Il belga ora
è fuori dal locale. Più che spazientito sembra rassegnato.
L’uomo nero gli offre una sigaretta: “Tutto bene, monsieur?”
“Bene grazie.”
“Come le avevo detto l’ungherese è la più
ricercata, ci sarà un motivo no?” I due accendono la sigaretta
contemporaneamente.
“Ma secondo lei è davvero vergine?”
Florentin lo guarda dritto negli occhi. La rivelazione dell’uomo
lo ha reso alquanto curioso. Vorrebbe almeno sapere quanto sia
attendibile la notizia.
“Le pare strano?” L’uomo sfodera un
sorriso ammiccante.
“Direi insolito più che altro…”
“Beh
monsieur io non ho avuto modo di verificare e se lo avessi fatto
ora non lo sarebbe più.”
“Già.” Dice Florentin, pentito per
quella domanda troppo confidenziale. Tutto ad un tratto non ha
più voglia di intrattenersi a conversare. Solleva il suo
cappello e lo saluta.
“Buonanotte monsieur, torni a trovarci
presto, le ungheresi si stancano ad aspettare.” Dice l’uomo
ricambiando il saluto.
Ora il belga guarda l’orologio.
Sono le dieci e venti di sera. Per un uomo come lui è
sicuramente presto, ma potrebbe essere l’ora per tornare
tranquillamente a casa e riposarsi se le sue aspettative fossero
state in qualche modo ripagate. Non si sente stanco e non vuole
che la serata si concluda miseramente così. Ha l’amaro in bocca
e i pensieri confusi, ma è deciso a fare quattro passi. Ora non
piove e la temperatura è gradevole.
Sa che in fondo a quella
strada ci sono dei localini molto accogliente. No no niente
donne! Solo qualcosa da mettere sotto i denti. Poi pensa ad Ayla
e allora, senza pensarci due volte, cerca una cabina telefonica.
La trova in fondo al vicolo. Chiama.
Ovvero chiama Omar, ma
risponde Ayla:
“Si è addormentato sul tavolo. Lo senti? Sta
russando?” Ayla ride e avvicina la cornetta in modo che
Florentin ascolti chiaramente.
“Dove sei stato? Hai cenato?”
La sua voce ha un velo di apprensione, ma anche di contentezza.
“Ho avuto un lavoro urgente da sbrigare. Poi sono andato in un
locale, non ho mangiato, ma credo di aver bevuto troppo
champagne. Se vuoi posso venire ora…”
“Dai allora sbrigati.
Prendi un taxi, intanto preparo qualcosa, ho dei buonissimi
falafel in caldo, ti piacciono?” Ayla non conosce bene la lingua
e parla un misto di turco, arabo e francese, un miscuglio
improbabile che la rende decisamente affascinante, ma anche dura
in certi momenti.
“Dai corri, ti aspetto.”
“Ok arrivo.”
*****
Dieci minuti dopo ed è già in casa di
Omar. Il turco non si è mosso da quella posizione. Sta dormendo
e russando beatamente sul tavolo della cucina, con la testa tra
i piatti e i bicchieri. Lui è un musulmano atipico e non
disdegna durante la cena un buon bicchiere di vino rosso, ma non
essendo abituato s’addormenta di colpo come se perdesse
conoscenza.
“Florentin, mi aiuti a portarlo a letto? Se lo
sveglio io s’arrabbia.”
Ma il belga ha altre idee: “No, no,
non svegliarlo, lasciamolo dormire lì.” E mentre lo dice
l’abbraccia e poi la bacia.
“Sai di vino, hai bevuto molto
vero?”
“Beh un po’.”
“Non vuoi mangiare qualcosa?”
Lui
non risponde e la guida verso la stanza. Vista da dietro Ayla
non sembra incinta, allora lui le accarezza i capelli e le bacia
il collo. Poi la fa entrare e lascia che la porta rimanga
socchiusa in modo che se Omar dovesse smettere di russare lui
sgattaiolerebbe subito dalla stanza.
Lei si siede sul
letto, lo guarda negli occhi e sospirando dice: “La tua amica
stasera era indisposta?”
“Ma che dici Ayla, io non ho
amiche.”
“Non ti credo.”
“È stata una cena di lavoro.”
“È bionda? Belga come te?” Ayla insiste.
“Ripeto non è una
amica e anche lo fosse, ora non sarebbe il momento di parlarne.”
Florentin come al solito rimane sul vago perché sa che quella è
l’unica difesa, ossia dire e non dire, dire e mentire, dire e
ritrarre.
Intanto si è avvicinato.
Ayla non è affatto
convinta, ma lo lascia fare e allora lui rimanendo in piedi le
prende il viso con due mani e lo avvicina al suo piacere. Lo
accarezza sì, le sussurra che è bella, ma in realtà vuole solo
una cosa. Qui non ci sono preliminari, del resto lui è qui per
questo, è qui perché la sua serata non è andata come aveva
previsto.
Lei capisce le sue intenzioni e obbedisce. Seduta
sul bordo del letto sa cosa deve fare. Non si fa pregare Ayla,
sinora non si è mai fatta pregare. Sa che un uomo quando chiede
non ha tradito, ma se lei si rifiutasse potrebbe farlo un attimo
dopo. Per cui avvicina la sua bocca dove ora Florentin avrebbe
voluto altre labbra.
Ovvio, lui sa che per avere quelle
altre labbra dovrà faticare molto, ma confida nel destino e al
momento si accontenta. Eccolo! Ora ha chiuso gli occhi, ha un
ghigno contratto tra dolore e piacere. I suoi pantaloni ora sono
leggermente abbassati, per non cadere si aggrappa alla testa
della ragazza.
Il movimento della bocca di Ayla invece è
armonioso, sembra un pentagramma di una melodia antica e dolce.
Lei ora ha preso il ritmo giusto, adatto ad un uomo che ha solo
voglia di arrivare al dunque senza strappi o rallentamenti. E
Florentin si adagia a quel ritmo, anzi, come un maestro
d’orchestra, ora è lui a dirigerla con le mani strette sulla sua
testa.
Forse sarà la presenza di Omar nell’altra stanza,
forse le labbra di Ayla, forse la bella Klàra ora impegnata con
un altro cliente, forse la canzone dei Platters che ripete a
memoria parola per parola… Forse sarà tutto questo o solo la sua
immaginazione che confonde quelle labbra con quelle di Klàra
quando dopo qualche attimo o forse qualcosa di meno Florentin
esplode con tutto se stesso in quella bocca capiente e morbida
come una culla. Ovviamente non può gridare, ma le sue mani
stringono la testa di Ayla come fossero uno strillo muto, come
per ringraziarla e lei di contro rimane ferma e immobile
accogliendo quel piacere caldo come fosse un dovere.
Poi
un attimo di silenzio, riempito dai dubbi che ora riempiono le
due teste. Quella del belga, che finito il piacere, sente il
sapore acre del tradimento, quella di Ayla consapevole di essere
brava, ma allo stesso tempo inutile. Ora lei è già in piedi. Il
suo senso pratico è più forte di qualsiasi sentimento. Si
pulisce la bocca con il dorso della mano: “Dai apri la porta,
non vorrei che facesse finta di russare…”
Lui sta ancora
barcollando, ma ubbidisce: “Sì vero, sarebbe una tragedia... Non
vorrei mai deluderlo…”
“Che faccia tosta! Ma come fai a dire
queste cose? Se davvero ti premesse la sua amicizia…” Ayla si
blocca.
“Secondo te, per rispetto, non avremmo mai dovuto
iniziare?
“Non ho detto questo…”
“Tu mi piaci…”
“Non
significa nulla, tu stasera sei venuto qui con una sola idea in
testa. Ti ho sentito sai, non mentirmi. C’è un’altra donna, lo
sento, e stasera ti ha dato buca.” La sua voce è insolitamente
decisa e tagliente.
Lui continua ad essere evasivo, ma il suo
atteggiamento è quasi una conferma per Ayla.
“Non mi hai mai
parlato di altre donne, non ti facevo gelosa…” Dice lui per
aggirare l’ostacolo e prendere tempo.
“Proprio stasera a cena
abbiamo parlato di te, ed Omar ridendo mi ha detto che avevi un
appuntamento galante.”
“Ma è fuori di testa Omar?”
“Si
forse scherzava, ma non ci vedo nulla di male se tu avessi
qualche altra relazione.” Poi cambia tono, la sua voce diventa
più rilassante: “Sei un bell’uomo, chissà quante ragazze di
Istanbul ti fanno la corte!”
“Non esagerare ora!”
“Tranquillo, a me puoi dirlo. Del resto non mi devi niente,
figuriamoci la fedeltà!” Ayla si guarda allo specchio: “In
queste condizioni, lo so di non essere una donna affascinante.
Ormai però manca poco. Vedrai come tornerò bella e sensuale…”
“Cosa intendi dire?”
“Dopo aver partorito penserò a me
stessa, mi concentrerò sul da farsi e su cosa voglio davvero
nella vita.”
“Stai pensando di tornare a Beirut?”
“Neanche
morta! Mi mancano i miei, sì, tanto, ma non posso tornare. Lì mi
aspetta l’inferno, un matrimonio non voluto ed io non amo
quell’uomo. Dovrei dimostrare di non avere avuto un figlio per
non sposarlo. Chissà forse potrei anche aver abortito e non aver
detto nulla ai miei.” Ayle qui si interrompe di colpo, ma i suoi
pensieri continuano a girare nella sua testa.
“Ayla, ma che
dici?”
“Niente Florentin… di preciso non so cosa farò, il mio
desiderio è andare in Europa, lo sai. Ho una parente, la figlia
di una cugina di mia madre, che studia alla Sorbona a Parigi. È
piuttosto benestante e potrebbe ospitarmi per un po’. Ecco
potrei andare lì, dopo un periodo di assestamento potrei
riprendere gli studi e intanto cercarmi un lavoro. Oppure
chissà. Qui di sicuro non rimango, mi soffoca stare sempre in
casa e mi terrorizza l’idea che Said sa che sono a Istanbul.
“E Omar?”
“Omar è un brav’uomo. Lui sa che non resterò qui.”
Si ferma un attimo e poi riprende: “Vivrei qui ad una sola
condizione… quella di stare insieme a te… ma tu non mi vuoi…”
“Oh Ayla sei dolcissima, ma non avrei nulla da offrirti.
Comunque non è questo il momento…”
“Per te, quando ti devi
svelare e prendere una decisione, non è mai il momento, ma
ricordati che tu sei il cavaliere biondo che compariva sempre
nei miei tarocchi, sei dolce, poeta, hai tante qualità. Sei
l’uomo del mio destino, ma sei anche quello che rimanda, sei il
tipico occidentale che si lascia guidare dagli eventi e non
prende decisioni.”
“Non mi descrivere per quello che non
sono. Sto solo dicendo che al momento non posso impegnarmi, con
te è una cosa seria e forse io ho ancora bisogno di giocare.”
“Alla tua età?”
“Mi vedi vecchio vero?”
“Con lei ci giochi
bene?”
“Ascoltami Ayla non c’è nessuna lei al momento. Perché
non mi credi? Penso solo al lavoro, a come farmi una vita.
Quando i miei hanno deciso di tagliarmi i viveri non avevo né
arte e né parte, mi sentivo un rifiutato e addossavo a mio padre
colpe che erano solo mie. A quel punto ho iniziato a girare il
mondo senza un futuro preciso. Pensa che alla mia età ancora non
ho un lavoro fisso!”
Ayla ora non lo sta ascoltando: “Pensa
che con te risolverei anche il problema del bambino…”
“Perché
è un problema?”
“Se decido di partire sì. Come faccio a
passare le frontiere? Come faccio a giustificare un bambino
appena nato e dimostrare che io sia la madre?”
“Non ci avevo
pensato.” Bisbiglia il belga pensieroso.
“Omar si è già reso
disponibile a crescerlo per me, ma io assolutamente non voglio.
Qui non è sicuro, Omar non avrebbe modo e tempo per prendersene
cura e Said, per farmi del male, sicuramente lo rapirebbe e lo
riporterebbe laggiù, ma io per mio figlio penso ad un altro
futuro, voglio il suo bene assoluto.”
“Quindi cosa vorresti
fare?”
“Non lo so Flo, potrei lasciarlo qui e quando mi sarò
stabilizzata a Parigi, farmi in qualche modo raggiungermi. Tu mi
aiuterai vero?”
“Oh sì Ayla, certo che ti aiuterò.”
“Ci
conto, sai.” Lei ora si sta legando i capelli davanti allo
specchio.
“Dormi qua Flo?”
“Devo andare in quella casa,
voglio almeno prenderne possesso.”
“Dai, rimani qua, mettiamo
Omar a letto, poi ceniamo e ci facciamo un po’ di coccole.”
“No, tesoro, sono stanco e domani devo alzarmi presto.”
CONTINUA...