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Adamo Bencivenga
L'apprendista sarto
Photo Ku Phong
PARIGI 1930 INTERNO GIORNO. LUNEDI CASA DI MADAME LULU
Bussano alla porta del lussuoso appartamento al quarto piano della
centralissima Rue de Richelieu
La domestica:
Chi è? La donna apre, ma non conosce il ragazzo. Lui porta in mano,
appeso ad una stampella, un magnifico vestito di donna avvolto in una
carta velina rosa. La domestica: Desidera?
Serge: Buongiorno Madame. Sono l'apprendista del Signor
Leroy, il sarto di Rue Saint-Augustin. È lui che mi ha mandato.
La
domestica: Si accomodi. La donna gli fa strada lungo il corridoio.
La domestica: Prego, entri in questa stanza, la signora
verrà a momenti.
Il giovane entra e si siede su una sedia della
sala da pranzo. Sul tavolo c’è una tovaglia bianca ricamata, un mazzo di
roselline appena colte e un piatto di frutta. La luce esterna è velata da
due grandi tende di velluto rosso. Nel silenzio della casa, dopo
alcuni secondi si odono lunghi e interminabili gemiti d’amore provenienti
dalla stanza accanto. Il ragazzo, in evidente imbarazzo, non sa che fare,
gioca con le mani, cerca di distrarsi poi inizia a fischiettare, ma quei
lamenti si fanno sempre più intensi, finché quei lamenti diventano vere e
proprie urla soffocate. Trascorrono altri minuti, il ragazzo pensa di
andare via e ripassare in caso più tardi, ma improvvisamente si apre la
porta della stanza, davanti a lui passa frettolosamente, senza salutare,
un uomo anziano con la cravatta slacciata e il cappello già indossato.
Il ragazzo che si era alzato per salutare si risiede, ora senza
quei rumori è più sollevato. Passando altri minuti di silenzio finché
riappare la domestica. La domestica: Controllo se
la signora è disponibile. La donna si ferma davanti alla porta
lasciata aperta dall’uomo col cappello e con estrema cautela si rivolge
alla signora. La domestica: Signora, mi scusi,
c’è l’apprendista del Signor Leroy… L’ho fatto attendere, non sapevo se
lei fosse stata disponibile… Lulu: Hai fatto bene
Camille, fallo entrare. La domestica: Signore si può
accomodare.
L’uomo prende il vestito con cura e timoroso entra
nella stanza. La donna è nuda seduta sul letto. Indossa solo un paio di
calze nere e un corpetto slacciato. I lunghi capelli neri coprono solo in
parte il suo meraviglioso seno. Serge: Buongiorno
Signora. Lulu: Tu sei l’apprendista del Signor Leroy?
Serge: Per servirla signora… Lulu:
È la prima volta che vieni… Non ti ho mai visto prima… Serge:
Sì Signora. Il padrone aveva da fare altre commissioni e ha mandato me.
Spero… Lulu: Come ti chiami? Serge:
Oh grazie Signora… mi può chiamare Serge.
La donna fa per
coprirsi, ma è solo un gesto spontaneo senza alcun risultato.
Lulu: Mi sembri piuttosto imbarazzato, cosa c’è?
Serge: Niente signora. Lulu: Non hai
mai visto una donna nuda? Serge: Sì… No… Signora.
Lulu: Quando l’hai vista? Serge: Ho
sbirciato mia sorella mentre faceva il bagno. Lulu: E
allora perché dici di non averla vista? Serge: Beh lei
non ha il suo seno, madame. Lulu: E quanti anni ha?
Serge: Abbiamo la stessa età, siamo gemelli.
Lulu: Com’è il seno di tua sorella? Serge:
Piccolo. Lulu: Vuoi dire che il mio è più grande?
Serge: Se mi posso permettere… Lulu:
No, non ti puoi permettere nulla, anzi fai una cosa. Posa il vestito sul
letto e puoi andare. Riferisci al tuo padrone che oggi sono stanca e non
ho voglia di provare il vestito. Serge: Va bene
signora, riferirò
Il ragazzo sta per uscire dalla stanza quando
la donna lo ferma. Lulu: Anzi, non andare, vieni
qui. Il ragazzo in piedi vicino alla porta esita e la donna alza il
tono della voce. Lulu: Ti ho detto di
avvicinarti! Il ragazzo fa due passi, ma rimane comunque distante.
Lulu: Sei piuttosto giovane, non hai mai toccato una
donna vero? Serge: No signora… Lulu:
Come farai allora a diventare un bravo sarto se non hai mai toccato una
donna? Per essere un bravo sarto occorre conoscere bene le forme
femminili. La voce della donna si fa più sensuale…
Lulu: Lo sai vero che se decidi di fare questo mestiere
dovrai toccare molte donne! Serge: Per ora sono solo
l’apprendista del signor Leroy. Lulu: Avvicinati
ancora e dammi la mano. I sarti devono avere le mani delicatissime… Fammi
sentire come sono le tue… Il ragazzo si avvicina lentamente.
Lulu: Dai non fare il timido, non ho tempo da perdere
con te. La donna tocca la mano del ragazzo, poi il braccio e sale
fino al collo. Il ragazzo si irrigidisce. Lulu:
Lo vedi come sono gentile con te? Rilassati. Anzi toccami, fammi sentire
quanto sei bravo. Il ragazzo chiude gli occhi, nonostante
l’imbarazzo cerca di abbandonarsi. Ripensa alle parole della signora,
forse anche il Signor Leroy ai suoi tempi per diventare un così bravo
sarto avrà dovuto sottoporsi a quel rito. Lui vuole diventare un bravo
sarto e allora si lascia andare e il suo desiderio sale. La
donna intanto sorride maliziosamente, sembra essere compiaciuta da
quell’obbedienza e allora, appoggiata alla spalliera del letto, guida le
mani del ragazzo. Prima indugia sul seno e poi scendendo si fa accarezzare
i fianchi. Lulu: Sai che hai le mani molto
delicate, vero? Il ragazzo ora è in un evidente stato di
eccitazione. Sta sudando. La donna se ne accorge guardando il rigonfio dei
suoi pantaloni. Lulu: Oh sììì, ecco così mi
piaci, vedo che reagisci… ma ascolta… La donna lascia le mani del
ragazzo. Lulu: Ti do un consiglio. Per essere un
bravo sarto devi controllarti! Devi sentire solo con le mani e solo così
mi farai degli abiti meravigliosi. Il ragazzo continua a tenere gli
occhi chiusi. Lulu: Ecco vedi, un bravo sarto
vede con le mani, gli occhi non servono. Dal tatto riconosce le forme
delle sue clienti, le misure, le piccole imperfezioni. Purtroppo il Signor
Leroy ormai è molto vecchio e se fai il bravo un giorno potresti diventare
tu il mio sarto.
Lui annuisce con la testa e si siede sul bordo
del letto. Lulu: Davvero non sei mai stato con
una donna? Serge: No Madame. Lulu:
Strano davvero… Serge: Sono stato una volta nel
bordello di Madame Clichy a Rue de Boisson, ho accompagnato il mio amico
Francois. Lulu: Allora le hai viste le ragazze…
Serge: Sì ma erano vestite. Lulu: E
non sei andato nelle stanze? Serge: No, la tariffa era
troppo alta per le mie tasche… Lulu: Esistono altre
case chiuse alla tua portata… tipo quelle alla Gare de Lyon…
Serge: Quelle non mi piacciono… Lulu: Allora
ci sei stato… A me non devi dire bugie… Serge: Solo
una volta signora, ma quelle sono grasse e sgraziate… Lulu:
Hai gusti raffinati ragazzo mio…
La donna intanto sta
sbottonando i pantaloni del ragazzo e delicatamente infila la mano nella
sua patta. Poi libera quel desiderio e lo accarezza sensualmente.
Lulu: Allora ti piacciono le donne d’alta classe che
sanno fare bene il loro mestiere, vero? Il ragazzo assiste a quel
miracolo e non risponde, è quasi assente. È così sorpreso che crede di non
essere lui l’oggetto di quelle attenzioni. Ora guarda le gambe, ora guarda
le mani della donna, le sue unghie rosse, il movimento. Sente la
delicatezza di quel gesto, l’esperienza e la bravura. Ora sta guardando il
seno, ma è ovvio che non può prendere l'iniziativa, non può toccarlo, cerca di resistere, ma per un
attimo si distrae e nel giro di qualche secondo va in estasi.
Lulu: Oh bravissimo, lo sapevo che saresti stato
velocissimo… ma ricorda… era solo un piccolo dono di benvenuto. Non farti
strani pensieri in testa, tra me e te ora non ci sarà mai più nulla del
genere, solo rapporti professionali. E vedrai… Sono sicura che diventerai
un bravissimo sarto. Serge: Sì Signora. Lui è
sconvolto, sta tremando. La donna sorride. Poi lo fissa intensamente come
fosse la prima volta. Lulu: Hai un viso molto
particolare. Ma tu non sei francese vero? Hai caratteri asiatici…
Serge: Sì Signora, sono nato qui a Parigi, anche mia
madre è francese, mio padre invece è nato a Vientiane. Lulu:
E dov’è questo posto? Serge: È la capitale del Laos,
un protettorato francese del sud-est asiatico. La donna sembra
smarrirsi, non conosce affatto la geografia anche se possiede un grande e
pregiato mappamondo di legno in bella mostra in ingresso.
Lulu: Anche io sono di origini asiatiche ma non ho mai conosciuto
mio padre. Serge: E sua madre? Lulu:
Sono cresciuta con una donna che chiamavo mamma… Poi ha un gesto
istintivo di insofferenza, non vuole avere tutta quella confidenza.
Lulu: Ora vai via, sono stanca e voglio riposare. L’abito
lo proverò stasera o domani. Riferisci al Signor Leroy che occorrerà fare
decine di prove e sarai tu a farmi visita qui ogni giorno.
*****
INTERNO GIORNO. GIOVEDI’ LA CASA
DI MADAME LULU E’ AVVOLTA NELLA PENOMBRA. BUSSANO ALLA PORTA, LA
DOMESTICA APRE.
La domestica: Signor Serge, ma
dov’era finito? La signora Lulu lo aspettava per ieri. Serge:
La signora è in casa ora? La domestica: Si accomodi.
Il ragazzo siede sulla stessa sedia rivolta verso la finestra. La
signora è al telefono nella sua stanza, ma il ragazzo sente chiaramente la
conversazione. Lulu: Ma che dici Philippe? Sei
ingiusto con me. Mi stai dando della mantenuta, lui mi fa solo dei
regalini, sì certo, è solo un amico, ma sono libera di incontrare chi
voglio! Tu hai da fare stasera? D’accordo ok, allora ci vediamo stasera.
Non inventarti scuse mi raccomando… Faccio preparare una cenetta intima.
Vieni ti prego… La donna riattacca, ma subito dopo riceve un’altra
telefonata, mentre parla si mette lo smalto rosso sulle unghie delle mani.
Lulu: Ah caro come stai? Non ti vedo da due settimane…
fammi pensare… ah sì da quella sera all’Opera… Sei qui sotto? Ohhh lo sai
che non mi piacciono le improvvisate. Ora purtroppo non sono disponibile…
Facciamo sabato a pranzo, vuoi? Come non puoi? Tua moglie? Hai paura che
ti scopra? Mettile una scusa e vieni dai. Lo sai che ti penso sempre… Ah
grazie per quelle rose gialle, sei meraviglioso… ti sei ricordato del mio
colore preferito…
Il tempo di asciugare lo smalto ed ora la
donna riattacca. Ora entra nella sala. Sembra felice. Il suo profumo è una
nuvola di gelsomino, il suo rossetto un cesto di ciliegie. È vestita di
rosso in un lungo sensuale. Lo spacco della gonna fa intravedere il suo
intimo di merletti bianchi e avorio. La scollatura profonda mette in
risalto tutta la sensualità prorompente del suo seno. Lulu: Ti piaccio?
Pensa che questo abito l’ha confezionato il tuo padrone su un mio
modellino. La donna si esibisce in una giravolta, la gonna sale e mette
in mostra tutta la sua femminilità. Lulu: Sono
felice mio caro si vede? Il lavoro va a gonfie vele ed io oggi mi sento
meglio. Sai, alle volte ho una strana debolezza e non mi sento nel pieno
delle mie forze, sento una stanchezza innaturale ed allora sono costretta
a rimandare gli appuntamenti. Ma oggi sto bene, si vede? Poi si
siede sul divano e guarda il giovane intensamente scrutando il suo viso.
Lulu: A proposito. Ti aspettavo per ieri, cominciamo male
sai? Serge: Ma io… Lulu: Ho
capito, ti ha sconvolto il primo incontro con me e c’è voluto più tempo
per riprenderti. Alle volte sono aggressiva e faccio questo effetto, ma io
ti avevo assicurato che non ci sarebbe stata una seconda volta… Poi
senza aspettare risposta riprende. Lulu: Hai
paura di me? O hai paura delle donne in genere? Del resto sei andato in un
bordello e sei rimasto seduto in sala d’attesa… Ascolta, non devi vederci
come diavoli, noi offriamo solo piacere… e alla volte anche il Paradiso.
Serge: Signora lei per me è un angelo. La donna
sembra non ascoltarlo. Lulu: Non fare lo sbaglio
di dividere le donne in buone e cattive o peggio in sante e puttane perché
alle volte, ti assicuro, sono così indecifrabili che è molto difficile
collocarle in qualche categoria. Serge: Io non
giudico con la testa, io ascolto il cuore. Lulu: Dimmi
un po’… Nessuna donna ti aveva mai toccato lì, vero? Serge:
No signora. Lulu: È come hai fatto finora? Il
ragazzo esita… Lulu: Ma sei davvero un tipo
imbranato! Dai non vergognarti… Serge: Da solo
signora, pensando ad una donna come lei… Lulu: Quindi
un sogno che si è avverato? Serge: Non lo so, sono
ancora confuso. Lulu: Tesoro, ma hai almeno
venticinque anni… Devi crescere eppure in fretta… Serge:
Ventiquattro signora… Lulu: Ecco appunto. Immagino
quanto sia stata sensuale per te una mano di una donna. Ora che hai rotto
il ghiaccio non puoi fermarti, devi andare avanti, andare in quel bordello
di Madame Clichy a Rue de Boisson, devi desiderare di fare l’amore con una
donna elegante, devi farla tua, sentirti padrone del tuo e del suo
orgasmo… così si diventa uomini. Non preoccuparti del denaro, ti farò fare
così tante prove per questi vestiti che sarò io a comprarti l’amore.
Serge: Madame non mi interessano quelle donne…
Lulu: E perché mai, vorresti me? Serge:
Oh no, davanti a lei signora, non mi sentirò mai all’altezza.
Lulu: Perché? Vorresti essere come i miei amanti?
Serge: Io sono solo un umile apprendista sarto… Lulu:
Povero ragazzo, non giudicare mai gli uomini da quello che posseggono, ma
da quello che sono. Io ovviamente per mestiere ho una visione molto
distorta. Serge: Ci proverò signora, ma per me lei non
ha prezzo. Lulu: Se fosse così non farei questo
mestiere. Per me il prezzo è l’anima del rapporto. Serge:
Se fosse per me… insomma… Lulu: Mi manterresti tu?
La donna ride. Lulu: Ma mi sbaglio o ti stai
innamorando di me? Il ragazzo non parla. Lulu:
Tesoro, non si cresce innamorandosi della prima che capita… Lo sai
benissimo che lavoro faccio… Serge: Sì signora. Il
ragazzo abbassa la testa, ha timore di guardarla negli occhi.
Lulu: E non saresti geloso? Serge: Sì
lo sono… Lulu: E allora? Secondo me tu ti
innamoreresti di qualsiasi donna, l’importante è che ti dia un briciolo di
considerazione, come del resto ho fatto io l’altro giorno… La donna
sospira… Lulu: Ora ascoltami… Gli prende
il mento, alza la testa e lo obbliga a guardarla. Lulu:
Ricorda sempre che sei un sarto, devi lasciare da parte le emozioni, devi
concentrarti sul corpo femminile e pensare solo ad aggraziarlo a renderlo
sublime agli occhi degli uomini. Serge: Sì signora…
Lulu: Hai una grossa responsabilità in quelle mani.
Ognuno di noi nasce con un destino, il mio è piacere agli uomini, il tuo è
farmi piacere dagli altri. Serge: D’accordo signora…
La donna ora si alza e, in piedi davanti a lui, si spoglia. Il
ragazzo volta la testa verso la finestra. Lulu:
No, no, così non va, prima manchi un appuntamento trascurando una cliente
e ora ti volti invece di carpire i segreti del mio corpo? Dirò al signor
Leroy che non sei adatto per questo mestiere… Serge:
Oh no Signora mi scusi… Lulu: Ecco fai il bravo,
guardami … Guarda l’incavo del mio seno, pensa a come renderlo unico.
Guarda le mie gambe… fa in modo che ogni uomo desideri ardentemente farle
sue.
La donna prende il vestito rimasto per due giorni
appoggiato alla spalliera. Mentre lo indossa si guarda allo specchio. Il
vestito è perfetto. Lulu: Non ci siamo…. Eh sì…
ci vorranno almeno altre sei prove… Serge: Ma
signora… Lei non lo ascolta. Lulu: Dai non
stare lì alzati, segui con la mano la stoffa, senti al tatto le pieghe che
non vanno, accarezza invece delicatamente quelle che mi fanno femmina.
Fasciami i fianchi… segui le curve, rabbonisci le grinze, governa le
increspature… Fammi sentire una dea. Dammi la sensazione che con questo
vestito cambierò il mondo. Mi capisci vero?
L’apprendista
capisce e non capisce, ma attraverso lo specchio si lascia guidare. Ora in
piedi l’asseconda, ora in ginocchio punta gli spilli dove indica la donna.
Lulu: Vedi qui? La donna prende la sua
mano e l’adagia delicatamente sotto il suo seno. Lulu:
Qui occorre stringere, il seno deve risaltare. Tesoro è una questione di
sensibilità, devi far in modo che la mia femminilità si adatti al vestito
e venga fuori in maniera naturale. Ecco qui bravo… E qui… E qui…
La donna preme la mano del ragazzo sul suo pube. Lulu:
Non aver timore, non stai accarezzando il mio fiore, ma solo la stoffa!
L’uomo suda… Il suo cuore batte, i timori del giorno prima sono
scomparsi, ora desidererebbe che la donna si accorgesse di nuovo della sua
eccitazione, del rigonfio dei suoi pantaloni. Desidera ardentemente quella
mano. Chissà cosa darebbe ora, ma chiude gli occhi ed aspetta, aspetta
quella mano con le unghie smaltate… aspetta quella voce che accompagna il
gesto sublime, ma niente. Forse la donna non si è accorta di quel
desiderio o forse sì, ma non cambierebbe assolutamente nulla.
Lulu: Ora fai il bravo, vai in sartoria e provvedi alle
modifiche. Domani mattina ti voglio qui. E ti consiglio di non mancare un
altro appuntamento.
*****
INTERNO
GIORNO. VENERDI CASA DI MADAME LULU BUSSANO ALLA PORTA, LA DOMESTICA
APRE.
La domestica: Signor Serge oggi è in
anticipo? Serge: Buongiorno Camille. La signora è già
sveglia? La domestica: Altro che… È nella sua stanza,
ma non è sola… Serge: Ho fatto le modifiche che la
signora mi ha chiesto. Posso entrare? Vorrei fare una prova. La
domestica: Ora non è possibile, ho il timore che ci vorrà ancora
molto tempo… dia il vestito a me…
Il ragazzo è visibilmente
contrariato. Serge: Se non disturbo posso
aspettare. La domestica: Signore ci vorrà molto tempo.
Serge: Allora aspetto solo trenta minuti ed in caso
andrò. La domestica: Lei è molto ottimista signor
Serge. Di minuti ne passano molti di più di trenta, ma la signora è
ancora impegnata. Dall’altra stanza provengono i soliti rumori di sesso,
suoni di piacere, grida alternate a parole di desiderio. Il ragazzo
aspetta pazientemente seduto, sorseggia un caffè bollente fino a quando
quei gemiti diventano insopportabili. Allora si alza canticchia una
vecchia canzone francese, poi va verso la finestra. Non aveva mai visto
Parigi da quella altezza! Cerca di distrarsi, poi torna al centro della
sala, sente le parole di lei. Lulu: Oh tesoro
sei magnifico! Non ho mai conosciuto un tipo così generoso in fatto di
sesso, rose e regali… Questi fiori sono splendidi e con questo collier
d’oro al collo farò invidia a tutta Parigi… Sììì… Mi vuoi ancora? Ti
meriti altro che due ore di intimità… Vieni dai… Sono tua…
Le
grida ora sono più intense, si sentono cigolii, colpi secchi contro la
parete. Allora il ragazzo si tura le orecchie e canta… Intanto aspetta.
Aspetta perché il suo giorno ora non avrebbe più senso senza vedere la sua
signora, anche solo un istante. Ma quei gemiti ora lo colpiscono nel
profondo della sua sensibilità ed allora ripete a se stesso di non essere
innamorato, che il suo cuore non potrebbe mai battere per una prostituta.
Anzi non dice prostituta, per convincersi pensa altro, qualcosa che
assomiglia a puttana. Prima lo sussurra poi lo dice più forte, ma comunque
quella parola non esce dalla sua bocca come un’offesa, è solo un grido
disperato di gelosia e per questo aspetta, è testardo ed aspetta, vuole
vederla almeno un secondo, almeno il tempo per convincersi che non può più
fare a meno di lei. Passano ancora qualche decina di minuti, poi si alza,
chiede alla cameriera il permesso di fumare, accende la sigaretta, va alla
finestra, i rumori in strada coprono solo in parte quei lamenti, finché
dopo circa un’ora di tormento desiste. Chiama la cameriera e l’avvisa che
sta per andare.
La domestica: Mi spiace
signor Serge, ma io l’avevo avvertita… Dopo tanti anni conosco a memoria
le abitudini degli amici della signora. Il signore con il quale si
intrattiene non esce mai da quella stanza prima di tre ore.
Serge: Non importa… diciamo che mi sono riposato…ora ho una
commissione da sbrigare, posso tornare tra due ore? La
domestica: Mi spiace, ma a mezzogiorno in punto la signora ha la
solita visita con il medico. Solita? L’istinto del ragazzo sarebbe
quello di chiedere il motivo di quella visita, ma sa che non è possibile,
allora prende il vestito e lo porge con estrema cura alla domestica.
Serge: Le lascio il vestito, se ci fossero dei problemi
la prego mi faccia chiamare immediatamente. Poi ci ripensa, deve
avere una scusa per tornare, una scusa per il suo padrone e per la signora
e quel vestino è l’unica sua speranza di rivederla. Serge:
Mi sono ricordato che devo fare ancora dei piccoli ritocchi. Mi scusi.
Arrivederci. La domestica: Arrivederci.
La
donna invece non lo chiamerà, né il sabato successivo né il mese dopo.
Tutti i giorni il ragazzo spera, tutti i giorni chiede sue notizie al
Signor Leroy, ma niente. Pensa e ripensa a quelle visite del medico, ma
non sa come associare le cose, la donna è letteralmente scomparsa. Il
vestito in bella mostra nel negozio è pronto, appeso ad una stampella
ricoperta di raso. Tutti i giorni lui lo toglie dalla carta velina, ha
paura che si impolveri, che un soffio di vento lo sgualcisca e allora lo
prende con cura e lo stira. Ogni santo giorno. Tutti i giorni dopo il
lavoro passa sotto l’appartamento della donna. Le finestre sono accostate,
sempre nella stessa posizione. Tutti i giorni si siede su un muretto ed
aspetta per lungo tempo in strada nella speranza di incontrare almeno la
domestica, almeno quel cliente della signora che ha intravisto di sfuggita
il primo giorno. Ma nulla. Un bel giorno prende il coraggio e sale,
quando arriva al quarto piano ha l’affanno, non sa che fare, poi si
decide, prima bussa alla porta poi suona ripetutamente il campanello, ma
nessuno risponde. Non sa che fare e allora rimane lì a fissare la porta e
allora suona il campanello della porta accanto. Apre un signore
distinto. Lui chiede, ma il signore allarga le braccia. Inquilino: Mi
spiace, ma non ho alcuna notizia della signora. L’appartamento è vuoto da
molto. Nei primi tempi veniva la cameriera, ma poi nulla più. Non ho mai
chiesto dove fosse andata. Lei è un parente? Serge:
Sono il suo sarto. Inquilino: Le deve molto denaro?
Serge: Sono io ad essere suo debitore.
Inquilino: A capisco… Ascolti, so che la cameriera fino a poco
tempo fa portava i suoi nipotini al Parc des Buttes-Chaumont … Se la
fortuna l’aiuta potrebbe incontrarla lì. Il ragazzo ringrazia con
un inchino esagerato e scende le scale di corsa. Certo sì, è una flebile
speranza, decide di andare subito, ma non sarà fortunato né oggi, né il
giorno dopo, né mai incontrerà Camille.
*****
INTERNO GIORNO. DUE ANNI DOPO. CASA DI MADAME LULU
La
donna è di spalle, sta parlando al telefono. Indossa un lungo vestito
nero, ma Serge si accorge che non è d’alta moda. Ora lei si volta, è
profondamente cambiata. Serge è arrivato da due minuti. Ha fatto le scale
velocemente. Ha l’affanno, suda. Ora la sta guardando, stenta a
riconoscerla. Il viso di lei è appassito, sfiorito, i capelli non curati,
la pelle avvizzita. Non è truccata. Serge le
porge il vestito. Lei lo indossa e continua a parlare al telefono.
Lulu: Oh mio caro Philippe, non riconosce la mia voce? Mi
è mancato molto. Non la senttvo da tanto tempo… ed avevo pensato che… Ah è
impegnato… mi spiace. Allora ci sentiamo… La donna attacca e
compone un altro numero. Lulu: Signor Paulet
buongiorno… Pensavo a lei… Io sto benissimo! Mi fa piacere. Oh sì ho
tantissimi impegni… ma avrei voglia di rivederla… Non può parlare? Sua
moglie è lì vicino? Mi scusi se l’ho disturbata… Magari ci sentiamo
un’altra volta… Ah ho capito, chiama lei… Sa dove trovarmi allora… Ok
arrivederci. La donna riattacca è profondamente delusa…
L’apprendista sarto è in ginocchio sta puntando degli spilli.
Serge: Mi scusi signora, sono desolato, devo aver
sbagliato le misure… Lulu: Oh Serge è passato così
tanto tempo! Tu non hai sbagliato nulla, sono io che sono dimagrita… Sono
brutta vero? Nessuno mi vuole più. Hai sentito vero? Un tempo facevano la
fila… Ora scappano e sono io ora a cercare i clienti… Questi vestiti non
servono più a niente. Tu non puoi fare miracoli!
La donna in
uno scatto d’ira si toglie il vestito e lo scaraventa sul tavolo. Si
lascia cadere sul divano e piangendo sbatte i pugni sul bracciolo.
Lulu: Hai capito??? Non dovevi venire… Questi vestiti
non servono più a nulla! Serge vorrebbe dirle che è
stata lei a chiamarlo, ma capisce. Si siede accanto a lei sul divano. Poi
la donna si calma. Lulu: Sono dimagrita
spaventosamente. Ma chi mi vuole più ora? Lui le poggia
delicatamente la sua mano sulla spalla. Lei si volta e lo guarda.
Lulu: Oddio scusami. Non volevo, tu non c’entri nulla.
Serge: Non si preoccupi signora. Lulu:
Tu invece non sei cambiato per nulla. Serge: Neanche
lei. Lulu: Bugiardo. Comunque grazie. Scusami davvero.
Come va? Come stai? Serge: Ho pensato tanto a lei…
Non sapevo dove fosse andata, ma ho sempre sperato che tornasse.
Lulu: Sono stata due anni in vacanza in America…
Serge: Non ci credo… La donna esita…
Lulu: Dove vuoi che sia stata? Non mi vedi? Sono stata in
una clinica, ho fatto delle cure… ma non sono servite. Ovviamente questo è
un nostro segreto…
L’uomo si avvicina, è troppo forte
l’emozione di averla di nuovo accanto e allora osa, osa come mai avrebbe
pensato, e allora cerca di baciarla, ma lei lo respinge.
Lulu: Io e te abbiamo un patto… Serge: È
passato tanto tempo. Lulu: I patti sono eterni.
Ora la donna si sposta e si mette a distanza di sicurezza…
Lulu: Hai trovato una moglie? Serge:
No. Lulu: Una fidanzata? Serge:
No. Lulu: Ma ora sei un sarto conosciuto, so che il
signor Leroy è andato in pensione e che ora sei tu a gestire la sartoria.
Serge: Sì, lavoro molto e non penso alle donne.
Lulu: E perché mai? Sei un uomo affascinante ora…
Serge: In questo periodo ho pensato solo a lei. Ho solo
aspettato che lei tornasse e mi chiamasse. E per questo motivo le altre
non mi vogliono. Lulu: Quindi io potrei andare bene?
Il viso dell’uomo si illumina. Serge: Mi
sposerebbe? Lulu: Tesoro ma non sono io a sposarti,
in caso saresti tu… ma mi chiedo davvero sposeresti una prostituta malata?
Serge: Lei è la mia signora… Lulu:
Sei così buono con me… Serge: In tutto questo tempo
non ho mai pensato di sposare un’altra donna. Lulu:
Allora dovrai farmi un bellissimo vestito da sposa… Serge:
Oh sì. Sarebbe la mia più grande felicità. Lulu:
Dovrai riprendermi le misure… Serge: Non serve basta
che usi le mani… La donna si distende, lui cerca di nuovo di
baciarla. Lei lo tiene a distanza. Lulu: Serge,
per il tuo bene non farlo. Anzi ora sono stanca. Ti dispiace se non ti
accompagno alla porta? Come vedi non ho più la domestica…
*****
INTERNO SERA. IL GIORNO DOPO. CASA DI MADAME
LULU BUSSANO ALLA PORTA. LA DONNA APRE. FA FATICA A CAMMINARE E’
VISIBILMENTE STANCA.
Serge: Come si sente oggi?
La donna è nuda e spaventosamente magra e fragilissima. Si distende
sul letto… Lulu: Sto bene, guardami
sono fresca come un fiore no? Serge: Sì è
bellissima Signora! Lulu: Serge stabiliamo un patto,
non voglio che tu mi dica bugie… Mi sei rimasto solo tu… ed io sono molto
preoccupata per te, ti prego non venire più qui, è pericoloso! Lo sai vero
che sono contagiosa? Serge: Non importa.
L’uomo cerca di distrarla, le porge il vestito. Serge:
Ho fatto tutte le modifiche che mi ha chiesto signora… Lulu:
È inutile ormai non potrò più indossarlo. L’uomo si ribella.
Serge: Non è vero! Lei è bellissima signora e presto
guarirà, la prego scarti il pacco e lo provi… Lulu:
Avrai sicuramente fatto un ottimo lavoro, ormai non sei più un
apprendista.
Lui insiste e lei si lascia convincere. Scarta il
pacco voluminoso. Non crede ai suoi occhi. Dentro c’è un meraviglioso
vestito bianco e lilla da sposa. Lulu: Ma come
hai fatto? Serge: Sono stato tutta la notte sveglio ed
ho occupato il tempo… Lulu: È meraviglioso… sei
meraviglioso, davvero hai fatto tutto questo e in poco tempo per me?
La donna è così sorpresa che non riesce a parlare. Ora singhiozza
per la felicità, ora ride di gioia fissando l’uomo. Poi con le poche forze
rimaste, si alza, indossa il vestito. È visibilmente contenta. Si guarda
allo specchio. Ora è commossa, cerca di trattenere le lacrime…
Lulu: Lo sai vero che non mi sono mai sposata? Fin da
piccola pensavo a come sarebbe stato il mio vestito da sposa. E tu sei
riuscito a realizzarlo perfettamente identico al mio sogno di bambina. Poi
sai i casi della vita… Serge: Bisogna ringraziare i
casi della vita se ora siamo qui… Lulu: Sì Serge sin
dal primo giorno avevo intuito quanto tu potessi essere un buon uomo e che
in qualche modo mi avresti fatto felice. Non credere che abbia trattato
tutti gli apprendisti sarti allo stesso modo.
Lei ora sorride.
Serge: Non l’ho mai pensato, signora. Lulu:
Ricordi la prima volta che ci siamo visti qui? Serge:
Certo. È stato un amore a prima vista. Almeno per me, lei invece era ed è
una donna inarrivabile. Lulu: Non ero inarrivabile,
eri tu che non eri ancora uomo. Serge: Lei mi ha fatto
crescere… Mi ha insegnato il segreto più profondo per un sarto.
Lulu: Ricordi anche la mia mano? Serge: Certo.
Lulu: Quel giorno mi hai odiata immagino, eri così
giovane… Serge: Sono passati solo due anni…
Lulu: Mi sembra una vita… Serge: No,
le sono eternamente grato… senza la sua mano non sarei un uomo.
Lulu: Ora devi dimenticarmi, devi sposarti davvero. Sono
sicura che la vita sarà molto generosa con te. Me lo prometti?
Serge: Mi spiace deluderla, ma non lo farò mai. Lulu:
Non mi deludi, ma io ho il dovere di dirtelo per una questione di buon
senso. Serge: È lei che voglio, nessuna donna mai sarà
alla sua altezza, nessuna ha il diritto di chiamarsi donna.
Lulu: Lo sai vero che fai bello il mio giorno? Guardami con il
tuo vestito da sposa… Sono bella per te vero? Serge:
Signora lei è la mia sposa…
Dalla strada sale fino al quarto
piano e si diffonde in casa attraverso la finestra socchiusa una musica di
flauti, arpa, archi e fagotti. Le note si adagiano sul vestito di lei e la
donna riconosce immediatamente quelle note. È il quarto atto del Lago dei
Cigni di Čajkovskij, la scena finale. Lulu con enorme sforzo accenna due
passi sulle punte. È lei Odette, è lui Siegfried che tenta invano di
salvarla nonostante il destino. Danzando Odette gli prende il braccio, lo
tira a sé e poi sussurra.
Lulu: Lo sai vero
che con me sei stato buono ed io non ti ho mai ripagato abbastanza? Prima
avevo il mio corpo, chissà quante volte lo avrai desiderato…
Serge: Per me non è cambiato… Lulu: Ma ti
avevo promesso che dopo quella volta non ci sarebbe stato altro tra noi.
Era stato solo un dono, un rito di iniziazione, il mio modo di conoscerti
offrendo le mie grazie. Serge: Il suo corpo è bello
come la prima volta… Lulu: …ma ora non serve più
Serge. Fattene una ragione… Serge: Non ci sarebbe
ragione se non lo desiderassi… Il sorriso della donna è amaro.
Lulu: È malato, infetto, contagioso e più nessuno lo
vuole, non mi restano che le mani… La donna visibilmente stanca si
siede. Lulu: Avvicinati dai… Avvicinati Serge…
Non ti dispiace vero?
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Photo KuPhong
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fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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