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GIALLO PASSIONE
AMARSI? CHE CASINO!
 
 

Via Salaria
Reportage sulla prostituzione a Roma
Irina è socievole e disponibile a scambiare 4 chiacchiere: “Ognuna di noi ha una storia
particolare, ma quasi tutte sono delle disperate. Vengono dalle zone più povere dell’Est Europa, attirate da altri lavori tipo parrucchiera, estetista o modella, e non sanno che finiranno sul marciapiede. Come del resto è successo a me!"
 

 

 

 
Photo Ingo Kremmel

 
Un signore di una certa età, camicia aperta e cappello, si sta gustando una fetta di anguria in mezzo alla strada. Ha l’aria del classico romano sessantenne che ha visto tutto e niente più lo sorprende. Mi dice: “A giovano’ le puttane a Roma ce sono sempre state. Stai solo a perde tempo!” Eh già, forse non ha tutti i torti, è buffo fare un reportage su qualcosa che esiste da sempre! “Dai Romani, ai Papi, ai bordelli di Mussolini, nun è cambiato gnente!”
Beh sì ha ragione, numeri alla mano, al tempo del Papa re esisteva a Roma una quantità impressionante di prostitute tanto che nel censimento indetto da Innocenzo VIII, la futura capitale d’Italia contava una popolazione di circa 50 mila abitanti tra i quali oltre settemila erano prostitute e cortigiane, senza contare concubine e clandestine. Non a caso a Roma esiste una strada chiamata Via delle Zoccolette, dove appunto le ragazze senza dimora andavano a prostituirsi. “Mejo 'na mignotta che n'amante!” Diceva la morale papalina! Questo perché al tempo i cattolici consideravano la prostituzione come una valvola di sfogo per salvaguardare la durata e l’onorabilità del sacro matrimonio.

In questa notte di San Lorenzo il clima è piacevole e dopo aver gustato anche io una fetta di “cocomero” cerco di immergermi nella Roma a luci rosse. Da nord a sud c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dalla Cristoforo Colombo al quartiere elegante dell’Eur, da via Marconi alla Palmiro Togliatti, dalla via Collatina alla via Tiberina alle Mura aureliane che delimitano il Centro storico, la Roma a luci rosse resiste anche all’esodo estivo. Di notte qui c’è sempre vita, le strade pullulano di lucciole e clienti e non esiste né crisi né carte di credito, qui c’è il contante che odora di trasgressione e delinquenza, la classica “botta e via” che non lascia traccia, né alla Finanza, né tantomeno a mogli e fidanzate.

Al contrario di altre città del nord dove la prostituzione ha assunto da tempo caratteri più sfuggenti, finendo nelle mani del racket dei “centri massaggi” qui la maggior parte degli amplessi si consuma ancora lungo le strade. Ogni zona ha la sua nazionalità, ad esempio in via Salaria ci sono le decine e decine di ragazze dell’Est minorenni che consumano l’amore nei sottopassi, dietro le pompe di benzina o nelle rampe dei garage.

È effettivamente una città assediata dalla prostituzione di strada, si calcola che circa 16mila ragazze ogni notte si riversano sulle consolari romane. Un giro immenso, che muove cifre da capogiro, quasi 90 milioni di euro al mese! Senza contare il business in casa attraverso internet, quello negli hotel, locali notturni o centri massaggi.
Il 37% delle ragazze sono minorenni, ovvero hanno meno di 18 anni, e provengono da Paesi così poveri che si lasciano comprare dai loro sfruttatori per un migliaio di Euro. Un investimento pazzesco visto che in due tre notti recuperano l’intero costo! Poi c’è solo guadagno e ovviamente violenze, botte e soprusi se qualcuna si ribella.
Per via della concorrenza sfrenata il costo di un rapporto è molto basso, si va dai 20 ai 50 Euro a seconda dell’aspetto della ragazza, delle tette, dei tacchi che porta, della zona e ovviamente della prestazione. Tutto avviene seguendo un copione preciso, solo tre parole: “bocca, amore, culo” niente di più, poi si paga cash e il gioco è fatto. Non ci sono intermediari, anche se le ragazze sono comunque controllate a distanza dai loro aguzzini.

In questo mare di squallore le forze dell’ordine possono davvero fare poco per arginare il problema. Del resto la prostituzione non è un reato come stabilito dalla Legge Merlin del 1958, che dispose la chiusura delle “case chiuse”. L’operatrice del sesso non è considerata un soggetto pericoloso per cui non può essere allontanata mediante foglio di via. E ultimamente perfino gli “atti osceni in luogo pubblico”, per i quali venivano puniti i clienti, sono stati depenalizzati a illeciti amministrativi.


*****

Finalmente sono sulla via Salaria, davanti a me una specie di mercato della carne, con i quarti in bella mostra a prezzi super scontati. Qui non c’è decoro, non c’è decenza, mi viene in mente una vecchia canzone di Ivano Fossati, la canticchio guardandomi intorno: “Ah, che sarà, che sarà. Quel che non ha decenza né mai ce l'avrà, quel che non ha censura, né mai ce l'avrà, quel che non ha ragione, né mai ce l'avrà, e sta nella fantasia degli infelici, e sta nel dai e dai delle meretrici, nel piano derelitto dei banditi…”

Ai bordi della strada in bella mostra ci sono giovanissime strette in abiti succinti che si danno da fare. Sono esuberanti, hanno imparato subito che il tempo è denaro e qualcuna si cambia al volo, qualcuna mostra la merce nuda, qualcuna indica i suoi servizi mostrando il sedere, qualcuna sale in auto, altre per un costo minimo consumano la prestazione sul marciapiede o tra le siepi di una stazione di servizio.

Il flusso è impressionante, c’è una fila immensa di clienti a bordo delle loro auto, che ostruisce letteralmente il passaggio. Praticamente sei costretto a fermarti anche se il tuo scopo non è quello di ammirare questi angeli della notte. Cammino fingendomi interessato e faccio alcune foto senza essere visto, rimanendo esterrefatto da questo via vai di merce a buon mercato.

Tra le tante vedo in disparte una ragazza alta, avrà circa trent’anni per cui molto sopra la media. Con una gonna mini e un perizoma ascellare sta andando sopra i suoi trampoli gialli verso il parcheggio delle auto. La blocco mentre sta aprendo lo sportello della sua Mercedes Classe A rossa fiammante. Le chiedo cortesemente se è disponibile a scambiare due parole. Mi presento, le dico che sono un giornalista e che sto facendo un servizio su Via Salaria. Lei si ferma, mi guarda e mi dice: “Non è che sei un poliziotto?” Poi sorride, mi dice che è stanca, che ha finito di lavorare da poco e che comunque sto perdendo tempo perché la sua storia è simile a tante altre.

Alla fine la convinco con il prezzo di una prestazione e lei appoggiata sul cofano della sua macchina mi dice di chiamarsi Irina, che viene da una piccola città dell’Ucraina: “Ai clienti però dico che sono russa, tanto nessuno se ne accorge.”

“Da quanto fai quest'attività?”
“Faccio questo mestiere da quasi dieci anni, all’inizio è stata dura, mi sfruttavano, ho subito anche violenze, ma devo dire di essere stata fortunata, ora sto bene, sono una lavoratrice autonoma, ho una casa, una macchina e questo lavoro mi permette di mantenere i miei vecchi che non vivono qui.”

“E queste ragazze che vedo in piena attività?”
“Ognuno di loro ha una storia particolare, ma la maggior parte sono delle disperate, provengono dalle zone più povere dell’Albania, Romania, Ucraina e Ungheria. Vengono qui attirate da altri lavori tipo parrucchiera, estetista, modella eccetera, e non sanno che finiranno sul marciapiede. Come del resto è successo a me.

“Come avviene l’iniziazione?”
“Una volta in Italia, vengono chiuse per almeno una settimana dentro una casa isolata, generalmente un casolare di campagna. Qui inizia un martellamento sia fisico che psichico, vengono ripetutamente violentate al limite dell’umiliazione in modo da perdere qualsiasi dignità e stima di se stesse.

“A quel punto il gioco è fatto!”
“Oh no, aspetta, vengono spogliate di qualsiasi avere, oltre che dei documenti, e quindi costrette ad assumere droga in modo che siano loro stesse a chiedere di prostituirsi per comprarsi la “roba”.

“Immagino che anche tu abbia iniziato in questo modo…”
“Ben no, io nel mio paese facevo la cameriera in un bar, ma i soldi erano davvero pochi, a quel punto ho deciso di venire in Italia. A Pisa ho conosciuto un uomo facoltoso, ha iniziato a corteggiarmi e ci sono uscita qualche sera, piano piano me ne sono innamorata ed anche lui a suo modo mi amava. Ristoranti eleganti, alberghi di lui e mi chiedevo perché mai fosse capitata a me quella fortuna. Poi lui aveva una bella macchina e tanti contanti a disposizione, mi diceva di essere ricco di famiglia, ma poi piano piano la situazione è cambiata, quando mi ha fatto conoscere altre due ragazze che lavoravano per lui ho capito quale sarebbe stato il mio futuro. Niente amore, niente famiglia, ma solo una lunga strada da battere in lungo e in largo.”

E le altre?
La stragrande maggioranza delle ragazze lavora per vere e proprie organizzazioni criminali e quindi sono costrette, per ottenere l’ipotetica libertà, a lavorare fino a ripagare quel debito virtuale che gli stessi criminali hanno deciso. La cifra oltre ad essere esorbitante lievita nel tempo. Diciamo comunque che per un debito di duecentomila euro con una media di dieci rapporti al giorno a trenta euro ci vogliono all’incirca due anni lavorando tutti i santi giorni. Ti rendi conto?

“Ma poi la ottengono questa libertà?”
“Mio caro dopo due anni di marciapiede cosa vuoi ottenere? Ormai sei mentalmente e materialmente legata mani e piedi a questo tipo di attività e ai soprusi che questo comporta. Su questo marciapiede non c’è certezza, legge o diritto… chi vuoi chi venga qui a cercare sesso? Quindi si corre il rischio di essere malmenate, rapinate, picchiate da ubriachi, fatti e gente comunque al limite della legalità che non ha nulla da perdere, figuriamoci se si pongono lo scrupolo di pestare una ragazza!”

“Le ragazze guadagnano almeno?”
“Quello che guadagni qui per una sola sera serve per mantenere tutta un’intera famiglia compresi fratelli e nipoti al tuo paese, ma il problema è che ti resta poco. A parte il debito da ripianare, in tasca ti rimane l’incasso equivalente a tre quattro sere al mese, ed è ovvio che ci devi anche vivere, visite mediche, telefono, mangiare e poi comprarti scarpe, vestiti, trucchi e tutto l’occorrente che ti serve per il mestiere. Molte ragazze per risparmiare sull’affitto e il vitto vivono insieme. Comunque se sei furba…”

“Che significa?”
“Se sei sveglia riesci a ricavare qualche extra per te. Ci sono clienti ad esempio, di solito quelli abituali, che, se ti vendono coinvolta e ci metti passione facendo un buon servizio, non disdegnano di darti una mancia.”

“Quindi tante prestazioni, tanti euro…”
“Beh non è così automatico, ovvio che se fai passare un rapporto anale per uno orale mettendoci lo stesso tempo lo sfruttatore non se ne accorgerà mai. Per cui ti rimane qualcosa in tasca, però devi essere sveglia e molto attenta perché il controllo non è solo nella singola prestazione o giornata, ma anche nel tuo modo di vivere. Ad esempio se indossi vestiti costosi o vai a cena fuori è evidente che c’è qualcosa che non quadra e allora sono botte!”

“Si concedono senza precauzione?”
“Dipende, sono i clienti stessi generalmente che chiedono di farlo senza preservativo. Tieni conto che la ragazza per il miraggio dell’extra acconsente e di sicuro ti dirà che sei il primo a cui si concede in questo modo. A quel punto la frittata è fatta, rimangono incinte o peggio contraggono malattie veneree, epatite e HIV. Ovviamente l’aborto non è quello canonico, infatti il metodo più utilizzato da queste disgraziate è bere una bottiglia di whisky ed assumere un’intera scatola di antibiotici. Questo mix procura nella maggior parte dei casi una grave emorragia e di conseguenza l’aborto. Ti rendi conto?”

“Perché i clienti lo vogliono fare senza precauzione?”
“Non tutti vanno con le prostitute per sesso. Tranquillo non è un ossimoro. Ci sono molti uomini soli e disperati che cercano compagnia e alle volte l’unica soluzione la trovano su questi marciapiedi. Succede spesso che le prime due tre volte non consumano, cioè non fanno sesso, ma parlano soltanto, tipo della moglie che lo ha tradito, della madre morta, del figlio emigrato in America. Insomma alla fine si innamorano della ragazza e a quel punto visto che il preservativo è sinonimo di prostituta desiderano farlo senza.”

“E durante il ciclo le ragazze come fanno?”
“Dipende dallo stato di schiavitù della ragazza. Visto che tutte le sante sere, cadesse il mondo, devono battere il marciapiede alcune usano prestazioni alternative, altre, le più sciagurate, per non perdere alcuna offerta, prima del lavoro si infilano dei fazzoletti nell’utero in modo che il sangue non defluisca.

“Chi stabilisce l’orario di lavoro?”
“Si inizia dopo cena e si va avanti fino a che il flusso di macchine non finisce, generalmente le quattro, le cinque… Ora che ore sono?”

“Le quattro e un quarto.”
“Ecco appunto. Ora ti devo salutare scusa, sono stanca ed ho tanto sonno...”

“Un’ultima cosa… mi hai detto che non è raro il caso in cui il cliente s’innamori della prostituta…”
“Capita ovviamente di tutto, anche di farsi sposare, ma ci sono anche tante truffe in giro. Le ragazze non vengono liberate facilmente per cui se la ragazza è disponibile e corrisponde sentimentalmente al cliente infatuato secondo me occorre stare molto accorti perché in quel caso c’è lo zampino dell’organizzazione.

Cioè?
Le ragazze si fingono innamorate e ci escono qualche sera e poi d’incanto accettano di farsi sposare nel loro paese facendosi dare un anticipo di duemila, tremila euro. Ovviamente il matrimonio è falso. Oppure peggio quando la ragazza ti confida di essere schiava di qualcuno e che per liberarla servono cifre simili a quelle di prima. Praticamente un riscatto che il malcapitato consegna all’uomo che in realtà è il fratello o il marito della prostituta.

Ti va di parlare di te? Com’è la tua giornata tipo?
Ora vado a casa e mi faccio una doccia rilassante! Di solito vado a nanna verso le cinque del mattino, non metto la sveglia, ma alle dieci sono già in piedi, mi vesto, mi trucco e vado a far colazione al bar, poi, o vado in palestra oppure mi faccio una passeggiata e faccio shopping. Di solito inizio a lavorare dopo pranzo accogliendo qualche cliente in casa e verso sera vengo qui.

Non hai un compagno?
Lo avevo, ora no, preferisco stare da sola. In passato ho avuto delle storie, anche con dei clienti. Pensa che la mia storia più importante durata tre anni è stata con un pilota svizzero dell’Air France, lui non ha mai saputo cosa facessi realmente!

Quanti clienti hai in media al giorno? E chi sono?
Dipende dal prezzo, se chiedo 20 euro non ho un momento di pausa, se invece chiedo di più, seleziono, mi stanco di meno, ma ovviamente guadagno di meno. Giovani e vecchi, non c’è distinzione di età, anche se io preferisco le persone anziane, sono gentili e non mi fanno stancare molto.

Cosa chiedono?
Ma sai di solito cercano quello che non trovano a casa, un po’ di sana trasgressione, le donne italiane del resto non sono fantasiose a letto e non vanno oltre la normale penetrazione, invece loro vogliono essere dominanti o dominati, tornare bambini o giocare al dottore o all’idraulico. Una specie di gioco di ruolo che implica un coinvolgimento mentale e non solo fisico.

Ti piace fare il lavoro di escort?
Ho sempre avuto un buon rapporto col sesso, sono una donna calda e gli uomini vengono con me perché spesso, se sono attratta fisicamente, partecipo e vengo con loro.

Tu ti definisci una escort?
“Ma guarda, posso chiamarmi escort, puttana, prostituta, mignotta, sempre quello faccio! Posso andare ora?”
“Grazie Irina.”


 









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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lucciole-roma-hanno-portate-i-papi-1093230.html
http://www.romatoday.it/cronaca/mappa-prostituzione-roma-quartieri.html
http://centoventuno.it/2017/05/04/roma-nella-morsa-della-prostituzione/
https://www.tgregione.it/la-mia-storia-con-una-prostituta-le-rivelazioni-chock-di-un-cliente/
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