Ecco sì, io ci sono stato a Pattaya, nel cuore della
Thailandia turistica. Negli anni sessanta era un
piccolo e tranquillo villaggio di pescatori, poi,
questa meravigliosa baia, è stata scoperta
dall’esercito americano durante la guerra del
Vietnam. I soldati della United States Air Force di
base nella vicina U-Tapao vi trascorrevano le
vacanze per riposarsi e svagarsi dalla guerra. E
così qui come d’incanto è nata la prostituzione e
gli abitanti hanno scoperto come fare i soldi
vendendo la loro materia prima, ovviamente a a
bassissimo costo!
Oggi Pattaya è la meta più
frequentata al mondo dai cosiddetti turisti
sessuali. Per le vie di questa città si accalcano
europei, russi e statunitensi, ma anche cinesi,
indiani e arabi in cerca di prestazioni sessuali
anche con minorenni.
Ecco sì sono a Pattaya
e cammino lungo Walking street, proseguimento del
lungomare a sud della città, in un susseguirsi di
hotel, condomini a più piani, centri commerciali,
cabaret e locali aperti 24 ore su 24. Qui non esiste
la notte, o meglio è sempre vita notturna. Dal mio
punto strategico di osservatore disinteressato
scorgo sulla collina il tempio di Wat Phra Yai che,
mi dicono, ospita una statua d'oro del Buddha alta
oltre 18 metri. Walking street è Il centro della
vita notturna, beer bar, cabaret e go-go nonché
molti bar, karaoke, saune, discoteche e centri
massaggi, frequentati da un esercito smisurato di
clienti e prostitute. Qui è sempre estate
(mediamente dai 23 ai 32 gradi) per cui a Pattaya
non ci sono pause invernali.
A Pattaya c’è
sempre vita e per molti turisti, Walking Street è un
paradiso che si districa chiassoso e pieno di luci
colorate per oltre un chilometro e mezzo. Mi rendo
conto che la zona è un vero e proprio parco giochi
del sesso: mercanzie di carne in bella mostra,
lustrini fosforescenti, trucchi variopinti, tacchi
esagerati e minigonne sopra ogni decenza con l’unico
scopo di attirare il cliente straniero. Un circo
pieno di follie di puro divertimento lungo il quale
i turisti si aggirano camminando sui marciapiedi
degli strip club illuminati dalle insegne al neon
multicolori. Qui lo straniero è ricco per
definizione, compra e porta soldi ed ovviamente il
contorno, all’ordine del giorno, è fatto di risse,
alcool, tensione tra turisti e prostitute e
soprattutto spaccio di droga.
La mia guida
thai laureata in sociologia si chiama Anong, che in
thailandese significa donna splendida, mi dice che è
molto diffuso l'uso del ya ba "droga della pazzia",
un derivato della metanfetamina. A procurarlo sono
soprattutto i protettori e a consumarlo le
prostitute. Questa droga era nata per dare energia
ai cavalli che dovevano trainare i carretti nelle
campagne, ora la sostanza, sotto forma di compresse,
dà euforia a queste donne costrette a prostituirsi
senza soluzione di continuità, ma crea anche una
forte dipendenza e ha effetti collaterali
imprevedibili.
Mi guardo intorno, guardo le
facce dei turisti, generalmente single e penso che
non sarà difficile per loro trovare, oltre alla
fauna per strada, non certo affidabile, situazioni
molto più discrete e riservate. Per noi europei il
cambio è estremamente favorevole, il Baht al cambio
attuale è simile a carta straccia. Mi fermo e
incuriosito guardo dentro i locali della Walking
Street. Sono tutti chiassosi ed esageratamente
illuminati, qui non esistono atmosfere in penombra,
qui si consuma, non c’è alcun romanticismo! Tra
fiumi di birra, musica e danze dentro questi locali
lavorano centinaia di migliaia ragazze thai, le
famose Lady Bar, belle e disponibili, desiderose di
divertirsi offrendo sesso a pagamento.
Anong
mi dice che nei locali più grandi e di un certo
rango le ragazze thai vestono con scollatissimi e
trasparenti abiti dove quasi nulla è lasciato alla
fantasia o esagerate mini gonne abbinate con
improbabili stivali fucsia o gialli. Ognuna di loro
ha un numero, ognuna di loro si fa avanti
rispettando il loro turno. Al turista è sufficiente
sedersi ad un tavolo, ordinare una coca cola o una
birra e alla fine attendere la ragazza oppure
scegliere d’iniziativa un numero. Ogni numero
corrisponde ad una lady e ogni lady ha le proprie
caratteristiche. Scelta la lady, si scambiano due
parole in un improbabile inglese e poi si va con la
ragazza prescelta al piano di sopra in una stanza
ben arredata con aria condizionata e con tutti i
confort necessari. In linea di massima queste
ragazze per una intera notte di sesso chiedono al
cliente 1000 baht ovvero meno di 20 euro! Poi c’è la
“tassa” per il titolare del locale che mediamente si
aggira attorno ai due euro. Ma la maggior parte dei
turisti preferiscono solo qualche ora o qualche
decina di minuti ed allora la tariffa si abbassa
notevolmente.
Anong mi dice che qui la
prostituzione è considerata un fenomeno naturale e
soprattutto un business per tutta la comunità. Non
ci sono remore morali e non esiste la benché minima
condanna di tipo religioso nei confronti di chi si
prostituisce, tanto più che molte prostitute
mantengono le loro famiglie d'origine con la loro
professione e ad alcuni uomini addirittura non
dispiace affatto sposare ex prostitute. Sbirciando
sul mio tablet un sito dedicato alla Thailandia
leggo in copertina: «Donando qualche dollaro,
permetterete alle ragazzine di far vivere tre
persone della loro famiglia!» Ecco sì loro
considerano andare con le prostitute un’azione a fin
di bene e non solo, molte donne thailandesi credono
che la prostituzione riduca l'incidenza della
violenza sessuale e viene pertanto vista di buon
occhio. Esiste un atteggiamento generale nella
popolazione che vede il fenomeno come parte
integrante del tessuto sociale della nazione. Il
sesso prematrimoniale con le prostitute è accettato
e largamente approvato dalla maggioranza della
popolazione.
Ironia della sorte, mi dice
Anong, qui la prostituzione è vietata da una legge
emanata negli anni sessanta, anche se poi è
ampiamente tollerata e regolamentata, perché allo
stesso tempo è la locomotiva economica di tutto il
paese e i funzionari e i poliziotti spesso chiudono
un occhio in quanto il fenomeno è fonte di introiti
notevoli e causa di una dilagante corruzione.
Si
contano almeno tre milioni di persone che più o meno
occasionalmente vendono il loro corpo e oltre un
milione di turisti che ogni anno sceglie la
Thailandia perché si tratta di una meta facile,
anonima, senza rischi e poca cara. La mia guida mi
dice che il numero preciso di prostitute esistenti è
difficile da valutare con esattezza, le stime
difatti possono variare notevolmente soprattutto
perché oltre che nei locali esiste una prostituzione
a domicilio, esercitata nelle case con la complicità
di tutta la famiglia. Una ragazza piacente sfama
tutta la famiglia e tutta la famiglia svolge le
attività di contorno, tipo cucire vestiti, comprare
l’occorrente, curare il corpo della ragazza, fare in
modo che lei non pensi ad altro e rimanga
concentrata sulla sua attività e quindi sul
benessere di tutti. Comunque si stima che in tutto
il paese ci siano circa 2 milioni e 800 mila persone
che lavorano nel campo della prostituzione, di cui
oltre 2 milioni di donne e circa 50 mila maschi
adulti. Il gap è rappresentato dalle prostitute
straniere la cui maggioranza proviene dalla
minoranza etnica della Birmania. Secondo un rapporto
pubblicato nel 2003 il commercio del sesso
rappresenta quasi il 3% dell'intero PIL dello Stato,
con un fatturato di 4,3 miliardi di euro all'anno.
Anong mi dice tra l’altro che i clienti non sono
solo stranieri infatti ci sono almeno ogni giorno
quattrocentomila uomini thailandesi che visitano
prostitute. Molte visite sono integrate nei riti di
iniziazione per i giovani thailandesi. In questo
caso le prostitute svolgono un ruolo importante nel
formare l'identità sessuale dei maschi. E il tutto è
confermato da una statistica di qualche anno fa che
dimostra che oltre il 95% dei thailandesi hanno
avuto la loro prima esperienza con una prostituta.
Ovviamente parliamo di una società prettamente
maschilista in cui lo stesso Buddha chiarì ai suoi
discepoli che le donne non possono raggiungere il
nirvana, perché hanno molte responsabilità sociali,
come allevare i loro bambini, governare una casa
eccetera. Da queste parti l'infedeltà femminile è
fortemente disapprovata e la maggior parte della
popolazione è convinta che il desiderio sessuale
degli uomini sia molto più forte di quello
femminile, in quanto le donne sono ritenute in grado
di esercitare un controllo sui loro desideri, mentre
il desiderio degli uomini è visto come una necessità
fisiologica di base e ineluttabile.
Fin qui
tutto bene, o meglio tutto male, ma il problema è
che le ragazze che si prostituiscono sono spesso
adolescenti e cadono nella trappola del cosiddetto
turismo sessuale, perché rappresentano la parte più
fragile della società. Solo nel 2008, secondo le
stime dell’Organizzazione Mondiale del Turismo,
novanta milioni di viaggiatori in tutto il mondo (il
10 per cento del totale) hanno scelto la loro meta
turistica in funzione dell’offerta sessuale.
Pochi gli arresti e le condanne, se si guarda al
numero dei soggetti coinvolti e in generale alle
dimensioni del fenomeno. La prostituzione e il
traffico di esseri umani contano tra i 2,5 e i 4
milioni di vittime, e l’80% sono donne e bambini.
Gli italiani purtroppo sono tra i primi posti della
mostruosa classifica del turismo sessuale e nulla
può la legge nazionale 269/98 contro lo sfruttamento
della prostituzione, della pornografia, del turismo
sessuale in danno di minori. Ed è bene ricordare che
la legge italiana recita: “L’italiano che commette
il reato di abuso sessuale all’estero, è colpevole
anche in patria.”