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RACCONTI
 




 

Adamo Bencivenga
Ho fatto una cazzata!!!
La moglie in vacanza, un incontro speciale con la persona sbagliata, alle volte basta davvero un niente per rovinare una vita

 


 
 


Ho fatto una cazzata!!!
Sono le tre del mattino di un normale lunedì di luglio, non ho voglia di dormire. Sono qui al computer, guardo lo schermo e guardo il viale alberato fuori dalla finestra, nonostante l’ora fa tremendamente caldo, sto sudando, ma sicuramente non è il clima la causa del mio stato di agitazione.
Mi sono preso un grammo di Xanax, due pillole di melatonina, ma mi hanno fatto effetto come un bicchiere d’acqua fresca, nulla insomma! Non riesco a calmarmi ed allora ho deciso di scrivere al vostro sito perché stanotte ho voglia di parlare con qualcuno, almeno di sfogarmi! Sono solo in casa, ho provato a chiamare il mio amico Simone, l’ho svegliato nel cuore della notte e ovviamente lui con la voce insonnolita e una moglie accanto che chiedeva chi fosse al telefono e quale tragedia stesse per accadere, mi ha mandato direttamente a quel paese senza passare dal via.

Stasera ho fatto una cazzata!!! Una cazzata tremenda! Io ho 33 anni e vivo a Roma, sono un odontoiatra ed ho ereditato sia l’attività che lo studio di mio padre. Lo studio è molto avviato, ho tre assistenti ed una segretaria, mi considero un benestante, ho una bella casa a Roma, una villa al Circeo fronte mare, una BMW Rossa i8 Roadster, appena comprata, una bella moglie Valentina e poi Fabio, il tesoro della mia vita, ovvero mio figlio di sei anni.
Con Valentina ci siamo sposati otto anni fa, è stato letteralmente un colpo di fulmine, l’ho conosciuta al funerale di suo padre, io ero amico di suo fratello Andrea, mi sono avvicinato per consolarla, lei mi ha stretto forte la mano, non me l’ha più lasciata e da quel momento tra noi è scoccata la scintilla. Ci siamo sposati dopo tre mesi in un castello vicino al Lago di Nemi con oltre trecentocinquanta invitati, con tanto di carrozza trainata da quattro cavalli e lo spettacolo incredibile di fuochi artificiali che hanno rischiarato a mezzanotte tutto il lago. Insomma un matrimonio felice, mai nessuno screzio, mai un litigio! Valentina lavora nel campo della pubblicità, è una creativa ed io le voglio un mondo di bene e credo anche lei me ne voglia altrettanto! Insomma non mi manca nulla, sono un tipo socievole ed anche un bell’uomo per cui, se volessi, le occasioni non mi mancherebbero. E non lo dico per vantarmi, ma solo per rafforzare la tesi che stasera davvero ho fatto una cazzata!

Tutto bene quindi, ma stasera ho fatto una grande cazzata! Dio mio, ma come mi è venuto in mente? Adesso sono qui, solo in casa, lacerato dai sensi di colpa. Che stupido! Mia moglie e Fabio sono al mare da dieci giorni, nella nostra casa al Circeo. A quest’ora staranno sicuramente dormendo e il piccolo starà sognando suo padre quando insieme giochiamo a pallone sulla spiaggia! Potevo essere lì ora, invece sono qui a casa dilaniato dai miei stessi pensieri invadenti che non mi lasciano in pace.
Sì perché stasera ho fatto una cazzata e tutto è nato per una banale commissione! Ti rendi conto? Oggi pomeriggio Valentina mi ha chiamato e mi ha pregato di farle un favore, ovvero di portare a sua madre, che a tempo perso fa la rappresentante della Guerlain, la valigetta con dentro il campionario di cosmetici che la signora, notoriamente distratta, si è dimenticata qui nello studio la settimana scorsa. Del resto la signora Rosalba, questo è il suo nome, abita nello stesso nostro quartiere dell’Eur a qualche centinaio di metri da noi per cui ho immediatamente detto a Valentina che la cosa non mi avrebbe creato nessuna noia.

Così ho fatto, ovvero una tremenda cazzata. Verso le sei del pomeriggio sono uscito dallo studio e con la valigetta in mano sono andato direttamente a casa di mia suocera. Lei è una donna molto giovanile, gioiosa, sempre di buon umore e come al solito mi ha accolto in modo socievole. Dopo che le ho riconsegnato la valigetta ho accettato un thè freddo e mi sono intrattenuto giusto il tempo per parlare di Fabio, il suo nipote adorato che a settembre andrà in prima elementare. Lei non è un tipo apprensivo, ma quando parla di suo nipote le brillano gli occhi! Comunque visto che la figlia era al mare e quindi avrei passato la sera da solo, la signora, alla quale ho sempre dato un rigoroso educatissimo lei, si è sentita in dovere di invitarmi a cena. “Dai rimani qui… Mangiamo quello che passa casa... Se ti accontenti…” Io, conoscendo la sua proverbiale idiosincrasia per i fornelli, mi sono messo a ridere. Non volevo assolutamente incomodarla per cui le ho proposto un’informale e non impegnativa pizza ad alta digeribilità nel ristorante di fronte casa. Certo un invito insolito da parte di un genero, ma lei, signora anticonformista ed emancipata, sempre affascinata dalle novità ha accettato la mia proposta in un batter d’occhio. A quel punto ci siamo dati appuntamento per le otto, giusto il tempo di fare un salto a casa, farmi una doccia, vestirmi, chiamare Valentina, parlare al telefono con Fabio, prenotare il tavolo e poi essere puntuale all’appuntamento con mia suocera.

Fin qui tutto bene, ma ho davvero fatto una cazzata! Il proprietario Renato conoscendomi ci ha riservato un ottimo posto in veranda, fuori dalla sala chiassosa dove generalmente ospita i gruppi. La signora Rosalba portava un vestito leggero lilla e rosa salmone dal sapore estivo, molto carino. Le spalline, il decolleté abbronzato, un filo di trucco e un tacco alto la rendevano molto seducente e sicuramente molto giovanile. Io invece ero in camicia bianca, giacca blu e jeans. Insomma nessuno mai, all’apparenza, avrebbe potuto dire che fossimo stati genero e suocera.
Lo so cosa state pensando, ma giuro che da parte mia non c’era alcuna malizia. È una donna di cinquantacinque anni molto fascinosa, forse anche per il mestiere che fa, è sempre in tiro e perfettamente curata, ma da parte mia, lo giuro, non c’è mai stato alcun secondo fine malevolo, tanto che spesso ci avevo scherzato su perfino con mia moglie, confessandole che se non avessi sposato lei avrei sicuramente corteggiato quell’affascinante vedova di sua madre.

Non cerco scuse, stasera ho davvero fatto una cazzata! Insomma per farla breve ci siamo seduti decisi ad assaporare l’ottima Margherita di Renato, ma poi, forse per il posto accogliente, la gradevole veranda, la candela profumata sul tavolo, invece delle pizze e una buona birra artigianale abbiamo ordinato degli ottimi piatti a base di pesce annaffiati da un ottimo Satrico del Casale del Giglio.
“Oh mio caro genero, stasera pago io, ti prego non farmi scherzi!”
“Ma signora veramente lei è mia ospite.”
Insomma si era creato un bellissimo e scanzonato clima tra noi, tanto che la signora Rosalba si è lasciata andare ai suoi ricordi giovanili, anche piccanti, di quando ragazza d’estate aveva passato l’intera notte in spiaggia con un bel ragazzo francese tenendo a precisare ovviamente che al tempo non era ancora sposata col padre di Valentina. Di contro ho descritto dettagliatamente la goffaggine del mio primo rapporto con una compagna di scuola che ovviamente non era Valentina. Insomma le ore stavano procedendo piacevolmente, meravigliandomi di trovare divertente e spassosa sia serata che signora. Renato alla fine della cena, come offerta della casa, ha voluto chiudere in bellezza portandoci un dolce siciliano al pistacchio davvero sfizioso e una grappa veneta barricata.

Verso le 23 eravamo in strada davanti al ristorante, entrambi ci siamo accesi una sigaretta continuando a parlare e fare battute. Forse sarà stato per il cielo stellato, il Satrico, la grappa veneta, ma era davvero un peccato andare a dormire, per cui ci siamo guardati negli occhi e in maniera molto naturale le ho proposto una passeggiata a piedi lungo la riva del laghetto dell’Eur oppure in alternativa un gelato sulla terrazza dello “Zodiaco”. Nonostante i tacchi alti la signora Rosalba ha optato per la passeggiata: “Mio caro genero, tu mi fai fare pazzie! Pensa che ogni sera mi addormento sul divano davanti alla tv prima che finisca il film di prima serata!”

Così abbiamo cominciato a camminare e parlare. Addirittura lei mi ha chiesto se non fosse giunta l’ora di darle del tu e nel contempo ha voluto che le offrissi il braccio a causa di quei tacchi troppo alti. Era davvero tutto incantevole: l’atmosfera, lei, e non lo nego, i miei pensieri, i quali a quel punto, completamente liberi ed anarchici, hanno iniziato a costruire mattone per mattone un intrigante ed avvincente film.
Del resto gli ingredienti c’erano tutti: la suocera vedova, affascinante e a mio parere disponibile, la serata piacevole, la moglie al mare. Ero così su di giri che ad un certo punto, le ho detto che quella serata mi ricordava uno stupido film commedia con Edwige Fenech e Lino Banfi che avevo visto per caso in tv qualche sera prima dal titolo significativo “La moglie in vacanza... l'amante in città”. Lei si è messa a ridere, ma poi, quando le ho confessato quello che avevo detto spesso a Valentina, ovvero che aveva una madre a dir poco affascinante e che se non fossi sposato ci avrei fatto un pensierino, lei è scoppiata a ridere, così tanto che, quasi in ginocchio e rischiando di cadere, si è aggrappata al mio braccio.
Non avevo davvero immaginato quella reazione cosi disinvolta, del resto io l’avevo detto solo per sondare il terreno e completamente spiazzato ho iniziato a grondare di sudore sperando a quel punto in un segno da parte sua più evidente e diretto. Insomma sotto la luce gialla di un lampione eravamo di fronte l’uno all’altra e mentre rideva mi è parso di vedere per intero, attraverso la scollatura, il suo seno generoso. Non ci ho visto più, era una visione veramente sensuale e direi così piacevolmente carnale che nella mia testa è scattato qualcosa, ma poi lei, forse per coprirsi, volutamente si è stretta a me ed ha peggiorato la situazione perché in quell’istante ho sentito inconfondibilmente il calore del suo corpo.
Voi a quel punto cosa avreste fatto? Non lo so, ma in quel momento è mancato davvero un niente, l’ho stretta a me sicuro che il prossimo passo sarebbe stato un bacio romantico sotto il fascio della luna, ma per fortuna lei si è allontanata ed io ho ringraziato il Cielo per non essermi fatto prendere dall’istinto, ma in cuor mio sapevo benissimo che non sarebbe finita lì.

Sì lo so ho fatto una cazzata e mi pento. Dopo quell’attimo meravigliosamente ambiguo abbiamo continuato a camminare e parlando, come se nulla fosse accaduto, mi ha raccontato di un suo ex che, proprio sotto quel lampione, durante appunto una passeggiata notturna, si era finalmente rivelato baciandola ardentemente per alcuni minuti per poi finire nel letto matrimoniale di casa sua. Sì sono davvero un cretino, lo so, ma in quel momento non potevo non pensare che fosse un invito, velato, indiretto, ma anche, considerando i nostri ruoli, indiscutibilmente esplicito!
Lei stanca mi ha chiesto di sederci su una panchina, guardavamo le luci riflesse del lago, ogni tanto si sentiva la coda del rumore delle poche macchine che passavano sul ponte. Abbiamo parlato di niente, di una sua amica incinta a cinquant’anni, di un mio amico ciclista finito in un burrone, di un mio viaggio in Caledonia, del suo gatto Arturo che poverino soffre di una forte allergia, fino a che guardando il riflesso dell’acqua siamo caduti in un silenzio inquietante. Ero davvero tormentato dal dubbio, ho passato quegli istanti ad interpretare quel silenzio e i suoi respiri ed ovviamente indeciso su cosa fare guardavo in direzione del vialetto per non essere coinvolto più di tanto cercando di prendere tempo. Lei però improvvisamente mi ha detto: “Credo sia giunta l’ora di andare a nanna!” Aggiungendo subito dopo, stringendomi la mano: “Grazie per la bella serata, mio caro genero!”

Ecco proprio in quel momento ho fatto una tremenda cazzata, del resto lei non si era rivelata, ma tutti quegli indizi erano diventati una certezza granitica per il mio piccolo cervello. Mi ero convinto che quella fosse l’occasione giusta e irripetibile, quindi, nonostante aspettassi un segno più concreto, mi ripetevo che non c’era null’altro da capire. Ormai non c’era più tempo, lei del resto con quella frase mi aveva dato una scadenza, già, a mio parere, non aspettava altro che mi decidessi e del resto aveva pienamente ragione, o adesso o mai più, soli in quella notte romana, senza figlia o moglie, senza nipote o figlio, soli lontano dalle nostre case, dai nostri ruoli e vicino, troppo vicino, al desiderio di un amore estemporaneo e romantico. Estemporaneo certo! Perché nessuno dei due, nonostante quella forte attrazione, avrebbe mai pensato ad una relazione fissa e clandestina. Sì certo erano miei pensieri, ma sono diventati sicurezze quando mi sono accorto che la signora, nonostante mi avesse sollecitato ad andare via, non si decideva ad alzarsi, per cui era stato davvero esclusivamente un invito a fare in fretta.

Ormai non avevo più scampo, mi ero infilato in una situazione dove i ruoli di maschio e femmina avevano ancora un senso, ed io ero un uomo ovvero colui che doveva a tutti i costi agire. E come un giocatore di poker dovevo andare a vedere, scoprire le carte di quell’affascinante donna, ormai non più suocera, non più nonna di mio figlio o madre di mia moglie. In quel momento era solo Rosalba, una donna vogliosa, intrigante e soprattutto disponibile a finire a letto con me, una signora che avevo conosciuto per caso nel ristorante da Renato.

E così ho fatto, ovvero ho fatto una cazzata! È stato un attimo, un infinitesimo buco nero di buio tra la ragione e il buon senso. Insomma ho allungato le mani, si esatto, anzi una sola, la mia mano destra, la quale, alla velocità di una lama in un burro, è finita proprio tra le sue gambe, esattamente a metà tra il ginocchio e l’orlo del vestito che un vento beffardo aveva leggermente sollevato. Non contento ho tentato anche di baciarla, come se quel gesto potesse mitigare il mio desiderio e non farla sentire solo un oggetto sessuale. Dio non ci posso credere! È stato un attimo, ho anche avuto il tempo di palpare le sue cosce sode, di salire oltre quel bordo, sentire un leggero calore e rendermi conto del grazioso pizzo che aggraziava il suo piacere.
Ecco sì, proprio nel momento in cui un ciclista lungo il vialetto è passato a meno di due metri da noi. Sfigato e intempestivo mi sono subito reso conto, ma ormai la mia mano era lì e lei non ci ha pensato due volte ad alzarsi in piedi, urlare tutto il suo sdegno e subito dopo, da parte mia, sentire cinque dita, ripetute tre volte in serie, sulla mia guancia. “Ma che fai sei pazzo?” Ha detto qualcosa del genere, non ne sono sicuro, ma il senso era quello.

Ormai avevo fatto davvero una cazzata! Immediatamente si è allontanata da me prendendo la via del ritorno. L’ho seguita. “Ti prego fammi il favore, stai lontano da me, voglio stare da sola!” Visto che insistevo a chiederle scusa, sminuendo il gesto e dicendo che era stato solo un raptus istintivo e non controllato, mi ha minacciato di dire tutto a Valentina e che comunque non sarebbe finita lì. Per cercare di recuperare l’ho accompagnata fin sotto casa, ma non c’è stato nulla da fare, il fatto che suo genero le avesse toccato le gambe e spinto oltre rappresentava per lei un affronto incancellabile.
Ve ne rendete conto? Ho rovinato otto anni di matrimonio per una fantasia, buttato alle ortiche la mia affidabilità, per un buco nero del mio buon senso che finora mi aveva guidato ovunque anche nei confronti della mia segretaria e delle mie assistenti. Ho fatto un casino solo perché questa mia mano destra inebetita e indipendente dal resto del mio corpo si è fatta attirare dal magnetismo di quelle fantastiche cosce di cinquantenne abbronzata.

Ho fatto davvero una cazzata stasera! Ma proprio con lei doveva succedere? Ora non ho scuse, non saprei come difendermi, come attenuare quello che è accaduto. Se fosse stata un’altra donna avrei mentito, le avrei dato della pazza, ma ora come faccio? Che dico? Mia moglie crede ciecamente a sua madre e il mio pentimento non servirebbe a nulla!
Chissà se ha già chiamato la figlia dicendole che suo marito è un porco, il quale, in assenza della moglie, alla prima occasione, ha pensato bene di farsi la suocera! Dio mio che vergogna, non ci posso credere! Lo so che è un classico, molti uomini al mondo e nei secoli sperano davvero di ritrovarsi in una situazione simile con tutti gli ingredienti al posto giusto fino a crederci davvero come è successo a me stasera! No. No, ve lo dico con tutto il cuore, indipendentemente dalla figlia, sceglietevi una suocera brutta e dimessa. È meglio credetemi perché stasera ho fatto una cazzata!
Stasera davvero ho fatto una cazzata.



 


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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo Fabrizio Romagnoli



 



 







 
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