|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY

RACCONTI 
Adamo Bencivenga
INCONTRO ALLA TOILETTE
DEL SAVOY
Manhattan, ore 9:30, studio del
dottor Tomas Baker al 312 di St. Nicholas Ave. Angelina Spencer
irrompe trafelata, il viso stanco e le mani tremanti, confessando un
attacco di panico. Sul divano, tra sigarette e sguardi persi, si
svela un groviglio di litigi, tradimenti e desideri nascosti.

NEW
YORK MANHATTAN. 312 ST. NICHOLAS AVE. STUDIO DI
PSICOTERAPIA DEL DOTTOR TOMAS BAKER ORE 9.30
ANGELINA SPENCER ENTRA TUTTA TRAFELATA NELLO STUDIO DEL
DR. BAKER. ANGELINA: Mi scusi se mi sono presentata
qui da lei senza avvertirla e in queste condizioni.
DR. BAKER: Cosa le è successo? Il nostro appuntamento
settimanale era previsto per domani pomeriggio alle 3.
ANGELINA: Sì sì lo so, ma stavo malissimo, un
attacco di panico improvviso e volevo a tutti i costi
parlare con lei. BAKER: Ora è qui si accomodi, la
vedo piuttosto agitata.
LA DONNA TOGLIE IL
SOPRABITO E SI SIEDE SUL DIVANO. ANGELINA: Sono
desolata, mi spiace… La persona che mi ha aperto la
porta era sua moglie? Mi è sembrato che avesse l’aria
piuttosto scocciata. BAKER: Sì era mia moglie. Lo
studio non è ancora aperto e la segretaria prende
servizio alle dieci in punto. Ma mi racconti di lei… ha
il viso stanco, sembra che non abbia dormito questa
notte. ANGELINA: Sto male dottore, vede come mi
tremano le mani? E poi con queste occhiaie… La prego non
mi guardi… Non so se sono in grado di parlare, forse non
sarei dovuta venire… Vede come sono? Mi pento di tutto,
di ogni cosa che faccio. BAKER: Si tranquillizzi e
non pianga… la prego, ha preso qualcosa? ANGELINA: Ho
preso venti gocce di Diazepam sia stanotte che
stamattina, ma l’effetto è stato come bere un bicchiere
d’acqua. BAKER: Se vuole l’ascolto. Si rilassi.
Coraggio. ANGELINA: Prima di bussare ci ho pensato
molto, sono rimasta per dieci minuti fuori dalla porta
seduta sulle scale, non volevo disturbarla. Pensavo ora
mi riprendo e vado via. Poi ho sentito dei rumori sulle
scale, ho iniziato a sudare freddo e mi sono decisa. Lei
mi prenderà per una demente. BAKER: Signora non si
faccia scrupoli la prego, per una volta se ne infischi
del giudizio degli altri. Ormai credo di conoscerla
abbastanza bene ed a fondo, sono all’incirca sei mesi
che è in terapia da me. ANGELINA: Sì sì lo so, non è
per questo. Mi dispiace tanto avrei dovuto avvertirla,
chiedere il suo consenso prima di venire. BAKER: Non
si preoccupi in caso saltiamo la seduta di domani, così
si sente più tranquilla? ANGELINA: Grazie dottore.
BAKER: La prego mi racconti, cosa le è successo?
LA DONNA CON LO SGUARDO ASSENTE FISSA UN PUNTO
IMPRECISATO DELLE STANZA. SI TOCCA PIÙ VOLTE IL VISO E I
CAPELLI. ANGELINA: Ho lasciato David, ieri sera
abbiamo litigato di brutto, sono volate sedie, piatti,
bicchieri, lui mi ha dato un pugno sulla spalla ed io
gli ho rovesciato addosso il tavolo della cucina.
BAKER: Serata piuttosto movimentata direi… ANGELINA:
Alla fine ho sbattuto la porta e me ne sono andata di
casa. Sul pianerottolo gli ho gridato di andare
affanculo e che non mi sarei fatta più vedere e che per
nessuna ragione sarei tornata da lui anche se me lo
avesse chiesto in ginocchio. BAKER: E dove è andata?
ANGELINA: Ho chiamato mia madre, ma lei ovviamente non
mi ha risposto. È sempre depressa cazzo! A proposito
pensa che l’ansia sia ereditaria? BAKER:
Assolutamente no, ma chi le mette in testa queste cose…
ANGELINA: No, no è solo una mia fobia, anche se David
ogni giorno sì e l’altro pure, mi dice che sono
spiccicata a mia madre. BAKER: Insomma cosa ha fatto
dopo che è uscita di casa? ANGELINA: Ero
agitatissima, io non volevo litigare, lo giuro. Mi sono
sentita persa e allora in preda al panico ho telefonato
alla mia amica Betty e l’ho pregata di starmi vicino
almeno per la sera. BAKER: È andata da lei?
ANGELINA: No, no, prima siamo rimaste nella mia auto ed
ho pianto sulla sua spalla, poi per distrarci siamo
andate a prenderci un drink al Savoy, conosce quel
locale dottore? BAKER: Lo frequentavo quando ero un
ragazzo ai tempi dell’università. ANGELINA: Ora non
lo frequenta più? BAKER: Non avrei più il phisique du
role per quei posti. Perché mi fa questa domanda?
ANGELINA: Così chiedevo… Comunque abbiamo bevuto
parecchio fino a ubriacarci, anzi io sola perché lei lo
regge tranquillamente. BAKER: Beh ci sta una bella
sbornia dopo una litigata violenta. A volte fa miracoli,
meglio di una seduta dall’analista. Ma perché aveva
bisticciato con suo marito? ANGELINA: Sembrava una
serata tranquilla, poi lui ha spento la tv e ha iniziato
a dirmi che non era possibile vedere un film e fare
finta di niente con tutti i problemi che abbiamo.
BAKER: Quali problemi se posso… ANGELINA: I soliti
problemi, lui fa dei lavori saltuari e guadagna poco e
non si rassegna a dipendere da me, per cui quando alza
il gomito diventa volgare e offensivo. Ieri sera è
addirittura arrivato a dirmi che nel pomeriggio aveva
consumato tutta la sua paga settimanale facendo sesso
con una prostituta di colore. Sa dottore, lui non
concepisce che una donna possa guadagnare più di lui.
Tantomeno vedermi serena per cui lo fa apposta a
provocarmi e a farmi del male gratuitamente. Mi chiedo
che bisogno ci fosse a dirmi che mi aveva tradita e poi
con una puttana! Incredibile no? BAKER: Ma lei
gliel’ha mai fatta pesare questa situazione?
ANGELINA: Dottore che dice? Assolutamente no. Certo non
sono felice, in tre anni di matrimonio mai una gioia,
mai un momento di relax, mai che so io una vacanza, solo
problemi di soldi. Lui è convinto che per questa ragione
io lo voglia lasciare. E allora mi urla contro, mi mette
in ridicolo con i suoi parenti, le mie amiche. Mi dice
che sono io in difetto e che devo cambiare, e poi mi
rinfaccia sempre che non lo amo come lui ama me.
BAKER: E invece? Lei lo ama? ANGELINA: Non lo so,
forse lui ha ragione, se lo amassi non la vivrei male
questa situazione e quindi non sarei qui. BAKER: Lei
pensa che i suoi problemi di ansia dipendano da suo
marito? ANGELINA: No, no, la mia infelicità dipende
da altro.
LA DONNA SI ALZA E VA VERSO LA
FINESTRA. ANGELINA: Posso fumare dottore? BAKER:
Faccia pure purché tenga aperta la finestra. Mia moglie
odia il fumo. ANGELINA: Mi scusi se mi permetto
dottore, ma deve essere una bella rompipalle sua moglie!
BAKER: È la donna che ho sposato. ANGELINA: Lei è
sempre così enigmatico? BAKER: Perché? ANGELINA:
Quella frase è una pura e semplice constatazione e non
significa nulla. Mi chiedevo quanto la sopportasse…
BAKER: Perché le interessa?
LA DONNA APRE LA
FINESTRA, SI ACCENDE LA SIGARETTA E GUARDA FUORI CON
ATTENZIONE. ANGELINA: Vede dottore? Ho sempre paura
che lui mi segua. Lui non sa che sono in terapia e che
ogni settimana vengo da lei. BAKER: E perché mai non
glielo ha detto? ANGELINA: A cosa servirebbe? Il
problema è solo mio, ossia quello di compiacere le
persone, sempre e comunque, se avessi la forza e la
capacità di deludere chiunque sia forse vivrei meglio e
di certo non mi sarei sposata. BAKER: Questo lo so, è
su questo che stiamo lavorando, sulla sua insicurezza di
fondo e su come relazionarsi con gli altri. ANGELINA:
Comunque lui non capirebbe, direbbe che sono tutte
balle, è un tipo diffidente e come tutti gli ignoranti
si nutre di puro scetticismo.
LA DONNA TORNA A
SEDERSI SUL DIVANO. ACCAVALLA LE GAMBE. IL BORDO DELLA
SUA AUTOREGGENTE SPUNTA MAGICAMENTE DA SOTTO IL VESTITO
A FIORI. BAKER: Era vestita così ieri sera?
ANGELINA: Perché me lo domanda? BAKER: Beh direi
piuttosto appariscente. ANGELINA: La prego non mi
faccia questa domanda, altrimenti non ha alcun senso che
io sia qui. BAKER: Ok l’ascolto. Si è calmata dopo
l’incontro con la sua amica? ANGELINA: Mi faceva male
la spalla e sa cosa mi ha detto Betty quando cercava di
consolarmi? Che in fin dei conti dovevo considerarmi
fortunata, perché David in quel modo mi stava dando
attenzioni. Belle attenzioni no? BAKER: Beh sì credo
sia stata un’uscita infelice da parte della sua amica.
ANGELINA: Comunque ho bevuto tanto e avevo voglia di
vomitare. Poi ad un certo punto nel locale è entrato un
tizio, si è seduto al bancone e da quel momento non mi
ha tolto gli occhi di dosso. Aveva circa la sua età
dottore, in giacca e cravatta, portava un grosso anello
all’anulare sinistro e si vedeva da lontano che era
benestante e sposato con una voglia di spassarsela con
qualche signora. Poi, solo dopo, mi sono accorta che non
era solo, ma in compagnia di un altro signore, che non
sono riuscita a vedere. BAKER: Le piaceva ricevere
attenzioni da quel tizio? ANGELINA: Le attenzioni
fanno sempre piacere compresi gli sguardi ammiccanti e
le occhiate di traverso. E poi per come stavo io…
BAKER: E cosa ha fatto? ANGELINA: Betty mi ha detto
che era stanca, voleva andare via, forse aveva capito
che volevo concludere la serata in modo diverso.
BAKER: Quindi? ANGELINA: Le ho detto di non
preoccuparsi per me, che avrei trovato il modo di
passare la notte e di andare via tranquilla. Quando sono
rimasta sola su quel divano il tizio si è subito
avvicinato con in mano il suo bicchiere di whisky. Mi ha
chiesto il permesso di sedersi e poi mi ha detto che ero
bellissima. Era ovvio che ci stava provando visto che
conciata in quel modo e con la faccia stanca non ero
assolutamente in tiro. Anzi direi un vero e proprio
cesso. BAKER: Come approccio mi sembra normale… La
maggior parte dei corteggiamenti hanno un solo scopo
aldilà delle parole dette o non dette. ANGELINA: Lui
ha ordinato da bere, ha iniziato a parlare di sé, ma non
mi chieda cosa perché non ricordo un fico secco. Poi mi
ha chiesto se avessi voluto andare da qualche altra
parte per stare più tranquilli. Mi ha anche toccato una
coscia, anzi no, il ginocchio. Mi sono messa a ridere,
mi girava la testa, ero strafatta di alcool, ma ero
ancora cosciente per rifiutare quella mano, la proposta
e dove volesse andare a parare. Allora mi sono alzata,
ho preso la mia borsa e sono andata alla toilette.
BAKER: Tutto qui? ANGELINA: Il bello deve ancora
venire… Con la coda dell’occhio ho visto che mi seguiva.
BAKER: Fino in bagno? ANGELINA: Era alle mie spalle
quando sono entrata, ma lui è rimasto fuori la porta.
Solo a quel punto ho pensato che il Savoy è l’unico
locale in tutta New York che ha solo un bagno sia per
uomini che per donne. Insomma volevo liberarmi di lui,
ma avevo fatto la mossa sbagliata. BAKER: Vabbè ma
non è entrato mi ha appena detto. ANGELINA: Ero lì
dentro e non sapevo cosa fare allora ho preso la mia
trousse dalla borsa e ho iniziato a truccarmi.
BAKER: Perché questo gesto? ANGELINA: Lui prima mi
aveva detto che ero bella con il solo scopo di portarmi
a letto e allora volevo dimostrarglielo realmente che
non ero da buttare. Ecco è stato in quel momento che mi
è venuta voglia di fare sesso, non lo avevo mai fatto in
un bagno pubblico. Mi sono detta, in fin dei conti ho
lasciato David e sono libera di farmi una bella scopata
in una toilette anche se sporca. Immagino che lei non
condivida… BAKER: Aveva davvero voglia di fare sesso?
Oppure era solo una ripicca nei confronti di suo marito?
ANGELINA: Cosa cambia? BAKER: C’è una sostanziale
differenza. ANGELINA: Ho capito sì, David in quel
momento c’entrava bene poco e in caso di riflesso.
Volevo farlo solo per me stessa, per sentirmi libera e
provare un’esperienza per me insolita. Allora ho finito
di truccarmi, sono entrata nel cesso più lontano
dall’entrata ed ho aspettato. BAKER: Ma scusi lui
era rimasto fuori… diciamo dalla porta principale della
toilette. Come sapeva che l’avrebbe seguita?
ANGELINA: Dottore non so spiegarle, diciamo che era
tutta la situazione che mi intrigava e poi prima di
alzarmi era stato piuttosto chiaro no? BAKER: Come si
sentiva? ANGELINA: Beh sì, ovvio che era una
situazione al limite… Nell’attesa ho iniziato a
masturbarmi… Avrò aspettato cinque minuti… forse di più.
La luce non funzionava ed ero completamente al buio. Lui
non entrava ed io a quel punto mi sono sentita ridicola
ed inutile. Ho pensato anche che era solo una mia
fantasia e che non mi avesse seguita o che non avesse
avuto alcuna intenzione. A quel punto ho fatto pipì e
quando stavo per uscire qualcuno ha bussato alla porta.
BAKER: Quindi si era sbagliata… Ha aperto o ci ha
ripensato? ANGELINA: Avevo dei pensieri contrastanti.
Ho provato un forte disgusto verso me stessa, ma allo
stesso tempo ero attratta dalla situazione. Mi sentivo
femmina e a disposizione di uno sconosciuto, lei è
maschio dottore e non può capire certe sensazioni.
BAKER: Continui. Cosa è successo? ANGELINA: Era buio,
non vedevo nulla, comunque lui è entrato e ci siamo
ritrovati lì in piedi in quello stretto loculo buio. Lui
senza perdere tempo si è abbassato i pantaloni e dalle
mutande, come fosse un cilindro di un mago, ha tirato
fuori un enorme pene duro. BAKER: E lei? Cosa ha
pensato? ANGELINA: Sinceramente non l’ho visto, ma
lui ha voluto che lo toccassi e mi rendessi conto di
cosa mi aspettasse. Sono rimasta sorpresa, non credevo
che alla mia età fossi ancora in grado di suscitare
tutto quel desiderio e quella simile erezione, mi
sembrava di essere tornata indietro di vent’anni.
BAKER: Lei è bella e immagino quante reazioni abbia
potuto suscitare. ANGELINA: Oh dottore, sono
allibita, questo è il secondo complimento che mi fa
oggi. BAKER: Si sentiva gratificata? ANGELINA: Non
lo so dottore, ma sicuramente preferivo quel coso in
mano alle attenzioni che mi aveva riservato mio marito
poco prima. Tra l’altro sentivo ancora dolore alla
spalla. BAKER: Si è eccitata? ANGELINA: Non ho
avuto il tempo di pensarci, lui mi ha afferrato per i
fianchi e mi ha fatto voltare con la faccia verso la
porta. Credo che non volesse che io scorgessi il suo
viso. Poi sempre in silenzio mi ha abbassato il collant
e sollevato il vestito. Ero tesa, ma disponibile come
una bambola gonfiabile. Poi mi ha allargato le gambe e
mi ha sussurrato di fare la brava. Mi palpeggiava,
sentivo che ci sapeva fare, che non ero stata la sua
unica conquista e che chissà quante se ne era fatte in
quel modo. BAKER: Quindi le piaceva? ANGELINA: Sì
e no. Lui era un fiume in piena, mi si strofinava
addosso, mi premeva col suo pene duro, poi per
prepararmi mi ha penetrata con due dita ed ho pensato
che da un momento all’altro mi avrebbe scopata. Ecco in
quel momento mi sono ribellata. BAKER: Non capisco…
era stata lei a provocarlo… ANGELINA: Vede dottore…
Vede come sono? Come le dicevo prima mi pento di tutto,
di ogni cosa che faccio. Certo ero stata io a preparare
il terreno, ma in quel momento ho pensato che non fosse
giusto, lui si stava approfittando del mio stato
d’animo, della mia tristezza, della litigata con mio
marito, e non volevo che fosse così facile per lui, così
gratis, così aperta, cazzo avevo diritto ad un po’ di
amore, un minimo di accortezza. BAKER: Beh se lo
doveva aspettare… Non credo che si possa trovare amore
in un cesso pubblico. ANGELINA: Sì, ma non così, non
so spiegarle, era come se stesse pisciando, come se io
fossi un banale cesso a disposizione dei suoi bisogni,
mi capisce? Mi è venuto in mente David, mi è venuto in
mente lei e che ne avremmo parlato durante la seduta di
domani ed ho immaginato la sua faccia disgustata. Così
ho fatto resistenza ed ho chiuso le gambe. Gli ho urlato
di fermarsi, che ero sposata e non potevo farlo. Lui a
quel punto si è incazzato, è diventato strano, nervoso,
mi ha afferrata con forza e sbattuta contro la porta del
bagno. Ho avuto paura e quando me lo ha messo in mano ho
capito che quella potesse essere la mia ancora di
salvezza. Allora ho iniziato a maneggiarlo prima
lentamente, poi sempre più forte. Insomma gli stavo
facendo una sega, ma lui non si è accontentato, subito
dopo mi ha preso la testa… io ho cercato di fare
resistenza, ma …
BAKER PRENDE IL VASSOIO COLMO DI
CARAMELLE E LO PORGE ALLA DONNA. BAKER: È per questo
che ieri mi ha mandato quel messaggio? ANGELINA: Ah
allora lo ha letto? Credevo di aver sbagliato numero.
Comunque gliel’ho mandato molto prima quando ancora ero
appena entrata al Savoy. BAKER: Ah sì vero, mi ha
scritto che era in quel bar. ANGELINA: Perché non mi
ha risposto dottore? Avevo bisogno di una sua parola e
lei sa quanto mi avrebbe fatto piacere. BAKER: Non ho
potuto, ero a cena con amici. Poi cosa è successo?
ANGELINA: Me lo dica chiaramente… È disgustato dottore?
Si rende conto che ha una paziente che fa i pompini in
un cesso di un bar di notte. Sto disonorando il suo
studio. Non credeva che ne fossi capace vero? Magari qui
lei riceve solo signore virtuose… BAKER: Non dica
questo per favore. ANGELINA: Ma è la realtà.
BAKER: Negli anni ho imparato a non meravigliarmi di
nulla e poi per quanto riguarda le mie pazienti, di
solito, all’apparenza, appaiono tutte virtuose come dice
lei, ma poi scavando si scopre questo ed altro. Mi
creda! ANGELINA: Quindi mi sta dicendo che altre
donne le hanno confessato di aver fatto pompini di
nascosto dai propri mariti… BAKER: Non solo, ma
parliamo di lei… ANGELINA: Vorrei essere una mosca
ed assistere ad uno dei suoi colloqui… No dottore non
sono perversa, ma vorrei vedere in faccia quelle donne
così perfette ed eleganti che di notte si inginocchiano
in una toilette maleodorante per il solo gusto di
sentirsi un po’ troie… Ma le raccontano anche i dettagli
più intimi? BAKER: Esattamente come ha fatto lei ora.
Ascolti, ma è la prima volta che le accade una cosa del
genere? ANGELINA: Oh sì dottore, è la prima volta che
tradisco mio marito in quel modo anche se gli sono ogni
giorno infedele… BAKER: Si spieghi… ha un’altra
relazione? ANGELINA: Beh non è una vera e propria
relazione… BAKER: Quindi è un rapporto non consumato?
LA DONNA SI ALZA DI NUOVO, VA VERSO LA FINESTRA, STA
PER ACCENDERSI UN’ALTRA SIGARETTA, POI TORNA E SI
RIMETTE SEDUTA. ANGELINA: In un certo senso sì.
Praticamente lo tradisco ogni settimana. BAKER: E
come mai non me ne ha parlato finora? Credo sia
importante per la nostra terapia. ANGELINA: Perché
non posso parlarne. BAKER: Non ci sono tabù qui
dentro. ANGELINA: Lo tradisco con lei e non mi dica
che non se ne è mai accorto? BAKER: Ma questo non può
essere un tradimento, anche se lo fa all’insaputa di suo
marito. ANGELINA: Lo è dottore, glielo assicuro,
perché dopo che esco di qui, prendo la macchina, vado
verso la Est Road, mi fermo nel parco, mi alzo la gonna
e mi masturbo pensando a lei. BAKER: Ah ecco! E a
cosa pensa? ANGELINA: Penso a quello che ci siamo
detti, a come mi ha guardata… Poi immagino che le
confesso di essere innamorata di lei e lei si alza,
chiude la porta a chiave, poi viene verso di me, mi
abbraccia e mentre mi bacia mi infila una mano sotto la
gonna e con le dita mi fa godere. Altre volte invece la
faccio godere io con la mia bocca. BAKER:
Praticamente come è successo col tizio ieri sera nella
toilette… ANGELINA: Nello stesso modo. BAKER:
Quindi è delusa della mia reazione? ANGELINA: Sono
delusa di averglielo detto, ora sarà molto difficile
immaginare la sua reazione e masturbarmi su di lei. È
davvero umiliante per me, lo faccio dalla prima seduta e
pensavo che prima o poi mi sarebbe passata, che fosse
solo un’infatuazione. Capisce perché mio marito
sospetta? Ha ragione da vendere perché con lui sono
fredda. BAKER: Una cosa non esclude di fatto
l’altra… ANGELINA: Sono fredda perché sono delusa da
lei, ma non si rende conto che porto sempre la stessa
gonnellina? Ossia da quando quella volta mi ha fatto
l’unico complimento che era uscito dalla sua bocca?
BAKER: Io sono il suo analista. ANGELINA: E con
questo? Oltre a essere un laureato è anche un uomo no?
Del resto ha una moglie, dei figli, immagino che faccia
anche sesso regolarmente. BAKER: Mi perdoni signora,
ma questo non è contemplato nella mia etica
professionale. Ci sono regole ben precise. ANGELINA:
Sa perché oggi desideravo a tutti i costi parlarle?
BAKER: Mi dica. ANGELINA: Perché ieri in quel buio
pesto dopo che mi sono rifiutata di fare l’amore gli ho
stretto la mano e mi sono accorta che stranamente non
portava più il grosso anello all’anulare sinistro.
BAKER: E allora? Crede sia importante? ANGELINA:
Certo che lo è! Perché ho immaginato che fosse stato lei
che mi avesse seguita. Insomma che l’amico del tizio che
non avevo visto fosse lei. In fin dei conti lei sapeva
dove fossi ed avrebbe potuto rintracciarmi. E poi anche
la voce era identica alla sua. Dopo mi sono pentita di
non aver fatto l’amore perché ero sicura che fosse lei.
BAKER: Io? ANGELINA: Due cose mi hanno fatto
pensare. La prima che ho aspettato cinque minuti nel
bagno e quel tizio non si decideva ad entrare e la
seconda che, dopo che è venuto nella mia bocca, si è
rivestito immediatamente ed è uscito dal bagno di corsa.
Ho cercato di raggiungerlo, ma non ci sono riuscita. Era
lei vero? BAKER: E secondo lei io la notte vado in
giro con un amico per i bar di New York e poi in totale
anonimato mi scopo le mie pazienti nella toilette?
ANGELINA: Beh scoprirei un suo lato oscuro, ma molto
intrigante. BAKER: Mi spiace, ma non ero io quel
tizio. ANGELINA: Ah ecco, allora ho fatto la mia
ennesima cazzata! Sa cosa penso? Che avendo insinuato
qualcosa che lei potrebbe non aver fatto, sarebbe del
tutto logico da parte sua se non volesse più vedermi. Mi
chiedo solo cosa farò da domani anzi ora che uscirò da
questa stanza. BAKER: Mi spiace.
L’UOMO GUARDA
L’OROLOGIO E SI ALZA. ANGELINA: È finita l’ora vero?
BAKER: Purtroppo sì. ANGELINA: Perché dice purtroppo?
Non mi dia speranze vane. Non credo che lei abbia più
piacere parlare con me. BAKER: Signora le ricordo che
questo per me è lavoro, del resto sono qui per aiutarla
e sarei rimasto volentieri ad ascoltarla ancora, ma
purtroppo dopo di lei ho un altro appuntamento.
ANGELINA: Lo so che sta pensando ora… Crede che mi sia
inventata tutto vero? BAKER: Oh no, era troppo
realistico per essere una sua fantasia. Credo davvero
che lei sia stata in quel bar. ANGELINA: Anche la
storia della toilette? BAKER: Qui ho qualche dubbio.
Perdoni la mia schiettezza, ma ho dei dubbi sulla
dinamica di quello che è successo nel bagno.
ANGELINA: Cioè? BAKER: Una donna in quello stato
d’animo e con quel risentimento nei confronti del
proprio marito ha altri pensieri in testa. Insomma il
suo spirito vendicativo non pensa a ribellarsi come ha
detto lei. ANGELINA: Quindi crede che ci abbia
scopato vero? BAKER: Credo che per pudore non mi
abbia raccontato tutto. ANGELINA: Dottore lei è un
mago… o sa perfettamente quello che è successo lì
dentro! BAKER: È nella dinamica delle cose.
ANGELINA: Stanotte mi sono chiesta più volte se lei
avesse mai tradito sua moglie… e se si fosse mai
abbandonato in una situazione simile. BAKER: Sì è
successo, ma mai con una paziente. ANGELINA: Ci scopa
ancora con sua moglie? BAKER: Ripeto sono il suo
analista, indipendentemente se faccio o non faccio
l’amore con mia moglie. ANGELINA: Ma come fa ad
essere così freddo? BAKER: Non sono freddo è la
circostanza che lo richiede.
LA DONNA SI ALZA DAL
DIVANO E PRENDE IL SOPRABITO. ANGELINA: Oggi è
l’ultima seduta vedo? BAKER: Dopo quello che ci siamo
detti non credo ci siano i presupposti per continuare.
ANGELINA: Oppure ha raggiunto il suo scopo… BAKER:
Non capisco. ANGELINA: Le piaccio? Ha mai fatto
pensieri strani su di me? Ci verrebbe con me? BAKER:
Perché me lo chiede? ANGELINA: Perché se oggi è
l’ultima seduta e se le piacessi veramente avrei una
qualche speranza visto che non sarei più una sua
paziente. BAKER: Mi spiace, ma si consideri guarita
perché oggi ha avuto il coraggio di rivelarsi e lo ha
fatto a costo di deludere il suo interlocutore. Ma a
questo punto mi chiedo se la prima volta che si è seduta
su questo divano soffrisse realmente d’ansia.
ANGELINA: L’avevo vista in tv ed avevo desiderio di
conoscerla. BAKER: Si spiega tutto così, anche
l’origine della sua ansia. ANGELINA: Ha intenzione di
fare l’amore con me? Me lo dica chiaramente. BAKER:
Questa è una stanza della mia casa e passata quella
porta a vetri c’è mia moglie che sta aiutando i nostri
due bambini a fare i compiti di scuola. ANGELINA: È
solo questo il problema? Ha voglia di incontrarmi in
campo neutro? BAKER: Sono ancora il suo analista.
ANGELINA: La capisco e la prego di scusare il mio
comportamento di oggi. BAKER: Non si deve scusare, è
da qualche settimana che aspettavo le sue parole.
ANGELINA: Quindi aveva capito? BAKER: Entrambi
sapevamo sin dalla prima seduta. ANGELINA: Dove ci
vediamo? BAKER: Al Savoy domani sera alle 11 in
punto. ANGELINA: L’aspetto seduta su uno dei
divanetti in fondo alla sala? BAKER: No, no, mi
aspetti direttamente nella toilette.
|

Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore



Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti

|
|