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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 
 

Natacha Rambova
Amore, Arte e Rodolfo Valentino
Alla nascita Winifred Kimball Shaughnessy, danzatrice, scenografa, costumista, designer e sceneggiatrice. Coltissima e raffinata è nota per il suo temperamento deciso e per la bizzarra abitudine di spacciarsi per russa. Viene ricordata per essere stata la seconda moglie di Rodolfo Valentino. Il loro amore, travagliato e esibizionista, passerà alla storia
(Salt Lake City 1897 - Pasadena 1966)

 
 


 

Madame le sue origini?
Sono figlia di Winifred Kimball e del suo secondo marito, Michael Shaughnessy, ma fui adottata dal quarto marito di mia madre, l'industriale di cosmetici Richard Hudnut.

La sua adolescenza fu alquanto movimentata…
Venni mandata a studiare in Inghilterra, ma il mio spirito ribelle non sopportava troppo le regole per cui scappai dalla scuola e attraverso conoscenze estemporanee finii in Russia.

Lì decise di assumere lo pseudonimo di Natacha Rambova…
Volevo dedicarmi interamente al mio grande amore, cioè la danza, e cercai il nome più adatto per una ballerina

Lì conobbe il danzatore Theodore Kosloff…
Vissi con lui una sofferente ed al contempo bellissima storia d'amore. Con lui girai tutta l’Europa sfamandomi d’arte e di bellezza, e perfezionando il mio talento come ballerina e scenografa

Ma la Russia al tempo non era un posto tranquillissimo…
La rivoluzione mi sorprese in tournée negli Stati Uniti per cui giocoforza dovetti fermarmi nella mia madre patria.

Viene descritta come una donna molto ambiziosa…
Diciamo che avevo un innato gusto artistico che mi permise di diventare un’affermata arredatrice e scenografa. Ero affascinata dall’Art Deco, quasi un'ossessione che realizzai mettendo in pratica un mio stile particolare e vagamente decadente.

Alla Nazimova rimase affascinata da questa sua tendenza
Alla al tempo era una celebre attrice russa e diva di Hollywood. Divenni una sua protetta, e con lei realizzati eleganti e sfarzose scenografie come "La signora delle camelie", "Casa di bambola" e "Salomè".

Come fu il rapporto con lei?
Alla era una delle menti più intelligenti e innovative dell'industria cinematografica. Tutti la omaggiavano e specialmente quelle donne che ambivano ad entrare nella ristrettissima cerchia di conoscenze lesbiche. Spero di aver contribuito in maniera determinante al successo dei suoi film.

Durante la lavorazione del film "La signora delle camelie" conobbe l’affascinante Rodolfo Valentino
Non posso che confermare la leggenda secondo la quale durante le proiezioni le donne svenivano vedendolo. Era davvero affascinante! Non nascondo che mi sentii subito attratta da lui… ma lui purtroppo si guardava bene da ricambiare le mie attenzioni…

Lui era sposato…
Non credo fosse quello il vero motivo... Comunque sì, era sposato con Jean Acker, ma lei lo chiamerebbe matrimonio un rapporto durato otto giorni con una nota lesbica?

Vi sposaste il 14 marzo 1922 a Mexicali...
Sì, ma il matrimonio nacque nel modo peggiore poiché Rodolfo fu arrestato per bigamia dopo appena qualche giorno: la legge americana del tempo permetteva, infatti, di risposarsi solo dopo un anno dalla separazione e il suo divorzio da Jean Acker non era ancora effettivo.

Come andò il matrimonio?
La nostra fu un’unione teneramente affettiva e professionale.

E sessualmente?
No comment

Le cronache del tempo chiamavano Rodolfo Valentino con il soprannome di Pink Powder Puff ovvero Piumino rosa da cipria e se non sbaglio la nota lesbica, come la chiama lei, lo aveva cacciato dal letto nuziale dandogli dell’impotente bastardo…
Rodolfo era una persona molto sensibile e la Jean Acker una donna molto volgare. Lui amava le donne con una personalità forte, ma anche raffinate e sofisticate, quella decisamente fu una scelta sbagliata.

Passiamo alla vostra collaborazione professionale?
Sì forse è meglio! Grazie a me Rodolfo migliorò la propria immagine. Io entrai in rotta di collisione con la Paramount. Pretendevo che la casa di produzione investisse al meglio per valorizzare il più possibile mio marito. Purtroppo i film proposti erano scialbi e poco interessanti.

Arrivaste ad un aut-aut
Già, ci fu un ultimatum, ma loro non accettarono le mie condizioni.

Quindi?
Valentino lasciò gli schermi ed insieme tornammo ad esibirci come ballerini di tango. Il suo nome era entrato nel Pantheon delle star e quella tournee contribuì a farne una leggenda. I teatri erano assaliti da folle di fan che desideravano vedere il loro idolo dal vivo. Alla fine, la Paramount cedette ed accettò le miei condizioni, tra le quali un forte aumento di stipendio e il mio ruolo di supervisore dei film di mio marito.

Ma il primo film della nuova serie fu un flop!
"Monsieur Beaucaire" era un melodramma in costume ambientato nella Francia settecentesca. Mi convinsi in seguito che era troppo raffinato per il gusto hollywoodiano, tra le altre cose non incontrò il favore del pubblico femminile perché Rodolfo vi apparve con parrucca bianca, viso incipriato e modi effeminati. Un personaggio distante anni luce dal passionale e rude amatore che aveva infiammato le sue fans ne “Lo sceicco".

E il secondo?
Le mie scenografie erano troppo costose. Del resto pretendevo il meglio e tra questo meglio c’erano anche arredi antichi autentici. Visto che gli incassi non riuscivano a coprire il budget speso, venimmo licenziati.

L’insuccesso dei film coinvolse anche la vostra vita privata…
La United Artists che subentrò alla Paramount offrì un contratto vantaggioso a Rodolfo a patto che non mi intromettessi nella realizzazione dei film di marito. Lui accettò ed io delusa me ne andai a Parigi facendogli capire chiaramente che non sarei più tornata.

Dopo la separazione, cosa fece?
Lasciai lo spettacolo ed a Parigi mi dedicai al collezionismo e all'egittologia. Divorziammo e nel 1934, sposai il conte Alvaro de Urzaiz, un aristocratico spagnolo di fede franchista con il quale rischiai di finire fucilata durante la guerra civile spagnola.

Qui finisce l'intervista. Rodolfo Valentino tornò al successo con il film "Il figlio dello sceicco", ma la perdita di Natacha lasciò un vuoto incolmabile. Si diede all’alcol e a vizi di ogni genere fino a quando scomparve. Era il 23 agosto del 1926, Natacha apprese dai giornali che Rodolfo Valentino era morto, si chiuse in camera e pianse disperata per tre giorni.
A causa di una grave forma di sclerodermia Natacha si spese il 5 giugno 1966 a Pasadena all'età di 69 anni




 
 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://it.wikipedia.org
www.cinziaricci.it
http://mondorosashokking.net
FOTO GOOGLE IMAGE








 
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