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MUSE D'ARTE

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GIALLO PASSIONE
Luigi Pirandello e Marta Abba





 


INTERVISTA IMPOSSIBILE
Marta Abba
L'amore non consumato
La storia d’amore tra Luigi Pirandello e la bella attrice. Lei aveva 33 anni meno di lui e diventò ben presto la sua musa ispiratrice. Gli attori della compagnia dicevano che il maestro non “consumava”; si accontentava di contemplarla seminuda mentre scriveva







(Milano, 25 giugno 1900 – Milano, 24 giugno 1988)


 

Madame le sue origini?
Sono la figlia primogenita di una famiglia di commercianti lombardi: Pompeo Abba e Giuseppina Trabucchi.

Come inizia la sua carriera nello spettacolo.
Studiai recitazione all’Accademia dei Filodrammatici ed esordii nel 1922 nel dramma Il gabbiano di Anton Čechov diretta da Virgilio Talli.

Dicono che si fece immediatamente notare…
Beh ero un’attrice impetuosa e passionale.

Nel 1925 avvenne la svolta decisiva della sua carriera…
Oh sì Luigi Pirandello, dopo avere letto una critica di Marco Praga che esaltava le mie qualità sceniche, mi volle incontrare a Roma. Era il febbraio del 1925, lui aveva 57 anni mentre io solo 24.

Come avvenne l’incontro?
Arrivai a Roma accompagnata da mia madre. Era il mio primo viaggio. Sul palcoscenico semibuio c’era un signore coi capelli d’argento e il pizzetto bianco, piuttosto curvo. Qualcuno disse: “È Marta Abba”. Allora quel signore scattò dalla poltrona e mi venne incontro con quella sua stupenda vitalità: non pareva vecchio! Poi mi strinse ripetutamente la mano e mi disse: “Benvenuta signorina, siamo contenti che sia arrivata!”. Ecco tra noi ci fu subito un certo feeling tanto che Luigi mi scritturò immediatamente come prima attrice del suo Teatro d'Arte di Roma.

Non era solo una collaborazione artistica…
No, no, da parte mia c’era un affetto profondo. Io comunque l’ho sempre considerato un maestro e lui gioiva di essere considerato tale.

Per lui era amore vero…
Il nostro è stato sempre un rapporto vissuto sul filo dell’agonia. Lui era sposato e viveva quel rapporto come una sorta di passione incompiuta. Per lui non ero solo la musa ispiratrice e l’attrice alla quale affidare le parti importanti dei suoi capolavori, ma anche il male necessario della sua vita, quello che dalla gioia si trasforma inevitabilmente in angoscia.

Quando la conobbe la sua esistenza era già passata attraverso vicende difficili e dolorose...
Da giovane aveva sposato Maria Antonietta Portolano, agrigentina come lui; era stato un matrimonio un po’ combinato e un po’ d’amore: Maria Antonietta era, rispetto a lui, una donna semplice cresciuta in Sicilia in un ambiente chiuso. Quando si trasferirono a Roma, sua moglie non riuscì ad integrarsi, si chiuse sempre più in se stessa. Ebbero tre figli, ma lei sentendo il marito distante, cominciò ad essere ossessivamente gelosa fino ad accusarlo di incesto con la loro figlia Lietta. Nel 1919 sua moglie verrà ricoverata in una casa di cura romana per malattie mentali.

Quando Pirandello la incontrò era profondamente segnato da queste terribili esperienze, forse si illuse che lei potesse corrispondere quel bisogno di amore, ma non fu così vero?
Beh io sono stata sempre rispettosa del maestro e gentile e affettuosa nei suoi riguardi. Ero attratta dal suo pensiero, ma questo ovviamente non significa che ne fossi innamorata e di questo Luigi ne è era stato sempre consapevole anche se, nei momenti di lontananza, tendeva a dimenticarlo. Il 28 marzo del 1929 quando il Maestro si trovava a Berlino mi scrisse: “Marta mia… Se Tu potessi sentire quanto soffro, son sicuro che avresti un po’ di pietà per me.”

Ovvio che Pirandello confuse la sua devozione artistica per qualcos’altro...
Forse sì, la mia devozione nei suoi riguardi fu illimitata tanto che ben presto divenni l'interprete fedele e la sua musa ispiratrice, interpretando esclusivamente i suoi lavori drammatici, come Diana e la Tuda, L'amica delle mogli, Trovarsi e Come tu mi vuoi.

Siamo agli antipodi rispetto a D’Annunzio...
D’Annunzio ha fatto della donna una costante nell’intreccio tra l’estasi e il sublime, mentre Pirandello mi chiedeva semplicemente di essere consolato. Del resto Luigi era un autentico gentiluomo siciliano, un uomo correttissimo e all’antica. Aveva un profondo pudore a esternare i proprio sentimenti che pur esplodevano nel suo cuore.

Si parla anche di un famoso epistolario…
Ci scambiammo oltre 800 lettere. Lui me ne scrisse oltre 500. Ci scrivemmo sino ad una settima prima della morte di Luigi, nel 1936. Purtroppo quell’ultima lettera la ricevetti quattro giorni dopo la sua morte, mi trovavo a Broadway.

Cosa le scriveva Pirandello?
Erano sfoghi di un uomo dall’animo solitario. Mi chiedeva fedeltà platonica e letteraria. Mi sollecitava a scrivergli quando eravamo distanti: “Scrivimi, fatti viva, ho tutta la mia vita in Te, la mia arte sei Tu; senza il Tuo respiro muore”

Il vostro sodalizio artistico durò fino all'estate del 1928... Poi?
Dalla stagione 1928-1929 formai una mia compagnia, con un repertorio allargato anche a George Bernard Shaw, Gabriele d'Annunzio e Carlo Goldoni, comunque la critica mi definì sempre la massima interprete del teatro pirandelliano.

Il cinema?
Col grande schermo non ebbi una frequentazione altrettanto importante; fui protagonista in due soli film diretti da Alessandro Blasetti e Guido Brignone. Il caso Haller, del 1933 nel quale recitai insieme a mia sorella Cele e Teresa Confalonieri, regia di Guido Brignone del 1934.

La sua vita sentimentale, madame?
Due anni dopo la morte di Luigi, nel gennaio del 1938, sposai negli Stati Uniti un industriale miliardario della potente famiglia Millikin e mi stabilii a Cleveland. Nel 1952 divorziai da mio marito e tornai in Italia. Ripresi a calcare i palcoscenici, ma solo saltuariamente.

Già nella metà degli anni cinquanta la sua carriera sul palcoscenico poteva considerarsi finita. Pubblicò una sua autobiografia dal titolo La mia vita di attrice. Si ammalò gravemente di paresi e ridotta sulla sedia a rotelle, Marta Abba passò gran parte del suo ultimo tempo a San Pellegrino Terme per curarsi, completamente lontana dal mondo dello spettacolo. Si spense a Milano il giorno prima di compiere 88 anni.






















 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:

https://it.wikipedia.org/wiki/Marta_Abba
http://www.portaleletterario.net/notizie/arte-e-cultura/457/luigi-pirandello-e-marta-abba-il-coraggio-della-pena-in-amore
https://www.pirandelloweb.com/marta-abba-luigi-pirandello-l-ambiguo-gioco-delle-parti/




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