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MUSICAPASSIONE
La Storia delle Canzoni

 
 

Caterina
Francesco De Gregori
1982

Canzone dedicata alla folksinger toscana Caterina Bueno

 


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Adamo mi parli del brano “Caterina”?
Il pezzo di Francesco De Gregori è inserito nell’album Titanic, ottavo lp in studio del cantautore romano e pubblicato nel 1982 dalla RCA Italiana.
Gli arrangiamenti sono opera dello stesso De Gregori. “Caterina” è una delle canzoni più famose dell’album ed è dedicata alla folksinger Caterina Bueno. De Gregori in questo brano suona anche l'armonica a bocca.

Chi era Caterina Bueno?
Nata a Fiesole il 2 aprile 1943 è morta a Firenze il 16 luglio 2007. Era un'etnomusicologa e il suo lavoro di ricercatrice ha avuto una notevole importanza dal punto di vista culturale, consentendo di recuperare molte canzoni popolari toscane e dell'Italia centrale, tramandate oralmente fino al ventesimo secolo.

Come si conoscono i due?
Si incontrano per la prima volta al Folkstudio di Roma quando De Gregori era ancora un ragazzino che strimpellava la chitarra. Li accomuna un amore viscerale per la musica popolare e fanno amicizia. Si rincontreranno vent’anni dopo nel 1995, per salvare lo storico locale romano dalla chiusura in un concerto benefico a cui partecipano anche Giovanna Marini, Mimmo Locasciulli, Paolo Pietrangeli e Claudio Lolli.

De Gregori non si dimentica di lei…
No, anzi le dedica questa amorevole canzone che inizia con: “Poi arrivò il mattino e col mattino un angelo, e quell'angelo eri tu”. L'immagine delle “cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo e non ti bastano per piangere le lacrime di tutto il mondo” si riferisce al brano interpretato dalla Bueno nel 1968 nell'album "La veglia".

Poi il ricordo si fa ancora più tenero…
Il cantautore romano la ricorda “Con due spalle da uccellino. In un vestito troppo piccolo. E con gli occhi ancora blu. Chissà se giochi ancora. Con i riccioli sull'orecchio. O se guardandomi negli occhi. Mi troveresti un po' più vecchio…” Ma poi ironizza sulle sue capacità di chitarrista: “E la chitarra veramente. La suonavi molto male. Però quando cantavi. Sembrava carnevale…” La Bueno non si fece scappare l’occasione per replicare: “...che la chitarra la suonavo molto male è vero, altrimenti non avrei chiamato lui!”

Il ricordo di lei si fa più intimo…
Forse qualche ora passata insieme, forse una notte intera: “Chissà se in quei momenti. Ti ricordi della mia faccia. Quando la notte scende. E ti si gelano le braccia. Ma se soltanto per un attimo. Potessi averti accanto. Forse non ti direi niente. Ma ti guarderei soltanto… E una bottiglia ci bastava. Per un pomeriggio intero. A raccontarlo oggi. Non sembra neanche vero.” Concludendo poi con un’amara riflessione: “E la vita Caterina, lo sai. Non è comoda per nessuno. Quando vuoi gustare fino in fondo. Tutto il suo profumo. Devi rischiare la notte. Il vino e la malinconia. La solitudine e le valigie. Di un amore che vola via…

Nel finale De Gregori dice espressamente “Caterina questa tua canzone. La vorrei veder volare. Per i tetti di Firenze. Per poterti conquistare…”
Nei live De Gregori spesso cambiava “conquistare” in “consolare”, ma a Caterina quel verbo non piaceva perché lo riteneva troppo paternalista per cui dopo la sua morte, durante i concerti, il cantautore ha cambiato i versi “da sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare” con “per poterti ricordare”.




 


 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE


 






 
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