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INTERVISTA IMPOSSIBILE

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Mary Shelley
Per amore, tutto per amore
Scrittrice inglese, è l'autrice del romanzo gotico Frankenstein pubblicato nel 1818. Era moglie di Percy
 Shelley, poeta romantico e filosofo e figlia della
filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del
femminismo, e del filosofo e politico William Godwin.
(Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851)


 

Le sue origini madame?
Nacqui a Somers Town, un sobborgo di Londra nel 1797. Sono figlia della filosofa Mary Wollstonecraft e del filosofo William Godwin, mia madre morì di setticemia dieci giorni dopo avermi messa al mondo.

Poi cosa accadde?
Insieme alla mia sorellastra Fanny, più grande di me e nata da una precedente relazione di mia madre con Gilbert Imlay, crebbi con mio padre William Godwin, il quale decise di adottare Fanny, dandole il proprio nome, e di allevarla come fosse sua figlia.

Che ricordò le è rimasto di sua madre?
Mia madre era una donna eccezionale. Un anno dopo la sua morte mio padre pubblicò Memorie dell'autrice della Rivendicazione dei diritti della donna con cui intendeva rendere omaggio al ricordo di sua moglie. Il contenuto dell'opera fu però considerato immorale a causa delle relazioni extraconiugali e dei figli illegittimi che mia madre aveva avuto in vita.

Come proseguì la sua infanzia?
I primi anni furono tutto abbastanza felici, ma mio padre, convinto di non essere in grado di badare alle sue due figlie, decise di sposarsi. Dopo due proposte di matrimonio fallite, quando avevo tre anni, prese la decisione di sposarsi con una sua vicina di casa Mary Jane Clairmont, una casalinga con due figli illegittimi avuti da due diversi uomini. Mary Jane mostrò di preferire sempre i propri figli a noi.

La sua educazione?
Mio padre era di idee anarchico-comuniste e mi fornì un'educazione ad alto livello ma privata, incoraggiandomi ad aderire alle sue idee politiche.

A diciassette anni incontrò l’amore…
Mi innamorai di uno dei discepoli di mio padre, ovvero Percy Bysshe Shelley. I nostri incontri clandestini avvenivano solitamente davanti alla tomba di mia madre nel cimitero di Saint Pancras. Purtroppo Percy all'epoca era già sposato con Harriet Westbrook. Ovviamente mio padre disapprovò l’unione e provò in tutti i modi a ostacolarla per salvare la mia reputazione.

Un amore impossibile…
Fuggimmo in Francia, viaggiammo verso Parigi a dorso di un mulo e su carrettini rimediati alla buona. Poi raggiungemmo la Svizzera. Era come recitare un romanzo, o meglio, eravamo noi il romanzo vivente. Eravamo felici quasi spensierati, ma poi il denaro fini e rientrammo in Inghilterra per sopravvivere. Ci stabilimmo nella contea del Kent.

Andò meglio in Inghilterra?
La situazione si complicò. Durante il viaggio ero rimasta incinta, inoltre mio padre si rifiutò di aiutarci economicamente e ci ritrovammo di nuovo senza denaro. Ci trasferimmo a Nelson Square. A volte Percy si allontanava da casa tornando da sua moglie Harriet, lui diceva per sfuggire ai numerosi creditori e per non rischiare di finire in prigione.

Era vero?
No. Incinta e malata affrontavo da sola la gravidanza e mi ritrovai a far fronte alla gioia del mio uomo per la nascita del proprio figlio Charles e ovviamente della moglie Harriet.

Brutta storia…
Oh sì, mi legava a lui solo il grande immenso amore che provavo nei suoi confronti.

E’ vero che Percy in quel periodo la spinse ad avere rapporti intimi con altri uomini?
Trovai parziale conforto nel nostro amico in comune Hogg, che all'inizio non trovavo molto simpatico, ma che col tempo cominciai a considerare un amico. Percy ci spinse a diventare amanti in nome dell'ideale dell'amore libero. Ma io continuai ad amare solo Percy e non misi mai in dubbio il mio amore per lui.

Poi nacque la bambina…
Purtroppo la piccola morì poco dopo il parto prematuro senza aver ricevuto nemmeno un nome. Hogg in quell’occasione si dimostrò un vero amico non lasciandomi mai sola. Ma nonostante il suo supporto precipitai in una profonda depressione.

Poi cosa successe?
Percy ricevette una forte eredità dopo la morte di suo nonno e risanò le sue finanze. Nello stesso anno trascorremmo insieme un periodo di vacanza a Torquay e affittò una casa a due piani a Bishopsgate, vicino al parco di Windsor. Il 24 gennaio del 1816 nacque il nostro secondo figlio William.

Poi un’altra disgrazia alle porte…
Ricevetti una lettera da mia sorella Fanny nella quale si lamentava della propria vita infelice. Era una lettera allarmante, Percy non perse tempo e corse da lei, ma fu troppo tardi. Il 10 ottobre Fanny fu trovata morta in una camera a Swansea con una bottiglietta di laudano e una lettera di suicidio: «Da tempo ho deciso che la cosa migliore che io potessi fare era di porre fine all'esistenza di una creatura sfortunata dalla nascita, la cui vita è stata soltanto una serie di dispiaceri per coloro che si sono rovinati la salute per procurarle benessere. Forse la mia morte vi addolorerà, ma avrete presto la fortuna di dimenticare che una creatura simile è esistita...»

Le disgrazie non vengono mai da sole…
Due mesi dopo si aggiunse un altro evento funesto: il suicidio della moglie di Percy. Il 10 dicembre infatti Harriet fu trovata affogata nel Serpentine, un laghetto di Hyde Park a Londra. Seguì una battaglia legale. I familiari di Harriet contrastarono il tentativo di Percy di avere l’affidamento dei figli. Gli avvocati, per favorire l'affidamento, gli consigliarono di sposarsi.

Così vi sposaste…
Io ero di nuovo incinta e ci sposammo il 30 dicembre del 1816 nella chiesa di San Mildred, a Bread Street a Londra. Ma non servì a nulla per la tutela dei figli, infatti nel marzo del 1817 Percy fu dichiarato moralmente inadatto. I figli furono così affidati alla famiglia di un ecclesiastico del Kent. A settembre nacque la nostra terza figlia Clara Everina. Poi trascorremmo l'estate seguente nei pressi di Ginevra, in Svizzera. Lì ebbi l'ispirazione per la prima stesura del mio romanzo Frankenstein.

Il destino infausto non vi ha mai abbandonato…
Nel 1818 ci stabilimmo in Italia, sembrava un periodo felice. Cominciammo a viaggiare visitando molte città senza mai fermarsi troppo a lungo in un posto. Dedicavamo il nostro tempo alla scrittura, alla lettura, visitando le città, imparando la lingua e socializzando.

Purtroppo altre disgrazie in vista…
Perdemmo entrambi i nostri figli: Clara morì per dissenteria a Venezia nel febbraio 1818, William morì invece di malaria a Roma nel giugno del 1819. Queste perdite mi gettarono nell’ennesima e profonda depressione che mi allontanò da Percy. Trovai nella scrittura il mio unico conforto. Mi stabilii a Firenze dove il 12 novembre 1819 misi al mondo mio figlio Percy Florence. Questo dolce evento mi aiutò riprendermi.

Poi cosa successe?
Ci riappacificammo e per un periodo ci stabilimmo a Napoli, poi nell'estate del 1822 prendemmo una casa a San Terenzo, Villa Magni, nella baia di Lerici. Il 16 giugno ebbi un aborto spontaneo e rischiai di morire. Percy intervenne prontamente, immergendomi in una vasca con ghiaccio per rallentare l'emorragia prima dell'arrivo del medico, salvandomi così la vita. I nostri rapporti comunque non migliorarono Percy trascorreva molto più tempo con la moglie del suo amico Jane Williams che con me.

Nel 1822 un’altra tragedia…
L'8 luglio Percy salpò da Livorno per far ritorno a Villa Magni. Non arrivò mai a destinazione. Dieci giorni dopo il corpo fu rinvenuto presso la costa di Viareggio. Come disponeva la legge dell’epoca il corpo fu cremato sulla spiaggia. Le ceneri di Percy furono mandate nel cimitero acattolico di Roma, vicino a quelle di nostro figlio William.

Lei cosa fece?
Sola e disperata rientrai in Inghilterra dove mi dedicai totalmente alla scrittura, anche per mantenere mio figlio e si suoi studi.

Gli ultimi anni di Mary Shelley furono pesantemente segnati dalla malattia. Dal 1839 soffrì di gravi emicranie e colpi apoplettici in varie parti del corpo che le impedirono di leggere e scrivere. Il 1 febbraio 1851, a Chester Square, morì all'età di cinquantaquattro anni a causa di un tumore al cervello.
Mary Shelley aveva chiesto di essere sepolta con suo padre e sua madre, ma suo figlio preferì invece il cimitero della chiesa di St Peter a Bournemouth e nella nuova tomba furono trasferite le ceneri di William Godwin e Mary Wollstonecraft e in seguito anche quelle di Percy e Jane Shelley. Per il primo anniversario della morte di Mary, il figlio decise di aprire il cassetto della scrivania di sua madre. All'interno trovò le ciocche dei capelli dei suoi figli, un quaderno compilato assieme a Percy e una copia del suo poema Adonais con una pagina ripiegata attorno a un involucro di seta contenente le ceneri del cuore di suo marito.




 

 
 
 



L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATA REALIZZATA
 GRAZIE A:

https://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Shelley




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