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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 
 

Irene di Bisanzio
L'imperatrice
E’ una splendida giornata d’agosto del 797, e il clima caldo e secco di Costantinopoli mi rinvigorisce lo spirito e le membra. Mi aggiro per le strade colorate mescolandomi tra la folla, uomini, donne e bambini che nonostante i tempi tormentati e inquieti portano avanti giorno per giorno il proprio destino
 

 


(DI ELISELLE)

 
 


 

Cerco di non badare ai richiami dei mercanti e alle grida delle donne che tentano di accaparrarsi le merci al prezzo migliore. Mi rendo conto che la gente è lontana dal potere e ignara degli intrighi di corte che in questi ultimi anni hanno insanguinato l’impero d’Oriente.
Subisce le ire di imperatori orgogliosi e nemici feroci, alza la testa, viene schiacciata, ma nonostante tutto questo continua a sopravvivere. Costeggio il portico di Santa Sofia, ricca di mosaici e centro della cristianità orientale, dò uno sguardo alla Curia del Senato, rendo onore alla colonna di Giustiniano, il sovrano che due secoli fa mise in piedi un impero grandioso insieme a sua moglie Teodora, fiera, bella e dispotica. Infine, spostandomi verso il centro dell’intera area urbana, lontana dagli odori e dai sapori del popolo, mi dirigo verso il Gran Palazzo, la residenza imperiale, lontana da qualsiasi contatto con la vita della città.

Qui gli imperatori sono dei e si circondano di grande sfarzo e raffinatezza. Ma in questi ultimi anni, a muovere i fili della politica e della diplomazia non è un uomo. E questo per l’opinione pubblica e quella di chi conta a corte è un vero e proprio scandalo.
“Avvicinati, iniziamo. Ho altro da fare oggi. Ho accettato questa intervista perché, anche se non lo immagini, tu sarai utile alla causa.”
“Quale causa, se mi è permessa la domanda, mia sovrana?”
“La mia, naturalmente.”
Con la bocca secca e la tensione alle stelle, formulo la prima domanda: voglio cominciare da qui, dalla vita interiore di Irene. Scoprire se ne ha una.
“Che cosa avete provato quando è morto vostro marito, l’imperatore Leone IV?”
“Croce e delizia, fanciulla, croce e delizia. Da un giorno all’altro mi sono ritrovata sul palmo delle mie mani un potere enorme, che veniva insidiato da tutto e da tutti in qualsiasi momento. Non potevo permettermi di essere debole. Mio marito aveva solo trent’anni quando morì, ma se mi avesse dato ascolto forse Dio avrebbe avuto pietà della sua anima...”

Vi riferite alla controversia sul culto delle immagini?
Certo, è ovvio. Io sono originaria di Atene, mi sento molto legata alle convinzioni religiose della mia terra d’origine. Non posso che essere una sostenitrice delle immagini sacre. L’iconoclastia, la dottrina che le vuole vedere distrutte, ha avvelenato il nostro paese, e sebbene Leone fosse leggermente più tollerante del suo predecessore, ha sbagliato a non darmi ascolto in merito alla questione: le immagini non vanno demonizzate, vanno venerate. Poiché si venera il santo raffigurato, che non potrà pretendere comunque per sé la stessa devozione che si ha per Dio. Ma vedi, la questione in fondo era di origine puramente economica: i monaci che fabbricavano e vendevano le icone sacre qui erano diventati una vera potenza, legata a Roma. Ed erano temuti.

Roma, l’eterna rivale di Costantinopoli...
Roma ha sempre conservato la tendenza ad occuparsi dei fatti al di fuori della sua giurisdizione. Basta farLe capire che può spingersi fino ad un certo punto. Da lì in poi è un’altra la donna che conta. Lo capirà, col tempo... io dopotutto cerco semplicemente di fare le giuste scelte. E andare d’accordo con l’imperatore d’Occidente e col Papa è una di queste scelte. E’ una tutela. E io mi devo tutelare.

Anche perché si dice che la corte di Costantinopoli sia pericolosa. E’ così?
Per me lo è sempre stata. Mio figlio Costantino V aveva soltanto dieci anni quando divenne imperatore, e io dovetti assumere la reggenza in suo nome. Una donna al timone dell’impero! Chi cospirò contro di noi in quel momento precario furono nientemeno che ufficiali che erano sempre stati fedeli a mio marito: volevano portare sul trono un fratellastro di mio figlio, Niceforo. Concepito con una concubina o una sconosciuta? Inaccettabile! Ci rimasero molto male quando si accorsero che non ero disposta a subìre la loro angherìa. Loro sono ancora in esilio, se non sono morti, e io sono qui. Anche quando indissi il mio primo concilio nel 786 tentarono di disperdere l’assemblea: ci riuscirono, purtroppo per loro. Mi vendicai in fretta, e quando riconvocai a Nicea vescovi, abati e patriarchi fu un successo. Non sto a riferire che fine fecero i ribelli, ma pare banale, vero?

Accenna a un sorriso soddisfatto e orgoglioso quando ricorda le sue vittorie sui cospiratori. Quel che mi colpisce è il suo tono, neutro, quasi pacato, mentre racconta. Mi ricorda la forza dell’acqua di ruscello che con calma modella nel tempo la dura roccia. Questa donna ha provocato tumulti e ribellioni, e li ha soffocati senza battere ciglio. Con spietata lucidità e freddezza.

Prima che si rovinassero i rapporti, come andava tra voi e vostro figlio, mia sovrana?
Mio figlio l’ho sempre considerato un debole. Non è certo figlio di sua madre. In questi ultimi anni ha commesso un errore dietro l’altro. Si lamentava per le ingerenze mie e del mio eunuco Stauracio: ma se non sa nemmeno bere un bicchiere di acqua senza il mio consiglio! Non è nemmeno riuscito ad approfittare della mia momentanea sconfitta sette anni fa: mi ha richiamato dall’esilio, con la coda tra le gambe, perché non era riuscito a mantenere il potere. Non ha imparato nulla. E poi aveva il coraggio di parlare di ingerenze...

Forse quelle che chiamava ingerenze erano giustificate: gli avete scelto anche la moglie...
E con questo? Non è stato il primo e non sarà certo l’ultimo. Si è dovuto adeguare, è la regola. Era fidanzato con Rotrude, la figlia del grande re Carlo, una franca alta e burrosa, almeno così mi hanno riferito. Io ho preferito per lui Maria, sottile, di origine e portamento orientale. Qui le mogli del basilèus si scelgono tramite un concorso di bellezza: la più bella vince, e come premio vive una vita da imperatrice. Non è poco.

So che Maria però non è stata così fortunata..
Oh sì, Maria. Una cara ragazza, molto pia, ma un’altra pedina, come tante. Mi è dispiaciuto per lei, ma non ho potuto farci nulla, in fondo faceva parte del mio piano. Comunque sta bene, credo che sia rinchiusa in un monastero da qualche parte. Dopotutto, che cosa c’è di più bello e dolce che pregare e venerare Dio?

Il sarcasmo della sua ultima frase mi toglie le parole. Un brivido mi percorre la schiena. Come può una donna essere tanto crudele? Mi faccio più ardita, e vista l’imperatrice in vena di confidenze, continuo con altre domande.

In che senso, Maria era una pedina?
Mio figlio è stato stolto anche in questo: cinque anni fa, ripudiò la moglie, accusandola di aver preso parte al complotto della sua uccisione. Era un pretesto per portarsi nel letto la sua bella amante. Io lo sapevo naturalmente.

E non avete fatto nulla per impedirlo?
Certo che ho fatto qualcosa. Ho incoraggiato la relazione adulterina di mio figlio. Vedi, era l’unico modo per dare il colpo di grazia alla figura già malconcia di Costantino. Ne è uscito screditato quel tanto da perdere i suoi tanto preziosi consensi. Così sono subentrata io. La nostra è stata una lotta senza esclusione di colpi, ma direi che si è conclusa qui. Finalmente.

Senza alcuno scrupolo, ha sacrificato la vita di una donna innocente e di tanti altri, per il proprio scopo: sconfiggere gli oppositori e regnare indisturbata sul regno d’Oriente. Mi chiedo fino a dove si spingerà ancora per far valere e consolidare il suo potere.

Ora che Costantino è imprigionato, non avete più nulla da temere, dunque.
Forse. Ma preferisco stare sul sicuro. Già troppe volte i suoi voltafaccia hanno messo in pericolo la mia vita e la mia posizione. Non voglio più convivere con una serpe in seno, che sono stata proprio io a partorire. E’ giunto il momento di una risposta diversa ai suoi continui colpi di testa e alle sue ribellioni. Come testimone, vuoi assistere all’evento e raccontarlo ai posteri? Perché abbiano ben chiaro di che cosa è capace l’imperatrice Irene, se perde la pazienza.”

Il suo tono risoluto pare più un ordine che una domanda. Non posso rifiutare, e la seguo tra il frusciare di sete e stoffe nella Porphyra, la sala di porpora del palazzo imperiale in cui nacque ventisette anni fa suo figlio. Alcune dame di compagnia mi trattengono accanto all’entrata, mentre al centro della sala un ragazzo in ceppi viene baciato per l’ultima volta sulla fronte da colei che lo mise al mondo. Un portavoce legge la pena inflitta, di cui colgo qualche parola qua e là, termini come tradimento e cospirazione. Inizio a sentire le mie gambe tremare perché intuisco quello che aspetta Costantino. Era questo a cui si riferiva Irene, quando all’inizio del nostro colloquio disse che si sarebbe presa cura di lui.

Distolgo lo sguardo e con le mani chiudo le orecchie mentre un uomo porta a compimento un crimine orrendo, la pena decisa dall’imperatrice per suo figlio: Costantino viene accecato tra grida strazianti, e per un attimo sento su di me lo sguardo feroce della basilissa, ora finalmente soddisfatta per aver ottenuto la sua vendetta. E’ certo che i posteri la ricorderanno come una delle più dure e spietate donne di potere della Storia.


 




 





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INTERVISTA A CURA DI ELISELLE
FONTI:

FOTO GOOGLE IMAGE







 
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