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  GIALLO PASSIONE
 
  IL DESTINO DI SOPHIE
 Oh sì, Sophie è morta, è morta 
			perché la madre Isabelle l’ha ammazzata e l’ha ammazzata perché 
			Sophie ha visto qualcosa che non doveva vedere. Testimone scomodo da 
			sopprimere assolutamente in perfetto stile mafioso. Ma qui la Mafia 
			non c’entra nulla, questa è solo una brutta storia, una disumana 
			storia di passione e tradimento.
 
 
 
  
 
 
				
					| Oh sì, Sophie è morta, è morta perché la madre 
						Isabelle l’ha ammazzata e l’ha ammazzata perché Sophie 
						ha visto qualcosa che non doveva vedere. Testimone 
						scomodo da sopprimere assolutamente in perfetto stile 
						mafioso. Ma qui la Mafia non c’entra nulla, questa è 
						solo una brutta storia, una disumana storia di passione 
						e tradimento.
 
 Dio com’era bella Sophie, occhi 
						grandi francesi, di un inteso colore di mare, profondo, 
						con due fossette sulle guance rosa, e trecce soffici e 
						bionde che la stessa madre pettinava con cento colpi di 
						spazzola tutte le sere e poi quelle labbra, rosse e 
						pronunciate, buone sole, in un futuro prossimo, per 
						essere baciate.
 
 Come era bella Sophie e com’è 
						strano questo mondo! La madre l’adorava, aveva grandi 
						progetti per lei, da grande avrebbe voluto che 
						diventasse una modella, bella come lei, certo, perché 
						anche lei era una bella donna di 43 anni, esattamente 
						trentatré in più della figlia. Va bene sì, è stato un 
						raptus, tutti lo hanno testimoniato, tutti sperato, e 
						tutti dicono che al processo avrà delle attenuanti, ma 
						sta di fatto che rimane un’assassina e per giunta 
						l’assassina di sua figlia.
 
 Era figlia unica 
						Sophie, così sola che giocava al dottore davanti allo 
						specchio ed a campana sul marciapiede di quel vicolo 
						stretto inventandosi un’altra Sophie per poter 
						gareggiare e vincere o perdere. Frequentava la quinta 
						elementare ed era la prima della classe, alunna 
						giudiziosa ed intelligente, nell’unica scuola di 
						Montagnac, tremila seicento anime o poco meno a Sud 
						della Francia.
 
 Il padre Antoine faceva 
						l’autotrasportatore, viaggiava per l’Europa con il suo 
						camion di proprietà, Spagna, Polonia, Grecia, Romania 
						per portare i suoi carichi, dai gamberi freschi, alle 
						angurie, ai pomodori, ma anche mobili, attrezzature 
						agricole, insomma qualunque cosa, pur di non tornare a 
						casa a mani vuote e senza almeno un regalo, comprato nei 
						posti più sperduti del continente, per la sua amata 
						figlia Sophie. Certo il lavoro era duro, Francois aveva 
						ormai 50 anni e ad ogni partenza si rendeva conto che 
						sarebbe dovuto stare più vicino alla figlia e 
						soprattutto alla moglie, ma si guadagnava bene e finora 
						non aveva mai rifiutato un carico.
 Ovvio che ogni 
						giorno, si ripeteva, che sarebbe stato l’ultimo e che 
						avrebbe dovuto cercarsi un lavoro più tranquillo, magari 
						come cameriere a Meze oppure a Balaruc-les-Bains, che 
						gli permettesse la sera di tornare a casa, ma finora, 
						forse per pigrizia oppure perché sotto sotto anche lui 
						adorava la libertà, non aveva ancora trovato qualcosa di 
						soddisfacente.
 
 Ma ora veniamo ai fatti. È un 
						banale mercoledì e precisamente il 29 novembre del 2006 
						alle 21:00 in punto quando la madre di Sophie, denuncia 
						al Capo della Gendarmerie, Monsieur Philippe Legrand, la 
						scomparsa della figlia. Sconvolta e in preda al panico, 
						dice che la figlia è uscita di casa alle 16:30 per 
						andare a lezione di danza e poi di averla aspettata a 
						casa, ma che Sophie alle 18:15 com’era suo solito, non 
						avrebbe fatto ritorno. A quel punto dopo aver atteso 
						quasi un’ora era uscita di casa e, prima da sola a piedi 
						e poi in auto in compagnia della cognata avrebbe fatto 
						delle ricerche, ma di Sophie nemmeno l’ombra.
 
 Monsieur Philippe Legrand conosceva benissimo la bambina 
						perché per un anno suo figlio George aveva frequentato 
						la stessa scuola elementare. Legrand comunque 
						tranquillizza la madre, anche perché nella zona, le 
						dice, non sono mai accaduti casi di rapimento di 
						bambini, ma nel contempo non può non pensare ad una 
						disgrazia per cui chiama immediatamente il suo 
						sottoposto ed iniziano le ricerche. Dopo una breve 
						perlustrazione per le strade del centro del paese, le 
						due macchine della gendarmerie iniziano a setacciare la 
						periferia, pozzi, campi e case diroccate. La madre 
						intanto, accompagnata anche dai suoceri e nonni di 
						Sophie, continua personalmente per tutta la notte a 
						cercare la figlia.
 
 La mattina dopo Legrand 
						inizia ad interrogare parenti, vicini e diverse persone 
						che in qualche modo avrebbero potuto incontrare Sophie 
						tra cui la maestra di danza della bambina, la quale 
						assicura che Sophie il giorno prima non si era 
						presentata a scuola, anche le mamme di altre due allieve 
						della scuola testimoniano di non aver visto Sophie. 
						Quindi la bambina dopo essere uscita di casa non ha mai 
						raggiunto la scuola. Dove è andata Sophie? Magari la 
						bimba si è spinta fino alla A75 e uno sconosciuto le ha 
						dato un passaggio oppure Sophie è scivolava sul greto 
						del fiumiciattolo che passa a qualche centinaio di metri 
						dalla sua casa. Comunque solo ipotesi perché della bimba 
						non c’è traccia. A quel punto non può fare a meno di 
						diramare a tutte le gendarmerie della zona la foto e le 
						informazioni di base di Sophie. Da quel momento la 
						bambina entra nella lista delle persone scomparse.
 
 Siamo ora al primo dicembre del 2006, sono le ore 
						23:30, quando la gendarmeria di Balaruc-les-Bains 
						comunica via radio che un pescatore di nome Serge 
						Clement avvista tra le insenature di Crique de l’Angle 
						un piccolo cadavere. Immediatamente viene avvisata la 
						madre, il padre non è al momento in Francia, e insieme a 
						Legrand si reca sul posto e riconosce su quella piccola 
						spiaggia il corpo della figlia scomparsa. Dopo il 
						riconoscimento la piccola viene raccolta dalla polizia 
						scientifica per disporne l'autopsia. Dopo alcuni giorni 
						l’indagine scientifica appura che la bimba è morta tra 
						le 16:30 e le 17:00 del giorno della scomparsa per 
						strangolamento e non per annegamento come si era 
						ritenuto in precedenza, per cui il corpo della bimba è 
						stato gettato in mare, privo di vita, successivamente. 
						Da questi rilievi si esclude così l’accidentalità del 
						fatto. E poi al momento del ritrovamento la bimba non 
						aveva indumenti indosso. Si pensa immediatamente che 
						Sophie sia stata violentata e poi gettata in mare, ma i 
						rilievi scientifici non riportano alcun segno di 
						violenza sessuale.
 Chi è stato ad uccidere Sophie 
						Boyer? E per quale motivo?
 
 In seguito alla 
						scoperta dei resti della bambina Legrand dispone la 
						visione di tutte le telecamere lungo la A75 da Montagnac 
						fino a Balaruc-les-Bains. La madre di Sophie continua a 
						confermare la sua tesi. I militari perquisiscono più 
						volte la casa e la macchina della madre senza trovare 
						nulla di rilevante. Intanto il padre della bimba Antoine 
						fa ritorno a Montagnac, un giornalista di una tv locale 
						riesce a strappargli qualche parola e lui dichiara che 
						la sua famiglia non ha nemici e che non riesce proprio a 
						capacitarsi come sia successo e chi abbia potuto 
						compiere quell’orrendo delitto.
 
 Il giorno stesso 
						dei funerali nella chiesa principale del paese, ai quali 
						non partecipa la madre per il troppo dolore, la Procura 
						di Meze fa sapere che Sophie Boyer è morta sì per 
						strangolamento, ma non sono state le mani nude a 
						provocare il soffocamento. Visti i segni sul collo si 
						ritiene possibile che sia stato un filo elettrico o una 
						corda di plastica dura, ma non di grosso spessore. 
						Legrand a quel punto non può non pensare che il delitto 
						sia successo in casa o in un luogo comunque al coperto 
						dove è più probabile avere a portata di mano quel tipo 
						di arma improvvisata. Forse il delitto non è stato 
						premeditato, forse si tratta solo di un raptus, ma chi 
						può far questo ad una bambina che non ha subito violenza 
						sessuale?
 
 I giorni passano, poi sono solo ore 
						quando si fa strada il convincimento che possa essere un 
						delitto o una disgrazia avvenuta tra le mura domestiche. 
						La madre intanto non cambia versione, aggiunge però che 
						tra le 16:30 e le 17:30 quel giorno è uscita di casa per 
						andare a fare delle spese in un centro commerciale della 
						zona, dice di aver comprato un paio di scarpe, ma di non 
						aver ritirato lo scontrino al momento del pagamento. La 
						bella statuaria padrona del negozio afferma che per una 
						leggera indisposizione quel giorno non era presente in 
						negozio, ma la sua collaboratrice smentisce decisamente 
						Isabelle affermando di non aver venduto quel paio di 
						scarpe rosse molto particolare con il tacco da 12 
						centimetri.
 Perché la donna, si chiede Legrand, dopo 
						due settimane, ha avuto il bisogno di aggiungere quel 
						particolare tra l’altro non veritiero? Perché poi ha 
						diretto le indagini verso quel negozio?
 
 Convocata 
						in Procura e interrogata di nuovo Isabelle ammette di 
						aver sbagliato giorno e cambia versione dicendo di 
						essere stata sì al centro commerciale, ma di aver 
						comprato solo mezzo chilo di pane, quattro etti di tonno 
						fresco e una bottiglia di acqua minerale. Dice inoltre 
						di essere uscita verso le 17:00 e di aver fatto un giro 
						in macchina senza meta. Beh questa versione della 
						signora è più plausibile in quanto le telecamere della 
						stazione di servizio Erg, all’imbocco della A75 dove si 
						trova il centro commerciale, confermano che la piccola 
						Peugeot nera è transitata da quelle parti alle ore 17:51 
						e poi ancora alle 18:05. Comunque nulla da eccepire, la 
						signora è veramente andata a fare spese al supermercato, 
						ma cosa ha fatto prima la signora Boyer? Perché ha 
						viaggiato per quasi un’ora senza meta? Purtroppo nei 
						pressi della sua abitazione vi è solo una telecamera non 
						funzionante da tempo di un farmacia e quindi non 
						possiamo sapere a che ora sia effettivamente uscita la 
						madre di Sophie. E se non fosse uscita per niente? Se 
						fosse rimasta a casa fino alle 17:50?
 Sappiamo solo 
						che l’abitazione della famiglia Boyer è dotata di un 
						ampio garage da cui si accede ai piani superiori 
						internamente per cui anche se ci fosse stata una 
						telecamera avremmo solo visto una macchina uscire dalla 
						rampa e null’altro.
 
 Interrogata poi sui rapporti 
						con la figlia, Isabelle confessa al procuratore una 
						certa conflittualità con la figlia, ma non spiega i 
						motivi. Dice però che quel pomeriggio dopo essere 
						tornata da scuola, Sophie era molto nervosa e durante il 
						pranzo aveva manifestato la sua intenzione di non voler 
						andare a lezione di danza perché le compagne la 
						prendevano in giro in quanto, avendo frequentato il 
						corso per un solo anno, non era ancora capace di ballare 
						sulle punte.
 
 Perché il rapporto tra madre e 
						figlia era così conflittuale e tra l’altro da tempo?
 Dagli interrogatori dei parenti più stretti emerge che 
						Isabelle aveva sofferto in passato di saltuarie crisi 
						depressive per non aver potuto realizzare le sue 
						ambizioni e per non aver mai accettato quella vita 
						monotona in quel piccolo paese. Antoine, il padre di 
						Sophie, interrogato dal procuratore, forse per le sue 
						continue assenze, non sa dare alcuna risposta. Per 
						quanto lo riguarda in quella famiglia regna da sempre 
						l’armonia e le crisi della moglie ormai passate erano di 
						poco conto. Il procuratore gli chiede a bruciapelo se la 
						sua amata consorte possa avere una relazione 
						extraconiugale, ma lui per quanto ne sa smentisce 
						decisamente.
 
 Legrand a quel punto inizia ad 
						indagare sulla famiglia e suoi loro rapporti. Antoine ed 
						Isabelle si sono sposati nel 1996 e dopo pochi mesi 
						hanno avuto la bambina. Lui originario di Montagnac, 
						dove ha sempre vissuto, ha incontrato la bella Isabelle 
						in un locale notturno. Se ne è subito innamorato e dopo 
						vari incontri, come dire a pagamento, hanno iniziato a 
						frequentarsi, poi è nata una vera e propria relazione. 
						Lei è originaria di un sobborgo di Parigi, ha avuto una 
						infanzia difficile, senza padre ha perso la madre 
						all’età di quindici anni ed fino alla maggiore età ha 
						frequentato il liceo artistico senza ottenere il diploma 
						vivendo con i nonni materni. Gli archivi della Polizia 
						della capitale francese riportano a suo carico due 
						denunce per atti osceni e un’aggressione ad un 
						poliziotto. Sta di fatto che Antoine ne è orgoglioso, 
						crede davvero di non meritare quella bellezza ed 
						entusiasta la presenta alla famiglia nascondendo però i 
						suoi trascorsi.
 
 Le indagini si restringono, la 
						versione di Isabelle con il passare dei giorni inizia a 
						scricchiolare. Gli orari indicati dalla donna combaciano 
						con quelli delle telecamere viste e riviste dagli 
						investigatori, ma ci sono buchi incomprensibili che la 
						donna non riesce a giustificare. Ad esempio non c’è 
						nessuna immagine per le strade del paese di Sophie in 
						quel lasso di tempo, come non ci sono quelle della 
						madre, per cui nella mente di Legrand si rafforza la 
						tesi che la ragazzina e sua madre non siano mai uscite 
						di casa. Poi la sera del 18 dicembre 2006, a venti 
						giorni dal delitto, arriva la svolta. Isabelle Boyer 
						viene portata in Procura e arrestata con l'accusa di 
						omicidio volontario aggravato e occultamento di 
						cadavere. Per lei si aprono le porte del carcere di 
						Meze. È solo un atto di forza da parte della Procura, ci 
						sono indizi, ma non prove, ma lei, in quella stanza 
						fredda con un faro puntato negli occhi, ha una crisi di 
						nervi e crolla e immediatamente dichiara: "Voglio essere 
						punita per quello che ho fatto, ma non per quello che 
						non ho commesso. Se ci sono responsabilità mie pagherò.”
 
 Quindi cosa è successo tra le 16:30 e le 17:00, 
						ovvero l’ora presunta della morte, di quel maledetto 29 
						novembre del 2006? La seconda versione proposta è quella 
						di un capriccio della bambina, relativo al fatto di non 
						voler andare a scuola, che avrebbe scatenato una 
						reazione negativa da parte della madre. A detta di 
						Isabelle, Sophie, dopo la discussione si sarebbe 
						rinchiusa nella sua stanza minacciando di uccidersi se 
						la madre avesse insistito a portarla a scuola di danza. 
						Poi, forse per la rabbia e dopo le insistenze della 
						madre, avrebbe girato più volte un filo elettrico 
						attorno al collo fino a soffocarsi. Ma questa è solo un 
						ipotesi, perché al momento della morte Isabelle non era 
						in casa, ma avrebbe scoperto il cadavere dopo le 18:15 
						ovvero dopo essersi recata al supermercato. Al ritorno a 
						casa la tragica scoperta e convinta che nessuno le 
						avrebbe mai creduto e presa dal panico per la paura che 
						suo marito l’avrebbe in qualche modo accusata della 
						morte della figlia avrebbe caricato il corpo in 
						macchina. Da sola e senza alcun complice avrebbe preso 
						la A75 sarebbe arrivata fino a Balaruc-les-Bains, e nei 
						pressi di un dirupo avrebbe gettato il corpo in una 
						insenatura della Crique de l’Angle.
 
 Beh qualche 
						ammissione ora c’è, ma è ovvio che Legrand a questo 
						punto si domandi perché quella telecamera della Erg 
						abbia rivelato i due passaggi ravvicinati della macchina 
						intorno alle 18:00, i quali escludono in maniera chiara 
						il trasporto del corpo fino al mare. E poi come è 
						possibile che una madre esca tranquillamente di casa e 
						vada al supermercato nonostante la figlia abbia 
						minacciato di uccidersi? E come è possibile che 
						Isabelle, una donna piuttosto minuta, abbia potuto da 
						sola strangolare la ragazzina e poi caricarla nel 
						bagagliaio della macchina senza alcun aiuto?
 La 
						vicina di casa la signora Adeline Picard conferma che la 
						donna alle 18:30 e fino alle 19:00 è in casa, per cui la 
						donna è sicuramente uscita verso le 17:00 ma non ha 
						girato senza meta. È in quel momento che si è liberata 
						del cadavere della piccola, ma Legrand scuote la testa, 
						perché i tempi sono troppo ristretti da credere che la 
						donna con la sua piccola Peugeot nera abbia potuto in 
						meno di un’ora percorrere due volte il tragitto fino a 
						Balaruc-les-Bains distante circa 20 km e quindi circa 25 
						minuti a velocità sostenuta.
 
 Le indagini non si 
						fermano, vanno avanti, vengono di nuovo sentiti il 
						padre, i vicini e i familiari più stretti finché 
						lentamente emerge una verità sconvolgente. Sempre dalla 
						vicina di pianerottolo, affranta per la morte della 
						piccola, gli inquirenti vengono a sapere che il cognato 
						di Isabelle, Adrien Boyer era assiduo frequentatore di 
						quella casa, specialmente durante le assenze prolungate 
						e frequenti del marito. La signora Adeline non insinua 
						alcunché, ma dice di essere sicura che l’uomo, un 
						signore anziano di 63 anni, soleva intrattenersi in 
						quella casa anche nelle ore notturne.
 Interrogato, 
						Adrien Boyer ammette in parte quelle circostanze, le 
						giustifica asserendo che la cognata aveva il terrore di 
						rimanere sola in casa durante la notte e per questo 
						motivo lui si attardava fino all’ora di cena, ma di non 
						essere mai andato oltre anche perché non avrebbe potuto 
						giustificare quelle assenze alla moglie. Tra le altre 
						cose scaccia da sé ogni accusa infamante giurando di non 
						essere stato in quella casa nelle ore precedenti e 
						successive al delitto.
 La moglie di Adrien e il 
						gestore del bar sotto casa confermano che il 
						sessantatreenne all’ora presunta della morte della 
						piccola era in casa e successivamente era uscito per 
						andare al bar rimanendo nel locale fino alle ore 19:00 
						giocando con alcuni amici alle carte. Anche gli amici 
						convalidano quella versione.
 
 Alcuni vicini 
						confermano, come conferma il titolare della panetteria 
						di fronte e la signora delle pulizie del palazzo. Alla 
						fine Legrand scopre che praticamente tutto il paese era 
						a conoscenza di quella relazione intima tranne 
						ovviamente il marito di Isabelle e la moglie di Adrien.
 Isabelle interrogata in carcere fa le prime 
						ammissioni dicendo, tra le altre cose, che non si 
						trattava di una relazione sentimentale, ma che era solo 
						un rapporto di sesso perpetrato giornalmente e alle 
						volte due volte al giorno all’insaputa del marito e 
						soprattutto della figlia. Lei e Adrien consumavano i 
						loro rapporti durante la mattina quando la figlia era a 
						scuola o la sera aspettando che Sophie si fosse 
						addormentata. A quel punto Legrand, dopo ulteriori 
						indagini, scopre che quel giorno la bimba era uscita 
						un’ora prima da scuola e che la stessa era stata 
						accompagnata fino al portone di casa dalla madre di una 
						sua compagna di scuola. Tutto chiaro no? Si chiede 
						Legrand, la bimba tornando prima a casa aveva visto cose 
						che non avrebbe dovuto vedere e poi nel pomeriggio non 
						era voluta andare a danza minacciano di dire tutto a suo 
						padre. A quel punto la reazione di Isabelle è stata 
						fatale.
 
 Il 17 ottobre 2007, a quasi undici mesi 
						dal delitto, al termine del processo con rito abbreviato 
						Isabelle Boyer viene condannata dal giudice dell'udienza 
						a 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso sua 
						figlia perché colta in flagrante in atteggiamenti intimi 
						con il cognato e zio di Sophie. La bimba, durante quella 
						discussione per il fatto che si rifiutava di andare a 
						scuola di danza, avrebbe minacciato la madre di dire al 
						padre tutto quello di cui era a conoscenza. Ormai persa 
						e con lo spettro del carcere praticamente a vita 
						Isabelle esplode e durante l’udienza urla che 
						l’assassino di sua figlia è suo zio, ovvero Adrien, 
						ovvero il fratello di suo marito. L’avrebbe uccisa 
						accidentalmente in uno scatto di rabbia stringendole il 
						collo in quanto Sophie continuava a ripetere che avrebbe 
						detto tutto a suo padre al ritorno.
 
 Beh la 
						storia può essere anche veritiera e giustificherebbe il 
						fatto che nessuna telecamera avesse avvistato la Peugeot 
						di Isabelle lungo la A75 fino al mare, quindi con questa 
						versione sarebbe stato lo zio a trasportare il corpo 
						della piccola, ma Adrien non ha la patente, non ha la 
						macchia e non guida. E poi le testimonianza degli amici 
						di carte lo scagionano senza appello. E quindi? Quindi 
						Isabelle mente, mente per scagionare se stessa oppure…
 
 Tutto finito? Assolutamente no. Seppur le 
						indagini siano ufficialmente concluse e la donna 
						giustamente in carcere a scontare la sua pena e il suo 
						strazio di madre assassina, Legrand continua a indagare 
						personalmente. La tesi della procura non lo convince e 
						del resto la madre non ha mai confermato quella versione 
						dei fatti continuando a proclamarsi innocente e di aver 
						scoperto il cadavere solo dopo le 18:15 ovvero quando 
						aveva fatto ritorno a casa. Quindi perché quel giorno 
						Isabelle voleva a tutti i costi che la figlia si 
						allontanasse da casa? Doveva incontrare qualcuno? E se 
						non fosse stato lo zio, chi mai avrebbe dovuto 
						incontrare o ospitare in casa la donna? E perché mai 
						accusa il cognato di tanta nefandezza?
 Legrand 
						sempre convinto che Isabelle non avrebbe mai potuto 
						agire da sola, alcuni mesi dopo la condanna riceve una 
						lettera anonima con la quale un presunto testimone lo 
						invita a non mollare e a continuare l’indagine. L’autore 
						di quella lettera si scoprirà successivamente è lo 
						stesso Adrien. Quindi Adrien è innamorato di Isabelle? 
						Perché mai chiede che sia fatta ancora luce sul quel 
						caso? E così che dopo alcune settimane la sua 
						testardaggine viene premiata. Dai tabulati della società 
						elettrica viene a sapere che la mattina del giorno del 
						delitto c’è stata un’interruzione di corrente a causa di 
						una manutenzione straordinaria ed gli allievi della 
						scuola sono stati fatti uscire in anticipo. Poi nel 
						corso di una visita informale nella casa del delitto, 
						ancora sotto sequestro, nel doppio fondo di un armadio 
						Legrand scopre dentro una scatola un sextoy. Il nastro 
						lilla con il quale è legata l’elegante confezione rosa 
						riporta l’indirizzo del negozio di scarpe, lo stesso in 
						cui la donna aveva detto di essere andata il giorno del 
						delitto.
 Forse non è un indizio, ma lo scrupolo del 
						militare lo porta a fare due chiacchiere con la bella 
						padrona del negozio. Si chiama Floriane, è una donna 
						magnetica, ed ha circa la stessa età di Isabelle, è 
						bella quanto lei, di un fascino vissuto e particolare. 
						Ed è a quel punto che Legrand scopre che le due sono 
						amiche, che la bella padrona ha frequentato nello stesso 
						periodo il locale notturno dove Isabelle ha incontrato 
						Antoine. Legrand ripensa alla circostanza quando 
						all’inizio dell’indagine Isabelle aveva fornito 
						quell’alibi strano dicendo di aver comprato un paio di 
						scarpe rosse in quel negozio. Forse inconsciamente 
						desiderava portare gli inquirenti sulla strada giusta?
 
 Legrand sa che la donna quel giorno non era in 
						negozio e come lei stessa ha dichiarato al primo 
						interrogatorio è rimasta a casa per una leggera 
						indisposizione, ma le telecamere la smentiscono perché 
						immortalano la sua vecchia volvo xc90 per tutto il 
						tragitto della A75. Lei messa alle strette dichiara di 
						essere andata a Balaruc-les-Bains per un appuntamento e 
						di avere una relazione clandestina con il titolare di un 
						albergo della costa e che ovviamente non vuole far 
						sapere nulla al marito. In effetti il titolare conferma 
						la relazione, a pagamento, ma dice anche che quel giorno 
						non era previsto un loro incontro. È stata la stessa 
						Floriane ad insistere di vederlo. Ovvio che stesse 
						cercando un alibi! Comunque l’amante la smentisce e dice 
						di averla incontrata solo dopo le 18:30 e fino alle 
						20:00 in una stanza vuota del suo albergo.
 Il cerchio 
						si restringe e durante un interrogatorio concitato 
						ammette di avere una relazione con Isabelle.
 
 Lagrand a quel punto ne parla con il procuratore, 
						decidono di riaprire le indagini. Allora Floriane ha una 
						relazione con Isabelle, forse l’ha sempre avuta dai 
						tempi che frequentavano insieme il locale notturno, ma 
						Legrand dopo alcune ammissioni in paese viene a sapere 
						che Isabelle e Floriane hanno avuto altri rapporti con 
						uomini del paese e tra i quali spunta il nome di Adrien.
 
 Lagrand mette sotto sequestro i conti di Adrien 
						e scopre che nel giro degli ultimi sei mesi sono passati 
						sul suo conto enormi quantità di denaro. Dall’indagine 
						bancarie viene a scoprire che quelle cifre ingenti sono 
						frutto di una vendita di appezzamento di terreno di 
						proprietà di Adrien. I prelievi in contanti però non 
						permettono di sapere chi siano i destinatari di quelle 
						somme. Le donne si prostituiscono avendo trovato il 
						pollo da spennare? Sarà o non sarà a Legrand importa 
						poco questa circostanza e quel tipo di attività, anche 
						perché nella sua mente si fa breccia violentemente la 
						pura e macabra verità. A confermare la tesi di Legrand 
						sarà lo stesso Adrien nel processo d’appello, 
						confessando di essere l’autore della lettera e come 
						aveva intuito Legrand di essere pazzamente innamorato 
						della cognata.
 
 Quel giorno al ritorno anticipato 
						da scuola la piccola Sophie ha suonato a casa per farsi 
						aprire il portone, ma il citofono, a causa 
						dell’interruzione elettrica, non funzionava per cui ha 
						fatto il giro della palazzina ed è andata in garage. Poi 
						è entrata in casa tramite la scala di servizio che porta 
						direttamente nell’abitazione. Una volta in casa, 
						sentendo dei rumori strani ha aperto la porta della 
						camera da letto ed ha scoperto sua madre in 
						atteggiamenti intimi con la bella amica Floriane e lo 
						zio Adrien. I tre erano completamente nudi e non c’erano 
						dubbi su cosa stessero facendo. Sophie pur non sapendo 
						esattamente cosa stesse succedendo in quella stanza 
						presa dal panico ha iniziato a gridare. A quel punto i 
						due, sconvolti dalla reazione della bambina, si sono 
						rivestiti in fretta e sono usciti di casa nella speranza 
						che una volta sola, la madre potesse convincere la 
						figlia dell’equivoco. Evidentemente qualcosa è andato 
						storto perché nel pomeriggio, in un raptus 
						incontrollato, con Sophie che, ancora ostinata, 
						minacciava ed urlava di raccontare tutto quello che 
						aveva visto al padre, Isabelle, forse nel tentativo di 
						non farla urlare, o per il timore che i vicini potessero 
						ascoltare, ha strangolata la figlia con un filo 
						elettrico. Poi, non sapendo cosa fare ha chiamato il 
						cognato, per sua fortuna Adrien aveva il telefono 
						spento, e a quel punto Isabelle ha chiamato Floriane e 
						in nome della vecchia amicizia ha chiesto aiuto per far 
						scomparire il cadavere.
 Tutto qui.
 
 
 FINE.
 
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