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I RACCONTI DI ARTE PASSIONE

La grazia di Nadezhda
Nadezhda von Knorring e
Alexandre Dumas
Sotto il cielo di Parigi, Nadezhda,
sposata ad un principe russo, brillava come una fiamma proibita,
avvolta nei suoi vestiti di seta. Alexandre, catturato dal suo
fascino, la corteggiò sfidando ogni convenzione e in un piccolo
appartamento segreto, il loro amore si accese, destinato a
incendiare le regole di un’intera epoca...

Nadezhda von Knorring nata
nel 1826 in una famiglia dell’aristocrazia russa, era
una donna di straordinaria eleganza e fascino, capace di
catturare l’attenzione in ogni salotto parigino. Figlia
del colonnello Johann Reinhold von Knorring, era
cresciuta in un ambiente di rigore militare e
raffinatezza aristocratica, dove apprese l’arte della
conversazione, la grazia nei movimenti e un gusto
impeccabile per la moda. I suoi abiti, spesso
confezionati con sete e velluti importati, erano un
riflesso del suo spirito: sofisticati, ma con un tocco
di audacia, come gonne ampie di taffetà nero ornate da
pizzi chantilly o corpetti che esaltavano la sua figura
slanciata. I suoi occhi, di un castano profondo, e il
suo sorriso, appena accennato, avevano il potere di
ammaliare chiunque.
A Parigi, dove si trasferì
dopo il matrimonio con il principe Naryshkin, Nadezhda
si muoveva con disinvoltura tra i circoli letterari e
artistici, ma il suo cuore batteva per una libertà che
la società del tempo non le concedeva. La sua vita,
tuttavia, non era priva di ombre. Il matrimonio con
Naryshkin, un uomo di rango, ma freddo e distante, la
relegava a un ruolo di rappresentanza, soffocando il suo
spirito vivace. Fu in questo contesto di insoddisfazione
che incontrò Alexandre Dumas figlio, un uomo che, come
lei, sfidava le convenzioni.
Il loro primo
incontro avvenne nell’autunno del 1858, in un elegante
salone parigino illuminato da lampadari di cristallo.
L’aria era densa di profumi di rosa e tabacco, mentre le
conversazioni si intrecciavano tra il tintinnio dei
calici. Nadezhda, avvolta in un abito di seta color
smeraldo che scintillava alla luce delle candele, si
trovava al centro della sala, intenta a conversare con
un gruppo di scrittori e poeti. La sua voce, melodiosa e
con un lieve accento russo, attirava l’attenzione di
tutti. Alexandre, appena uscito dalla relazione con
l’attrice Marie Delaporte, fece il suo ingresso con
l’aria di un uomo che portava sulle spalle il peso delle
sue ferite. I suoi occhi, però, si posarono
immediatamente su Nadezhda. Fu un colpo di fulmine. Lui,
con i suoi riccioli scuri e il fascino di chi aveva
vissuto una vita di eccessi e drammi, si avvicinò a lei
con una sicurezza che mascherava un’intima fragilità
disse, inchinandosi leggermente: “Madame, la vostra
presenza rende questa sala un teatro, e noi tutti i
vostri spettatori.”
Nadezhda rise e voltandosi
rispose: “Monsieur Dumas, siete abile con le parole, ma
il vero spettacolo è nei vostri occhi, che raccontano
storie non ancora scritte.” Lui ammaliato da quel
sussurro replicò: “E voi, madame siete la musa che ogni
storia vorrebbe reclamare. Ditemi, come fate a rendere
ogni gesto così… incantevole?” Lei con il ventaglio che
si muoveva con grazia tra le sue dita rispose: “È un
segreto russo. Ma forse, un giorno, potrei condividerlo
con chi sa apprezzarlo...” Quel primo scambio fu
l’inizio di un’attrazione fatale. Lui era ammaliato
dalla sua grazia, dal modo in cui il suo ventaglio si
muoveva come un’estensione della sua mano, e dal suo
spirito arguto, che non si piegava alle convenzioni. Da
quella sera, i loro incontri divennero frequenti. Si
trovavano nei caffè di Montmartre o passeggiavano lungo
la Senna, dove Nadezhda, con i suoi cappelli adornati di
piume e i guanti di seta, sembrava una figura uscita da
un dipinto di Manet.
In una di queste
passeggiate, sotto i platani che costeggiavano il fiume,
Alexandre le prese la mano. “Nadezhda, Parigi è piena di
luci, ma nessuna brilla quanto voi…” Disse con la voce
carica di emozione. “E voi, Alexandre, parlate come uno
dei vostri romanzi.” Rispose lei, con un sorriso che
nascondeva un’ombra di malinconia. “Ma ditemi, un uomo
come voi, che vive di passioni, non teme di bruciarsi?”
Lui la fissò negli occhi: “Bruciarmi? Con voi, sono già
in fiamme. E non desidero spegnermi.” Alexandre,
perdutamente innamorato, vedeva in lei non solo una
musa, ma una compagna capace di comprendere le sue
inquietudini. La società parigina, però, iniziò a
mormorare: una donna sposata che si accompagnava così
apertamente con un altro uomo era uno scandalo
inaccettabile.
Una sera di primavera del 1859,
sotto un cielo parigino screziato di stelle, Nadezhda e
Alexandre si ritrovarono soli in un piccolo appartamento
che lui aveva affittato in segreto, lontano dagli occhi
indiscreti della città. L’ambiente era modesto, ma
caldo, con tende di velluto rosso e un camino che
crepitava dolcemente. Nadezhda indossava un abito di
seta color avorio, con un corpetto che lasciava
intravedere la curva delicata dei suoi fianchi. I suoi
capelli, raccolti in un morbido chignon, lasciavano
sfuggire qualche ciocca che le accarezzava il viso.
Alexandre, in camicia bianca e gilet nero, non
riusciva a staccarle gli occhi di dosso. “Sei un sogno
che non voglio mai lasciare.” Sussurrò, avvicinandosi.
“E se fossi un sogno pericoloso, Alexandre?” Chiese lei,
la voce bassa, quasi un sussurro, mentre lo guardava con
quegli occhi che sembravano vedere oltre la sua anima.
“Allora lasciami perdermi in te.” Rispose lui, posando
una mano sulle sue spalle. Lei gli prese la mano,
guidandola verso il suo seno. Non ci furono altre
parole, solo il linguaggio dei loro corpi che si
cercavano. Quando le loro labbra si incontrarono, fu
come se il mondo esterno cessasse di esistere: i
pettegolezzi, le convenzioni, il matrimonio di lei,
tutto svanì. “Nadezhda.” Mormorò lui tra un bacio e
l’altro. “Sei la mia salvezza e la mia rovina.” “E
tu, Alexandre. Sei l’unico rischio che voglio correre.”
Alexandre, seduto accanto a lei sul divano si perse
nella morbidezza della sua pelle, nel profumo di lavanda
che emanava dai suoi capelli, nella grazia con cui si
abbandonava a lui. Per Nadezhda, quel momento fu una
liberazione, un atto di ribellione contro una vita che
l’aveva costretta in un ruolo che non le apparteneva.
Per Alexandre, fu la conferma che il suo cuore, così
spesso ferito, poteva ancora bruciare di passione.
Mentre il loro abbraccio si faceva più intenso, la
seta del vestito di lei scivolò magicamente sulla sua
pelle lasciando alla vista di lui le meraviglie
femminili di un corpo, impossibile da descrivere anche
per uno scrittore affermato come Dumas. La passione
bruciò ogni istante e quando lui la penetrò, fu come
entrare in un paradiso, in una dimensione tra l’estasi e
il sogno. Lei era lì, con i suoi respiri corti e le sue
movenze fluide e sensuali, ogni curva, ogni sospiro, era
una sinfonia di desiderio che travolgeva i sensi.
Alexandre si perse in lei, nel modo in cui le sue dita
stringevano le sue spalle, nei gemiti sommessi che
sfuggivano dalle sue labbra, nel modo in cui i suoi
occhi trattenevano i suoi, inflessibili eppure teneri.
Per Alexandre, non era solo un atto d’amore, ma un
abbandono a una forza più grande di lui: una donna che
incarnava sia la sua salvezza che la sua rovina. Per
Nadezhda, fu un momento di completa libertà, in cui non
era più una principessa vincolata dal dovere, ma una
donna che rivendicava i propri desideri.
Alexandre era un uomo tormentato, segnato da un’infanzia
di abbandono e da una vita di eccessi, ma in Nadezhda
trovò un’ancora. La sua grazia, il suo fascino, la sua
forza lo trascinavano in una spirale di desiderio e
ammirazione. Ogni gesto di lei, dal modo in cui
sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio al
modo in cui lo guardava con quei suoi occhi penetranti,
lo rendeva prigioniero. A Parigi la loro relazione
divenne leggenda: vivevano come marito e moglie,
sfidando le convenzioni, e la nascita della loro figlia
Colette nel 1860 fu il sigillo del loro amore, ma anche
il culmine dello scandalo. Solo nel 1864, dopo la morte
del principe Naryshkin, poterono sposarsi a Mosca,
consacrando un’unione che era già scritta nei loro
cuori. Nadezhda, con la sua eleganza e il suo spirito
indomabile, rimase per sempre la musa di Alexandre, la
donna che, con un solo sguardo, aveva trasformato la sua
perdizione in salvezza.
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IMMAGINE
GENERATA DA IA
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


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