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MUSICA PASSIONE



I giardini di marzo
L'allegoria del male di vivere
(Lucio Battisti, 1972)
Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti







 

 

Adamo mi parli dei giardini di marzo?
I giardini di marzo è uno dei più noti brani di Lucio Battisti e della stessa musica leggera italiana. Il brano è il 15º singolo di Lucio Battisti, pubblicato il 24 aprile 1972 per la casa discografica Numero Uno. Poi fu riproposta nell’album “Umanamente uomo: il sogno”.

La Numero Uno era un’etichetta discografica indipendente vero?
Fu fondata nel 1969 da un gruppo di autori musicali tra i quali: Mogol, Battisti, Alessandro Colombini, precedentemente legati alla Dischi Ricordi, a causa di dissensi artistici con la casa madre. La sede era a Milano in Galleria del Corso e grazie ad accordi intercorsi con Ennio Melis, veniva distribuita dalla RCA Italiana. Pensa che il primo 45 giri pubblicato da questa nuova etichetta fu nel 1969 e si trattava di Questo folle sentimento della Formula 3, un gruppo rock d'avanguardia. Lucio Battisti, pur partecipando agli utili come azionista, continuò ad incidere per la Ricordi per motivi contrattuali fino al 1971.


Torniamo ai giardini di marzo… Fu un successo vero?
Entrò in classifica la settimana dopo la pubblicazione e circa un mese dopo, il 3 Giugno 1972, si trovava già in cima alla hit parade. Ci restò per circa quattro mesi fino ad Agosto. Comunque posto meritatissimo, forse perché quel carretto dei gelati con cui si apre la canzone era parte della vita di tutti, o forse perché all’uscita di scuola i ragazzi vendevano davvero i propri libri.

Quindi gli italiani si sono riconosciuti in quel testo.
I giardini di Marzo rispecchia la realtà, il quotidiano di ogni persona e Battisti del resto è sempre stato un narratore di storie. Nelle sue canzoni ha sempre descritto scene di vita quotidiana, i sentimenti di ogni uomo, la gioia, i dolori, la fragilità, la spensieratezza. E l’ha fatto sempre con semplicità ed armonia.

Il testo è stato scritto da Mogol vero?
È scritto in chiave autobiografica, parla degli anni della sua infanzia nel dopoguerra, tra povertà e difficoltà familiari ed esistenziali. All'interno del testo troviamo l'allegoria della difficoltà di vivere, di liberarsi dalle ombre che attanagliano l'anima. Ed è anche metafora del disagio familiare, delle condizioni economiche e sociali di tante persone trascorsi tra angoscia, paura del futuro e privazioni.

IL CARRETTO PASSAVA E QUELL’UOMO GRIDAVA GELATI
AL 21 DEL MESE I NOSTRI SOLDI ERANO GIÀ FINITI

Emerge, nei ricordi di adolescente il grido di un gelataio…
Mogol a proposito di quella frase disse: “Mi ricordo il punto esatto dove passava un carretto dove potevamo comprare per 10 lire dei gelati quadrati, ma quando si era vicini alla fine del mese mia madre non mi dava i soldi, la vita era dura anche per i miei, la situazione economica non era florida.”

IO PENSAVO A MIA MADRE E RIVEDEVO I SUOI VESTITI
IL PIÙ BELLO ERA NERO COI FIORI NON ANCORA APPASSITI

Ma anche la figura della madre…
L’adolescente vedendo sua madre ancora giovane col suo abito a fiori, si stupiva che i fiori sui suoi vestiti non fossero ancora appassiti perché li aveva portati così tante volte che era un miracolo che non fossero sciupati.

ALL’USCITA DI SCUOLA I RAGAZZI VENDEVANO I LIBRI
IO RESTAVO A GUARDARLI CERCANDO IL CORAGGIO PER IMITARLI

Poi le esperienze scolastiche, vissute con un senso frustrante di sconfitta.
L’adolescente si stupiva che gli altri ragazzi all’uscita di scuola potessero vendere i propri libri in quanto lui non aveva mai avuto il coraggio di farlo.

CHE ANNO È CHE GIORNO È
QUESTO È IL TEMPO DI VIVERE CON TE

Ma è anche un inno alla speranza…
La musica rende perfettamente l’idea di un passato che ha segnato l’anima di un uomo, e di una vita che attende di essere ricostruita. E la speranza non è altro che l’amore, che muore e nel mese di Marzo fiorisce, permettendo alle donne e agli uomini di vivere nuovi sentimenti continuamente. Nel ritornello i pensieri si rasserenano, le malinconie diventano dolcissime. Così emergono dall’immaginazione cieli immensi, fiumi azzurri e colline e praterie, che definiscono il forte sentimento di fusione con la natura, colta nei suoi aspetti più positivi.

L'UNIVERSO TROVA SPAZIO DENTRO ME
MA IL CORAGGIO DI VIVERE QUELLO ANCORA NON C'È

Ma alla fine però rimane quella difficoltà adolescenziale di affrontare la vita…
È evidente il problema di fondo: la mancanza di coraggio di fronte alla vita, che resta ancorata alla dimensione adolescenziale, come se nonostante le esperienze il bambino non fosse cresciuto. E Battisti lo sottolinea ripetendo nel finale del ritornello la mancanza di coraggio dell’uomo/bambino, che preferisce guardarsi vivere, piuttosto che uscire dall’apatia delle tare quotidiane


 






Su Youtube ci sono varie versioni...
https://www.youtube.com/watch?v=jET8mmn5IJA




I giardini di marzo/Comunque bella
Artista Lucio Battisti
Tipo album Singolo
Pubblicazione 24 aprile 1972
Durata 9:26
Album di provenienza Umanamente uomo: il sogno
Genere Pop
Etichetta Numero Uno, ZN 50144






 


 

 
 
 

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L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:

http://polisemantica.blogspot.com/2013/03/i-giardini-di-marzo-lucio-battisti-e-il.html
https://www.r3m.it/giardini-di-marzo/
https://blog.libero.it/albertoguarneri/8549555.html
https://zon.it/i-giardini-di-marzo-battisti-e-linadeguatezza-esistenziale/
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