherì tu non sapevi e non c’entravi
niente, eri solo il desiderio incontrollato dello stesso
sangue, la tragedia che tempestava giorno e notte il mio
cuore. Tu eri il molo, l’approdo e la salvezza, ed a te
non pareva vero, perché ero bella e donna fatta,
corteggiata e vezzeggiata, e non c’era occhio mondano
che non si poggiasse sul mio seno, per poi chiedere
anche il prezzo di una notte d´abbandono. Ed invece io
ero lì davanti a te, soltanto per te, pronta ad offrirmi
senza nulla in cambio, almeno all’apparenza, almeno il
seno e le mie gambe che ad arte accavallavo, che in
parte poi scoprivo.
Dai Cherì non guardarmi ora!
Mi trovi vecchia vero? Scusa se te lo chiedo ogni volta.
Chissà come m’avrai pensata! Nella tua lettera mi hai
scritto “come ai vecchi tempi!” E di sicuro avrai
pensato a quale bel vestito adornasse ancora le mie
forme! Quale bel cappello, e guanti, e velo, e sete
nuove fatte venire da Parigi! Invece no Cherì, invece
niente, hai solo trovato una vecchia signora, buona
forse per intrattenere, per sorseggiare un the allo
zenzero, con poco limone, come sempre. L’ho visto sai,
dalla tua espressione, dalla tua sorpresa. Appena sei
arrivato, dopo tanti anni… Li ho contati, ma non posso
farci nulla, il tempo è inesorabile come furono le tue
mani quella sera, la tua bocca sul mio seno, il tuo
orgoglio tra le mie gambe, quando ti confidai la vera ed
unica ragione che mi aveva spinto lì a Venezia e a
diventare la tua amante.
Cherì certo che ricordo,
eri identico a tuo padre, la tua bocca aveva lo stesso
sapore, i tuoi occhi lo stesso sguardo, se avessi chiuso
gli occhi dentro quell’alcova avrei potuto giurare che
nulla era cambiato, nessuna differenza, nemmeno la voce
calda, nemmeno la passione che colava densa sulla pelle.
Cherì tuo padre era lì, dentro me, non c’era stato
nessun incidente, ancora amanti, ed io godevo del suo
profumo, come sempre.
Cherì temevo la tua
reazione, forse nei riguardi di tua madre, forse per
rispetto della sua memoria, ma tu non mi cacciasti ed io
te ne fui grata. Mi confidasti che per te era la prima
volta e per giunta con una donna matura. Eri davvero
innamorato di me. Io ad occhi aperti ci misi un po’ di
tempo, ma poi iniziai ad apprezzare le vostre diversità.
Tu eri più paziente, tu m’adoravi come mai lui aveva
fatto! Quella notte hai aspettato che godessi, due, tre,
quattro volte. Naturalmente il giorno dopo non partii.
Rimanemmo una settimana ancora, ricordi vero? Dio
com’era bello! Passeggiare insieme per calli e ponti,
San Marco e Rialto, sentire quel dialetto
incomprensibile e respirare l’aria fredda del mare al
Lido. Dio com’eri bello ed insistente! Nelle pause
dell’amore non mi lasciavi il tempo di pensare, se
davvero ti stessi amando come uomo o solo di riflesso,
come l’acqua del Canal Grande e noi due affacciati a
riempirci di baci buoni, intermittenti, a respirare
quegli odori, d’autunno inoltrato, di muffa
all’imbrunire.
Prendi un altro caffè, Cherì? Non
mi guardare così, dai! Sei bello sai. Dio come sei
ancora giovane, per me sei sempre stato un fanciullo!
Chissà quante altre donne ora, potrebbero godere dei
tuoi servigi e sono sicura che le sazieresti di presenza
e le invoglieresti di mancanza. Se succedesse ancora
Cherì non far sì che loro commettano lo stesso mio
errore, e cioè quello di legarti abbandonandomi al
presente, della tua giovinezza e del tuo amore, senza
far di te un uomo adulto. Guardami Cherì! Sono io la
colpevole, ho fatto di questa casa il tuo nido e il tuo
letargo, ho pensato solo alla mia felicità ed al mio
godimento, invece avrei dovuto farti da madre, avrei
dovuto crescerti, e non renderti così vulnerabile! Tu
avevi sostituito tuo padre… dovevamo solo essere amanti,
ma sono stata debole sai, avida ed ingorda della tua
presenza e questo ora è il risultato. Dio come sei bimbo
Cherì, hai quasi quarant’anni, te ne rendi conto? E
soprattutto non hai mai avuto un’altra donna! Negli
ultimi tre anni ho cercato solo di allontanarti, mi sono
negata, ti ho fatto credere di non essere più innamorata
e di avere altri amanti. Beh sì uno c’è stato, doveva
essere solo un gioco per staccarti da questo latte, poi
la cosa si è fatta seria e ti ho tradito veramente. Con
lui sono scappata Cherì, una fuga in giro per il mondo,
ma non è servito a niente.
Niente è cambiato,
come sempre hai bisogno di me! Non ti rendi conto che
invece io non sono quella che vedi, guardami bene Cherì,
testardo, pazzo, amore mio, apri bene gli occhi, ora te
lo ordino! Quella donna non esiste più, mai nessuno e
niente potrà più farla tornare. Oddio Cherì cosa fai?
Aspetta per l’amor del Cielo, non spogliarmi. Ti prego,
lascia stare questi lacci. No, non farlo, apprezza la
seta di questo corpetto, apprezzane la morbidezza, ma
non andare oltre, ti prego. Parliamo ancora Cherì, ora o
mai più. Ti ho dato il permesso di salire qui, ma solo
per parlare. Non so sai, da quale fonte stia prendendo
questa forza, tutto questo coraggio. Ce ne vuole molto
sai. Non credere che non abbia voglia di abbandonarmi,
di sentirti sopra di me, sentire il tuo ardore che vibra
e mi cerca! Non so se ci riuscirò, ma giuro che ce la
metterò tutta, nonostante questi assalti. Dio come mi
fai sentire giovane! Femmina preda e calda qui davanti a
te che chiedi di dissetarti, di seno e di pelle, di
labbra e di carezze.
Aspetta Cherì, aspetta
ancora un attimo, ho bisogno di parlare, di arrivare
alla fine del mio proposito. Fammi dire quello che ho in
mente da tre anni! Non farmi perdere il filo, ti prego,
lascia stare questi fiocchetti. Non continuare, ti
prego, non sono di ferro, Dio no, lascia stare il collo.
Dicevo, è solo mia la colpa! Ti ho amato ogni giorno
come se fosse l’ultimo dei nostri giorni insieme, di
più, come se dovessimo morire da un momento all'altro.
Lo pensavo sai, ogni qualvolta eri dentro di me e mi
riempivi di piacere, di passato e presente. Ed ogni
volta piangevo, involontariamente piangevo, te ne
accorgevi, vero? Non c’era orgasmo senza lacrime perché
Cherì volevo proteggerti, ma la scomparsa di tuo padre
mi aveva reso fragile e insicura.
Cherì, ancora
del caffè? E’ freddo. Se vuoi ne faccio ancora, ma ti
prego non toccarmi, dai buono rimani sul divano, oppure
adagiati sul letto, ma rimaniamo distanti dai. Dicevo…
se fossi stata così buona, sei fossi stata altruista, se
non mi fossi innamorata avrei fatto di te un uomo, ma io
ero innamorata di te come amante e questo è stata la
rovina. Non sono stata mai capace, mi lasciavo saziare
dal tuo ardore e non pensavo al tuo futuro, perdonami!
Non riuscivo a ad accettare che un giorno avresti dovuto
assumerti la tua parte, una giovane moglie e magari
anche dei figli. Non ho fatto nulla perché andasse così
nonostante la differenza dei nostri anni, nonostante non
potessi più avere figli. E quando finalmente l’ho capito
non c’era più tempo e sono fuggita.
Guardami ora
Cherì, sono vecchia, amore mio, porto dentro di me solo
la saggezza degli anni, e fuori di me i segni della
vita! E tutta la fragilità che non ti ha reso adulto, e
con tutto questo tu non puoi fare l’amore! Cherì quando
ti risveglierai vedrai davvero chi hai di fronte, io non
sono quei giorni, non sono Venezia, Cherì io sono oggi,
dolore e sofferenza, ed anche il sesso non è quello di
una volta, ti prego non spogliarmi, ti prego risparmiati
questo spettacolo.
Fermo Cherì, il tuo è solo un
cruccio, è solo un momento, ti prego guardami come
vedresti un’altra donna, giudicami come se non mi
conoscessi. Lascia stare Venezia, le barche, il Lido,
scorda quegli anni insieme e la tua adolescenza. Avrei
dovuto chiuderti la porta in faccia, allora, come sto
facendo ora. Fermati Cherì, anche se la mia pelle è
vecchia, sento questi brividi sotto i tuoi polpastrelli,
sento la schiena arcuarsi ai tuoi baci, e sento te, il
tuo ardore, come un bimbo che chiede latte, protesta e
ne rivuole, fermati ti scongiuro Cherì, anche le donne
della mia età sono fatte di carne e il piacere non è
esclusiva delle più giovani. Mi chiedi se ho desiderio
di baciarti? Ma che domande fai? Non costringermi ad
allontanarti, decidilo tu per primo, dimostrami che sei
cresciuto e comportati da vero adulto.
Fermati
Cherì, è solo un capriccio ed io devo fare i conti con
la tua esuberanza. Lascia stare i fiocchetti, lascia
stare i merletti, questi sono di donna che copre i suoi
difetti, ma non servono più all’amore. Se cedessi ora…
entreresti in me, nei miei malanni, nelle mie
stanchezze, in questo nido che credi ancora caldo e
protettivo, ma non è così Cherì. Non c’è niente di
umido, di vivo, è tutto secco, brullo e ingrigito, come
un viale d’autunno. Sentiresti il calpestio delle foglie
gialle e rosse, l’odore di muffa e di funghi, di chiuso
amore mio, perché sono tre anni che non lo faccio, e mai
nessuno c´è stato più, tranne quella volta. Cherì
renditi conto, non potrà più essere com´era. Devo
cacciarti fuori da questo nido, insegnarti a volare,
come fanno gli uccelli. Non importa se ancora non sanno
volare, impareranno, come impareranno a conoscere i
rischi della vita. Con te ho sbagliato!
Giuro che
se tu volessi Cherì, potrei perfino aiutarti a cercare
un’altra donna, una tua coetanea. Come la vuoi Cherì,
rossa come me oppure castana come tua madre? Oppure
bionda senza un filo di trucco e la pelle eterea? Dio
quanto dolore, ma lo farei sai! In questo ultimo periodo
davanti alle tue insistenze, ho riflettuto tanto, sai.
Di giorno affacciata alla finestra cerco di indovinare
quale tra le tante fanciulle potrebbe andarti a genio,
quale esserti fedele, come lo sono stata io in tanti
anni prima che t’allontanassi, e quale tra le tante
appagarti di femmina e di sesso. Oppure cerchi solo
un’amante che ti riempia la notte e ti lasci stare di
giorno? Ma quelle le hai, sono sicura che avrai le più
belle, le più costose. Cherì perdonami, ma non parlare,
lasciami solo pensare che non sia così, come del resto
credo. Hai avuto solo me, vero?
Cherì devo
confessarti una cosa. Ascoltami dai! Tempo fa avevo
ripreso i rapporti con una mia vecchia amica, solo
perché ha una figlia non più tanto giovane ma ancora da
sposare. No Cherì so cosa stai pensando, ma non è
zitella ed è a dir poco affascinante. So che ha già
fatto l’amore, è il tipo che fa per te! Che dici la
invito? Ci parlo prima da sola oppure vuoi l’indirizzo?
Oppure organizzo una cena a tre… Lo so Cherì, lo so! Non
è facile, sento già gli aghi dentro le mie ossa, ma io
devo distrarti, mostrarti il tuo futuro che è in
un'altra direzione rispetto a me, perché Cherì se ora io
cedessi, tu già domani sentiresti la mia mancanza e
vorresti sempre tornare, per avermi di nuovo, averne di
più, come sempre.
Lascia stare Cherì! Non è il
mio sesso che ti potrà più saziare, ora hai bisogno
d´altro! A questa età vent’anni sono tanti, troppi e li
sento tutti! Questo tuo folle impeto è perchè sai che
non potrai più avermi. Sono vecchia Cherì. Non potrò
vivere ancora per molto. Preferisco sia io a dirtelo,
che fartelo sapere. Fidati Cherì, non venirmi più a
cercare. Fidati Cherì, davvero ti voglio un bene
immenso.
Ora Cherí ti prego, vestiti per favore.
Cerca di non volermene, lo sai quanto ti amo, ma è
troppo tardi ormai, guardami come sono e renditene
conto: abbiamo vissuto un sogno che mai più potrà
ripetersi. È bene che tu ora vada , ti prego, non
parlare! Esci da questa casa... Adieu Cherí, mio
amore... .. |

Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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