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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 
 

Alla Nazimova
La diva e il giardino delle fanciulle
Attrice, ballerina, produttrice e regista. Il suo nome è Mariam Edez Adelaida Leventon, ma tutti la conoscono come Alla Nazimova
 Viene ricordata soprattutto per i suoi comportamenti bizzarri, per i suoi modi maschili, per i pettegolezzi riguardanti il suo lesbismo e i festini che amava organizzare nella sua villa californiana, peccato che oltre a questo, pochi sappiano che la Nazimova sia stata, unanimemente riconosciuta,
la più grande interprete di Ibsen e Cechov


 
 
(Yalta, Crimea Ucraina, 1879 - Los Angeles, 13 Luglio 1945)

 
Madame, le sue origini?
Nacqui il 22 maggio 1879, a Yalta, in Crimea, ai tempi una regione dell'Impero Russo, oggi potrei definirmi ucraina. Crebbi in un ambiente familiare difficile: mia madre era una donna fragile e succube; mio padre, invece, un tipo a dir poco manesco che non si faceva scrupoli a risolvere ogni questione con le mani.

Sua madre però trova la forza di separarsi…
Buon per lei… e devo dire che fu anche la mia fortuna visto che fui mandata in Svizzera ed affidata a lontani parenti piuttosto benestanti. Lì imparai a parlare il francese ed il tedesco ed all’età di sette anni presi lezioni di violino. Dicevano di me che avevo un buon orecchio musicale.

Durò poco vero?
Purtroppo sì, quando mio padre si risposò dovetti seguirlo in Russia e non ebbi un buon rapporto con la mia matrigna

E suo padre?
Stendiamo un velo pietoso… anzi le racconto questo episodio: era il 1889 il mio tutore mi propose di esibirmi in un concerto natalizio. Io ero al settimo cielo. L’esibizione fu un successo, ricevetti molti consensi che, ironia della sorte, innervosirono mio padre. Quella sera mi picchiò ripetutamente.

E lei come reagì?
Non capivo la ragione, ma l’episodio mi segnò profondamente. Lo stress emotivo subito mi portò a vivere un forte senso di ribellione contro ogni forma d'autorità. Puntualmente ad ogni fine esibizione mi tornava in mente quell’episodio specifico causandomi anche in età matura crisi nervose ed attacchi di panico.

A quindici anni entra in un collegio di Odessa…
E poco tempo dopo fui accolta da una famiglia molto affettuosa… Insomma sceglievo qualsiasi strada che mi portasse il più lontano possibile da mio padre. Quando lui morì non provai alcun dolore!

Continuava a recitare, vero?
Amavo il teatro e la recitazione. A diciassette anni fui chiamata dalla prestigiosa "Scuola Filarmonica di Mosca", e successivamente entrai a far parte della scuola del "Teatro dell'Arte"di Mosca, qui appresi i nuovi metodi di recitazione, molto più realistici e basati sulla completa interiorizzazione del carattere del personaggio rispetto alla scuola classica e romantica del teatro ottocentesco che si esprimeva con una recitazione statuaria e abbastanza retorica.

Tutto bene quindi…
Beh a Mosca non era facile vivere, ma per recitare affrontai qualsiasi ostacolo, compresa la miseria più nera. Per saltare la cena andavo a dormire presto e per pagarmi le lezioni ero costretta a prostituirmi.

Poi venne il successo…
Dovetti faticare duro per alcuni anni ancora… Addirittura trovai il tempo di sposarmi, ma il matrimonio con Sergei Golovin, uno studente ebreo, durò pochissimo. Trovai conforto nelle braccia di Pavel Orlenev, un attore con il quale girai i teatri di tutta Europa. A Londra ottenni un successo incredibile nel ruolo di Nora nella Casa di bambola, ancora oggi riconosciuta una delle migliori interpretazione del personaggio di Ibsen.

Stava diventando una star…
In Europa lo ero e il mio entourage mi convinse di tentare la strada americana. Ero consapevole delle difficoltà per via della diversa mentalità e soprattutto per la lingua.

Cosa fece?
Presi lezioni di inglese e qualche mese dopo mi esibii a Broadway portando sul palco i miei cavalli di battaglia: Ibsen, Cechov la stupenda Signora delle Camelie di Dumas figlio. Il pubblico americano rimase sbalordito per i temi affrontati, molto moderni, nonché per il mio modo inusuale di fare teatro. In poco tempo riuscii a far parlare di me. I critici dell’epoca esaltavano soprattutto la carica emotiva dei miei personaggi e la mia esteriorità un po’ esotica e un po’ ambigua.

A proposito, proprio in quel viaggio conobbe l’attrice russa Emma Goldman…
Ero stanca degli uomini. Li avevo conosciuti in tutte le loro forme e situazioni: dal cliente di strada al ricco impresario, dall’inconsapevole gay al finto macho. Emma comunque colse sapientemente un mio momento di fragilità. Fu per me, in assoluto, la prima relazione con una donna.

Mi scusi, ma lei non era ancora legata sentimentalmente a Pavel Orlenev…
Lui si rivelò un essere mediocre ed invidioso del mio successo. Non sopportava come uomo di essere messo in secondo piano. Tornò in Russia ed io vissi un fantastico rapporto di amicizia con Charles Bryant, un attore gay. Andammo a vivere insieme come coppia e la nostra amicizia durò per oltre vent’anni.

Professionalmente non mancarono altri successi…
Dopo Broadway firmai un contratto faraonico con la Metro Goldwyn Mayer: 30.000 dollari a film e un bonus di 1.000 dollari al giorno nel caso le riprese venissero prolungate. Con quei soldi comprai una lussuosa villa sulla Sunset Boulevard con cento stanze in stile spagnoleggiante, un'enorme piscina e un panorama mozzafiato.

Oltre che per la bellezza quella casa divenne famosa per altro…
La chiamai "Il Giardino di Alla". Ci organizzavo feste a dir poco trasgressive ed esclusivamente per sole donne. Tra le mie invitate la maggior parte erano artiste famose dell’epoca, tipo la scrittrice Mercedes de Acosta, amante della Garbo, l’attrice teatrale Eva Le Gallienne, Maude Adams, Jean Acker, prima moglie di Rodolfo Valentino, Patsy Ruth Miller e tante altre. Ormai ero consapevole della mia diversità e non facevo nulla per nasconderla, nonostante la mia casa di produzione tentasse invano di mettere a tacere le troppe voci sulla mia omosessualità.

Il ruolo di attrice le andava stretto, vero?
Iniziai ad interessarmi anche alla sceneggiatura e alla produzione dei miei film. Adattai per il grande schermo opere di scrittori e drammaturghi sviluppando tecniche cinematografiche molto personali, considerate audaci per i tempi.

Ho letto che fu anche un’ottima talent-scout
Aiutai l'inizio delle carriere delle mogli di Rodolfo Valentino, Jean Acker e Natacha Rambova ed una serie infinita di attrici giovani, con alcune delle quali ebbi brevi storie d’amore.

E’ vero che fu denunciata da Charlie Chaplin?
Mi accusava di essere l'amante della sua ex-moglie Mildred Harris, ma non so a quale titolo visto che io conobbi Mildred dopo il loro divorzio.

L’attività di produttrice non riscontrò gli stessi successi di quella dell’attrice…
Non sempre la scelta dei personaggi incontrò il favore del pubblico. Fu ad esempio il caso del film Salomè. Spesi anima e corpo nonché tutti i miei risparmi nella produzione di quella pellicola, ma l’operazione si rivelò un tale insuccesso che mi ridussi sul lastrico.

Secondo lei quali furono le cause del fallimento?
In onore di Wilde volli un cast completamente gay, e chiesi alla mia amica Rambova la realizzazione della scenografia. Purtroppo però lei si lasciò prendere un po' la mano, eccedendo in un arredamento eccentrico e decadente. Tenga inoltre conto che ormai ero decisamente in là con gli anni e non adatta al personaggio da ninfetta di Salomè.

Cosa fece in seguito?
La casa sulla Sunset fu venduta e divenne un albergo, io cercai di rimediare con il film “Aphrodite”, in cui si mostravano esplicitamente vicende di erotismo e amore lesbico, ma la scure della censura si abbatté sulla pellicola distruggendola integralmente.

Come attrice le veniva rimproverato un modo di recitare troppo ieratico…
Sceglievo figure femminili mature e tormentate, inevitabilmente me ne innamoravo prediligendo l’interpretazione al contenuto stesso e purtroppo non sempre incontravo il gusto del pubblico e della critica.

Lasciò il cinema intorno al 1925…
L’avvento del sonoro mi penalizzò e venni relegata a ruoli di buona caratterista. Non ero adatta per ruoli di secondo piano, né nel cinema, né nella vita.

Grazie, Madame.
Grazie a lei…


Sola e dimenticata, Mariam Edez Adelaida Leventon morì di trombosi cerebrale a Los Angeles e fu sepolta nel Forest Lawn Memorial Park di Glendale. Le cronache riferiscono che ormai era diventata una vecchietta rinsecchita che mostrava molto più dei suoi 66 anni
Era il 13 luglio nel 1945.
Lascia il mondo in punta di piedi, proprio lei che fino a poco prima lo aveva fatto tremare grazie al suo strabiliante talento, al suo intrigante fascino e alla sua vulcanica personalità.
Questa è la storia di Alla Nazimova, lesbica chiacchierata sì, ma soprattutto attrice di talento e perfettamente calata nell'atmosfera, nei fermenti culturali che animarono i primi decenni del Novecento e nei quali primeggiò come artista e come avventuriera. Dei suoi festini lesbici, dei suoi amori e delle sue conquiste, i tabloid hanno scritto molto, finendo in buona parte per oscurarne l’opera e il talento.
Il suo contributo all'industria cinematografica le è stato riconosciuto con una stella nella Walk of Fame ad Hollywood.






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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.cinziaricci.it/filmes/registi-allanazimova.htm
http://www.culturagay.it/cg/biografia.php?id=342
http://it.wikipedia.org/wiki/Alla_Nazimova
FOTO GOOGLE IMAGE


 





 
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