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I RACCONTI DI ARTE PASSIONE

Amore e Libertà
Vittorio Alfieri e Luisa
Stolberg Firenze, 1777. Il
giovane poeta piemontese allora ventottenne frequentava i salotti
della città in cerca di Luisa. Alfieri, aveva sentito parlare di lei
già nel 1770, quando lei divenne una figura di spicco come moglie di
Carlo Edoardo Stuart, il "giovane pretendente" al trono
britannico...

Firenze, 1777. L’aria
tiepida di una primavera toscana accarezza le strade
lastricate, mentre il sole illumina i tetti di cotto e
le facciate dei palazzi nobiliari. Vittorio Alfieri, un
giovane piemontese di ventotto anni, poeta dal
temperamento ardente e spirito ribelle, si trova in
città per coltivare le sue ambizioni letterarie e non
solo. Firenze infatti, all’epoca, era un vivace centro
culturale, meta di artisti, scrittori e intellettuali ma
era anche la città dove viveva Luisa Stolberg, Contessa
d'Albany.
Alfieri, aveva sentito parlare di Luisa
già nel 1770, quando lei divenne una figura di spicco
come moglie di Carlo Edoardo Stuart, il "giovane
pretendente" al trono britannico. Il matrimonio di Luisa
con Carlo Edoardo, celebrato nel 1772, aveva attirato
l’attenzione delle corti europee, soprattutto perché
Luisa, giovane e affascinante, era vista come una figura
romantica. La sua bellezza e la sua educazione la
rendevano un argomento di conversazione nei salotti di
Parigi, Roma e altre città che Alfieri aveva visitato.
L’occasione del loro primo incontro si presenta in
un elegante salotto fiorentino a Palazzo Gianfigliazzi,
dove l’alta società si riunisce per conversazioni
letterarie e intrighi mondani. Alfieri, con i suoi
lineamenti affilati e gli occhi accesi da una passione
interiore, entra nella sala con un misto di curiosità e
distacco. Non ama i convenevoli, ma il suo sguardo viene
subito catturato da una figura che sembra dominare la
scena senza sforzo. È Luisa, poco più che
venticinquenne, con i capelli castani raccolti in
un’acconciatura raffinata, gli occhi vivaci che brillano
di un’intelligenza acuta, e un portamento che trasuda
grazia e determinazione. Indossa un abito di seta rosso
scuro, ornato di pizzi, che sottolinea la sua figura
snella. Nonostante il suo status di contessa e il peso
del matrimonio con Carlo Edoardo, c’è in lei un’energia
vibrante, come se il suo spirito fosse in perenne lotta
contro le catene di una vita che non ha scelto.
Alfieri si avvicina, presentato da un comune conoscente.
I loro occhi si incontrano. Luisa lo guarda ma i suoi
occhi sono sfuggenti come se intuisse la tempesta che
quel giovane poeta porta con sé. Lui, invece, è colpito
dalla sua voce, dal suo accento straniero che tradisce
le sue origini austriache, e dal modo in cui le sue
parole rivelano una mente brillante. Durante
quell’incontro parlano di letteratura, di Voltaire e
Rousseau, e Alfieri si sorprende di quanto lei sia
informata, di come le sue opinioni siano audaci, quasi
provocatorie. È un colpo di fulmine, un’attrazione che
non si limita all’aspetto grazioso di lei ma che nasce
dalla condivisione di un’anima ribelle, di un desiderio
di vivere oltre le convenzioni.
Nei giorni
successivi, Alfieri non riesce a togliersela dalla
mente. Scrive versi infuocati, frammenti di poesie che
parlano di un amore ideale, ma sa che Luisa non è solo
un’ispirazione letteraria: è una donna reale,
intrappolata in un matrimonio infelice con un uomo che,
ormai, è l’ombra di sé stesso, consumato dall’alcol e
dalla frustrazione. Carlo Edoardo, sempre più geloso e
violento, non tollera l’indipendenza di Luisa, né il suo
successo nei circoli intellettuali. Alfieri, dal canto
suo, vede in lei non solo una musa, ma una compagna con
cui condividere la sua visione del mondo, una donna
capace di comprendere la sua sete di grandezza.
A
quell’incontro ne seguono altri e la loro relazione si
sviluppa in segreto. Lui le scrive lettere appassionate
e Luisa, inizialmente cauta, si lascia conquistare dalla
passione di Alfieri, dal suo modo di guardarla come se
fosse l’unica persona al mondo. Lui le dedica versi, la
chiama “la mia unica donna”, “la dolce metà di me
stesso”. Lei, a sua volta, trova in lui un rifugio dalla
solitudine e dalla brutalità del marito. Ogni incontro è
un rischio: Carlo Edoardo è sospettoso, e Firenze è una
città dove i pettegolezzi viaggiano veloci. Eppure, il
pericolo sembra alimentare il loro amore. Si incontrano
nei giardini di Boboli, sotto la luce della luna, o in
case di amici fidati, dove possono parlare liberamente,
ridere, sognare.
Luisa è affascinata dalla
vitalità di Alfieri, dalla sua dedizione alla scrittura
e dal suo rifiuto di piegarsi alle convenzioni
aristocratiche. Lui, invece, è rapito dalla forza di
lei, dalla sua capacità di resistere alle difficoltà di
una vita che l’ha vista orfana, poi sposa di un uomo che
non l’ha mai davvero capita. La loro intesa è
intellettuale e passionale allo stesso tempo: discutono
di politica, di libertà, di arte, ma i loro sguardi
tradiscono un desiderio che cresce ogni giorno di più.
Il momento in cui Luisa si concede ad Alfieri è
tanto inevitabile quanto carico di significato. È una
notte d’estate del 1778, in una villa fuori Firenze,
lontana dagli occhi indiscreti della città. Luisa,
stanca delle violenze di Carlo Edoardo e delle sue
continue umiliazioni, ha deciso di non essere più
prigioniera. Ha già cercato rifugio in un convento, ha
chiesto aiuto al cardinale di York e al re di Svezia
Gustavo III per ottenere la separazione. Ora, in quella
villa avvolta dal profumo dei cipressi e dal canto dei
grilli, si sente finalmente libera di scegliere.
Alfieri l’ha raggiunta dopo giorni di attesa, di
lettere scambiate in segreto, di promesse sussurrate. La
trova seduta vicino a una finestra aperta, con un libro
in grembo che non sta davvero leggendo. La luce delle
candele illumina il suo viso, e per un istante Alfieri
resta fermo, incapace di parlare, sopraffatto
dall’intensità di ciò che prova. È lei a rompere il
silenzio, alzandosi e avvicinandosi a lui. “Vittorio.”
Dice, con una voce che trema appena, “non voglio più
nascondermi.” Non c’è bisogno di altre parole. Lui la
prende tra le braccia, e il loro primo bacio è
un’esplosione di emozioni represse, un misto di
desiderio, paura e liberazione. Luisa si abbandona a lui
con una passione che non ha mai conosciuto, non con
Carlo Edoardo, non con nessun altro. È un atto di
ribellione, ma anche di amore profondo, un’unione che
sancisce non solo la loro attrazione fisica, ma il
legame indissolubile delle loro anime. Per Alfieri,
Luisa non è solo una donna: è “la vita della mia vita”,
come scriverà anni dopo nella sua autobiografia. Per
lei, Vittorio è la promessa di una vita nuova, lontana
dalle catene del passato.
Quella notte segna
l’inizio di una relazione che sfiderà convenzioni,
scandali e difficoltà. Luisa e Alfieri, consapevoli dei
rischi, scelgono di amarsi apertamente, anche quando il
mondo intorno a loro cercherà di dividerli. La loro
storia, nata in quella villa sotto un cielo stellato,
diventerà leggenda, un simbolo di amore e libertà che
vivrà nelle pagine di Alfieri e nella memoria di chi
crede che il cuore possa vincere ogni ostacolo.
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IMMAGINE
GENERATA DA IA
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


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