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GIALLO PASSIONE
Torvajanica (Roma) 11
aprile 1953
Wilma Montesi
La ragazza senza
reggicalze
Vigilia di Pasqua. Il ritrovamento del suo corpo senza vita su
una spiaggia vicino Ostia mise in moto indagini che portarono
alla luce un mondo di droga ed orge in cui era coinvolta una
fetta della "buona" società romana
"Adamo parliamo del caso Wilma Montesi?"
"Ah sì... La ragazza senza
reggicalze…"
"Cominciamo dal ritrovamento del cadavere?"
"Era un Sabato. L’11 aprile del ’53. Ricordo che era la
vigilia di Pasqua. Dovevo trascorrere il week end nella
mia casetta in campagna invece il mio capo-redattore mi
costrinse a rimanere a Roma. Il cadavere di Wilma
Montesi, una bellissima ragazza romana, venne trovato
supino sulla battigia, in una zona allora quasi
disabitata sulla spiaggia di Torvajanica, una ventina di
km da Roma."
"Si pensò subito ad un delitto?"
"Veramente no, il corpo non presentava alcun segno di
violenza. La ragazza non aveva avuto alcun rapporto
sessuale ed indossava solamente una sottoveste
rammendata, mentre la borsa, la gonna gialla, le scarpe,
le calze e il reggicalze sembravano spariti nel nulla.
La madre della ragazza fece notare agli inquirenti
l’assenza del reggicalze di raso nero che la figlia
indossava sempre allacciandolo ai fianchi sopra le
mutandine e che per nessuna ragione si sarebbe mai tolta
di sua spontanea volontà."
"Ma nonostante questo
particolare l’ipotesi del malore fu la più convincente."
"Eh già un malore mentre faceva un pediluvio. Del resto
anche l’autopsia, non trovando tracce di droga, parlò
genericamente di sincope, anche se diversi interrogativi
rimasero senza risposta."
"Le indagini come
andarono?" "Wilma era uscita di casa due giorni
prima, verso le 17 e la sorella Wanda ricordò che le
aveva chiesto, giorni prima, di accompagnarla ad Ostia
per curare nell’acqua salata un arrossamento al calcagno
dovuto ad un paio di scarpe nuove. Alcuni testimoni
raccontarono di aver incontrato Wilma sul trenino
Roma-Ostia. Ostia è un’altra località balneare di Roma,
ma distante alcuni km da Torvajanica."
"E quindi
come è arrivata fin lì?" "La versione ufficiale parlò
di correnti marine che trasportarono il cadavere fino a
Torvajanica."
"Si escluse totalmente l’ipotesi di
aggressione?" "La testimonianza della madre non venne
presa nella giusta considerazione. Per fare un pediluvio
non ci si toglie il reggicalze! E nessuno riuscì a dare
una spiegazione sensata della scomparsa dell’indumento.
Per i genitori, che non credevano al malore, Wilma
poteva essere stata avvicinata da un malintenzionato
proprio mentre faceva il pediluvio e che era svenuta per
lo spavento. Di tutto ciò avrebbe approfittato
l’aggressore, che le avrebbe tolto l’indumento, forse
per violentarla. Poi l’uomo potrebbe essere scappato
portando con sé il reggicalze, per evitare che le
impronte digitali potessero portare alla sua
identificazione."
"E l’ipotesi suicidio?"
"Anche in questo caso rimarrebbero in piedi i misteri
già detti. Comunque la ragazza non aveva apparenti
motivi per uccidersi. Apparteneva ad una modesta
famiglia romana. Figlia d’un falegname e fidanzata con
un poliziotto, prossima al matrimonio, viveva nelle case
popolari di Via Tagliamento nel quartiere Trieste di
Roma."
"Quindi caso chiuso…" "Praticamente sì,
finché un piccolo settimanale scandalistico “Attualità”
diretto da Silvano Muto, riportò a galla il caso.
L’ipotesi avanzata era che Wilma Montesi fosse morta per
overdose di droga durante un’orgia nella riserva di
caccia del marchese Ugo Montagna. Tra gli invitati: il
musicista Piero Piccioni, figlio del Ministro degli
Esteri e favorito successore di Alcide De Gasperi alla
segreteria del partito della Democrazia Cristiana.
Naturalmente Muto venne denunciato per calunnia.
Intimorito ritrattò l’articolo e solo in un secondo dopo
ne riconfermò ogni singola parola."
"Ma erano
solo voci…" "Certo. Finché spuntò una donna. Al
secolo Anna Maria Moneta Caglio, detta Il Cigno Nero per
il suo lungo collo. Ex amante delusa del marchese
Montagna. La donna confermò che nella villa di
Capocotta, antistante il luogo dove venne ritrovato il
cadavere si svolgevano festini."
"Quindi niente
Ostia, niente correnti marine…" "Macché! Lo scandalo
assunse dimensioni gigantesche quando anche il questore
di Roma venne accusato di aver tentato di insabbiare
tutto per questioni politiche."
"“L’affaire
Montesi”. Da caso giudiziario ad affare politico.
Andrebbe bene come titolo?" "Nel rapporto riservato
dei carabinieri si poteva leggere che nella villa di Ugo
Montagna si svolgevano incontri con donne di dubbia
moralità allo scopo di soddisfare i piaceri ed i vizi di
tante personalità del mondo politico. Per cui, per
evitare scandali e fastidi, invece di soccorrerla, la
poveretta sarebbe stata abbandonata sulla riva del mare,
credendola ormai morta. A questo punto la
magistratura è costretta ad aprire un’inchiesta.
Anche lì ci furono cose poco chiare, la superperizia sul
corpo di Wilma fu contestata."
"A quale
conclusione era arrivata?" "Come ti ho detto prima,
la perizia affermava che sul cadavere non erano presenti
lesioni. L’imene era del tutto integro e così pure la
regione anale. Ma qualche tempo dopo l’Unità, organo
ufficiale del Partito comunista italiano, smentì questa
tesi. Secondo il professor Pellegrini la ragazza era
stata brutalizzata in quanto la sabbia ritrovata nella
vagina era la prova provata della violenza in quanto le
onde del mare, anche se violente, non potevano immettere
in vagina della sabbia e, meno ancora, in quantità così
cospicua da intasare la vagina stessa."
"Altro
che privacy!" "Vennero date in pasto alla stampa
informazioni intime e private. L’intimità del suo corpo
fu martoriata in pubblico, passando sopra al minimo
riserbo e dignità ed essere consegnata alla cronaca più
morbosa e soprattutto alle ragioni della politica."
"E’ vero che anche la sorella Wanda dovette
sottoporsi all’esame della verginità?" "Purtroppo sì.
Lo fece per dissipare ogni sospetto sulle notizie della
stampa scandalistica sulle dubbie frequentazioni delle
due sorelle, alimentate dall’accusa che avrebbe voluto
dimostrare tramite la mancanza di integrità di Wanda la
leggerezza di Wilma. Quindi affrontò l’esame
ginecologico per attestare la sua illibatezza alla
presenza del fidanzato. Risultato del referto:
«assoluta verginità», come per la disgraziata sorella."
"Ma è proprio Il Cigno Nero la testimone chiave..."
"Allora qualcosa sai! Infatti è proprio lei ad accusare
Piero Piccioni d’aver trasportato nell’auto e con
l’aiuto dei guardiani della tenuta, Wilma sulla
spiaggia. Dove morì per annegamento lento. Piccioni,
sempre secondo il “Cigno Nero” è amico intimo di Ugo
Montagna e tutti due hanno rapporti d’affari con il capo
della polizia… Quindi si venne a scoprire che quasi
tutti i protagonisti avevano interesse ad occultare le
prove del delitto."
"Fu un testimone
attendibile?" "Mica tanto. Nel corso del processo per
diffamazione, dove era imputata, furono trovati legami
evidenti tra lei e la corrente democristiana avversa a
Piccioni."
"L’affare si complica. Comunque le
indagini avevano preso una piega ben precisa, a questo
punto." "Sì, Piero Piccioni venne arrestato il 21
settembre 1954 per concorso in omicidio colposo e uso di
stupefacenti. Ugo Montagna, accusato di favoreggiamento,
si costituì direttamente in carcere. L’ex-questore di
Roma, Saverio Polito, ricevette un mandato di
comparizione con l’accusa di aver sviato le indagini. "
"E in tribunale cosa accadde?" "A Venezia, la
vera protagonista del processo fu naturalmente la Caglio
che, sicura nelle sue dichiarazioni, conquistò
l’attenzione di cronisti e fotografi. Ma i giudici non
la ritennero attendibile come le due signore che avevano
creduto di riconoscere Piccioni sul lungomare di Ostia
la sera stessa del delitto. Ragion per cui lo stesso
pubblico ministero chiese l’assoluzione con formula
piena degli imputati."
"Nel corso del processo ci
fu anche l’intermezzo dello zio della vittima, vero?"
"Ah già, Giuseppe Montesi rischiò l’incriminazione per
falsa testimonianza non volendo ammettere che, la sera
della sparizione, se la faceva con la sorella della sua
fidanzata."
"Finalmente venne preso in
considerazione l’alibi di Piccioni.." "Infatti, nei
giorni precedenti la morte di Wilma, il musicista se ne
stava tranquillo a Rovello in dolce compagnia di Alida
Valli che testimoniò a suo favore. Tornato a Roma il
fatidico 9 aprile rimase a letto per un forte mal di
gola."
"La sentenza?" "Il 27 maggio 1957 il
Tribunale di Venezia mandò assolti con formula piena
Piccioni, Montagna e Polito. La sentenza sposò in
pieno la tesi del “pediluvio”, ma ormai la speculazione
politica era passata e la verità sulla fine di Wilma
Montesi non occupava più le prime pagine dei giornali.
La Caglio e Silvano Muto invece furono rinviati a
giudizio per calunnia e successivamente condannati. Due
anni di carcere per il giornalista e due anni e sei mesi
per la donna, confermati negli altri due successivi
gradi di giudizio."
"Secondo te ci sarebbe la
possibilità di riaprire il caso?" "Se parli di nuovo
materiale, assolutamente no! La verità è lì, a portata
di mano, dentro quei fascicoli. Basterebbe osservare
meglio. Credo che oggi senza condizionamenti esterni ed
interessi di parte ci si avvicinerebbe molto di più alla
verità. E chissà… con un po’ di fortuna, magari anche a
smascherare l’assassino."
"Quindi c’è un
assassino?" "La testimonianza della madre e il
dettaglio del reggicalze è fondamentale."
"Niente
malore, incidente, suicidio ecc…." "Direi proprio di
no!"
"Tu che idea ti sei fatto?" "Non
chiedermi chi è l’assassino! Ancora oggi la morte di
Wilma Montesi resta uno dei più grossi misteri italiani
del secondo dopoguerra rimasti irrisolti. Di certo
sappiamo che morì vergine e la sua breve vita, come la
sua morte, passarono al vaglio morboso delle cronache
scandalistiche e furono sfruttate per altri fini che non
avevano nulla a vedere con la ricerca della verità, del
resto mai accertata." mio
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
www.archivio900.it andrealazzaripercarrara.splinder.com
www.misteriditalia.it www.numagazine.it
it.wikipedia.org/wiki/Wilma_Montesi www.thrillermagazine.it
www.poliziaedemocrazia.it
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