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MUSICA PASSIONE
La storia delle Canzoni
 
Io e te da soli
Mina 197
Nonostante avesse una melodia sofisticata, poco orecchiabile e con una complessa sequenza armonica il brano il brano rimase per 3 mesi nella Top Ten del 1971



 
Adamo mi parli di “Io e te da soli”?
Io e te da soli è il 105° singolo di Mina, pubblicato agli inizi di novembre del 1970 su vinile a 45 giri dall'etichetta PDU e distribuito dalla EMI Italiana. Gli autori sono Mogol Battisti. Il trio era già stato in vetta alle classifiche l’anno precedente con il brano Insieme.

Un altro successo vero?
Grazie alla promozione televisiva nello spettacolo Rai “Topolino ha 40 anni” e a quella in radio della trasmissione Alto gradimento, il disco raggiunge immediatamente i vertici della classifica rimanendo 3 mesi consecutivi nella top ten e risultando tra il 1970 e in 1971 il 17° singolo più venduto.

Com’è il brano?
A differenza di Insieme che aveva un impatto musicale immediato qui invece siamo di fronte ad una melodia sofisticata, poco orecchiabile e con una complessa sequenza armonica. La voce di Mina dalle venature blues si inserisce dopo un'introduzione di piano priva di qualsiasi base ritmica, per aprirsi in un ritornello di ampio respiro nel quale un coro femminile si fonde con gli archi arrangiati da Gian Piero Reverberi. La batteria di Di Cioccio, la chitarra elettrica di Mussida e l'arrangiamento d'archi tra jazz e orchestrazione tradizionale di Reverberi realizzano la giusta atmosfera di contorno

Il testo?
È un dialogo che non c’è, un monologo che finge di essere a due voci. Lei parla, lui tace, e il silenzio è così denso che ci si può tagliare dentro. “Io e te da soli” – quattro parole che suonano come una condanna a morte. Non è un invito, è un incubo. Lei lo sa, e lo dice subito: “Ma cosa stai dicendo”. È già morta solo a pensarlo.
Il corpo dell’io lirico è un cimitero in tempo reale. “Sto già morendo / Solo ad ascoltarti”. Ogni sillaba è una pugnalata. Non c’è bisogno di coltelli: bastano le parole. E poi la domanda che non ha risposta: “Dimmi per chi piango / Per che cosa prego”. È un vuoto che si mangia se stesso. Domani è già un cadavere, se lui la lascia sola. Sola. La parola resta lì, nuda, come un osso.
Ma il ritornello è una supplica mascherata da ninna nanna. “Per pietà / Per carità”. Non è amore, è elemosina. “Se c’è il silenzio nel tuo cuore / Dorme l’amore”. È un’immagine bellissima e crudele: l’amore addormentato, come un bambino che non deve svegliarsi. “Lascialo sognare un po’ / Si sveglierà lo so”. È una bugia detta per sopravvivenza. Lo sa che non si sveglierà. Lo sa che il silenzio è già tomba.
E poi il colpo di grazia. “Non devi dirlo mai / Morirei stasera / E non vivrei di più”. È un ricatto d’amore, ma non per sé. “Quello che mi fa più male / È che so che domani / Domani moriresti tu”. Qui si capovolge tutto. Non è lei che muore se lui se ne va. È lui che muore se resta. È un amore che uccide per salvare. È un abbraccio che soffoca.
Alla fine, “Io e te da soli” non è più una possibilità. È una minaccia. È la fine di tutto, detta con la dolcezza di una carezza.

Esistono versioni straniere vero?
Sempre interpretate dalla stessa Mina. In spagnolo “Que Nos Separemos” inserita nelle raccolte internazionali “Colección latina” e “Yo soy Mina”. In francese “L'amour est mort” con testo di Jacques Demarny, singolo del 1972 mai pubblicato in Italia e inserito successivamente nell’antologia “Je suis Mina”.
   



L'ARTICOLO E' A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATO REALIZZATO
 GRAZIE A:
.https://www.hitparadeitalia.it/
schede/i/io_e_te_da_soli.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/
Io_e_te_da_soli/Credi.



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