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GIALLO PASSIONE

Isabella Teotochi Albrizzi
La Divina greca
La regina dei salotti veneziani di
fine Settecento. Bella, alta, fiera e aristocratica, ebbe una
relazione con Ugo Foscolo. Nonostante lui fosse goffo, malinconico,
povero e infagottato, riuscì a sedurla: «Mi accarezzava la testa ed
io la baciavo quasi per ringraziarla, libando dalle sue labbra i
respiri per i quali ella rinveniva a poco a poco dalla sua
voluttuosa agonia…»
(Corfù 1760- Venezia 1836)

Adamo chi era Isabella Teotochi Albrizzi? È stata
la regina dei salotti veneziani di fine Settecento.
Nacque nel 1760 a Corfù, allora possedimento della
Serenissima Repubblica di Venezia, da una famiglia
nobile ma non ricca. Sappiamo poco della sua adolescenza
tranne il fatto che si dedicò all’apprendimento della
letteratura italiana e francese essendo di madre lingua
greca.
Si sposò presto vero? A sedici anni
per volontà dei genitori e sposò lo storico del
commercio dei Veneziani Carlo Antonio Marin dal quale
ebbe, l'anno successivo, un figlio, Giovan Battista
Marin, affettuosamente soprannominato Titta.
Perché lasciò Corfù per Venezia? Nel 1778 una nuova
carica imponeva al Marin di far ritorno a Venezia, città
che, pur oppressa dalla decadenza economica, ferveva di
dibattiti culturali. La coppia si stabilì nella casa a
San Benedetto dove abitavano, oltre al padre e agli zii,
anche gli altri fratelli del marito. Inevitabili furono
le difficoltà d'inserimento della giovanissima sposa
greca.
Comunque lentamente si fece strada… Ben
presto, grazie al suo fascino e la sua cultura, si creò
intorno alla sua figura un ambiente di letterati, tra i
quali Ippolito Pindemonte e negli anni a venire Foscolo,
Cesarotti, Alfieri, Byron, Chateaubriand, Walter Scott,
il barone D'Hancarville.
Artisti che ne
ammirarono l’intelligenza e si invaghirono di lei
corteggiandola… Ippolito Pindemonte, la canterà col
nome di Temira, Vivant Denon, il «padre» del Louvre, se
ne innamorò pazzamente, Foscolo perse completamente la
testa, Antonio Canova per lei eseguì l'opera «Testa di
Elena», Byron l'aveva già chiamata la "Madame Staël
Veneziana” e tanti altri illustri che in quell'epoca tra
illuminismo e romanticismo ebbero la fortuna di
frequentarla.
Nonostante queste frequentazioni la
bella greca non era soddisfatta del proprio matrimonio,
vero? Forse fu proprio questa la causa, lei del resto
aveva sposato controvoglia l’attempato, vecchio, brutto
e non ricco Marin. Alla fine per lei il matrimonio
risultò penoso ed infelice e nell’aprile del 1794 decise
di sciogliere definitivamente i vincoli con il marito
presentando all'arcivescovo di Corfù un memoriale che
annunciava ufficialmente la sua richiesta.
Quindi divorziarono? Il 6 luglio 1795 arrivò
finalmente al Vescovo di Belluno la risposta positiva
all'annullamento. Isabella decise dunque di abbandonare
le stanze in Calle delle Balotte dove si era trasferita
con il marito.
È in questo periodo che Isabella
incontrò Foscolo vero? Isabella con il cuore libero
accolse il giovane nella sua casa e si aprì all'amore
per quel ragazzo che aveva la metà dei suoi anni, il
diciassettenne Niccolò Ugo Foscolo il quale era a quel
tempo confinato a vivere in povertà con la madre
Diamantina Spathis e la sorella Rubina. Frequentando il
salotto di Isabella in lui sbocciò prestissimo un caldo
sentimento verso l'esperta, affascinante compatriota.
Cosa accadde tra loro? Da quello che sappiamo fu
un amore platonico e tumultuoso. Un amore impetuoso come
quello che può nascere nel cuore di un ragazzo per una
donna splendida, molto più anziana di lui. Un amore
nutrito dal ricordo di pochi attimi vissuti, come una
carezza o un'occhiata, oppure un veloce sfiorarsi
nell'ombra di un giardino.
E lei? Secondo
Isabella, Foscolo non era affatto un giovane facile,
anzi era d'indole tetra, ma con uno sguardo, un sorriso
che lo rendeva amabile e dolce. La bella greca alimentò
quel desiderio e per civetteria lo mantenne sempre desto
prevendendo e tenendo a bada il fuoco che ardeva in lui
e trasformandolo di seguito in una amicizia complice e
salda.
Poi Isabella si sposò di nuovo… In quel
periodo Isabella, non potendo contare che sulle esigue
rendite del padre e sui prestiti degli amici, fu
costretta a sospendere le riunioni nel suo famoso
salotto e nel 1796 sposò l'inquisitore Giuseppe Albrizzi
trasferendosi nella sua casa. Intanto le truppe francesi
erano entrate a Verona e i coniugi Albrizzi si
trasferirono in campagna. Circondata da grandi alberi
ospitali la sua vita trascorreva serena tanto che
Isabella in una stanza molto ampia fece erigere un
teatrino dove recitava, insieme all'amico Louis-François
Benoiston de Châteauneuf, le migliori tragedie di
Voltaire. Fu proprio in quella casa che lei riprese ad
accogliere i suoi ospiti letterati e divenne uno dei
salotti più importante d’Europa e meta d'incontro di
viaggiatori, avventurieri, eruditi, artisti, scienziati,
seduttori di professione, principi d'Europa.
Una
specie di libera accademia mondana… Esatto, un
salotto vagante tra la laguna e il Terraglio, alle
Grazie vicino a Preganziol, e lei come protagonista,
maestra di arti amorose e di affabilità, Isabella dominò
la scena come non mai. Fu antesignana dell'emancipazione
femminile, era bellissima, amata, apprezzata e la sua
fama superò i confini dell’Italia.
E Foscolo che
fine aveva fatto? Nell’ottobre del 1796 lui giunse
ospite in villa, ma i loro rapporti si erano
raffreddati, proprio a causa del matrimonio di lei.
Molto probabilmente fu lui a recidere quella relazione e
proprio in quel periodo iniziò la stesura delle Ultime
lettere di Jacopo Ortis e quasi certamente il suo amore
ferito per Isabella influì nella sofferta composizione
del romanzo.
Poi rimase vedova vero? Nel 1812
suo marito, da tempo malato, si spense. Pochi mesi dopo
anche suo padre Antonio Teotochi, ospite da alcuni anni
nella villa, morì. Lei si ritrovò libera, ma sola e
senza alcun appoggio economico. Le preoccupazioni per
l'avvenire del figlio la assillavano in maniera
pressante.
Cosa fece? In quel periodo le fu
di estremo aiuto Tomaetto Mocenigo Soranzo, il quale
mise le proprie finanze a disposizione della famiglia
già da prima del decesso del marito. Ovvio che trai due
si stabilì un legame ben oltre l’amicizia, ma un
provvedimento del governo, che prevedeva la perdita dei
titoli nobiliari per le vedove che si fossero risposate,
impedì di fatto che si risposasse.
Quindi non si
sposarono? Lei lo nominò erede dei suoi beni, ma già
da tempo i bollori della passione tra i due erano stati
sostituiti da una pacata amicizia tanto che nel 1827
Soranzo sposò, ormai ultrasessantenne, Rachele Londonio.
Lei assorbì il colpo con assoluta eleganza inviando agli
sposi: “I suoi saluti e il suo rispetto!”
Isabella morì a Venezia il 27 settembre 1836. La
chiesetta delle Grazie, situata nei pressi di villa
Albrizzi, accolse i suoi resti. .
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
https://it.wikipedia.org/wiki/Isabella_
Teotochi_Albrizzi
http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/
tribunatreviso/2004/10/04/VT1TC_VT102.html
http://www.literary.it/dati/literary/altri/addio_
bello_e_sublime.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/isabella-
teotochi-albrizzi_%28Enciclopedia-Italiana%29/


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