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I RACCONTI DI ARTE PASSIONE

L'Amore Triangolare
Marthe Boursin e Pierre
Bonnard
Nel 1893, a Parigi, il pittore
incontra Marthe, una giovane donna fragile che diventerà la sua musa
e compagna. La loro storia però, sarà segnata anni dopo dall’arrivo
di Renée Monchaty, l'amante segreta di lui che porterà a un
triangolo di passione e tragedia...

Era un pomeriggio di
primavera del 1893 quando Pierre Bonnard, allora 26enne,
camminando lungo il Boulevard de Clichy vicino a
Montmartre incontrò per la prima volta Marthe Boursin,
una giovane donna di 24 anni, minuta, con capelli
castani raccolti. Pierre, con un taccuino da disegno
infilato nella giacca, passeggiava senza meta,
osservando i passanti come potenziali soggetti per le
sue tele. Marthe, con un cesto di fiori sotto il
braccio, camminava svelta, diretta al negozio dove
lavorava. I loro sguardi si incrociarono per un istante,
e Pierre, colpito dalla sua figura delicata e dallo
sguardo sfuggente, la fermò: “Mademoiselle, perdonate
l’audacia. Sono un pittore, e… beh, il vostro volto
sembra fatto per la luce di una tela. Posso chiedervi il
vostro nome?” Lei arrossendo rispose: “Marthe… Marthe de
Méligny. E voi chi siete per fermare una ragazza così,
senza preavviso?” In realtà la ragazza si chiamava
Marthe Boursin, ma in quel momento “de Méligny” le
sembrava evocasse un’eleganza distante dalle sue origini
umili di figlia di un artigiano. Pierre a quel punto
si presentò: “Pierre Bonnard, solo un uomo che cerca la
bellezza nel caos di Parigi. Non vorrei disturbarvi, ma…
vi andrebbe di posare per un ritratto? Non oggi, magari,
ma presto. Prometto di non rubarvi troppo tempo.” Lei
esitando con un misto di diffidenza replicò: “Un
ritratto? Non sono una modella monsieur. Lavoro, io. E
poi… perché proprio me?” Lui guardandola negli occhi
sorrise: “Perché avete un modo di muovervi, di guardare,
che sembra raccontare una storia. Non so quale, ma
vorrei scoprirlo… sulla tela, intendo.” Lei resse quello
sguardo: “Siete strano, monsieur Bonnard. Ma forse… ci
penserò. Dove vi trovo, se cambio idea?” Lui scrisse il
suo indirizzo sul taccuino e strappando il foglio lo
porse a Marthe: “Al Café de la Nouvelle Athènes, domani
sera. Vi aspetto, Mademoiselle de Méligny.” Marthe
annuì, incerta, ma intrigata, e si allontanò, lasciando
Pierre con il cuore che batteva più forte.
Quel
breve scambio segnò l’inizio di una relazione che
avrebbe cambiato le loro vite. Marthe accettò di posare
per lui pochi giorni dopo, e le sessioni nell’atelier di
Bonnard divennero presto momenti di confidenza. La sua
timidezza si scioglieva lentamente, mentre Pierre
trovava nella sua presenza una fonte inesauribile di
ispirazione. Dopo mesi di incontri, tra sessioni di posa
e passeggiate lungo la Senna, la loro relazione
artistica si trasformò in un legame profondo.
Una sera d’autunno del 1894, nell’atelier di Bonnard a
Montparnasse, Marthe, che ormai si sentiva a suo agio
nello spazio di Pierre, sedeva su una sedia, con una
vestaglia leggera che le scivolava sulle spalle. Mentre
lui cercava di cogliere il candore della sua pelle, lei
disse: “Pierre, passi più tempo a guardarmi attraverso
quel pennello che a parlarmi. Non ti stanchi mai di
dipingermi?” Pierre sorridendo, senza alzare gli occhi
dalla tela: “Stancarmi? Ogni volta che ti guardo scopro
qualcosa di nuovo. La curva del tuo collo, il modo in
cui la luce ti accarezza… è come se non finissi mai di
conoscerti.” Lei si alzò e si avvicinò a lui: “E se
volessi essere più di una tela, stasera? Se volessi che
mi guardassi… davvero?” Pierre posò il pennello. Marthe
si avvicinò con i suoi occhi pieni di desiderio. La
distanza tra loro si dissolse, e le loro mani si
trovarono, intrecciandosi come se avessero sempre saputo
che quel momento sarebbe arrivato. Si baciarono. Pierre
sussurrò: “Marthe, sei sicura? Non voglio che tu ti
senta mai obbligata… non con me.” Lei gli sfiorò la
guancia: “Non sono obbligata, Pierre. Voglio questo.
Voglio te. Non come musa, non come modella… solo come
Marthe.”
Quella notte, tra le tele e il
disordine dell’atelier, Pierre e Marthe si amarono per
la prima volta. Fu un momento di intimità che
trascendeva la fisicità trovando rifugio l’uno
nell’altra. Per Pierre, Marthe non era più solo un
soggetto da dipingere, ma una compagna che dava senso
alla sua arte e alla sua vita. Per Marthe, Pierre era il
primo uomo che sembrava vedere oltre il suo aspetto,
cercando di capire il suo cuore fragile e riservato.
Da quel momento, Marthe divenne il centro del mondo
di Bonnard. La raffigurò in innumerevoli opere, come
Donna con gatto (1912) o Nudo nella vasca da bagno
(1937), dove la sua figura si fondeva con la luce e i
colori in un’esplorazione quasi mistica dell’intimità.
La loro relazione, però, non fu priva di sfide. Marthe,
con la sua salute fragile e la tendenza all’isolamento,
si chiudeva spesso in se stessa, mentre Pierre, devoto
ma a volte sopraffatto, cercava di bilanciare il suo
amore per lei con la sua vocazione artistica. I due
seppur non sposati decisero di vivere insieme. Il loro
rapporto fu stabile per almeno trent’anni, ma Marthe
sempre più fragile di salute e a volte depressa, passava
lunghi periodi in solitudine, spesso a Le Cannet, nel
sud della Francia, dove la coppia si era stabilita.
Fu in questo contesto che, intorno al 1921, Bonnard
conobbe Renée Monchaty, una giovane modella ventenne
bionda di origini modeste, con una bellezza fresca e
un’energia che contrastava con la malinconia di Marthe.
Renée entrò nella vita di Bonnard come modella. La sua
giovinezza e il suo fascino spontaneo lo colpirono
immediatamente. Una sera, in un piccolo caffè vicino al
suo studio, Bonnard e Renée si trovarono a parlare, e la
chimica tra loro divenne evidente. Pierre osservandola
mentre sorseggiava un caffè le disse: “Mademoiselle, c’è
qualcosa nel tuo viso… una luce che non vedo spesso.
Poseresti per me? Ho bisogno di un soggetto che porti…
un po’ di primavera nella mia tela.” Renée ridendo non
si fece sfuggire l’occasione: “Primavera, monsieur? Non
sono sicura di essere così poetica. Ma se mi prometti
che non mi farai sembrare noiosa, ci sto. Cosa vuoi
dipingere?” Pierre rispose: “Beh non lo so ancora, ma
credo che tu possa ispirarmi qualcosa di nuovo. Qualcosa
che non ho ancora trovato o forse perso.” Lei maliziosa
si avvicinò a lui e le sussurrò nell’orecchio: “Attento,
pittore. Potresti trovare più di quanto cerchi.”
Fu l’inizio della loro relazione clandestina: Renée
iniziò a posare per Bonnard, e i suoi dipinti di quel
periodo, come Nudo in piedi (1923), riflettevano una
sensualità più diretta rispetto ai ritratti di Marthe,
con colori più caldi e una vitalità che suggeriva
l’attrazione di Bonnard per la giovane modella. La loro
relazione si intensificò, diventando un segreto che
Bonnard custodiva gelosamente, consapevole della
fragilità di Marthe e del rischio di ferirla.
Marthe, però, percepì immediatamente il cambiamento di
Pierre. Le sue assenze più frequenti, giustificate come
“impegni di lavoro” a Parigi, e il suo atteggiamento più
distaccato alimentarono i suoi sospetti. Marthe, però,
non era incline al confronto diretto; la sua natura
riservata la portava a chiudersi ulteriormente, e questo
ampliò il divario emotivo tra lei e Bonnard. Una sera, a
Le Cannet, Marthe seduta in giardino, gli disse: “Sei
stato a Parigi di nuovo, Pierre. Sempre Parigi,
ultimamente. Cosa c’è là che non trovi qui?” Pierre
facendo finta di niente rispose: “Solo lavoro, Marthe.
Gli atelier, i mercanti d’arte… sai com’è. Devo vendere
le tele per noi.” Lei si alzò: “Non mentirmi, Pierre.
Non sono cieca. C’è qualcosa… o qualcuno. Lo sento.” Lui
forse sincero, ma abbassando lo sguardo, si sentì in
dovere di tranquillizzarla: “Marthe, sei tutto per me.
Non dubitarne mai. È solo… la vita di un pittore. Non
sempre è semplice.”
Bonnard, diviso tra il senso
di colpa e il desiderio, si trovò intrappolato in un
equilibrio precario tanto che nel 1925 prese una
decisione cruciale: sposare Marthe per riaffermare a se
stesso e a Marthe il suo impegno verso di lei. A
quel punto Bonnard comunicò alla sua amante Renée la sua
decisione di porre fine alla loro relazione,
proponendole però di mantenere un legame non ufficiale,
un’idea che lei rifiutò. Poco dopo il matrimonio, Renée
Monchaty distrutta dal dolore si tolse la vita.
L’impatto su Bonnard fu devastante e il suo dolore si
riflesse nella sua arte. Dipinti come La stanza da bagno
(1925) mostrarono una malinconia più marcata, con colori
più freddi e un’atmosfera di introspezione che sembra
alludere alla grande perdita. Marthe, dal canto suo, non
fece mai riferimento diretto a Renée, ma il suo
comportamento divenne ancora più ritirato dopo il
matrimonio. La sua salute continuò a peggiorare, e
Bonnard si dedicò a lei con una devozione quasi
ossessiva, come per espiare il passato. Quando Marthe
morì nel 1942, Bonnard distrutto si rifugiò nell’arte e
i suoi ultimi dipinti, come L’Albero di mandorlo in
fiore (1947), sembrarono riflettere l’immenso vuoto
lasciato dalla sua assenza.
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IMMAGINE
GENERATA DA IA
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


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